di PUCCY (Ornella Baciocchi)
Lo sportello del
catamarano si apre e LIPSI ci accoglie con una luce sfavillante.
L’acqua del porto è turchese, le case distese lungo la baia sono
bianchissime, il paesaggio è immoto e privo di ombre. Il colpo
d’occhio è suggestivo, per un attimo sembra di essere sbarcati
nelle Cicladi.
Lungo la banchina del
porto i titolari di pensioni e studios cercano di attirare, con i
loro colorati cartelli, l’attenzione dei turisti appena arrivati.
Uno di loro si avvicina a noi mostrando il book con le foto della sua
struttura, ma, decisa, una robusta signora si intromette offrendoci
la sua camera con un concorrenziale ribasso di prezzo. Alzo gli occhi
e incrocio lo sguardo brillante di Taxiarchia Grilli, la
titolare degli studios Mira Mare: non riusciamo a dirle di no e ci
troviamo immediatamente caricati sulla sua auto.
CALYPSO, nella
mitologia greca, è una ninfa il cui nome deriverebbe da kalyptein,
colei che nasconde, sua dimora era l’isola Ogigia. Ulisse vi sbarcò
dopo il terribile naufragio in cui perse tutto, compagni, navi e
speranze. Calypso lo accolse, lo amò e lo tenne con sè, ben nascosto
e lontano dal mondo, per sette o addirittura dieci anni. Ma nel cuore
di Ulisse, ad un certo punto, si risvegliò forte il desiderio di
tornare ad Itaca e Calypso, a malincuore, gli fornì legname per
costruirsi una zattera e provviste per il viaggio, lei gli indicò
gli astri sui quali regolare la rotta, lei gli indicò la via. Molti
luoghi nel Mediterraneo rivendicano il diritto ad essere identificati
nella mitica Ogigia, fra tutti i più accreditati sono l’isola di
Gozo, e, soprattutto, Lipsi, grazie all’assonanza con il nome di
Calypso. Siamo stati in entrambe le isole e, se dovessi esprimere
parere, voterei per Gozo: Ulisse non avrebbe desiderato andarsene da
Lipsi. LIPSI è dunque un luogo magico, frammentato in mille
scogli, sfuggente nei suoi mille contorni, ha mille grotte, mille
anfratti scavati dal mare e dal vento. Lispi offre sicuro rifugio e
nascondiglio a mille uccelli migratori e, forse, alle ultime foche
monache; Lipsi trattiene gelosa il suo ritmo di vita genuino e
tradizionale. Lipsi non ti lascia partire facilmente, e poi, quando
sei partito, ti resta comunque dentro, come una storia d’amore.
Taxiarchia vive a Lipsi da sempre, non è una ninfa ma un
donna in carne ed ossa, ha corti capelli biondi arricciati dalla
permanente, occhi verde-azzurri come il suo mare, ha una fisico forte
e robusto, seno generoso e prorompente, una risata gaia che spesso si
spegne in un sorriso malinconico. Da ragazza era forse una delle più
belle del paese e forse anche una delle più ribelli; da donna matura
mette grande energia nella sua attività di affittacamere, lavora
sodo per la sua casa e i suoi figli. Porta un nome che a noi può
suonare misterioso tanto quello di Calypso, ma che, in italiano,
potrebbe esser semplicemente tradotto in Arcangela. Ho riflettuto su
questo nome greco, arcangelo, taxiarchon, che curiosamente
significa “signore, guida del viaggio”, e, a pensarci bene,
coerentemente con il suo nome, Taxiarchia è stata la guida di un
viaggio, per me inaspettato, attraverso i meandri di un tormentato
cuore di Lipsi. Taxiarchia, in tutto simile a Calypso, nasconde i
suoi pensieri e la sua solitudine in un'isola sfuggente, ti accoglie
pronta, quasi ti rapisce, ti trattiene con il suo desiderio di
condividere e di comunicare. Triste è partire da LIPSI.
Il regno di
Taxiarchia: la candida Chora e i suoi dintorni.
Gli studios Mira Mare
sono circondati da un orto-giardino, un po’ confuso, ma allegro e
colorato: grandi girasoli e alberi da frutto, rose profumate e grosse
melanzane, zucchini e cetrioli abbracciati alle petunie, una grande
aiuola di vlita, la saporita erba da mangiare lessata con il
limone, circondata da gialli tageti. Al piano terra, sotto un piccolo
portico, si apre una grande cucina, le finestre sono spalancate, le
tendine svolazzano e la televisione è accesa ad alto volume anche se
nessuno la sta guardando. Subito viene messo sul fuoco il bricco del
caffè ed esce dalla credenza una torta di mele sfornata la mattina
stessa. Taxiarchia ci mostra una camera al piano terra sul giardino,
molto spartana, ma a noi va bene. Recuperiamo velocemente costumi e
asciugamani: la voglia di un bagno vince su tutto. L’isola è
davvero piccola, ha una superficie modesta, i bassi rilievi e un
ricco reticolo di sentieri consentono agli amanti del trekking di
raggiungere a piedi qualunque posto. C’è anche un servizio di
minibus che collega il paese con le spiagge principali di Platis
Gialos e Katsadia. Con un motorino però gli spostamenti sono più
autonomi e veloci, e si possono raggiungere facilmente tutte le
spiagge e i luoghi di interesse. Per il momento decidiamo di muoverci
a piedi, acquistiamo acqua e frutta, e ci dirigiamo verso la spiaggia
di Liendou. Data la sua vicinanza al paese Liendou è
piuttosto frequentata, ma è una spiaggia molto riparata e godibile:
la sabbia è fine e chiara, l’acqua bassa e tranquilla, la totale
assenza di onda la rende ideale per i bambini, i classici bagni a
paperella e il nuoto.
la spiaggia di Liendou |
Dopo il bagno si può
stare sdraiati al sole o all’ombra delle basse tamerici che la
contornano, unico neo è la strada che passa dietro e le auto e i
motorini, che in luglio ed agosto penso possano dar noia. Riprendiamo
quindi il cammino e in dieci minuti arriviamo alla spiaggia di
Kambos. Rispetto a Liendou è un po’ più stretta, la sabbia
più scura e più fine, i bassi alberi di tamerici offrono ombra a
sufficienza, il mare è più profondo e il fondale piuttosto
roccioso. Qui ci godiamo sole e bagni in assoluta tranquillità, poi,
per un sentiero che serpeggia fra gli scogli, arriviamo fino a una
piccola cappella persa nella totale solitudine, e qui, nel silenzio
rotto dal prorompente canto delle cicale e nella purezza del
paesaggio assolato iniziamo a respirare l’atmosfera di Lipsi.
l'incantevole atmosfera di Lipsi |
immagini di una volta... |
Nel meriggio, il porto è
però silenzioso e immobile, solo la sera il lungomare si anima di
luci e di gente, le taverne mettono i loro tavolini in riva al mare,
le caratteristiche ouzerie di Platia Nikiforias servono gli
aperitivi a base di ouzo e sfiziose meze, la gente del posto
passeggia e si incontra. Sulla bassa altura che circonda la baia del
porto, come sulle gradinate di un piccolo teatro, si raccolgono le
case della CHORA intorno alla grande chiesa che troneggia
incontrastata con la sua cupola blu e due imponenti campanili.
Di primo acchito sembra
quasi che ci siano due Chore, una bassa intorno al porto e una più
alta sulla collina intorno alla chiesa. Salendo le strade a
gradinate, si cammina in un mondo semplice, autentico e genuino,
niente è artefatto ad uso e consumo del turismo, tutto parla della
vita quotidiana di gente che lavora nei campi o sul mare. Semplici
abitazioni imbiancate a calce, minuscoli giardini costruiti con vasi
di fiori disposti intorno agli ingressi, gelsomini che si arrampicano
sui fili della luce, ex contenitori di olio o feta che, decorati con
fantasia, diventano coloratissime fioriere. Grande e maestosa è
invece la chiesa dalla cupola azzurra dedicata a San Giovanni
Theologos, costruita con le donazioni degli emigranti. Il pesante
portone si richiude dietro di noi, la bianca luce del sole si spegne
e lascia il posto alla tenue e rossastra luce delle candele. Nella
penombra risplende l’oro e l’argento della ricca decorazione che
riveste quasi completamente la Panagìa tì Mavri, la “Madonna
Nera”, una preziosa icona del 1500 che raffigura una Madonna con
Bambino dall’incarnato bruno.
Ma poco distante, mille altre candele
attirano la nostra attenzione su un'altra sacra effige, la Panagìa
tou Charou, la “Madonna della Croce”. Questa strana effige,
di gusto decisamente occidentale e del tutto insolita per una chiesa
ortodossa, proviene dall’omonimo santuario campestre ed ha una
storia affascinante. Nell’aprile 1943, una giovane ragazza,
chiedendo grazia per i disastri della guerra, mise sotto il vetro del
quadro dei gigli bianchi colti sulla spiaggia. Questi, una volta
seccati, rifiorirono nel mese di luglio e poi ancora il 23 agosto,
proprio nel giorno della festa della Panagìa tou Charou che, da
allora, è venerata come la protettrice dell’isola. I gigli sono
ancora lì sotto il vetro e la custode della chiesa ci ha assicurato
che rifioriscono ogni anno quando l’icona viene riportata nel suo
santuario con una solenne processione che richiama pellegrini da
tutte le isole del Dodecaneso.
Dietro la chiesa si apre la graziosa piazza alberata, la principale della città vecchia, con taverne e kafenion, un piccolo Museo Ecclesiastico, l’ufficio postale e il Municipio, insomma il cuore della cittadina. Scendiamo per una breve scalinata fra immense piante di basilico e arriviamo mentre Taxiarchia è alle prese con una montagna di lenzuola fresche di bucato. L’aiuto a stendere e a piegare la biancheria asciutta, le chiedo da quanto tempo ospita turisti e lei inizia a raccontarmi come è partita la sua avventura di affittacamere. L’isola è oggi frequentata da un buon numero di turisti greci e stranieri che arrivano da tutte le parti del mondo, ma Lipsi è una scoperta turistica italiana. Trenta anni fa le strutture turistiche erano praticamente inesistenti e la sua nuova casa costruita ai piedi della Chora era quasi fuori paese. Due giovani stranieri bussarono una mattina alla sua porta chiedendo dove avrebbero potuto trovare camere in affitto, erano italiani e avevano un viso simpatico. Lei era in piedi sulla porta con in braccio il figlioletto, indecisa su cosa dire e cosa fare: il pensiero del marito lontano, i pregiudizi del paese, la ragione, tutto le consigliava di non aprire la porta di casa a quei due ragazzi. Aprì la porta. In meno di mezz’ora la camera dei suoi figli era diventata la sua prima camera da affittare e i due ragazzi italiani i suoi primi ospiti e clienti. Taxiarchia ride ancora divertita di quel gesto di istintiva follia che l’ha portata ad inventarsi un lavoro. Non ha evitato le interminabili discussioni col marito o le critiche dalla gente, ma lei è andata avanti decisa, ormai aveva aperto la sua casa al mondo, a gente diversa che le portava frammenti di luoghi che non aveva e non avrebbe mai potuto vedere. Tornano così mille ricordi e mille aneddoti, mille volti, il suo sguardo si ferma e si perde, assente, su un canovaccio azzurro che ripiega più volte.
Panagia tou Charou
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Dietro la chiesa si apre la graziosa piazza alberata, la principale della città vecchia, con taverne e kafenion, un piccolo Museo Ecclesiastico, l’ufficio postale e il Municipio, insomma il cuore della cittadina. Scendiamo per una breve scalinata fra immense piante di basilico e arriviamo mentre Taxiarchia è alle prese con una montagna di lenzuola fresche di bucato. L’aiuto a stendere e a piegare la biancheria asciutta, le chiedo da quanto tempo ospita turisti e lei inizia a raccontarmi come è partita la sua avventura di affittacamere. L’isola è oggi frequentata da un buon numero di turisti greci e stranieri che arrivano da tutte le parti del mondo, ma Lipsi è una scoperta turistica italiana. Trenta anni fa le strutture turistiche erano praticamente inesistenti e la sua nuova casa costruita ai piedi della Chora era quasi fuori paese. Due giovani stranieri bussarono una mattina alla sua porta chiedendo dove avrebbero potuto trovare camere in affitto, erano italiani e avevano un viso simpatico. Lei era in piedi sulla porta con in braccio il figlioletto, indecisa su cosa dire e cosa fare: il pensiero del marito lontano, i pregiudizi del paese, la ragione, tutto le consigliava di non aprire la porta di casa a quei due ragazzi. Aprì la porta. In meno di mezz’ora la camera dei suoi figli era diventata la sua prima camera da affittare e i due ragazzi italiani i suoi primi ospiti e clienti. Taxiarchia ride ancora divertita di quel gesto di istintiva follia che l’ha portata ad inventarsi un lavoro. Non ha evitato le interminabili discussioni col marito o le critiche dalla gente, ma lei è andata avanti decisa, ormai aveva aperto la sua casa al mondo, a gente diversa che le portava frammenti di luoghi che non aveva e non avrebbe mai potuto vedere. Tornano così mille ricordi e mille aneddoti, mille volti, il suo sguardo si ferma e si perde, assente, su un canovaccio azzurro che ripiega più volte.
Piccolo Giardino - il regno di Taxiarchia
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Il regno di
Calypso: le spiagge luminose, il mare cristallino e le dolci colline
Ci alziamo di buon ora,
Taxiarchia è già all’opera in cucina e ci invita a fare colazione
con lei. Davanti al caffè, il discorso cade su Patmos e, non
potendo negare di esserci stati bene, risvegliamo il suo campanilismo
isolano colorato di antipatia per la “Sacra Isola”: il retaggio
della storica sudditanza non è ancora superato. Dato che oggi
abbiamo in programma un giro completo dell’isola, Taxiarchia ci dà
alcune indicazioni sui punti, a suo parere, più belli e ci mettiamo
in marcia con il motorino che abbiamo noleggiato. L’isola di Lipsi
non ha un patrimonio storico-culturale di particolare rilievo ma in
compenso offre dei bei paesaggi con i suoi vigneti, gli olivi e le
colline coltivate, bellissime spiagge e mare cristallino. Iniziamo
dalla parte orientale dell’isola e dal villaggio prendiamo la
strada che sale puntando verso nord-est. Si passa di fianco
all’eliporto e si corre su un basso crinale ventoso, quindi la
strada si biforca e si può scendere a Monodendri o a Kamares.
Queste sono due spiagge difficili da raggiungere, non ci arrivano ne
bus ne taxi, le indicazioni sulle cartine sono contraddittorie e le
strade, soprattutto nell’ultimo tratto, piuttosto accidentate,
diventano praticamente sentieri ed è meglio continuare a piedi. Per
alcuni sono le spiagge più belle, il paesaggio è sicuramente
selvaggio ed affascinante, ma non sono di nostro gusto, troppo
ventose ed assolate, aspre e rocciose.
visione marina |
Riprendiamo la strada
asfaltata che, dopo aver nuovamente superato il paese, inizia a
scendere verso sud con begli scorci panoramici, e poi punta dritta
verso l’isoletta di Lyra. Questa zona, a ca. 2 km dal paese,
è raggiungibile anche con il bus che arriva fino alla spiaggia di
Katsadias che si stende proprio ai piedi della collina. La
spiaggia è una stretta striscia di sabbia fine e dorata, molto
ombreggiata da grandi tamerici, acqua poco profonda e sempre
tranquilla. La contornano poche case e ospita la graziosa taverna
Dilaila in cui trovate un fresco giardino e atmosfera genuina.
Da questa fresca oasi si possono facilmente raggiungere, anche a
piedi e in pochi minuti, le più piccole spiagge ghiaiose di
Papandria e Tselepaki, da un lato, e le minuscole
calette di Kavi, Koutsi e Limni, dall’altro.
Baie a Katsadias
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Da Katsadias, seguendo
sempre la strada principale, si arriva al santuario della Panagia
tou Charou: il piccolo e modesto edificio pare risalga al 1600 ma
non ha nulla di particolare e la sua fama è dovuta solo al fatto che
ospitava la singolare e miracolosa icona dei gigli, ora custodita
nella cattedrale. Dal piazzale del santuario, però, si domina un bel
paesaggio di olivi e vigne e, non lontano, c’è una azienda
vinicola che produce ancora il famoso vino Fokiano, dolce e
scarlatto, prodotto in grandi quantità durante l’occupazione
italiana ed inviato persino in Vaticano. Da assaggiare! Dal santuario
la strada scende quindi alla spiaggia di Chochliakoura o
Kokliakoura che non ci entusiasma: ci sono ciottoli ed è del
tutto assolata, viene utilizzata anche come porticciolo, la parte più
particolare è quella nord dove le onde hanno scolpito piccole
calette e scavato piccole grotte. Per completare la scoperta della
parte orientale dell’isola, raggiungiamo infine le più isolate
spiagge di Xirocambos e Toukomnima, solitarie e luminose con
i loro ciottolini bianchi e neppure un filo d’ombra. Ritorniamo
verso il paese, lo attraversiamo e scolliniamo sulla frastagliata
costa settentrionale. Dopo un bel tratto panoramico appare Platis
Gialos, considerata la più bella spiaggia dell’isola e non
possiamo che essere d’accordo.
Platis Gialos
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La sabbia è molto chiara
e piuttosto fine, il mare è azzurrissimo se non fosforescente, il
fondale poco profondo, perfetta per bagni e nuotate idilliache. In
bassa stagione è godibilissima e poco affollata, tanto che, in mezzo
ai pochi bagnanti, pinneggiano tranquille una decina di anatre.
Alcune anziane signore stanno in tranquillo e placido ammollo, con
occhiali da sole e cappellino in testa, impegnate nella tipica
“conversazione acquatica” greca. Nel momento di maggior calura ci
rifugiamo all’ombra della taverna Kostas e ci mettiamo a
tavola assaporando un piattone di pesce fritto e il diafano panorama
sulla baia.
Da Platis Gialos la
strada asfaltata continua per un altro chilometro, passa accanto alla
chiesetta di Agios Theologos e termina al micro porticciolo di
Moschato, un buon riparo per i pescatori e gli allevamenti di
acquacoltura. Ritornando, appena superata Platis Gialos, prendiamo a
destra la deviazione panoramica che si inerpica sul monte più alto
dell’isola. Si incontra per prima una chiesetta dedicata ai Pente
Osiomartires, i Cinque Santi Martiri, e poi si sale ancora fino
alla cappella Stavros. Il panorama è magnifico e ce lo
godiamo tutto, finché il sole tocca quasi l’orizzonte. Dopo cena
rientriamo tranquilli agli studios Mira Mare e troviamo la casa in
grande agitazione: il grande tavolo sotto il portico è coperto da
una montagna di ortaggi, piselli, fagiolini e bamies, Taxiarchia e
una vicina di casa sono presissime, sia a pulire la verdura sia a
tenere a bada due grossi australiani, arrivati stamattina.
L’entusiasmo con cui le due donne ci salutano ci fa capire che il
nostro arrivo è provvidenziale, chiaramente sperano che Aldo possa
“farsi carico” dei due australiani, chiaramente alticci e troppo
galanti. Dopo un po’ i cowboy mollano e vanno a letto, la vicina
se ne torna a casa, io e Taxiarchia continuiamo a sbucciare i
piselli. Mi chiede come è andata la giornata e cosa abbiamo visto,
le elenco le località visitate e lei annuisce, come una maestra con
l’alunno che ha svolto bene il compito assegnato. Anche lei ama
molto Platis Gialos, ci portava spesso i figli, “Lipsi è
bellissima” dico “adoro la sua semplicità e la sua
tranquillità”, lei alza gli occhi e mi risponde asciutta “…perché
te ne andrai”. Il suo animo rompe l’argine, le parole prendono
sentieri ardui e imprevisti, le mie visioni idilliache vengono
annientate, mi vergogno del mio entusiasmo puerile, dei mei idilli e
il mio sogno di vivere su un’isola come Lipsi mi sembra ridicolo.
Poi comprendo che la sua vera prigione non è Lipsi, ma il suo stesso
cuore.
Il regno di
Nettuno: navigando sulle onde fra Azzurri Arcipelaghi
In greco “Oi Leipsoi”,
da noi reso senza l’articolo e semplicemente in “Lipsi”, è in
realtà un sostantivo plurale che andrebbe tradotto con “I Lipsi”.
E’ con questo nome che gli isolani indicano tutto l’insieme delle
oltre 20 piccole isole che, a est di Patmos e a nord di Leros, sono
sparse intorno all’isola più grande che porta il nome greco di
“Leipso”. Quando diciamo LIPSI, dunque, più che un isola,
stiamo nominando un vero e proprio arcipelago, molto variegato e
particolare, anzi, per essere ancora più precisi, una costellazione
di piccoli arcipelaghi. Non viaggiare almeno un giorno fra questa
miriade di isolette, di cui alcune microscopiche, sarebbe come
perdere un pezzo di Lipsi, e che pezzo! Il mezzo migliore ci pare la
motonave RENA M/B, un tradizionale caicco che propone la sua
“5 Islands Cruise”, un’escursione giornaliera fra le piccole
isole, con soste a Makronissi, Aspronissi, Marathi e Arki.
Parte tutte le mattine alle 9.30/10.00 e rientra alle 18,30, il
biglietto costa 20 euro e non comprende altro che il trasporto,
quindi è bene portarsi acqua e cibo. All’imbarco si presentano una
decina di persone, tutti greci, e la motonave lascia il molo
scivolando leggera sulle acque turchesi ed immobili della baia
portuale. Punta dritta a sud dove, dirimpetto all’imboccatura del
porto, ci sono 7 piccole isole tutte raggruppate. La più grande e
conosciuta di queste si chiama giustamente Makronissi,
grande-isola. La Rena procede lenta, zigzagando fra altissime falesie
stratificate, curiose formazioni rocciose e grandi faraglioni. Si
insinua in stretti passaggi e splendide grotte in cui i riflessi
marini creano splendidi giochi di luce e sembra di essere dentro
grandi caleidoscopi. In queste grotte, si dice, vive ancora qualche
esemplare della piccola e timidissima foca monaca. L’ancora viene
buttata in una protetta cala quasi circolare, proprio a ridosso di
una chiara falesia che si frantuma in una minuscola spiaggia:
possiamo fare il primo bagno godendo del magnifico scenario che ci
circonda.
Si riprende la navigazione costeggiando il lato orientale di Lipsi. Sull’orizzonte, fra la foschia marina, appare, come un miraggio, una bianchissima mole galleggiante. La candida sagoma che si intravede ti porta ad immaginare che ti stia venendo incontro la leggendaria nave da crociera Rex, come nel film Amarcord, oppure la mitica balena bianca Moby Dick, incubo del Capitano Achab, o magari il grande iceberg di Titanic. Ma le immagini della fantasia vengono presto sbriciolate dalla reale smagliante scogliera e dalla immacolata spiaggia di Aspronissi. Il suo nome significa isola-bianca, anche se l’aggettivo “aspros” va ben oltre il bianco indicando più precisamente una carnagione chiara, e come tale bella. E così ci avviciniamo in silenzio a cotanta bellezza, abbagliati da tanto candore. Mille uccelli marini si alzano in volo lanciando le loro stridule proteste per la nostra intrusione: hanno ragione, qui i padroni di casa sono loro.
Ci tuffiamo e il mare sembra custodire diamanti, i sassi bianchi brillano sul basso fondale rinviando lame di luce tagliente. La spiaggia è semplicemente meravigliosa nella suo totale abbandono al sole, e anche noi ci abbandoniamo al sole finché il capitano Yannis non ci richiama all’ordine.
L’isola di Lipsi è ormai lontana e, dopo un buon tratto di mare assolutamente blu, ci avviciniamo lentamente alla piccola isola di Arki. Ben nascosta da innumerevoli, tondi e piatti, isolotti rocciosi, simili a grandi biscotti galleggianti, si apre una delle più belle baie dell’Egeo: Tiganakia.
Questa località è tappa d’obbligo per tutte le imbarcazioni che effettuano escursioni, ma, trovandosi sulla costa sud-orientale di Arki è raggiungibile anche a piedi dal suo piccolo centro abitato. Tiganakia ha una spiaggia sabbiosa e acque incredibilmente azzurre e trasparenti, chiazze di alghe brune la fanno assomigliare al mantello di un fantastico leopardo in versione marina.
L’insieme è molto suggestivo e scenografico, i fondali sono piuttosto bassi e, inaspettatamente, si tocca anche se si è parecchio lontani dalla riva: questo bagno va dritto nel cassetto dei “bagni memorabili”.
Da Tiganakia in pochi minuti si arriva a Marathi dove ora risiedono solo 2 famiglie che, in estate, gestiscono le due taverne sulla spiaggia, vendono souvenir e offrono alloggio a chi volesse isolarsi per un po’. La spiaggia è tranquilla, lunga e di sabbia, con generosi alberi di tamerici che offrono ombra per pic-nic e pennichella.
Un piccolo e breve sentiero porta alle quattro case e alla piccola chiesetta dell’antico villaggio, ma non troviamo nulla di interessante, anzi, il totale abbandono ci mette un po’ tristezza. La Rena, con il suo carico di 12 gitanti, riprende il mare verso il profilo ondulato di Arki. L’unico centro abitato di quest’isola, che conta 40-50 anime, si raccoglie intorno al suo porticciolo, molto chiuso e riparato, pieno zeppo di piccole, se non minuscole, barche da pesca. Sulla piazzetta che funge anche da molo di ormeggio, sotto una bella pergola, c’è una semplice taverna che vende di tutto ed un paio di anziani giocano a tavli. Una sola strada, più o meno asfaltata, sale dritta sulla collina fra povere e modeste case, a un certo punto diventa un sentiero ed arriva in cima al paese e quindi alla Chiesa della Metamorfosi da cui si gode un bel panorama.
Si riprende la navigazione costeggiando il lato orientale di Lipsi. Sull’orizzonte, fra la foschia marina, appare, come un miraggio, una bianchissima mole galleggiante. La candida sagoma che si intravede ti porta ad immaginare che ti stia venendo incontro la leggendaria nave da crociera Rex, come nel film Amarcord, oppure la mitica balena bianca Moby Dick, incubo del Capitano Achab, o magari il grande iceberg di Titanic. Ma le immagini della fantasia vengono presto sbriciolate dalla reale smagliante scogliera e dalla immacolata spiaggia di Aspronissi. Il suo nome significa isola-bianca, anche se l’aggettivo “aspros” va ben oltre il bianco indicando più precisamente una carnagione chiara, e come tale bella. E così ci avviciniamo in silenzio a cotanta bellezza, abbagliati da tanto candore. Mille uccelli marini si alzano in volo lanciando le loro stridule proteste per la nostra intrusione: hanno ragione, qui i padroni di casa sono loro.
Ci tuffiamo e il mare sembra custodire diamanti, i sassi bianchi brillano sul basso fondale rinviando lame di luce tagliente. La spiaggia è semplicemente meravigliosa nella suo totale abbandono al sole, e anche noi ci abbandoniamo al sole finché il capitano Yannis non ci richiama all’ordine.
L’isola di Lipsi è ormai lontana e, dopo un buon tratto di mare assolutamente blu, ci avviciniamo lentamente alla piccola isola di Arki. Ben nascosta da innumerevoli, tondi e piatti, isolotti rocciosi, simili a grandi biscotti galleggianti, si apre una delle più belle baie dell’Egeo: Tiganakia.
incantevole Tiganakia |
Questa località è tappa d’obbligo per tutte le imbarcazioni che effettuano escursioni, ma, trovandosi sulla costa sud-orientale di Arki è raggiungibile anche a piedi dal suo piccolo centro abitato. Tiganakia ha una spiaggia sabbiosa e acque incredibilmente azzurre e trasparenti, chiazze di alghe brune la fanno assomigliare al mantello di un fantastico leopardo in versione marina.
Leopardo Marino
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…TUTTOMARE…
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L’insieme è molto suggestivo e scenografico, i fondali sono piuttosto bassi e, inaspettatamente, si tocca anche se si è parecchio lontani dalla riva: questo bagno va dritto nel cassetto dei “bagni memorabili”.
Da Tiganakia in pochi minuti si arriva a Marathi dove ora risiedono solo 2 famiglie che, in estate, gestiscono le due taverne sulla spiaggia, vendono souvenir e offrono alloggio a chi volesse isolarsi per un po’. La spiaggia è tranquilla, lunga e di sabbia, con generosi alberi di tamerici che offrono ombra per pic-nic e pennichella.
Un piccolo e breve sentiero porta alle quattro case e alla piccola chiesetta dell’antico villaggio, ma non troviamo nulla di interessante, anzi, il totale abbandono ci mette un po’ tristezza. La Rena, con il suo carico di 12 gitanti, riprende il mare verso il profilo ondulato di Arki. L’unico centro abitato di quest’isola, che conta 40-50 anime, si raccoglie intorno al suo porticciolo, molto chiuso e riparato, pieno zeppo di piccole, se non minuscole, barche da pesca. Sulla piazzetta che funge anche da molo di ormeggio, sotto una bella pergola, c’è una semplice taverna che vende di tutto ed un paio di anziani giocano a tavli. Una sola strada, più o meno asfaltata, sale dritta sulla collina fra povere e modeste case, a un certo punto diventa un sentiero ed arriva in cima al paese e quindi alla Chiesa della Metamorfosi da cui si gode un bel panorama.
Seguiamo il sentiero che,
costeggiando la baia, raggiunge il promontorio che chiude il porto
verso nord. Camminando nella luce dorata del pomeriggio l’atmosfera
si fa sempre più irreale, solo un fruscio di erba secca, frinire di
cicale, minuscole calette sabbiose, profumo di timo, solitudine e
pace. Si può davvero credere di essere lontani da qualunque cosa e
di poter viaggiare nei nostri stessi sogni. Rientriamo con il sole
che già scende verso l’orizzonte. Il porto di Lipsi, a quest’ora,
esprime appieno la semplicità della sua gente e il suo stile di
vita tradizionale: la paziente pulizia delle reti sul molo, i polipi
stesi ad asciugare, i vasi di basilico annaffiati con cura, il
profumo delle vivande che esce dalle taverne, i rintocchi delle
campane, le donne che tornano dalla chiesa. Incrociamo anche la
nostra Taxiarchia che, tutta elegante con un leggero abito a
pois e con il velo da messa in mano, scende dalla Chora conversando
allegramente con altre donne. Appena ci vede, saluta le sue
conoscenti e si unisce a noi, mi prende sotto braccio e ce ne andiamo
insieme verso casa accompagnati dalla brezza fresca e leggera che si
alza dal mare.
INFOMEMO
Questo racconto fa parte
dei miei DIARI del DODECANESO, le isole per le quali trovate
già un racconto pubblicato sono Patmos, Lipsi, Leros, Kalymnos, Kos,
Nisyros, Tilos e Simi. Spero di poter presto trascrivere anche gli
appunti di Astipalea, Karpathos, Halki e Rodi. Il nostro viaggio è
stato fatto a giugno ed abbiamo trovato ovunque pace e silenzio.
Quando penso a LIPSI mi viene in mente il suo mare, un mare
chiaro e azzurro, immerso in una luce accecante che si annulla
nell’azzurro del cielo; mi viene in mente un’acqua
trasparentissima, da bere, baluginante ed irresistibile, per questo
l’ho definita “ISOLA TUTTOMARE”. Lipsi piacerà
moltissimo agli amanti delle intere giornate passate a contatto col
mare, in compagnia dello sciabordio dell’acqua e del sole
implacabile; piacerà moltissimo a chi ama le camminate lungo
assolati e silenziosi sentieri in compagnia dei propri sandali e
delle cicale; piacerà moltissimo a chi vuole avere come unico
diversivo la scelta della taverna per la propria cena. LIPSI è
sicuramente un’isola tranquilla, ha più o meno 700 abitanti e le
strutture turistiche non sono moltissime, inesistenti i grandi
alberghi e i villaggi turistici, le automobili sono praticamente
assenti, solo nel mese di agosto, quando nel porticciolo arrivano
numerose barche private e i caicchi turistici dalle isole vicine, si
può parlare di un vero e proprio movimento, anche se concentrato nei
luoghi più facilmente accessibili. Quando penso a LIPSI mi
viene in mente Taxiarchia e la sera passata a sbucciare i piselli;
quando sono arrivata a Lipsi avevo al collo due lacci, uno con una
perla bianca ed uno una perla nera, quando sono partita da Lipsi ho
annodato il laccio con la perla nera al collo di Taxiarchia, un pegno
per il mio ritorno…
la poetessa Puccy -a sinistra- con la leggendaria affittacamere Taxiarchia |
LIPSI come raggiungerla:
Non ha aeroporti, raggiungibile solo
via mare con aliscafi e catamarani che fanno le rotte da Kos e da
Samos; i collegamenti più frequenti sono quelli da/per Patmos che
dista giusto mezz’ora di catamarano. Ci sono anche traghetti
tradizionali che fanno scalo. Noi siamo arrivati a Lipsi da Patmos,
con il primo catamarano del mattino della Dodekanisos, e da Lipsi
abbiamo poi proseguito il nostro viaggio nel Dodecaneso verso LEROS.
LIPSI dove dormire:
Mira Mare € 25.
Taxiarchia Grilli è la padrona di casa e la troverete sicuramente al
porto, non perde un arrivo e una partenza. Camere con bagno e piccoli
appartamenti, semplici, molto molto spartani. www.lipsi-miramare.com.
Tel. 22470.41238 - Fax 22470.41022 - Cell: 6973383406.
Aphroditi Hotel €
50/70. Lo segnaliamo perché è molto bello, proprio sulla spiaggia
di Liendou. aperto tutto l’anno, è ideale per una vacanza di tarda
primavera o inizio autunno. Offre piccoli appartamenti per 2/5
persone. Sito www.hotel-aphroditi.gr,
Email aphroditi_hotel@hotmail.com,
Tel.22470.41001 - 41002, Fax. 22470.41000.
LIPSI dove mangiare:
Mylos Cafè “Caffè
del Mulino” sulla piazza principale della Chora. Porte e finestre
bordate di turchese e tavolini blu. Semplice, yogurt ottimo. Prezzi
economici, quattro portate € 25.
To pefko “Il
Pino” classica taverna greca con i tavolini distribuiti su
terrazzini e balconi di legno sul porto. Piante verdi e tovaglie
quadrettate giallo blu creano un ambiente allegro e fresco.
Buonissime le polpette di fava, l’agnello allo yogurt e l’arrosto
con le melanzane. Prezzi € 30.
The Rock, Sophokles,
Nikos & Kristodouli sono tre delle numerose ouzerie che
potete trovare sul porto: ideali per mezedes, polipo grigliato,
calamari con riso nero e insalate di ricci.
Porto Grill House
Restaurant, ideale per gyros pitta, souvlaki, pomodori ripieni e
le classiche greek salad. Molto semplice e prezzi molto economici, a
partire dai € 3 del gyros.
Kostas Taverna a
Platis Gialos, pesce, porzioni abbondanti € 25.
Bakery Shop o
Paradosiakos Phournos, sul fondo della piazza prospiciente il
porto c’è questo meraviglioso Forno Tradizionale dove gustare cose
buone fra cui i caratteristici dolci “pounkakia” (un dolce
fritto) e “diples” (grandi wafer farciti di miele e cannella),
grandi croissants e gelati, profumate tyropite o mizithropite
(formaggio fresco locale).
LIPSI come muoversi:
Disporre di un mezzo motorizzato non è
proprio indispensabile ma utile per girare ovunque se si hanno pochi
giorni a disposizione. In ogni caso con minibus, gita in barca e a
piedi si potrà comunque godere delle spiagge, a mio avviso, migliori
e senza troppa fatica.
Markos & Maria Rent a Bike,
sotto la Grill House Porto, scooter € 15 al giorno Tel
22470.41130. Se andate in alta stagione e volete un motorino, forse
vale la pena di prenotarlo prima. Le strade sono tutte buone e
facili, non ci sono né grandi salite né precipizi, uno scooter 50
cc va benissimo e anche gli inesperti possono osare.
Rena
M/B,
5 Islands Cruise, parte tutte le mattine verso alle 9.30/10
con rientro alle 18,30. Non è grandissima e quindi il gruppo non
sarà numerosissimo. La navigazione e le soste sono di tutta
tranquillità e la gita è pertanto godibilissima. Il pranzo non è
compreso nel biglietto (€ 20 a testa in gruppo da 12). Per
informazioni: Renas’Boats Agency Tel/Fax 22470.41110-41363,
Cell.6977.918560, email: renas1022@hotmail.com
Bus comunale, €
2 a corsa. I pulmini comunali da 12 posti percorrono le strade
principali e consentono di raggiungere le 2 spiagge principali di
Platis Gialos e Katsadia. La fermata è sulla piazza Nikiforias sul
porto vicino all’ufficio turistico.
LIPSI spiagge:
Tante, per tutti i gusti,
frequentate o nascoste e solitarie, di sabbia o ghiaia, come se non
bastasse, una miriade di isolette con baie fantasmagoriche. Eccetto
Plati Gialos, Katsadias e Liendou che hanno una taverna ed ombra, in
tutte le altre è bene portarsi acqua, cibo e un telo parasole. Plati
Gialos e Katsadias si raggiungono col minibus comunale, Liendou e
Kambos sono vicinissime al porto e si va a piedi in 10 minuti. Segno
con un asterisco quelle che ho preferito:
Liendou**, a
piedi, in paese, sabbia fine, acqua bassa e tranquilla, alberi di
tamerici;
Kambos**, a piedi o moto dopo
Liendou, sabbia, stretta, alberi di tamerici, fondale roccioso;
Kato Kimissi**, a piedi o moto
dopo Kambos, sabbia e ciottoli, alberi e bello scenario;
Platis Gialos**, motorino o bus,
acqua calma e bassissima, sabbia fine, radi e piccoli alberi di
tamerici, taverna ottima;
Monodendri e Kamares, moto e a
piedi, esposte a nord est, ghiaia, ventose e assolate;
Katsadias, moto o
bus, a sud di fronte all’isola di Lyra, sabbia, grandi alberi di
tamerici e taverna;
Papandria, Tselepaki,
Kavi, Koutsi e Limni calette** vicine a Katsadias, carine e
tranquillle;
Chochliakoura,
moto, ciottolino e rocce scavate, assolata, utilizzata anche come
porticciolo;
Xirocambos e Toukomnima,
moto, esposte a est, isolate, di ciottolino bianco;
Makronissi**, con motonavi,
formazioni rocciose caratteristiche e bellissime grotte:
Aspronissi**, con motonavi,
bellissima spiaggia di sabbia candida;
Marathi, con motonavi, lunga
spiaggia di sabbia con alberi di tamerici e taverne;
Arki, con motonavi, a piedi poi
si arriva alla meravigliosa baia di Tiganakia** dove si
fermano anche le motonavi
Cara Puccy, complimenti per io tuo dettagliatissimo e interessante racconto. Mi hai proprio invogliata ad andarci. Noi progettiamo di andare a Lipsi una decina di giorni nella seconda metà di luglio e avrei un paio di domande ancora senza risposta: siamo due adulti e due bambini, è fattibile arrivare senza prenotazione per potere fare un sopralluogo delle strutture e "tirare" un po' sul prezzo, o in quella stagione si rischia di rimanere senza nulla? noi arriviamo a Rodi, c'è un sito che indica gli orari degli aliscafi in arrivo a Lipsi? grazie mille e un caro saluti
RispondiEliminaEstelle
Per ogni altro dubbio o domanda ti aspettiamo sul Forum delle "Isole della Grecia" sul sito Turisti per Caso: http://turistipercaso.it/forum/t/71583/isole-della-grecia.html.
EliminaPer i traghetti guarda il sito www.gtp.gr. Per le stanze siete in 4, con 2 bambini, forse vale la pena prenotare, in 2 ci si arrangia sempre ma in 4 è più difficile e poi a fine luglio al porto c'è poco da "tirare prezzo", Lipsi è piccola e quest'anno Patmos e Lipsi sono gettonate. Ciao Puccy