domenica 21 marzo 2021

PELOPONNESO 2019: UN VIAGGIO TRA SOLE E MARE,NATURA E MITO


di Danilo&Jenny


Il nostro grigio e lungo inverno è trascorso progettando innumerevoli itinerari; alla fine ha vinto lui: il Peloponneso, e che Peloponneso!!

Non siamo ancora pronti per le isole piccole, siamo “vocati” naturalmente ai grandi spazi e alle grandi distanze, ci piace macinare chilometri in macchina viaggiando per raggiungere luoghi sempre diversi dove svegliarci ogni giorno.

Così la decisione è presa: cercando di organizzare al meglio i nostri impegni riusciamo a ritagliarci ben 17 giorni per visitare questa magnifica terra, sapendo che nonostante sembrino tanti non saranno mai sufficienti per tutto quello che abbiamo in mente, partiremo consci che sarà necessario ritornare.

Così bando alle ciance prenotiamo molto presto un volo Ryanair per Atene e noleggiamo l’auto per il nostro tour. Passa così la primavera e finalmente è il 27 Giugno, si parte da Bergamo.

1° GIORNO: da Atene a Corinto

Dopo un volo magnifico atterriamo in suolo ellenico in una calda giornata estiva, siamo ancora in aeroporto e la nostra eccitazione inizia a salire, siamo arrivati!!! Attendiamo con pazienza che l’addetto al noleggio si presenti all’uscita concordata e ci facciamo condurre alla nostra auto: una sfavillante Opel corsa che ben si destreggerà lungo l’intero percorso. Soliti prenotare delle auto di categoria inferiore, questa volta abbiamo optato per una categoria media in quanto i chilometri che avremmo percorso sarebbero stati davvero molti: più di 2400 km al nostro rientro ad Atene.

Ci accorgiamo che siamo in anticipo sulla nostra tabella di marcia e così decidiamo di anticipare i tempi e di dirigerci a Corinto senza remore per visitare prima del tramonto il sito archeologico della città antica. 



Antica Corinto
Antica Corinto

Mai scelta fu più azzeccata: il sito con i suoi meravigliosi resti, vestigia di un passato sfarzoso, ci accoglie con una luce dorata che ci fa apprezzare ancora meglio la sua bellezza senza tempo. Tra bouganville in fiore e oleandri profumati, all’ombra della fortezza di Acrocorinto visitiamo anche il piccolo ma significativo museo per poi spostarci di pochi chilometri e godere della visione del tramonto dal ponte pedonale sul famoso canale.

Tramonto sul Canala di Corinto
 

Passiamo la serata in una taverna sul lungomare di Loutraki e ripassando lo stretto tramite il ponte mobile (del quale solo giorni dopo scopriremo il funzionamento) torniamo per la notte nell’alloggio presso l’antica Corinto. 

Una prima giornata fantastica, come sempre questa terra sa darci il suo miglior benvenuto. 

Aneddoto del giorno

parliamo del ponte pedonale sul famoso canale di Corinto…Il ponte pedonale è sì un ponte pedonale, ma è stato costruito essenzialmente per il passaggio della fogna…hihihi, ragazzi, dalle foto non si vede ma il momento è molto meno “romantico”. Nonostante questo è un luogo meraviglioso, con un’atmosfera assolutamente particolare. Per arrivare al ponte pedonale si parcheggia in un’area che conserva costruzioni legate alla Seconda Guerra Mondiale. Un benvenuto un po’ particolare, che lascia presto il posto alla natura e alla visione del canale che piano piano cambia colore con il tramonto. Un tramonto grandioso, da soli a guardare l’arrivederci del sole. E poi via verso Loutraki, per la nostra prima cena greca, a bordo mare. Un luogo nuovo, che non avevo mai visto, ma che nella mia mente era ed è indissolubilmente legato ai racconti e ai ricordi di una carissima amica. E confermo le sue tesi, l’acqua di Loutraki è buonissima.

2° GIORNO: da Corinto a Olimpia

Dopo una notte ristoratrice ci svegliamo accolti da una sorprendente colazione, fantastica per qualità e pregevole nella varietà e nei sapori. Lasciamo l’antica Corinto un po’ a malincuore: oggi ci aspetta l’attraversamento della penisola da est a ovest percorrendo bellissime strade tra boschi e vallate dell’Arcadia. Partiamo da Nemea, luogo mitico della prima fatica di Ercole, sito archeologico di entità forse minore ma davvero sorprendente nella sua semplicità. Visitiamo quindi lo stadio sede di antichissimi giochi, unica testimonianza ancora intatta di galleria ipogea per ingresso degli atleti rimanendo avvolti da una atmosfera ancora ricca di storia e di storie. Solo noi, il sole e mille cicale. 

Tempio di Zeus dell'Antica Nemea


La via per Olimpia passa da vallate verdi ricche di vegetazione salendo verso Levidi e Vytina per poi scendere tra gole più impervie verso la costa ionica; dopo una sosta a Lagkadia in una taverna panoramica, tra fontane ricche di acqua e tornanti, giungiamo ben presto a Olimpia che ci aspetta, pieni di aspettative.

La visita del sito archeologico si rivela di più difficile lettura rispetto a quanto ci aspettavamo, forse troppi resti, forse la mancanza di una guida… siamo un po’ disorientati dalla grande quantità di testimonianze che si presentano lungo il nostro cammino. 

Palestra e Gimnasio all’ Antica Olimpia
A onor del vero il lungo trasferimento e la giornata molto calda ci hanno fatto arrivare al sito quasi stremati, con più voglia di mare che di storia, più di una rinfrescante nuotata che di una full immersion di cultura sotto il sole. Ci allontaniamo con un po’ di confusione in testa rifugiandoci nella via pedonale della città moderna per un freddo cappuccino (sostentamento base del nostro viaggio). 

Aneddoti del giorno

il tutto ha inizio a colazione (una delle migliori colazioni della mia vita, con Acrocorinto che dominava dall’alto il nostro alloggio). La destinazione della giornata ci era ben chiara: Olimpia. Ora si apre il dilemma che spesso contraddistingue i nostri spostamenti in viaggio, ovvero: possibilità 1 seguire la via più comoda, diretta e veloce o possibilità 2 seguire la via delle fatiche di Heracle, o almeno una parte delle sue fatiche e spendere qualche ora in più persi su e giù per le vallate centrali del Peloponneso. Ovviamente la possibilità 2 ha vinto.  Quindi partiamo per Nemea, dove è possibile camminare sul basamento del tempio e passare attraverso le sue colonne (alcune delle quali sono sempre state lì, belle erette dove sono state posate in origine). Non so dirvi se questa sia una prassi sempre consentita o se la custode del sito abbia fatto uno strappo alla regola mossa a pietà dai miei occhi a cuoricino e dal fatto che in quel momento eravamo gli unici visitatori del sito, fatto sta che è stata una esperienza unica. Poco prima del sito archeologico ci siamo fermati in una piccola bottega a fare rifornimento d’acqua, visti i 36 gradi della giornata e qui il nonnino che era seduto dietro la cassa, un sorridente ottuagenario refrattario a qualsiasi altra lingua che non fosse la sua (e al divieto di fumo nei luoghi pubblici) dopo avermi indicato un congelatore per gelati mi ha fatto capire che lì c’era l’acqua “bella fresca”. Credo non ci siano state più di 5 parole ma ci sono stati moltissimi sorrisi da parte di entrambi, questi spicchi di vita che incontro sulla strada che percorro mi fanno sempre essere felice e mi caricano di buonumore.  A Levidi, paese di 4000 abitanti, ci siamo chiusi in una bolla di frapè seduti ad un tavolino vista chiesa e per una mezz’oretta abbiamo totalmente perso la cognizione e la percezione del tempo, il 2019 lasciava il passo agli anni ’70 ’80 sia nella musica che proveniva dall’interno del locale che nei mezzi che ci passavano davanti sulla strada; la fatica del giorno, non paragonabile a quella del nostro Heracle, è stata alzarci da quelle sedie comode e riprendere il viaggio. E, nemmeno a farlo apposta, arriviamo ad Olimpia proprio nel momento che io preferisco per le visite de resti archeologici…quasi le 18. Approfittiamo della fortuita occasione e ci fiondiamo in una luce meravigliosa alla scoperta di questo luogo che era uno dei fulcri di questo viaggio. Ammetto che non sono riuscita a provare le emozioni del mattino; Olimpia seppur magnifica, credo sia un sito un po’ difficile, almeno in alcune sue parti, perché il piano è ad altezza occhio e quindi la visione risulta quantomeno diversa rispetto a quella che mi è più congeniale. E poi, diciamocelo, eravamo distrutti!!

3° GIORNO: da Olimpia a Methoni

La nostra Olimpia non è ancora finita, ci aspetta il museo archeologico. Così, cercando di evitare l’orda dei turisti, ci avviamo presto verso l’edificio che lo ospita. Piccolo se paragonato ad altri ma magnifico nelle opere che espone ci rimette subito in pace con questa località così ricca di storia. Fra statue di bellezza unica e frontoni dal valore inestimabile ci riempiamo gli occhi e il cuore finalmente pronti ad avviarci verso altri lidi.

Nike di Peonio al museo di Olimpia


Lasciamo così Olimpia lungo il corso del fiume Alfeo che presto lasciamo per puntare diritti verso il mare Ionio, il magnifico mare che bagna queste coste. Prima sosta Kalo Nero, taverna sul mare, il tempo non è bellissimo ma il richiamo dell’acqua è così forte che pochi chilometri dopo troviamo una piccola baia ed il gioco è fatto. Nessun turista, alcuni nuvoloni incombenti ma il nostro primo bagno nel Peloponneso è un successo. Lettino e ombrellone (non molto utile visto il clima) inclusi nella consumazione, sabbia finissima e mare accogliente… benvenuti sulla costa Ionica.

Veranda della taverna To Petrino Balcony a Kalò Nerò (polpette di zucchine consigliatissime!!!)


Ripartiamo velocemente, la nostra meta è ancora lontana, percorriamo la costa di Navarino fino a Pylos dove ci accorgiamo forse per la prima volta dall’inizio del viaggio della massiccia presenza turistica. Ci imbottigliamo nel traffico tra le strette vie della cittadina per poi imboccare una meravigliosa vallata ricca di ulivi che ci porta verso Methoni. Ecco la nostra meta, Methoni, che ci accoglie al tramonto tra danze in piazza e musica tipica: una meraviglia.

 Tramonto sul castello di Methoni


Aneddoti del giorno

per prima cosa vorrei sottolineare quanto sia rilassante fare colazione all’ombra di un platano enorme e con dei ventilatori che ti rigenerano spruzzandoti acqua nebulizzata per rendere il caldo del mattino più sopportabile. Poi vorrei raccontarvi di quanto sia bello arrivare al museo di Olimpia ed essere accolti da una meravigliosa tartaruga terrestre, adoro le tartarughe (più avanti avrei capito che anche loro adorano me…). Per chi come me ama i bronzi, il museo di Olimpia è un vero paradiso e per chi preferisce l’arte statuaria, il museo di Olimpia è un vero paradiso. Insomma, il sito è forse un po’ confuso e lascia forse un po’ straniti, il Museo rapisce e avvicina irrimediabilmente al mito, non c’è nulla da fare, si rimane incantati. Nel pomeriggio farò il mio primo bagno con la pioggia, fortunatamente solo poche gocce, ma stare a mollo nel mare con l’acqua freschetta che ti cade sulle spalle è stata un’esperienza davvero emozionante. Troviamo sulla strada verso Methoni un supermercato fornitissimo e facciamo un po’ di scorta per le colazioni dei giorni a seguire, poi via verso il nostro alloggio con un’oretta di ritardo sulla nostra tabella di marcia (che vieni fatta ogni giorno e che puntualmente viene lavorata e corretta in corso d’opera). La nostra sistemazione, decisamente spartana ma incredibilmente comoda e con una vista invidiabile dall’ampia terrazza comune, da direttamente sulla piazza, e davanti alla “bevuta di benvenuto” offerta dal nostro ospite ci godiamo al tramonto il saggio di danza della scuola elementare. E’ stato davvero un momento bellissimo di musica tipica e danze eseguite dai bimbi che sono stati bravissimi, io la loro coordinazione non la posseggo tutt’ora.

4° GIORNO: tra Methoni e  Koroni

E’ domenica mattina, ancora presto mi addentro nei vicoli del paese alla ricerca di un forno, è la prima colazione in studios è abbiamo voglia di pane fresco. A quest’ora non c’è quasi nessuno per le strade del paese, il profumo del mare e del pane appena sfornato mi mettono subito in pace col mondo.

Oggi in programma abbiamo l’esplorazione della zona tra Methoni e Koroni. Il nostro ospite Nikos, proprietario degli studios Filanthi Rooms accoglienti nella loro spartanità ci suggerisce la baia di Tsapì. Lasciata la strada principale ci buttiamo verso il mare percorrendo una meravigliosa strada secondaria con scorci mozzafiato e vista su calette meravigliose che ci chiediamo come sia possibile raggiungere.

Dopo qualche decina di minuti ci ritroviamo in una baia piuttosto selvaggia, siamo noi, il mare, l’immancabile chiesetta in posizione defilata e due taverne alle spalle della spiaggia. Un freddo cappuccino, l’ombrellone prestato dall’oste della taverna con la solita ospitalità greca, la sabbia ci aspetta prima di un bel bagno ristoratore. 

 

La Baia di Tsapì

Nel pomeriggio ci spostiamo verso Koroni che però non riusciamo a visitare perché attratti dal mare vicino ad una lingua di sabbia nella remota in località Kalamaki facciamo tardi. Ritorniamo a Methoni per un ottima cena alla taverna O Nikos, una passeggiata e poi a nanna.

Aneddoto del giorno

nella isolata baia di Tsapì diamo il via alla nostra “vacanza di mare”; finalmente una giornata intera stesi al sole ad asciugarsi dopo innumerevoli bagni. Acqua a una temperatura più che gradevole, fondale di ciottoli che lasciano il posto a sabbione più ci si allontana dalla riva, mi perdo davvero in un universo blu trasparente, metto la maschera e via!! Ci godiamo tutto il mattino e decidiamo di pranzare nella taverna alle nostre spalle. Melanzane con feta e pomodoro al forno, fiori di zucchina ripieni che ancora li ricordo. Poco dopo pranzo decidiamo di rimetterci in auto per esplorare altri angoli, questa natura ci piace molto e ci rende assolutamente refrattari alla pigrizia. A Kalamaki ci mimetizziamo quasi con la natura, è una spiaggia che io ho amato moltissimo, assolutamente non attrezzata, un posto meraviglioso per una sosta lungo la strada per un bel bagno e per asciugarsi sugli scogli o sotto una enorme tamerice. Qui si sentiva solo la lingue greca, un gruppo di ragazzi aveva montato un enorme gazebo e grigliava allegramente. E poi, ragazzi, Babbo Natale d’estate è in vacanza qui!!!! Il saluto con un sorriso meraviglioso di quest’uomo e una domanda che non abbiamo ben capito ha concluso con allegria il nostro pomeriggio domenicale.

5° GIORNO: la zona di Navarino

Per la giornata odierna abbiamo scelto di visitare la famosa spiaggia di Voidokilia che raggiungiamo da una bella passeggiata che costeggia la laguna retrostante. La baia è all’altezza delle aspettative, spettacolare nella sua forma semicircolare, con un mare bellissimo e una sabbia finissima e un bel venticello che fa volare più volte l’ombrellone. La mattinata passa veloce tra un bagno e l’altro.

 

La spettacolare Baia di Voidokilia

Dopo un veloce pranzo a Gialova spazio alla visita del palazzo di Nestore nel primo pomeriggio: un po’ di cultura non fa mai male. Notevole la posizione in cui sorge il palazzo dalla cui collina sembra di poter sorvegliare tutta la zona fino alla meravigliosa baia che ci aveva accolto la mattina. Torniamo verso il mare per aspettare il tramonto tra un bagno e l’altro, ceniamo sul lungo mare di Gialova e quindi torniamo in notturna a Methoni per la nostra ultima serata in Messenia.

Aneddoto del giorno 

partiamo dalla nostra camera dopo una bella colazione con una sola idea in mente, stare spiaggiati buona parte della giornata…ebbene, non andrà assolutamente così! La nostra tappa è la bellissima Voidokilia, e devo dire che essendo domenica ed essendo ormai luglio ce l’aspettavamo parecchio inflazionata. Invece no, eravamo in meno di una decina su quella spiaggia enorme e bianchissima con un’acqua semplicemente meravigliosa. Se avete tempo e voglia non fermatevi al parcheggio più conosciuto, fate tutto il semicerchio della baia e addentratevi verso la laguna. Appena alle spalle della spiaggia ci sono piccole dune di sabbia bianchissima e finissima tutte decorate da cuscini di timo profumati che sono la casa di miriadi di farfalle, si cammina tra i cespugli e loro ti volano intorno. Non ci siamo sentiti così coraggiosi da attaccare la scalata al castello di Nestore con circa 35 gradi e il sole di mezzogiorno sulle spalle, ma dopo bagni, tuffi, pesciolini neri che ti seguivano, ci è venuto un languorino e così siamo scappati a Gialova per un pita gyros (stratosferico, appena prima del lungomare) e poi che si fa, che si dice, siamo partiti alla volta del Palazzo di Nestore, così candido e così antico, così solitario a guardare il mare da lontano perso fra gli ulivi. Con in mente Ulisse e il suo peregrinare (e con la certezza che gli antichi sapevano esattamente dove costruire qualcosa per ottenere l’idea di sfarzo anche solo dalla posizione scelta) decidiamo di fare due passi verso la vicina tomba a tholos, e una piccola sosta su una panchina fra gli ulivi in compagnia di una piccolissima mantide religiosa che ci ha accolti con atteggiamento bellicoso. A questo punto decidiamo di andare in spiaggia ad aspettare il tramonto e decidiamo per una volta di sceglierne una attrezzata; dal silenzio riempito dal frinire delle cicale ci ritroviamo con tanta gente intorno e un bar che offre decisamente bella musica e ottime limonate, ma soprattutto sdraiati come lucertole su dei lettini con materassoni comodissimi, così comodi che mi faccio anche un pisolino! Per la nostra ultima sera in Messenia decidiamo di fermarci di nuovo a Gialova e qui davvero ho capito cosa siano i tramonti d’oro! Siamo stati fermi sul molo per quasi un’ora, semplicemente ipnotizzati dalla luce che cambiava colore. Cena bordo mare in un locale bellissimo, uno giouvetzi da paura…e alè, via verso Methoni e finalmente nanna.

6° GIORNO: da Methoni a Areopoli

E’ il momento di lasciare la Messenia in direzione Mani, partiamo sapendo di avere ancora molto da vedere, certi che ritorneremo. Lo spostamento ci porta verso l’entroterra e dopo una rilassante sosta in un cafenio moderno ma con tipica atmosfera greca ci fermiamo ai laghi di Polilimnio. Pensando fosse un luogo per pochi siamo stupiti dalla presenza di numerose persone, il luogo è più conosciuto di quanto pensassimo e presto capiamo il perché, dopo una rapida (e ripida) discesa ci troviamo nel bosco tra mille laghi e ruscelli, l’acqua la fa da padrona. Purtroppo non riusciamo a raggiungere il lago più alto e vedere la famosa cascata ma l’esperienza ci lascia inebriati.

I Laghi di Polilimnio

 La giornata è ancora lunga, verso Kalamata ci fermiamo a pranzo ad un orario poco consono provando con successo una taverna sulla strada proprio dopo una curva appena ci accorgiamo di essere affamati e di non poter “tirare” sera; scelta azzaccata… siamo gli unici avventori e mangiamo divinamente.

Ci portiamo verso l’antica Messene e appena giunti rimaniamo a bocca aperta, il sito è immenso e gode di una location straordinaria, un anfiteatro naturale che punta verso il golfo di Kalamata. Lo visitiamo affascinati ad ogni passo, percorriamo il sito immaginando quello che poteva essere. 

L'antica Messene


Riprendiamo l’auto questa volta diretti alla meta finale della giornata, la strada ci sembra non finire mai ma a noi piace così. Giungiamo a Pirgos Dirou poco fuori da Areopoli in una struttura creata ristrutturando antiche case turrite e integrandole con costruzioni moderne nello stesso stile, immerso nella natura tra gli uliveti del piccolo promontorio sopra le grotte di Dirou. Serata ad Areopoli per cena e poi a dormire, la giornata è stata molto lunga.

Aneddoti del giorno 

prima di tutto devo svelare la mia propensione per gli ambienti acquatici, in secondo luogo credo che se dalla mia mente fosse nata l’idea perfetta di un luogo magico, non potrebbe aderire di più alla realtà di qui a Polilimnio! E’ stata una mattinata meravigliosa, una ripida discesa (non pensate alla risalita), ci fa giungere in un susseguirsi di pozze, laghetti, ponticelli, sassi, verde di tutti i tipi, oleandri in fiore, cinguettio di uccellini, profumo di foglie e muschio, ma molto più dolce e meno pungente di quello a cui sono abituata. Fermarsi un quarto d’ora ad ascoltare il rumore dell’acqua guardando la danza di libellule dalle ali blu cangianti mi ha fatto dimenticare quanti ragni avessi incontrato su quel breve tratto (se come me siete aracnofobici armatevi di coraggio ma andateci lo stesso, è meraviglioso). Al ritorno, ormai con un piede quasi fuori da questa bolla di natura incantata, riusciamo a vedere, nel laghetto più basso, una splendida biscia d’acqua che nuota tranquilla e sinuosa nella sua piscina personale…Risalita di poche centinaia di metri, il sole del mezzogiorno e la pendenza mi hanno distrutta, quindi un bel frapè al ristoro in cima alla salita era d’obbligo. Trovare un ristoro all’ombra su una bellissima terrazza panoramica in quello che mi ha tanto ricordato un rifugio tirolese con musica metal a volume sostenuto mi ha rimessa in pace con il mondo. Ho avuto la certezza per un attimo che i luoghi perfetti esistono!!! Nei pressi di Kalamata, in questa taverna superfamiliare dove c’eravamo solo noi, il nostro ospite e un paio di bei gattoni ho mangiato le melanzane più buone della mia vita: fritte, molto fritte, coperte da una salsa di pomodoro divina e accompagnate da pane caldo con un filo (abbondante) di olio.  E mentre iniziavamo a bussare alle porte del Mani abbiamo deciso di fermarci a visitare l’antica Messene; qui non ho abbastanza parole per descrivere la bellezza di quella città, la sua grandezza e grandiosità. Complice il fatto di essere quasi i soli visitatori è stata una immersione di qualche ora in un passato lontano che si era incredibilmente avvicinato…l’acqua della fontana vicino allo stadio è deliziosa e freschissima e ci ha aiutati a sopportare i quasi 40 gradi che ci si attaccavano addosso. Ripartiamo da Messene che sono orami le 18, e sì, siamo in ritardo sulla nostra tabella di marcia. La strada che da lì ci porterà ad Areopoli sembra non finire mai, e non mi è troppo dispiaciuta questa cosa perché il paesaggio è davvero stupendo! Il Mani ci ha conquistati con un caldo abbraccio e abbiamo capito fin dal primo istante che sarebbe stato un grande amore! 

7° GIORNO: Le grotte di Diros

La prima giornata nel Mani ce la prendiamo con calma, senza spostarci troppo, avremo i giorni successivi per inoltrarci fino all’estremo sud della penisola. Vista la posizione del nostro alloggio ci dirigiamo subito verso le grotte di Diros approfittando del fatto di poter arrivare all’orario di apertura e evitare le code che a quanto sappiamo possono essere molto lunghe. La nostra strategia funziona, ci sono pochissime persone in attesa e così dopo poco ci troviamo su uno dei barchini con fondo piatto che si addentrano nella cavità naturale tra stalattiti e stalagmiti. Il percorso è davvero affascinante e naturalisticamente impressionante, siamo fortunati perché vista la presenza di una marea non troppo alta possiamo visitare l’intera lunghezza delle grotte che in tutta la loro prepotenza impongono una sorta di timore (almeno in me); ma una delle emozioni più grandi è riuscire alla luce del sole dopo un breve tragitto che si percorre a piedi e trovarsi di fronte il mare del Mani in tutto il suo abbagliante splendore.

Le Grotte di Dirou
Reduci dalla faticosa giornata precedente decidiamo che una spiaggia comoda è l’ideale per rilassarci così dopo la veloce visita a Limeni per un veloce pranzo (ci torneremo), ci dirigiamo verso la baia di Itilo dove riposiamo le nostre stanche membra sorseggiando delle paradisiache limonate. Il mare qui non è proprio da cartolina, la sabbia, la baia piuttosto chiusa e le poche correnti tendono a rendere l’acqua un po’ più torbida quindi decidiamo che un ultimo bagno prima di concludere la giornata va speso nelle trasparenti acque di Limeni, queste si da cartolina!

L'affascinante Limeni


Passiamo la serata ad Areopoli addentrandoci alla scoperta dei suoi vicoli, cambiando taverna rispetto alla serata precedente senza pentirci della scelta, torniamo al nostro alloggio felici della nostra prima giornata nel Mani.

Aneddoti del giorno

le grotte di Dirou sono impressionanti e assolutamente da vedere, se siete claustrofobici vi sentirete un po’ a disagio, ma i “soffitti” sono alti e l’illuminazione rende il tutto non troppo soffocante. Se come me adorate le grotte, sarà come essere in un parco di divertimenti naturale, ascoltate la melodia che creano le gocce d’acqua che cadono!

A Limeni ho realizzato un sogno!! Ho visto le tartarughe!! Tre meravigliose Caretta Caretta erano lì che nuotavano e mangiavano gli scarti che i pescatori gettavano a loro. Nel pomeriggio il desiderio di tornare a vederle era troppo grande, come quello di farmi un bagno nelle acqua di zaffiro di quella baia, che se è vero che non ha nemmeno una briciola di spiaggia, è altrettanto vero che ha delle acque meravigliose!! E qui casca l’asino (l’asina, perché sono proprio stata una ciuchina)!!! Vi svelerò un segreto: le tartarughe nuotano velocissime e “mordono”…non hanno i denti ma il loro becco corneo affonda che è un piacere nelle sofficità posteriori! Insomma, una tartaruga ha nuotato attorno a Danilo toccandolo delicatamente con una pinna, l’altra ha deciso di assaggiarmi tre volte!! Giretto in pronto soccorso ad Areopoli, passaggio in farmacia (ho ragione di credere che il farmacista abbia studiato a Bologna, alle spalle del bancone campeggiava in bella mostra una sciarpa del Bologna Calcio), tre lividi belli marcati, di cui uno tutt’ora “in situ”! Nulla di grave se non una bella avventura da raccontare, un ricordo di Raphaela (si chiama così la tartaruga) perenne e una bellissima giornata da tenere nella memoria: secondo i nostri piani sarebbe dovuta essere una giornata “rilassante”…

8° GIORNO: verso capo Tenaro

Oggi rotta verso sud… destinazione capo Tenaro; le strade del Mani sono un meraviglioso saliscendi tra mare e montagne, tra case turrite e insenature meravigliose percorriamo la costa ovest del Mani passando per Vathia, emblema dell’architettura maniota, fino alla punta della penisola. Ci sembra di essere alla fine del mondo, lasciamo l’auto e proseguiamo a piedi scendendo in una splendida caletta dal mare turchese e trasparente. Da qui la visuale verso sud si perde fino all’orizzonte lasciando intravedere le numerose navi che percorrono questa rotta. Ci incamminiamo poi verso il faro, meta desiderata che sfortunatamente non riusciamo a raggiungere per una serie di concomitante che ci portano a desistere. Nonostante questo l’esperienza si rivela molto positiva, oltre alla meravigliosa insenatura con la sua tamerice solitaria possiamo godere dei resti di una villa romana e dei suoi mosaici e a quel che rimane di quello che è passato alla storia come una delle entrate dell’Ade per gli antichi.

 

La baia di Capo Tenaro

 Ripercorriamo i nostri passi e ci portiamo sull’altra costa per raggiungere l’isolatissima baia di Porto Kagio per un pranzo delizioso direttamente sulla spiaggia. Nel pomeriggio, dopo aver scartato l’idea di scendere alla spiaggia di Marmara, torniamo nella insenatura solitaria che ci aveva rapito al mattino: lasciamo i nostri zaini all’ombra dell’unica tamerice e ci godiamo le acque fresche e trasparenti della “nostra” baia che purtroppo rimarrà tale per meno tempo di quanto avremmo desiderato. Così, non appena il numero di camminatori di ritorno dal faro diventa troppo numeroso per noi (si trattava comunque di poche persone) decidiamo di ritornare sui nostri passi verso la struttura che ci ospita per poi scendere alla spiaggia di Diros a cui cerchiamo di dare una chance. Purtroppo non la apprezziamo appieno, nonostante sia comoda (soprattutto per i camperisti) e praticamente deserta troviamo l’entrata in mare talmente difficoltosa che dopo un veloce bagno desistiamo e torniamo al nostro studios.

Aneddoti del giorno

la giornata inizia presto, verso le 8 sono già nel cortile del nostro alloggio ad ammirare il mattino, c’è una strana caligine che rende il paesaggio completamente diverso dal giorno prima. A farmi compagnia mentre ammiro l’enorme uliveto arriva un asinello solitario, subito raggiunto da una mandria di cavalli splendidi che trottano allegri fra le campagne, da soli. Insieme alla signora Popi sventiamo l’equino tentativo di impossessarsi dei nostri costumi e teli mare appesi allo stendino. Lei mi spiega che questi animali non sono allo stato brado perché hanno un padrone, ma che è usanza lasciare gli animali liberi per le campagne. Super colazione con frittelle condite con ricotta amalgamata alle erbe (menta e basilico), miele e un super caffè e via verso Capo Tenaro! Ho adorato questo spostamento, ammirare Vathia con le sue torri, vedere piccoli paesi in mezzo alle campagne, fare saliscendi lungo la costa mi riempiono gli occhi di bellezza. In questo angolo estremo di Mani è tutto così bello che scegliere un posto ci diventa difficile, quindi decidiamo che fare le “biglie impazzite” farà al caso nostro. Lasciata la nostra macchina ci avviamo verso il faro, passando per un sentiero in mezzo al timo e all’origano che ci accompagna prima alle porte di una villa romana, i cui pavimenti a mosaico sono lì ad aspettare l’occhio di chi vuole continuare a vederli dopo centinaia e centinaia di anni e poi su, dolcemente lungo la costa, con un bel venticello he ci tiene allegri.  Unico neo le mie “gambe di marmo” …oggi proprio non ce la faccio! Torniamo indietro verso la piccola baia con la voglia di un bagno ma la voglia di un ombrellone e un lettino oggi è fortissima. Decidiamo per un pranzo nella meravigliosa, piccola, nascosta Porto Kagio e si rivela una scelta ottima. Poca gente, un ottimo pranzo praticamente con i piedi in mare, e un’atmosfera talmente rilassante da far crescere in noi il torpore. Optiamo per Marmara, vicinissima spiaggia super attrezzata con lettini, ombrelloni, docce, bar, servizio in spiaggia. Arriviamo, parcheggiamo, scendiamo dall’auto, ci dirigiamo verso la spiaggia…torniamo indietro, risaliamo in auto, ripartiamo verso la baia vicina a Capo Tenaro! E’ quello il posto dove vogliamo veramente andare, anche se ci si asciuga in piedi o seduti su una pietra. L’acqua è meravigliosa e per un po’ siamo praticamente soli. Ci godiamo quest’angolo fino a quando decidiamo che è il momento di tornare verso Areopoli e decidiamo che un ultimo bagno nella spiaggia di Dirou non più scapparci. Decisione non troppo azzeccata purtroppo…credo che nonostante la bellezza della spiaggia (sembra di essere stesi su tante uova di drago bianche e lisce) l’ingresso in mare sia uno dei più difficili mai affrontati. Entrare e uscire dall’acqua è stata davvero un’impresa nonostante fossimo dotati di scarpini. Alla nostra ripartenza troviamo fra la paglia i resti del fantoccio di Giuda, dato alle fiamme durante la celebrazione della Pasqua (decidiamo che il 2020 ci avrebbe visti in Peloponneso per la Pasqua ortodossa, poi le cose purtroppo sono andate un po’ diversamente…). Cena ad Areopoli in quella che ormai abbiamo eletto a “nostra” taverna e via a nanna.

9° GIORNO: Mezapos e Gerolimenas

Dedichiamo l’ultima nostra intera giornata nel Mani alla scoperta dei villaggi lungo la costa e alla ricerca di una insenatura solo per noi. Ci fermiamo dapprima a Mezapos con il suo eccezionale porto naturale dalla forma quasi perfettamente circolare per poi scendere verso sud dove il giorno prima avevamo individuato alcune insenature interessanti. 

Il porto di Mezapos

Ci fermiamo in una di queste baie della quale non conosciamo il nome: siamo solo noi i ciottoli bianchi e il mare. Passiamo qui la mattinata tra una nuotata e l’altra per poi risalire verso Gerolimenas e godere della tranquilla atmosfera di questo villaggio. Pranziamo assaporando una particolare insalata locale e poi ci lasciamo andare alla pigrizia decidendo che la spiaggia del paese sia ideale per concludere la giornata. 

Gerolimeneas

Siamo consapevoli che questa sarà l’ultima giornata in questa variegata penisola, ci rendiamo conto che siamo riusciti a approfondire solo una parte esigua dei luoghi di interesse che avevamo segnato sulla carta, ci guardiamo e capiamo che anche questo sarà uno dei luoghi che meriteranno altro tempo per essere approfondito.


Aneddoto del giorno: 

la giornata inizia con un brusco stop in auto sulla strada che dal nostro alloggio porta verso “il resto del Mani”…abbiamo un ospite rumoroso, una enorme cicala è entrata dal finestrino e si è nascosta chissà dove tra i sedili. L’idea di averla in macchina e magari schiacciarla inavvertitamente ci porta a “smontare” buona parte dell’abitacolo e a liberarla finalmente fra gli ulivi. Non avevo mai visto una cicala così da vicino prima! La giornata trascorre veloce veloce, tra bagni, paesi e paesaggi, una visita per una foto promessa ad un’amica a Mezapos e un pranzo ottimo a Gerolimenas. Qui siamo riusciti ad assaggiare L’insalata tipica del Mani con arance, olive, patate e il famoso siglino, un “salume non salume” affumicato. Personalmente l’ho trovata ottima, ma nulla ha superato le sardine alla brace, divine! Al pomeriggio, tardo, decidiamo che un paio d’ore di relax in attesa del tramonto ce le meritavamo proprio e così via verso la spiaggia attrezzata poco dopo Limeni, attratti dalla comodità dei lettini e dalla limonata fresca portata direttamente in spiaggia. Memore dell’incontro con Raphaela, decido che non me la sento di fare un ultimo bagno in quella baia cristallina (e di questo mi sono un po’ pentita), ma questo angolo di mondo è talmente bello che decidiamo di fermarci qui per la nostra ultima cena in Mani, così raggiungiamo l’ultima taverna che si affaccia sul mare e ceniamo qui. Polpo e calamaro alla griglia, fava e horta e pane con olio e origano. Anche questa scelta si è rivelata ottima. 

10° GIORNO: da Areopoli a Mystras

Si parte dal Mani senza aver avuto il tempo di aver visitato la costa est di questa penisola che abbiamo letto avere moltissime baie dai ciottoli bianchissimi e mare trasparente, sarà sicuramente la tappa di un prossimo viaggio. Attraversiamo la dorsale del Mani percorrendo una strada secondaria che ci porta da Diros a Kotronas attraverso paesaggi bruciati dal sole e purtroppo anche dal fuoco, le cui ferite sono ancora ben visibili. Giunti sulla sponda opposta della penisola ne approfittiamo per una breve sosta a Kotronas, borgo che ci accoglie e ci lusinga con il suo mare e la sua spiaggia cittadina così facile e così rilassante. Ne abbiamo bisogno, così, dopo l’usuale frappè su una terrazza con vista della baia ci stendiamo nella spiaggia sabbiosa e facciamo qualche bagno. Proseguiamo il viaggio verso Gythio percorrendo la strada principale, parcheggiamo nei pressi del porto e cerchiamo una taverna tipica. Dopo averne passate alcune che non ci attiravano (soprattutto per i buttadentro) ci fermiamo proprio sul lungo mare, poco dopo il porto, con vista sul promontorio del faro. Inutile dire che il pranzo sia stato idilliaco e i prezzi modici, con il calore casalingo che solo in Grecia riusciamo a trovare. 

Lungomare di Gythio

Si riparte verso la meta della giornata, Mystras. La strada corre veloce e pianeggiante verso Sparta, lungo una pianura fertile e molto coltivata. Da Sparta passiamo quasi svogliatamente pensando che almeno a prima vista la città non sia troppo degna di nota, ma pur preparati non sappiamo ancora quello che ci aspetterà pochi kilometri dopo. Giungiamo a Mystras che è già pomeriggio inoltrato, il sole è ancora alto vista la stagione ma è minacciato da nuvoloni pieni di pioggia. Facciamo velocemente il biglietto del sito felici di scoprire che sarà valido anche per la mattina seguente e altrettanto velocemente saliamo verso il primo monastero, quello della Pantanassa, memori delle parole di un amico che poco prima ci aveva ricordato che essendo l’unico ancora in funzione chiudeva prima degli altri visitabili all’interno del sito per lasciare spazio alle preghiere delle poche suore che ancora lo abitano. Ci arriviamo in pochi minuti di sentiero, senza renderci nemmeno conto del dislivello e appena entriamo veniamo colti da emozioni fortissime. Non mi vergogno a dire che alla vista degli splendidi affreschi della chiesa i miei occhi si sono inumiditi e presto sono scese delle lacrime di commozione; sono stato sopraffatto dalle emozioni che quel luogo mi ha trasmesso in modo del tutto incontrollabile. 

Uno scorcio di Mystras


Posso dire che mille foto di questo luogo, anche le più belle o le più professionali non potranno mai trasmettere l’intensità delle emozioni che suscitano gli storici resti dei tanti monasteri di Mystras, è un luogo da cui non si puo’ prescindere se si visita il Peloponneso, un luogo così pieno di storia e di cultura che pur antica si respira chiaramente anche ai giorni nostri. 

Il temporale che presto giunge prepotente ci scoraggia dalla salita verso la zona del castello ma ci permette di poter visitare con un clima meno torrido la parte bassa del sito al quale possiamo dedicare il tempo necessario appena è spiovuto. 

La serata si rivelerà in realtà quasi freddina e la cena non all’altezza delle aspettative ma la giornata è sicuramente da appuntare come una delle più emozionanti dei nostri viaggi.

Aneddoti del giorno

oggi ci aspetta una giornata di spostamenti; ovviamente già in ritardo sulla tabella di marcia ci fermiamo un paio d’ore a Kotronas, una bella baia comoda e con un piccolo porto che mi è piaciuto tantissimo. Camminare fra le barche in attesa di essere riparate, o fra quello che ne resta, mi piace molto. Mi piace molto anche vedere le reti pronte per il giorno dopo, già caricate o in attesa di essere rimesse a bordo. Il porto divide la baia in due, noi siamo stati nella parte adibita a spiaggia, comoda e sabbiosa, ideale per le famiglie con bimbi; l’altra parte è composta in prevalenza da scogli; su uno di questi una coppia di gabbiani parlottavano stridenti fra loro. Lungo la strada non troviamo le mie adorate caprette al pascolo ma una bella mandria di mucche che guardavano incuriosite il nostro passaggio ruminando allegramente. A Gythio troviamo una bella taverna per il nostro pranzo, finalmente nel menù trovo le bamia (ottime). Vediamo il punto di arrivo della nostra giornata sempre più vicino, anche se manca circa un’ora di viaggio. Purtroppo niente relitto! Dobbiamo velocizzarci se vogliamo trovare aperto l’unico monastero ancora abitato della cittadella. Via di corsa quindi! Attraversiamo Sparta e, nessuno me ne voglia, devo dire che secondo la mia opinione è davvero poco interessante, ma i suoi dintorni e gli sterminati aranceti che arrivano fino alla sua periferia sono meravigliosi. Mystras è indescrivibile. Imponente, fortificata, dove il sacro si fonde con la vita di ogni giorno. Rimaniamo quattro ore fra le sue mura, usciamo praticamente alla chiusura. Mystras è un luogo che mi ha colpita moltissimo ma mi è difficile raccontarlo. Forse perché tocca davvero la profondità umana o forse perché si respira un misto di divinità e antichità. E’ un luogo che più che visto va “respirato”, soprattutto nei suoi angoli più nascosti. Ho avuto la fortuna di esserci con il sole battente e poco dopo sotto la pioggia e dopo ancora immersa nell’umidità del tramonto. Per tornare ad argomenti più “terreni”, la nostra cena non è stata un granchè ma la stanza da bagno del nostro alloggio era davvero superlativa. Ho indugiato mezz’ora sotto la doccia e la crema idratante in dotazione in camera era stupefacente!!!!! 

11° GIORNO: da Mystras a Elafonissos

Dopo alcune giornate impegnative per gli spostamenti e le tante attrazioni da vedere lungo il percorso, ci aspetta Elafonissos, con il suo mare dai colori spettacolari che tante volte abbiamo visto sorvolando la zona in aereo. Lasciamo il nostro albergo, quasi di lusso per i nostri standard e ci portiamo verso il golfo di Laconia passando tra splendidi paesaggi agricoli, gli uliveti lasciano spazio agli aranceti in prossimità del mare dove percorriamo una splendida strada che dopo alcuni saliscendi ci conduce a Elea, piccola località balneare molto frequentata dai locali. Ci fermiamo per il solito ristoro a base di caffè e ne approfittiamo anche per una nuotata nella baia del paese. Rilassati e rifocillati ripartiamo verso Punta: qui prendiamo il traghetto che in pochissimi minuti ci porta sull’isola di Elafonissos. Non riusciamo a resistere al richiamo della baia di Simos che raggiungiamo subito nonostante sia quasi sera. La sabbia che ci accoglie e finissima e bianchissima, intravediamo il mare tra dune ricoperte da una vegetazione ricchissima di alberi di cedro, arbusti profumati, cespugli di ginepro, timo, erica e salvia.

Le baie di Simos


Anche il mare è paradisiaco proprio come me l’aspettavo; cediamo al richiamo della spiaggia attrezzata e prendiamo l’ombrellone e i lettini per far riposare le nostre “stanche membra” e godere della bellissima baia tra un bagno e un altro in totale relax. La giornata è passata velocissima, è subito sera, si cena e ci si prepara per una nuova avventura.

Aneddoti del giorno

la baia di Elea è stata una piacevolissima scoperta, davanti a un frapè scriviamo le cartoline (sì, le mandiamo ancora) ai miei a ad una cara amica che non viaggia con noi ma che ogni volta è come se fosse seduta in taverna con noi e che “ci guida” via Whatsapp nel nostro peregrinare. Facciamo un lunghissimo bagno lasciando tutti i nostri averi sulla spiaggia. Qui ho trovato un bel banco di posidonia e mettere la maschera mi ha permesso di vedere quanto fosse “abitata”. Una bella baia azzurra con tanti pesci, senza ombrelloni e lettini, solo sabbia e mare e tanti bimbi che giocavano sorvegliati dalle nonne. Pranzo veloce in una taverna “moderna” vicini al piccolo porto, qualche foto vicino alla piccola chiesetta bianca e via di nuovo verso il traghetto che ci porterà ad Elafonissos. L’aspettativa è sempre più alta! I pochi minuti di navigazione sono meravigliosi e appena arrivati ci dirigiamo verso la baia di Simos che è davvero splendida e che ti proietta in quella “cartolina” che hai immaginato sorvolandola in aereo. E’ bellissima la breve camminata per raggiungerla fra cedri e piccole dune bianchissime su passatoie di legno. Pur essendo un luogo molto conosciuto e molto frequentato, non si è perso del tutto quel profumo di natura che contraddistingue i luoghi più isolati. Acqua splendida, caldissima, trasparente. Dopo ricerche intense su Google capiamo di aver fatto il bagno sopra ad una piccola razza nascosta sotto la sabbia. Il Peloponneso ha una natura molto viva, anche in mare ci sono moltissimi pesci. Aspettiamo il tramonto ancora umidi e torniamo a cercare il nostro alloggio, che non è proprio in una posizione invidiabile ma che è comodo e rilassante, con un terrazzo (purtroppo senza vista) ampio e comodo, ideale per le chiacchiere della buona notte. Il posto è davvero stupendo, ma ammetto che l’atmosfera non mi ha coinvolta più di tanto. Ho trovato tante cose un po’ “forzate” e ho amato più la veste “di giorno” rispetto a quella “serale”. Ciò non toglie che è un luogo che ho apprezzato e che rivedrei più che volentieri.

12° GIORNO: le spiagge di Elafonissos

Siamo arrivati su questa piccola isola da poche ore ma questa mattina decidiamo di riprendere il traghetto verso Pounta (questa volta senza l’automobile) per raggiungere Pavlopetri di cui avevamo sentito tante volte parlare; l’interesse per la scoperta di un sito archeologico sottomarino è davvero alta così partiamo presto e siamo di nuovo sul continente. La giornata è molto calda ma una brezza piacevole tira nello stretto che ci separa dall’isola. Per raggiungere la spiaggia percorriamo una strada polverosa che lambisce la zona umida alle spalle della linea costiera. Nelle ultime centinaia di metri sembra proprio di camminare sul fondo prosciugato per i mesi estivi di quella che in inverno dovrebbe essere parte della palude. Siamo in pochissime persone, noi e qualche camperista posteggiato proprio a ridosso della spiaggia, nel mese di Luglio una situazione da sogno. Jenny prende subito la maschera e via a esplorare il basso fondale in cui sono chiaramente visibili i resti della antica città di Pavlopetri. 

Pavlopetri

 La mattinata è bellissima e molto emozionante, fra le dune alle spalle della spiaggia si intravedono anche i resti di altre costruzioni affiorate dal mare e una zona di sepoltura, noi amiamo queste particolarità ed aver trovato una zona che combina un mare meraviglioso ad un interesse storico ci rende davvero felici.

Tramonto a Kato Nisi

Nel pomeriggio decidiamo di tornare ad Elafonissos: vorremmo provare la baia “grande” di Simos ma il vento la rende quasi impraticabile, per fortuna la conformazione del promontorio rende la “piccola” Simos completamente priva di onda e di vento, una pacchia. Tra un bagno e l’altro e una camminata fino in cima al promontorio per fotografare al meglio il panorama il pomeriggio è quasi terminato, decidiamo di spostarci a Kato Nisi per godere del tramonto su questa spiaggia rivolta ad ovest, l’intuizione si rivela azzeccata, questa spiaggia ci regala un tramonto davvero mozzafiato.

Aneddoti del giorno

parto con il dire che Pavlopetri e la sua distesa dorata mi hanno davvero rubato il cuore. Qui mi sono sentita davvero libera. Arriviamo al “cornino” di spiaggia che indica la città sommersa con una voglia di immergerci in acqua al limite dell’insostenibile tanto che mi sono tolta il copricostume praticamente già a metà strada. Siamo noi e un’altra famiglia italiana che ci dice che purtroppo non si vede molto perché la marea ha riportato parecchia sabbia ma non demordo, qualcosa si vedrà!! Esploriamo i dintorni, ci avviciniamo alle due tombe poco distanti dal mare, è intuibile solo l’ingresso ma ci sono, quindi ci sarà anche la mia città tanto sognata. Mettiamo la maschera e iniziamo a nuotare, e nuotiamo effettivamente sopra una città. Sono assolutamente distinguibili i resti dei muri perimetrali delle case, gli ingressi sono molto ben visibili, e in un angolo di una casa si possono ancora vedere piccoli pezzi di coccio di uso quotidiano. E’ una visita che possono fare tutti semplicemente con una maschera, l’acqua è bassa ma occorre stare attenti alle correnti, che sono abbastanza forti e che portano al largo senza che sia così semplice accorgersene. Tornare a riva mi è costata una bella nuotata controcorrente, e una bella fatica. Ma ne è davvero valsa la pena. Uscita dall’acqua ci asciughiamo sulla sabbia (dopo una leggera lavata di capo da parte della mia metà che non condivide appieno le mie imprese acquatiche) facciamo un altro bagno oltre il “cornino” della spiaggia. Qui le correnti sono sparite, e ci godiamo un bagno in acque turchesi e con un fondale morbidissimo in compagnia di un sacco di pesciolini che nuotavano fra piccole rocce, le uniche presenti. Ci asciughiamo correndo sul bagnasciuga preceduti dai gabbiani per riuscire a prendere il traghetto da Pounta che ci riporterà ad Elafonissos. Le corse sono moltissime durante la giornata ma vista la “famona” che ci ha preso vogliamo tornare per un pranzo in taverna. Ne scegliamo una vicino al porto e pranziamo direttamente sul mare, io con un ottimo polpo in umido accompagnato dalla pasta (che non credevo ci fosse), ottimo!! Al pomeriggio di nuovo a Simos e poi a Kato Nisi per goderci il tramonto. Spiaggia ovviamente non scenografica quanto quella di Simos, ma che regala un tramonto magnifico e “lunghissimo”, restiamo in acqua fino a quando questa diventa oro ed usciamo ad asciugarci guardando il sole sparire piano piano in mare. L’intensissima giornata piena di soddisfazioni ci fa soprassedere su una cena da dimenticare. E sul fatto che un libro famosissimo in Grecia (L’Isola di V. Hislop) è presente anche qui in tutte le lingue (francese, inglese, tedesco...) tranne che in italiano. Imbuchiamo l’ultima cartolina e ci facciamo una passeggiata notturna fra negozietti, vicoli e gatti e finalmente a nanna. 

13° GIORNO: verso Monemvasia

Fa sempre più caldo, siamo stati benissimo in queste giornate a Elafonissos ma la strada è ancora lunga e dobbiamo iniziare a spostarci verso nord. Ci rendiamo conto che purtroppo dobbiamo rinunciare ad alcune tappe, lasceremo la foresta pietrificata nei pressi di Neapoli e la grotta di Kastania per il prossimo viaggio nel Peloponneso puntando direttamente verso Monemvasia.

La strada che scegliamo per raggiungere la rocca di Monemvasia è un continuo saliscendi tra rilassanti paesaggi mediterranei che ci fa apprezzare il lungo spostamento. Arriviamo alla cittadella prima di pranzo, non proprio l’ora migliore per una visita con il sole a picco di Luglio. Ce ne accorgiamo subito, siamo stanchi e accaldati, apprezziamo le viuzze della parte bassa del paese ma non abbiamo le forze per salire in cima alla rocca (peccato! Sarà per un'altra volta). 

L’atmosfera medievale del paese è davvero particolare, meriterebbe molto più tempo di quello che riusciamo a dedicargli ma oggi facciamo davvero fatica, quello che più ci attira è un pranzo in un fresco giardino affacciato sul mare, ci prendiamo il tempo per scegliere la taverna che più ci ispira e in poco tempo troviamo la location desiderata.

Monemvasia

Ci rilassiamo in questa corte ombreggiata con i deliziosi gusti e profumi della cucina greca, parte importante di ogni nostro viaggio e giunge però l’ora di riprendere l’auto perché la prossima tappa richiede un viaggio molto più lungo di quanto la distanza geografica sembrerebbe prevedere. Non rinunciamo comunque ad un frappe (e dolcetto) in una buonissima pasticceria proprio all’imbocco del ponte nel paese di Gefira e alle nostre tappe intermedie (spesso delle vere rivelazioni dei nostri viaggi).

Optiamo per la strada costiera fino a Gerakas, rimaniamo quasi sorpresi da questo fiordo che parte paludoso per poi stringersi e riaprirsi verso il mare aperto. Ci possiamo fermare solo pochi minuti per una limonata ma non vogliamo rinunciare all’assaggio di questo luogo che ci lascia una piacevole sensazione. 

Il fiordo di Gerakas

Tornando sulla strada percorriamo quella che definiremo nei giorni successivi “Road to Nowhere”, sembra di essere lontani dal mondo moderno, immersi tra montagne ricche di pastorizia e apicoltura in questi altopiani apparentemente desolati ma così interessanti lasciamo volare la nostra fantasia per essere quasi risvegliati dalla vertiginosa strada che sembra quasi buttarsi da una scogliera verso la tappa finale del nostro spostamento: Kiparissi.


Aneddoti del giorno

si parte da Elafonissos con la voglia di vedere ancora un po’ di mondo! Questi giorni rilassanti di mare e sole ci hanno rilassato e riposato, quindi partiamo carichi di energia. Arrivati a Monemvasia ci scontriamo immediatamente con il problema parcheggio. Troviamo un buco giusto giusto per la nostra macchina abbastanza lontano dalla porta di ingresso nelle mura. La giornata è caldissima e mentre Danilo mi raggiunge io mi perdo in mille foto sotto il sole godendo del venticello fuori le mura…venticello che sparirà appena varcato l’ingresso. Monemvasia è un gioiello!! Semplicemente bellissima, soprattutto dopo l’inizio invaso da taverne e negozietti. Appena passiamo la prima piazza con la prima chiesa il sapore cambia radicalmente e ci si trova proiettati tra pietra chiara di abitazioni diroccate accanto a recenti ristrutturazioni. Perdersi nei vicoletti e arrampicarsi verso l’alto fra bouganville ed enormi piante di fico, fra piante grasse ed erba bruciata dal sole è più faticoso del previsto, soprattutto per la temperatura che raggiunge i 38 gradi. Abbiamo una lingua di caldo che ci avviluppa rimbalzando sui muri. Desistiamo…non riusciremo ad arrivare alla rocca e la visione dall’alto per questa volta non riusciremo a vederla. Quindi perché non fare un bel pranzetto all’ombra? Scegliamo una taverna con un bel cortile ombreggiato e pranziamo qui. Poi di nuovo verso la nostra tappa “finale” del giorno. Per i golosi e per ammirare dal basso Monemvasia, consiglio vivamente il caffè pasticceria proprio all’imbocco del ponte. Una merenda spettacolare. Via di corsa…ma vuoi non fare una sosta a Gerakas, che assomiglia incredibilmente ad un fiordo, per la sua struttura ma non per la sua vegetazione. Ci fermiamo una mezz’oretta per godere di un bel sole e della completa tranquillità del luogo. Se qualcuno cerca pace e isolamento questo è un luogo consigliatissimo, ma ricordate che non c’è nulla di accessorio al relax. Si riparte per l’ultima tappa della nostro viaggio di oggi, direzione Kiparissi. Su queste strade ritrovo finalmente le mie caprette curiose e i cuscini di timo fiorito che tanto amo. La distanza è ridotta, ma i tempi di percorrenza no…è un tratto di strada che va presa con calma, sia per la bellezza del tragitto, sia perché non è una strada scorrevole “semplice”. Ricordatevi o ricordate a chi guida che è meglio fare rifornimento di carburante per avere il serbatoio pieno, perché a Kiparissi non esiste un luogo dove fare il pieno se non affrontando un’ora abbondante di strada (ce ne accorgeremo la mattina seguente…) Ad oggi parrebbe sia stata aggiunta una pompa di benzina all’ingresso del paese ma di questo non ho trovato indicazioni sicure. Cena in una taverna semplicemente perfetta, con la yiayia che domina la famiglia e i nipotini che giocano fuori dalla cucina, noi in veranda ci gustiamo piatti e atmosfera fantastica.

14° GIORNO: road to Nowhere

Ci svegliamo qui, a Kiparissi, sembra di essere fuori dal mondo, dal balcone le montagne retrostanti salgono veloci come delle scogliere e limitano in maniera netta la piccola pianura ricca di vegetazione dove è insediato il paese, a est il blu del mare completa il senso di isolamento della zona. Questa sensazione di isolamento è però tutt’altro che negativa, si respira un aria di tranquillità dai ritmi lenti e dal sapore antico, la situazione ci aggrada e ci piace molto. Un solo piccolo market, nessun bancomat né pompa di benzina (e ce ne accorgeremo) …solo pace e tranquillità. Siamo costretti proprio per la paura di rimanere senza benzina ad affrontare uno spostamento imprevisto che ci allontana nostro malgrado per tutta la mattinata da quella che doveva essere la giornata di relax totale, tutto sommato riusciamo a trovarci del positivo; il viaggio verso Molaoi (toccata e fuga per benzina, bancomat e caffè) si svolge lunga la nostra “road to nowhere”, non incontriamo quasi nessuna automobile né essere umano, solo molte capre, una vegetazione  quasi di alta montagna ricca di cespugli di timo fiorito e numerosissime arnie, testimonianza della grande produzione di miele della zona. 

Road to Nowhere


Riusciamo a godere anche di questa mattinata “persa” (più di 3 ore per 40 km a/r) grazie agli splendidi paesaggi che abbiamo attraversato e alle atmosfere che ci hanno evocato. 

Finalmente riusciamo a spiaggiarci a Fokiano, altra baia della zona ora facilmente raggiungibile da una moderna strada che corre lungo  la scogliera da Kiparissi dirigendosi verso nord. Avevo visto questa strada in costruzione qualche anno prima passando sopra questa zona con il nostro aereo di ritorno da Creta e mi sembra così strano percorrerla con la macchina… Anche a Fokiano la presenza umata è piuttosto limitata per essere nel mese di luglio, la baia ha un mare di un blu intenso ed è formata da ciottoli bianchissimi, una piccola taverna e alcune file di ombrelloni ci invitano al meritato relax giornaliero. Riusciamo a non sentire i quasi 40 gradi di oggi grazie alla piacevole brezza che spira in maniera costante e tutt’altro che fastidiosa. 

La baia di Fokiano

Tra un bagno e l’altro il tempo passa tranquillo qui a Fokiano; tornando verso il nostro alloggio decidiamo di fermarci per un ultimo bagno anche nella baia adiacente al paese. Calcoliamo male l’ombra delle alte montagne che anticipano il calare del sole e non riusciamo ad asciugarci per bene al sole: saliamo in auto ancora umidi e ci avviamo a terminare questa splendida giornata in questo luogo che meriterà in futuro una maggiore permanenza.

Aneddoti del giorno 

un monito a tutte noi donne che viaggiano con le proprie metà: imponetevi e fate fare rifornimento anche se non siete proprio proprio in riserva!!!!!!!! Il buongiorno sul terrazzino guardando le montagne e i cipressi è davvero emozionante, la luce sembra quasi bagnata sulle foglie degli ulivi. Mentre mi godo la tranquillità del momento sentendo caprette belare e galline razzolare mi accorgo che il morale in camera è decisamente più concitato…perché mai visto che dobbiamo solamente infilare un costume e arrivare alla spiaggia?? Presto detto, perché qualcuno durante la notte ha cogitato che era meglio fare benzina ieri perché siamo quasi in riserva e prima di restare a piedi c’è da fare rifornimento! Risultato: tre ore di auto per recuperare all’errore fatto e una mattinata in spiaggia persa. Ma se già, come a me, vi sale il crimine, posso dire che questa deviazione ci ha portato a vedere luoghi quasi di alta montagna, praticamente tutti per noi e condivisi con moltissime caprette curiose, e uno stop di metà mattina allietato da un bel frapè! Arriviamo a Fokiano all’ora di pranzo, mangiamo un’insalata greca praticamente sui ciottoli della spiaggia e poi ci stendiamo sui lettini dopo un bel bagno rinfrescante. Il mio cellulare mi dice che in spiaggia ci sono 42 gradi, ma il venticello che si è alzato rende il caldo assolutamente sopportabile, tanto che mi assopisco sotto l’ombrellone e mi faccio un bel pisolino, cosa che di solito non riesco mai a fare. In questa baia nascosta e poco frequentata il mare è meravigliosamente blu, profondo dopo pochissimi metri dalla riva, è un mare per nuotare e per guardare i pesciolini con la maschera. Il pomeriggio finisce nella spiaggia poco fuori Kiparissi. Noi non siamo stati purtroppo nella spiaggia del paese, che tra le altre cose, oltre ad essere paesaggisticamente splendida, era pure Bandiera Blu. Dopo la nostra cena in taverna con il buio come amico (andiamo a cena che sono quasi le 22) torniamo in albergo e iniziamo a sentire che il nostro viaggio è ormai agli sgoccioli…

15° GIORNO: verso Nafplio

La nostra permanenza in questa zona così apparentemente remota è durata davvero troppo poco, è già giunta l’ora di partire verso Nord per avvicinarci ad Atene. Iniziamo la mattinata visitando il porticciolo di Kiparissi (il nostro alloggio si trovava in realtà in una frazione sull’altro lato della baia), davvero caratteristico e molto suggestivo con le case che sembrano adagiate direttamente sul mare contornate da una ricca vegetazione.

Il porticciolo di Kiparissi
Ripercorriamo per l’ennesima volta la strada che si inerpica sulla montagna passando tra le strettissime vie del vero e proprio borgo collinare di Kiparissi prima di tagliare longitudinalmente tutta la parete rocciosa a picco che ci aveva accolto due giorni prima con un certo stupore. Nella realtà questa è l’unica strada che esisteva fino a qualche anno fa per raggiungere questa zona, ora è possibile passare dalla zona di Fokiano e da qui su strade secondarie raggiungere la zona di Leonidio; da informazioni cercate sul web pare che nei prossimi anni la strada “moderna” verrà prolungata proprio fino a Leonidio rendendo così la zona decisamente meno isolata. La nostra intenzione però era quella di inoltrarci ancora per qualche ora nella parte più montuosa dell’Arcadia e per questo la nostra scelta è caduta sulla unica vecchia via di comunicazione. I paesaggi che attraversiamo sono davvero diversificati e rendono come sempre lo spostamento una delle parti più interessanti del nostro viaggio. Passiamo per la solita “road to nowhere” di cui ci siamo innamorati con il suo paesaggio brullo ricco di cespugli fioriti per poi trovarci per davvero in mezzo alle montagne e ad una vera e proprio foresta di conifere. Questo paesaggio ci accompagna fino al paese di Kosmas, porta di accesso ai sentieri del vicino monte Parnone, una scoperta inaspettata: qui troviamo un negozio di prodotti tipici dove il miele la fa da padrone… e che Miele. Da Kosmas scolliniamo e iniziamo a percorrere una gola quasi surreale, la strada si snoda tra le anse scavate dal fiume Dafnon incastrata tra alte pareti aride e a picco. Prima di Leonidio ci fermiamo a visitare il monastero di Elonas, quasi sospeso tra cielo e terra, sicuramente da visitare se si passa da questa zona. 
Il Monastero di Elonas
A Leonidio le pareti della gola assumono una tipica colorazione rossastra e questa lascia spazio ad una zona pianeggiante formata dai detriti del fiume, nella quale ci infiliamo alla ricerca di una taverna in riva al mare tra lussureggianti aranceti. Il tempo vira al brutto e mentre pranziamo il mare si increspa notevolmente dando vita ad un fenomeno di burrasca tanto improvviso quanto spettacolare. 


Riprendiamo quindi la nostra strada verso nord costeggiando il lato più orientale del Peloponneso in direzione Nafplio, con l’obiettivo in vista ci fermiamo dapprima per un freddo cappuccino in una località decisamente giovane sul bordo occidentale della baia di Argo (sembrava di essere a Rimini) quindi per una visita al sito archeologico di Tirinto, in un affascinante stato di semi-abbandono soprattutto se paragonato al sito di Micene (che visiteremo il giorno successivo) e con cui condivide l’iscrizione al patrimonio mondiale dell’Unesco. Le mura ciclopiche sono impressionanti e la visita ci riempie gli occhi e ci fa stringere il cuore, il tutto in assoluta solitudine.

Le mura ciclopiche di Tirinto

Giungiamo in serata a Nafplio, stravolti, con qualche difficoltà troviamo il nostro alloggio alle pendici della collina che ospita il forte di Palamidi e godiamo della splendida vista sul golfo dal nostro balcone. Anche questa giornata è stata piena e ci rendiamo conto che le energie iniziano a scarseggiare. Batterie quasi scariche…

Aneddoti del giorno 

questo giorno è all’insegna delle nuvole che rincorrono il sole, troveremo gocce di pioggia improvvisa seguita da caldi raggi solari. La vegetazione dell’Arcadia ci stupisce, qui ci sono gole coperte da conifere. Arriviamo al piccolo villaggio di Kosmas che mi ha, come molti altri, rubato un pezzo di cuore. La sosta in pazza è quasi d’obbligo, platani secolari creano un verde soffitto che ci ripara dalle pioggerella leggera. Ne approfittiamo per l’immancabile frapè e per fare un po’ di scorta di miele da riportare a casa. Proprio sulla piazza si affaccia il negozio che sembra fatto apposta per me: miele, confetture, dolci da forno, erbe, preparazioni con la cera d’api e la lavanda…un paradiso davvero. Scopro il miele di Arbutus (corbezzolo) a basso impatto glicemico e la marmellata di agrumi senza zucchero, io e la padrona di casa condividiamo gli stessi problemi con lo zucchero e questo ci porta ad una bella chiacchierata come se ci conoscessimo da una vita. Ho imparato molto in questa breve visita. Ripartiamo in direzione del monastero di Elona, aggrappato e custodito dalla roccia viva della montagna come un nido d’aquila. L’atmosfera che si respira nei monasteri mi affascina sempre un sacco, e la vista da questo è spettacolare, spaventa quasi affacciarsi e vedere tutta la valle ai tuoi piedi, come in un ascensore di vetro ma senza pareti protettive, sulle ali del vento viene quasi voglia di provare a volare! All’ingresso ci accoglie un vassoio di loukoumi e dell’acqua fresca, un saluto per quelli che decidono di immergersi per un attimo in questa nicchia di pace. La nostra visita dura per me troppo poco, ma si riparte alla volta di Leonidio, che troviamo insolitamente deserta e insolitamente chiusa. Un pranzo decisamente tardivo in una piccola taverna affacciata sul mare ci lascia senza fiato. Onde parecchio alte, nuvoloni neri, vento abbastanza forte ci fanno compagnia. In tutto ciò, una signora temeraria si gode un bagno che non riesco davvero ad immaginare rilassante…la fisso perché ad ogni secondo ho la sensazione che verrà travolta, ma credo fosse una creatura marina nella sua vita passata perché nulla turbava il suo bagno. Verso sera siamo ormai vicini a Napflio, ma prima di arrivare alla nostra sistemazione ci fermiamo a Tirinto. Eravamo solo noi ed il custode, incredibile che un sito così eccezionale sia decisamente ignorato da molti visitatori. Ci siamo incamminati in un bel parco fino ad arrivare ai piedi delle mura ciclopiche che sono veramente impressionanti. Pensare che gli uomini abbiano potuto spostare massi di una grandezza del genere ci lascia decisamente perplessi, ma quello che mi rapisce di più è la vista che ho tra quel che resta del palazzo di nuvoloni minacciosi che dominano la pianura sottostante. Il mito e i giorni nostri che si incontrano. Vaghiamo per un paio d’ore tra antichissime pietre e prati fioriti, sono un po’ rattristata dal vedere che la cura per questo sito archeologico sia un po’ approssimativa (diciamo pure scarsa) e forse proprio per questa sua “solitudine” l’ho eletto a beniamino del nostro viaggio, una città fortificata del III millennio a.C. tutta per noi. Arriviamo a Napflio nel nostro alloggio, abbiamo a disposizione una camera molto ampia, poco meno del nostro appartamento “di casa” ma con un terrazzo decisamente più spazioso e con una vista invidiabile, siamo proprio sotto il castello che si illuminerà con il buio e vediamo la città che si stende fino al mare. La immaginavo molto più piccola. Usciamo per cena che sono quasi le 22 e troviamo un posticino poco distante che fa cucina tradizionale ma rivisitata in chiave moderna; la nostra prima scelta in realtà non era questa, ma una piccola taverna (più una tavola calda) che fa cucina super tradizionale. Ovviamente siamo arrivati tardi, la signora si è scusata perché era tutto finito. Lei cucina alcuni piatti che variano di giorno in giorno, e finchè ce n’è tiene aperto, poi chiude. Ci ha raccontato tutto questo mentre riordinava il suo spazio di lavoro, ci ha fatto accomodare a un tavolo e in pieno stile greco, ci ha portato delle melanzane ripiene di carne, un piccolo assaggio per farci capire la sua filosofia di cucina, chiedendoci scusa perché per lei ci stava servendo “degli avanzi”, per noi sono state così buone che abbiamo deciso di prenotare per il giorno dopo. Ci ha dato un biglietto da visita, ci ha detto di chiamarla che ci avrebbe letto il menù e ci avrebbe tenuto in caldo tutto quello che desideravamo. Non lo so, io mi sento sempre come se andassi a pranzo a casa della zia o della nonna che ti viziano con le cose che preferisci…La giornata è stata davvero intensa e per quanto si abbia voglia di esplorare un po’ i dintorni, finiamo a chiacchierare sul nostro terrazzo fino a tarda notte, ad ascoltare i gatti e il silenzio. 

16° GIORNO: Micene ed Epidauro

Il nostro viaggio è ormai quasi al termine ma le meraviglie da vedere sono lungi dall’essere terminate. Dopo una giornata di tempo instabile oggi fa veramente caldo, la scelta più coerente da fare sarebbe quella di andare alla ricerca di una baia ventilata lungo le coste dell’Argolide e rilassarci al fresco della brezza marina (cosa di cui avremmo veramente bisogno) …ma Micene è li che ci aspetta, non possiamo rinunciarci per nulla al mondo. La raggiungiamo comodamente dalla nostra base e la visitiamo per l’intera mattinata estasiati dalla imponenza delle strutture che vanno a formare questa città fortificata con le mura ciclopiche, le immense tombe a tholos e il magnifico museo che rende completa l’esperienza di visita. Forse per la prima volta in tutto il viaggio ci accorgiamo di essere in un luogo veramente affollato (fatichiamo addirittura a trovare parcheggio…) ma questo non sminuisce l’apprezzamento e l’interesse che ha ci ha suscitato… dopo siti archeologici quasi deserti è solo questione di riabituarsi. 

La porta dei Leoni di Micene
Torniamo a Nafplio per un pranzo in una piccola taverna (quasi più una gastronomia/tavola calda) che abbiamo scoperto per caso la sera precedente e torniamo nel nostro alloggio. L’idea originale era di visitare per bene la zona storica di questa città ma sapendo quello che ci aspetterà questa sera preferiamo prenderla con più calma e ritorniamo nel nostro alloggio. Questa sera ci aspetta uno spettacolo teatrale ad Epidauro e dobbiamo arrivare pronti per questo “evento”. Partiamo con il giusto anticipo ma la strada ci sembra molto più lunga del previsto e il tempo correre veloce, non arriviamo comunque in ritardo e appena ci affacciamo agli immensi parcheggi ritariamo la nostra idea di “luogo affollato”. Sembra che tutto la Grecia questa sera si sia riversata qui! Seguiamo la fiumana di gente fino ai piedi dell’antico teatro alla cui prima vista rimaniamo estasiati. L’emozione sale ad ogni gradino che affrontiamo e una volta seduti quasi non crediamo ai nostri occhi: siamo qui con più di 10.000 altre persone in attesa di una tragedia di Sofocle nello stesso luogo in cui questa stessa opera poteva essere rappresentata più di 2000 anni fa. Questa esperienza resterà per sempre nella mia mente e nel mio cuore. 
In attesa dell'Edipo RE al teatro di Epidauro
Assonnati e felici torniamo a Nafplio per la nostra ultima notte in terra ellenica, un po’ dispiaciuti per non aver visto nulla di questa città ma completamente soddisfatti anche per questa giornata ricca di esperienze significative.


Aneddoti del giorno 

piccolo dramma a colazione, la sera prima ho comprato inavvertitamente del latte scaduto…Danilo esce di buon grado per rimediare alla mia svista e intanto mi godo la tranquillità del nostro terrazzo. Partiamo per Micene sperando in un po’ di venticello, speranza vana…Micene ci accoglie in una mattinata torrida; forse per il caldo o forse perché è piena di gente, ci sembra ancora più imponente! Visitiamo la città, poi il museo alla ricerca di un po’ di frescura e poi le tombe a tholos, davvero impressionanti. Riesco ad essere l’unica nella tomba di Clitennestra, al minimo movimento dei miei piedi sui piccoli sassi che costituiscono la pavimentazione il rumore che si produce viene amplificato e sembra che qualcuno cammini vicino a te. Dopo la nostra visita torniamo a Napflio per il nostro pranzo, e credo di aver mangiato qui la miglior moussaka della mia vita (anche se la più buona in assoluto l’ho mangiata a Firenze, cucinata da una cara amica…ma questa è un’altra storia). Tentiamo di vedere qualcosa di Napflio ma non riusciamo nemmeno a raggiungere il mare…torniamo in camera per rilassarci un po’ prima della serata incredibile che ci aspetta e complice la pressione un po’ bassa e il fatto che il mio orologio mi dice che abbiamo percorso circa 120km a piedi in 17 giorni ci concediamo un bel pisolino coccolati dall’aria condizionata. Partiamo risicati per Epidauro, e mentre discutiamo in auto per un ingorgo di auto ci accorgiamo di essere arrivati nel parcheggio…troviamo un angolino sotto gli alberi e ci avviamo a passo sostenuto per un kilometro buono insieme a tantissima altra gente. Quando arriviamo al teatro brulicante di voci rimaniamo decisamente sbigottiti!! E’ come se tutto il paese dove abitiamo si fosse radunato lì, siamo più di 10.000! Raggiungiamo i nostri posti per assistere alla rappresentazione della tragedia, Edipo Re; questa serata è il mio regalo di compleanno e Danilo ha scelto dei posti favolosi!! Ci sediamo sulle pietre ancora calde del sole della giornata e ci godiamo l’attesa guardandoci attorno “con gli occhi a cuore”. Posso dire che è stata una emozione indescrivibile a parole, che è una delle esperienze più belle della mia vita e che l’intensità di quel momento la sento ancora adesso, a quasi due anni di distanza. Una usanza curiosa che assolutamente non mi aspettavo è l’hot dog dei chioschi appena fuori il teatro…è fantastico vedere donne e uomini elegantissimi e ragazzi in jeans e maglietta fare la fila e consumare camminando un hot dog…mica una spanakopita o un gyros, un hot dog!!! Mi appisolo a un’ora indecente sul nostro balcone per assaporare fino in fondo il profumo di queste notti greche…il nostro viaggio si concluderà domani pomeriggio e come sempre mi prende quella malinconia dolce ripensando ai primi giorni.

17° GIORNO: da Nafplio ad Atene

…e come tutte le cose belle anche questo viaggio sta per terminare. Dobbiamo giocarci al meglio le ultime cartucce. Partiamo verso Corinto con la speranza di veder transitare una grande nave dallo stretto e ci appostiamo nei pressi del ponte immergibile di Posidonia in trepida attesa. Con interesse scopriamo i resti degli antichi Diolkos, la via dei carri su cui venivano caricate le navi per attraversare questo istmo nella antichità, e poco dopo la nostra speranza (e curiosità) viene ripagata: una enorme nave mercantile battente bandiera Maltese sta arrivando dallo stretto, il ponte su cui eravamo transitati pochi minuti prima sta per immergersi. 

Il ponte immergibile di Posidonia
Archiviamo anche questa esperienza in qualche modo diversa da tutte quelle vissute in questo viaggio ma altrettanto interessante. Decidiamo di percorrere la costa passando da Loutraki fino a capo Heraion dopo aver lambito lo spettacolare lago di Voulagimeni con le sue acque che si mescolano con quelle del mare dando vita a delle colorazioni particolari. La zona di capo Heraion con il suo faro e i resti archeologici affacciati sul golfo di Corinto è l’ultima scoperta di questo nostro viaggio.
Capo Heraion
Pranziamo in riva al lago e pieni di tutte le meraviglie che hanno reso unico il nostro viaggio ripercorriamo l’autostrada verso Atene e il suo aeroporto chiudendo così l’anello del nostro percorso. Saliamo sul nostro volo salutando il Peloponneso con un sicuro arrivederci curiosi di scoprire in futuro altri segreti e bellezze di questo luogo così ricco di natura e di mito, di sole e di mare.


Aneddoti del giorno

oggi si parte per tornare a casa, quindi ci facciamo una bella colazione sul nostro terrazzo e controlliamo di aver messo tutto in valigia. Carichiamo l’auto e via in direzione Atene. Decidiamo di passare in zona Corinto alla scoperta di una basilica proprio vicino al mare, ma pur avendo localizzato il sito non riusciamo a trovare l’entrata…quindi ci dirigiamo verso il canale di Corinto, che personalmente adoro e che ha un posto ben preciso nei miei ricordi fin dalla scuola elementare. Parcheggiamo la nostra auto nei pressi del ponte immergibile di Posidonia, ci prendiamo un bel freddo cappuccino e passeggiamo nei dintorni degli antichi diolkos, sperando di vedere il ponte che si immerge. Appena deciso di ripartire vediamo che qualcosa sta accadendo e in fondo al canale ecco la sagoma di un mercantile guidato nell’attraversamento da un rimorchiatore. Manovra perfetta, il mercantile passa tutto il canale al centimetro e l’equipaggio ci saluta dal ponte! Abbiamo visto anche questo e ci è piaciuto un sacco. Ci dirigiamo verso Capo Heraion certi che sarà un luogo ideale per vedere qualcosa di bello e riempirci gli occhi di mare, sole e storia. Costeggiamo il mare, seguendo con lo sguardo il mercantile che adesso naviga da solo  e poi il lago di Voulagimeni fino al capo. Quello che ci aspetta dopo una breve discesa è davvero magnifico, e rimaniamo come sempre senza parole. Il mare qui è di un colore splendido e trasparente anche a una discreta profonità e i resti del santuario rendono il tutto perfetto. Del santuario dediacto ad Hera rimangono le fondamente, aalcune basi di colonna e un altare, e già nel IX secolo a.C. qui sorgeva un tempio, questo che si vede risale “solo” al VI secolo. Stiamo fermi sulle rocce guardando il mare e i resti ancheologici per un bel po’, non riusciamo proprio a staccarci. Ma bisogna andare…torniamo verso il lago e decidiamo che è un buon posto per il nostro ultimo (per ora) pranzo in terra ellenica e presto ci accorgiamo di aver fatto un’ottima scelta. Piccola taverna famigliare, proprio davanti al lago…non avere tempo per un ultimo bagno mi dispiace tantissimo. Facciamo scorta d’acqua per l’ultimo trasferimento, e finalmente ritroviamo l’acqua Loutraki che è davvero ottima. Via verso Atene e verso l’aeroporto, in macchina parliamo poco (strano) probabilmente perché siamo un po’ malinconici all’idea che il nostro viaggio si stia concludendo, un po’ perché stiamo ripercorrendo nella mente le nostre tappe. Ultimissimo stop, pausa frapè in una piccola area di sosta appena fuori Atene che già all’andata ci aveva accolti epr una piccola pausa post volo. Ne approfitto anche per infilarmi in auto e cambiarmi per mettermi in assetto “da volo”. Una ventina di minuti passano in un lampo e ci troviamo fuori dall’aeroporto per consegnare la macchina che insieme a noi aveva percorso un fantastico anello di più di 2000 km. Anche questa volta abbiamo fatto un bel giro!!! Volo in perfetto orario, ci godiamo il tramonto a bordo e atterriamo ad Orio al Serio con la testa piena di emozioni! Amo sempre i nostri viaggi in Grecia, ma questo è quello che come “viaggio” ho amato più di tutti.