Un’altra estate in Grecia, con destinazione Atene e l’isola di Kos.
di Giuseppe Brenna (giubren)
La
capitale ellenica risplende dopo i lavori di ristrutturazione che
hanno coinvolto i vecchi quartieri di inizio ‘900. Molti edifici
della Plaka sono ormai stati restaurati ed i lunghi viali pedonali
attorno l’Acropoli permettono di visitare la città in tranquillità
e lontano dai rumori del traffico.
Una
visita del centro storico può svolgersi nel corso di una giornata,
dove i principali siti archeologici sono raggiungibili a piedi.
Acropoli |
L’Acropoli
continua ad esercitare il suo fascino millenario, nonostante le
impalcature ingombrino i grandiosi edifici dell’epoca classica
dall’ormai lontano 1975. È stata una grande emozione rivedere
quei luoghi dove ero stato da bambino con i miei genitori...
ricordavo il gran caldo, i candidi frammenti architettonici a terra
abbaglianti per la forte luce e, soprattutto, quelle che mi
apparivano le altissime colonne del Partenone che allora era
possibile osservare all’interno del perimetro del tempio. Era il
lontano 1974... e posso dire di aver fatto appena in tempo a visitare
il sito così come dovrebbe riapparire in futuro, una volta finiti i
restauri.
Antica Agorà, Atene |
Tutt’intorno
si estende il panorama della città con le sue colline verdeggianti e
le aree archeologiche, che danno la piacevole impressione di aver
preservato il centro storico dalla speculazione edilizia moderna.
Acropoli, Atene |
Il
museo dell’Acropoli, aperto da appena un mese dalla nostra visita,
raccoglie preziose sculture e soprattutto i fregi del Partenone con
repliche in gesso di quelli mancanti custoditi presso il British
Museum
di Londra.
Le ariose sale e le pareti in vetro con vista
sull’Acropoli permettono di farsi un’idea precisa di come doveva
apparire il grandioso tempio di Atena nell’epoca del suo maggiore
splendore. La costruzione del Museo ha permesso di riportare alla
luce le fondamenta di un antico quartiere residenziale, visibile
attraverso la pavimentazione trasparente.
Dopo
l’intensa giornata dedicata alla visita della capitale, si parte
con un volo serale per l’isola di Kos, un luogo per me “familiare”
dopo aver ascoltato per tante volte i racconti di mio padre, ormai
ultranovantenne, che sentendo menzionare la Grecia come destinazione
di viaggio, non smetteva di rammentarmi di aver trascorso diversi
anni su quell’isola, che ai suoi tempi – assieme al resto del
Dodecaneso – apparteneva all’Italia. Appena atterrati, ci
trasferiamo in un comodissimo appartamento nei pressi di Kardàmena,
in un residence isolato e tranquillo di fronte al mare.
Oggi
Kardàmena, è una destinazione prediletta da giovani teen-agers
britannici e scandinavi che trascorrono le serate in rumorosissimi
disco-bar ad ubriacarsi. Prevalendo questo tipo di clientela, gli
stessi greci si lamentano per la gran confusione che determina un
allontanamento di molti altri visitatori.
L’isola
di Kos è estremamente interessante ed offre numerosissime
possibilità per visitare siti e villaggi, oltre ad essere una comoda
base per escursioni nelle isole vicine e sulla costa turca.
Lunga
più di 50 chilometri, Kos è preferibile scoprirla in macchina,
considerando i rilievi montuosi che nel centro dell’isola
raggiungono i 300 metri sul livello del mare.
Lunghe
spiagge sabbiose si susseguono nella costa sud-ovest fino alla
splendida Agios
Stefanos,
dove si trovano delle rovine di due basiliche paleocristiane.
Agios Stefanos |
Nella
estremità occidentale, sorge Kéfalos,
la seconda cittadina dell’isola per dimensione: poco frequentata
dai turisti, è piacevole girare per le sue strade ed entrare a
contatto con gli anziani dell’isola che parlano volentieri la
nostra lingua, retaggio dell’occupazione italiana durata fino al
termine del secondo conflitto mondiale.
Situata
quasi nel centro dell’isola, Antimachia
con il suo unico mulino a vento ancora funzionante e la sua
casa-museo in pietra arredata in stile tradizionale, offre ancora una
volta la possibilità di entrare in contatto con la popolazione
locale. Era in questo luogo che mio padre, giovanissimo soldato,
risiedeva con i suoi commilitoni. Ancora oggi vi sorgono numerose
caserme che ne evidenziano l’importanza strategica.
Un
anziano signore con più di 80 anni d’età si è avvicinato dopo
aver sentito che eravamo italiani... Ricordava com’era l’isola
prima del nostro arrivo e di come si trasformò successivamente. Gli
italiani costruirono le strade e portarono sull’isola la tecnologia
del tutto sconosciuta come le prime automobili. L’Italia veniva
vista come un grande Paese, ricca e sviluppata, che risvegliò le
isole del Dodecaneso dal secolare letargo della dominazione ottomana.
Ci raccontò di come aiutò due soldati italiani che si nascondevano
dalle truppe di occupazione tedesche verso la fine del conflitto. Mio
padre fu uno dei pochissimi sopravvissuti tra i reduci di Coo (come
allora l’isola veniva chiamata) in quanto più di trecento
ufficiali furono passati per le armi dai tedeschi che la invasero: si
salvò grazie ad un improvviso – quanto provvidenziale –
trasferimento nell’isola di Simi.
Questi
racconti sono un’emozionante conferma di quanto tante volte avevo
già sentito: nel complesso gli anziani sembrano serbare un ricordo
positivo della nostra presenza. Per questo stupisce e meraviglia
quanto spesso viene riportato dalle guide turistiche, che sembrano
dimenticare l’impegno, il lavoro e la dedizione di tanti giovani
connazionali che hanno sacrificato la loro vita in queste terre. Non
ho mancato di ricordare agli abitanti del posto che mio padre fosse
proprio lì ad Antimachia circa 75 anni prima ed ho ricevuto commenti
di stupore e sorpresa... Mi venivano indicati “gli edifici ad arco”
che erano stati costruiti dagli italiani, così come il nodoso albero
del cafénio tradizionale... un tempo gli italiani li avevano
piantati lungo tutta la strada principale del villaggio.
Kafenìo, Antimachia |
Nelle
immediate vicinanze, sorgono le ben conservate rovine del castello
dei cavalieri, da cui si gode una splendida vista.
Castello, Antimachia |
Le
spiagge della costa nord (Mastichari
e Marmari)
sono estremamente tranquille. L’arenile di sabbia chiara e le isole
di Kàlimnos e Pserimos all’orizzonte con la più lontana costa
turchese costituiscono un panorama incantevole.
La
città
di Kos
affascina per l’incredibile sovrapposizione di stili architettonici
che spaziano dall’epoca classica, romana, medioevale, turca e agli
edifici dell’epoca italiana.
Piccole graziose moschee ottomane
sorgono in prossimità di chiese ortodosse e delle rovine dell’antica
agorà romana, liberamente accessibile ai visitatori.
Kos città |
Dal
grande castello dei cavalieri spazia il panorama sul capoluogo
dell’isola; spuntano dai fitti palmeti minareti, campanili ed
antiche colonne corrose dal tempo.
Castello, Kos città |
Moschea Ottomana, Kos città |
Celebre
la piazza del platano d’Ippocrate: l’albero, piuttosto malandato,
si dice fosse quello sotto il quale il grande medico dell’antichità
(che qui ebbe i natali) impartisse le lezioni ai suoi allievi.
Sicuramente è uno degli alberi più vecchi d’Europa.
Ex palazzo di giustizia, Kos città |
Numerosissimi
sono gli edifici dell’epoca italiana dall’inconfondibile stile
del ventennio, particolarmente interessante il vecchio municipio che
dà sul porto con un déco’ orientaleggiante.
Ex Municipio, Kos città |
Non
lontano dal centro, sulle colline antistanti, si affacciano le tre
grandiose terrazze dell’Asklipieion,
il tempio dedicato al dio della medicina, presso il quale sorgeva
l’antico ospedale d’Ippocrate.
Questo sito archeologico, così
come le vaste rovine in città, sono tutte state riportate alla luce
dagli archeologi italiani e da loro restaurate.
Asklipieion |
Foro romano, Kos città |
Da
non perdere i villaggi montani dell’Asfendiou,
che permettono di immergersi nell’atmosfera bucolica che permeava
l’isola prima dell’avvento del turismo, tra i quali
l’insediamento di epoca bizantina di Paleo
Pilì,
abbandonato nell’800 a causa di una epidemia.
Dall’alto si godono
paesaggi mozzafiato sulle isole antistanti nel bel mezzo di un
paesaggio montano che quasi ricorda le Dolomiti; presso il piccolo
caffè antistante il forte abbiamo gustato in perfetta solitudine il
migliore yogurt al miele dell’isola.
Paleo Pilì |
Più
conosciuto il villaggio di Zia
per i suoi tramonti, molto meno il sottostante Lagoudi
– quasi del tutto spopolato – con il suo interessante cafénio
“The
Beautiful Greece”,
condotto dall’eccentrica Cristina di origine belga... provare per
credere.
tramonto dal villaggio di Zia |
A
Platani
risiede gran parte della residua minoranza turca, rimasta sull’isola,
in quanto il Dodecaneso italiano fu risparmiato dal doloroso
“scambio” di popolazioni tra Grecia e Turchia degli anni ’20.
Per tale motivo, rimasero in piedi i minareti delle moschee ottomane
mentre sul suolo ellenico indipendente furono abbattuti per
festeggiare la liberazione dal giogo turco.
Da
Kos si può raggiungere in mezz’ora di traghetto Bodrum
(l’antica Alicarnasso) in Turchia. In una splendida baia
scintillante si erge il castello di S.Pietro, eretto dai Cavalieri di
San Giovanni a difesa del porto nel quale oggi è ospitato un museo
di archeologia subacquea.
Castello di San Pietro, Bodrum |
Museo di archeologia subacquea, Bodrum |
Alicarnasso,
patria dello storico Erodoto, era un’importantissima città
nell’epoca classica, famosa per la grandiosa tomba monumentale
eretta per il satrapo Mausolo (da cui deriva il termine di
“mausoleo”), annoverata tra le 7 meraviglie del mondo antico: le
rovine si riducono oggi al basamento ed a resti di colonne, ben poco
dell’edificio che lasciò stupefatto Alessandro Magno al suo
passaggio in città.
Mausoleo, Bodrum |
Bazar, Bodrum |
Pothia |
Kàlimnos
conserva un’atmosfera più genuina essendo una destinazione meno
affollata: anche qui, sul porto del capoluogo Pothià,
si affacciano il municipio ed altri edifici di epoca italiana dalle
caratteristiche cupole orientaleggianti.
Ex Municipio, Pothia |
Ex municipio, Pothia |
Mio
padre ricordava che la pesca delle spugne un tempo si praticava anche
a Coo: i giovani che volevano sposarsi dovevano dimostrare di essere
capaci di rimanere a lungo sott’acqua per essere in grado di
pescarle e, a causa di ciò, molti restavano paralizzati per le
embolie. Tale attività tradizionale ancora non si è del tutto
estinta e nell’antico negozio di Papachatzis ancora si può
assistere alla lavorazione delle spugne e seguire le spiegazioni da
parte del proprietario, in perfetto italiano, sulla loro differente
qualità.
Papachatzis |
Molto
interessante il Museo Archeologico, non solo per l’eccellente
esposizione, ma anche per l’arredamento interno dell’antica villa
ottocentesca che lo ospita, appartenuta ad un ricco commerciante.
Imbarcando
la macchina sul traghetto, è possibile accedere anche alle spiagge
della costa occidentale di Kàlimnos tra cui Massouri,
estremamente piacevole con un’isola di fronte e simpatici locali e
ristoranti che accolgono una giovane clientela greca.
Una
vacanza a Kos vale assolutamente la pena, anche per immergersi in una
Grecia diversa dove i legami storici con il nostro Paese sono ancora
visibili... forse questo dovrebbe essere uno degli aspetti che i
visitatori italiani dovrebbero notare ed apprezzare maggiormente.
Prologo:
Il mio diario di viaggio a Coo risale al mese di luglio del 2009.
Allora mio padre era ancora in vita, portavo con me le sue vecchie
foto per entrare in contatto con la gente e per raccogliere le
testimonianze del passato. Anche lui, nell’ottobre del 1992 era
tornato nell’isola assieme ai pochissimi reduci sopravvissuti per
inaugurare una lapide commemorativa dei commilitoni trucidati dai
tedeschi e che oggi si trova esposta nel cimitero cattolico della
città.
Coo, 10 ottobre 1992 |
Lo
scorso mese di febbraio papà mi ha lasciato, non ho mai mancato di
mostrargli quelle foto anche nei suoi ultimi giorni, tra cui quella
che lo ritraeva sulla spiaggia di Kardamena nel 1940, che allora non
era frequentata da giovani ubriachi ma dalle ronde notturne che
intendevano prevenire possibili sbarchi nemici…
di tanto in tanto, emergevano le tartarughe marine per deporre le
uova, che però venivano raccolte dai giovanissimi soldati per
sfamarsi… tanti ricordi sono andati via con lui e ciò che ne resta
sono le brevi testimonianze che la mia memoria riesce a
disseppellire.
Coo, Cardamena 1940 |
Sfogliando
gli album di fotografie che negli ultimi anni si era dedicato a
riempire, sono commuoventi quelle che aveva scattato nel 1992 ad
Antimachia assieme ad un’anziana donna di nome Sevasti, la bambina
di 2 anni che correva dietro ai soldati per chiedere le caramelle.
Sevasti |
Peccato
non aver rintracciato quelle foto all’epoca del mio viaggio…