[PREMESSA: questo diario è fatto di lettere, più che informazioni
turistiche dettagliate contiene quello che volevo mostrare a mia mamma, che in
quel periodo era appena uscita dall’ospedale, per distrarla un po’]
Giovedì 1 giugno 2017
Giorno
1 - Si parte!
Imprevedibilmente
e incredibilmente si parte. Calcidica, meta sconosciuta ai più, che puntavo
come un gatto da quando, un paio di anni fa, mi sono imbattuta in una sua assurda
fotografia: polpi stesi come bucato in una spiaggia dal mare irresistibile...
L'areoporto di
Bergamo non arriva mai, il volo invece è velocissimo: appena un’ora e mezza per
sorvolare le frastagliate coste croate, la Bosnia, il Montenegro con i suoi
laghi, uno spicchio di Albania, la Macedonia macedone e atterrare al
Thessaloníki airport. Il posto finestrino e un cielo
terso mi han permesso di ammirare tutto come fosse una carta geografica
spiegata sotto di me, il gps offline di
sapere cosa stavamo sorvolando.
In
aeroporto c'è un omone con il mio nome scritto sbilenco su un cartello
altrettanto sbilenco, lo seguiamo e ci porta all'auto noleggiata, una Polo
blu nuova (aprile 2017!) dalla cilindrata di una lumaca, potete stare
tranquilli.
Un'ora di polveroso
tragitto e entriamo nella penisola di Kassandra, prima
delle 3 che compongono la calcidica. In realtà la penisola è un’isola, finisce
a collo di bottiglia e un canale la separa dalla terra ferma. Curiosi
osserviamo il mare avvicinarsi di qua e di là. Percorriamo una strada un po’
secca, tra cartelloni pubblicitari di agenzie immobiliari ed esercizi
commerciali costruiti a metà. L’aria profuma di estate che sta arrivando.
Giunti ad Afytos un
gomitolo di strade strette ci porta davanti alla nostra sistemazione: una
costruzione gialla con finestre azzurro pallido come le ringhiere in legno dei terrazzi
affacciati sul mare. La reception è deserta, ma come spesso accade negli studios della
Grecia facendo un po' di rumore spunta il proprietario, che in genere abita in
uno degli appartamenti. La stanza è spaziosa, essenziale e con una finestra
fantastica. Un piccolo supermercato di fianco agli studios ci
fornisce acqua e creme solari.
Sono le 20
(19 in Italia), l'assenza del pranzo si fa sentire… disfatti i bagagli iniziamo
ad aggirarci famelici per le strade del paese, ammirandone facciate e i panorami. I locali
del lungomare sono esteticamente stupendi ma sembrano un po' troppo
acchiappaturisti, nell’interno ne troviamo uno di nome Strombouli che si
rivela perfetto per mangiare piatti tipici, ci sediamo nel patio sotto a una
vite gustando polipo e sardine, e come da gradita usanza il dolce è offerto
dalla casa.
La
cameriera ci chiede informazioni sull'Italia, suo
paese preferito dove è stata più volte e cerca sempre di andare in vacanza… ridiamo
insieme, a noi il maldigrecia a lei il malditalia, sua prossima meta sognata
Firenze. Satolli passeggiamo e andiamo a dormire, cinguettii e sciabordio di
acque di sottofondo…
venerdì 2 giugno 2017
Giorno
2 – Afytos
Ho
scoperto che Aristotele era originario della Calcidica, e infatti molte cose
qui portano il suo nome. Afytos, il paese
dove alloggiamo, è delizioso. Curiosamente sembra un borgo di montagna, con le sue
case dalle facciate di pietra, i balconi di legno e le strette strade tortuose,
e invece affaccia sul mare, e che mare… Dal balcone contemplo l'alba, mentre
sul balcone della stanza accanto una signora inglese medita e fa yoga facendomi
venire in mente Kung Fu Panda. Un sole rosa spunta dalle acque immobili e da
quel momento inizia un gran traffico di rondini e volatili vari, canto di
galli, oche e chi più ne ha più ne metta… io che avicola non sono torno a
dormire un altro poco.
Dopo una
colazione con succo d'arancia e biscotti sul balcone ci bardiamo e incamminiamo
verso la spiaggia. Per darti un’idea il paese è tutto in alto, un po' come da
noi, e da una passeggiata tipo il nostro viale si vede che in basso, invece dei
noiosi campi, splende il mar.
Superiamo
cespugli e prati di papaveri ed ecco la spiaggia: è bianca e selvaggia, il sole
implacabile e il mare piatto sfoggia una serie di tonalità di azzurro stupende.
Sullo sfondo le montagne violacee della penisola di Sithonia, prossima
meta. Alle nostre spalle cespugli, in spiaggia solo noi e una ragazza con un
ombrellone bianco e rosso, all'orizzonte. Sembra una cartolina, una di quelle
foto in cui si è miracolosamente riusciti a far spostare tutti per prendere
meglio il panorama. C’è un cielo che non si può spiegare, te lo porgo in
fotografia.
L'acqua è
fredda e così trasparente che sembra… non esserci, più che di nuotare sembra di
volare sopra i pesci che guizzano tra i sassi sotto di me. Persone iniziano a
spuntare, scopriamo che in realtà basta superare delle rocce per finire in
popolati beach bar: come i nostri bagni, ma ti forniscono gratuitamente ombrellone
e lettini se fai una consumazione. Pranziamo nel pergolato ombreggiato di una
taverna affollata, i tavoli sono quasi in spiaggia, gatti di ogni taglia si
aggirano discreti ai piedi dei numerosi commensali. 10 € in due per uno sgombro
affumicato, feta grigliata con insalata di pomodori
e un piatto di olive… Astutamente ho scordato di
mettere la crema e ora i miei piedi sembrano due aragoste con le bolle. Dopo una
pausa dal sole torniamo in spiaggia, dove ragazzini greci festeggiano un
compleanno con tanto di palloncini, striscione e tavolo di torte, rumorosi e
felicissimi. Li rivedremo ore dopo il tramonto, tutti insieme nel cassone di un
pick-up diretto chissà dove, ancora in costume e intenti a cantare e
schiamazzare.
Contemplo
i barchini ormeggiati davanti a me finché il cielo non inizia a tingersi di
rosa.
La sera
passeggiamo alla scoperta di ogni vicolo di Afytos, dove
adocchio interessanti souvenir. Contrariamente alle nostre abitudini
torniamo a mangiare nel posto di ieri, dove ci accolgono festanti e sorridendo
ci danno lo stesso tavolo.
Sabato 3 giugno 2017
Giorno 3 - beach bar e Juventus
Ti scrivo dalla spiaggia, gli occhi socchiusi per vedere lo
schermo, il cellulare che ogni tanto mi casca sul naso e Luca che mi prende in
giro perché all’ennesima volta in cui mi ricordava che qui manca il wi-fi gli
ho fatto solennemente notare che non stavo navigando ma guardando le mie “note
personali gratuite”, e questa cosa lo ha fatto molto ridere...
Sveglia casuale alle 5,40 per contemplare l'alba per intero,
spettacolo notevole. Decisamente più tardi ci incamminiamo verso una spiaggia
nuova, a sud di Afythos. Percorriamo sciabattando una discesa panoramica e
quando iniziamo a pensare che non porti da nessuna parte ecco spuntare
ombrelloni di paglia e musica. Ogni ombrellone ha tre lettini, per
starci tutto il giorno basta una consumazione a persona da 4€, consumazioni che
utilizziamo per pranzare con due toast. Giornata in ammollo in un mare che
sembra una piscina tanto è fermo e trasparente, il fondale in sabbia bianca fa
risaltare i pesciolini e paguri. Solo l’entrata
in acqua è resa un po’ ostica da una foresta di sassi, bisogna iniziare a
nuotare in 50 cm di acqua per evitare eventuali ricci... io poi senza occhiali
vedo così poco che è un terno al lotto, ma la fortuna è con me e riesco ad
evitare spinosi incontri. L’acqua sfuma dal celeste al violetto, un giorno o
l’altro dovrei raccogliere le mille foto che ho fatto al mare e creare il
pantone “azzurro grecia”.
Sulla salita del ritorno ci imbattiamo in un serpente gigante ma spiaccicato
da un'auto...
Serata in un locale che trasmette
la finale della Juventus… c'è un'ora di fuso orario, la partita qui inizia alle
21.45. Non sono molto ottimista, ma vuoi non vederla? Prenotiamo due sgabelli
in un locale carino, il Soboro, dove il
gestore simpatico ci fa scegliere la visuale che preferiamo e promette tifo.
Dopo un gyros (un panino greco) torniamo al Soboro ormai pieno
di persone. Siamo gli unici italiani, e a parte degli inglesi tifano tutti
Juve… Ma nonostante un goal
meraviglioso di Mandzukic non va,
coppa stregata pazienza… barcollanti per il troppo Ouzo
vaghiamo ancora un po’ tra le strade illuminate di Afythos... si sta così bene
qui...
Ora è l'alba, ultima qui ad Afytos perché oggi
ci spostiamo nel secondo dito della Calcidica, Penisola di Sithonia, a Sarti.
Apprendo brutte notizie terroristiche di Londra e del panico a Torino, che tristesse.
Ti mando un abbraccio e qualche foto di ieri, riguardati.
Domenica 4 giugno 2017
Giorno
4 - il benvenuto di Sithonia
È domenica mattina, alle 7 canti ortodossi e campane iniziano a diffondersi tra le vie di Afytos. Oggi ci sposteremo nella penisola di Sithonia, proprio qui di fronte, e metterò piede su quella costa che fa capolino all'orizzonte in ognuna delle foto che ho scattato finora.
Chiusi i bagagli, dopo un’ultima
passeggiata tra negozi di souvenir e caffè pieni di turisti accoccolati
sornioni davanti a megabicchieri di caffè greco, lasciamo Afytos in direzione
Sarti, paese a sud est della penisola di Sithonia.
Per arrivarci scegliamo di percorrere tutta
la costa ovest e poi risalire.
Sithonia
è più montuosa e più verde, ci accoglie con pinete alternate a uliveti e rocce.
Prima tappa a Nikiti,
paese dal gradevole lungomare gremito di beach-bar.
Nikiti si rivela ostile, e così dopo due fallimentari tentativi di pranzare, in
cui si dimenticano di portarci i toast, e poi proprio di prenderci le
ordinazioni, optiamo per proseguire facendoci da soli i panini al mini
market.
Proseguendo
verso sud troviamo un belvedere ombreggiato per mangiare contemplando la baia.
Proseguendo ancora superiamo Toroni,
paese tutta spiaggia
in cui da un lato ci sono le domatia
(come le Zimmer frei
dell'Austria)
e dall'altro una striscia di sabbia lunghissima, con tavolini e sdraio. Toroni
ha un’aria veramente old style, con la sua fila di chioschini, sedie buttate in
mezzo al nulla e corpulenti occupanti. Dopo Toroni
ecco Porto koufo,
paese quasi inesistente (5 case e dei camper?) affacciato su una baia quasi
completamente chiusa, tanto che il mare sembra un lago, piatto e profondo. Dopo curve e capre eccoci nel punto più a sud
dell'isola, dove manchiamo la stradina per raggiungere il porto e proseguiamo
per la nostra meta, Sarti. Paese preferito da ungheresi, bulgari e turisti
dell'est proprio di fronte al misterioso Monte Athos, che si staglia sullo
sfondo di fronte a noi. Lo studios
Asteras è nuovo e molto carino, la stanza ha un balcone sul prato inglese e
profuma di buganvillee. Quando arriviamo i proprietari sono a tavola, (alle 5
di pomeriggio?) e si interrompono per mostrarci la stanza. Sarti ha un'aria retró,
gruppi in visita organizzata seguono guide e se ne stanno a faccia in su davanti
a case apparentemente qualsiasi ascoltando spiegazioni in lingue a noi incomprensibili.
Il centro è pieno di ristoranti e negozi di paccottaglia, mentre sulla
lunghissima spiaggia ci sono file di colorati beach bar e locali moderni.
Ceniamo in una taverna tra slavi tozzi e panciuti e gattini circospetti che a
fine pasto strapazzo un po'. Moussaka,
suvlaki,
sgombro affumicato e vino bianco con 18€ in due. Satolli passeggiamo ancora in
poco e rientriamo, domani spiagge!
:)
Lunedì 5 giugno 2017
Giorno 5 - Porto Kalamitsi
La spiaggia di
Sarti è ampia e con vista sull'onnipresente Monte Athos, ma decidiamo di vedere
una delle spiagge dei dintorni. A una ventina di km da qui, in una baia
all'estremo sud di Sithonia,
c'è Porto Kalamitsi,
un paese molto piccolo che ha fama di avere una spiaggia stupenda. La scelta si
rivela azzeccata: sabbia bianca, acque quasi ferme e limpide, panorama su baia
e isolotti. Dato il sole implacabile scelgo un ombrellone con due lettini in
riva al mare di fronte all'isolotto, arriva un cameriere a ritirare il
pagamento per l'ombrellone (due euro e mezzo) e ci porta dell'acqua, omaggio
per chi prende l'ombrellone… La mattinata procede con grandi sguazzamenti, facilitati
da un ingresso in acqua soffice e privo di sassi. Pranziamo con un toast tra i
variopinti cuscini del beach bar, altri due euro e mezzo con acqua in omaggio. Per
la prima volta da quando siamo a Sithonia
sento parlare italiano, tra i pochi occupanti degli ombrelloni ce ne sono
diversi, come tutte le volte in cui ci troviamo in un posto bello e un po’
sperduto. I lettini sono tantissimi ma quelli occupati pochi, a stagione
avanzata immagino ci siano orde barbariche di bagnanti. Mi diletto a guardare
le targhe: bg (Bulgaria) vince
di poco su Sb(Serbia?) e Ro(mania), un po' staccata Cymk
che credo sia la Macedonia o il montenegro, boh. Noi
siamo rari, in genere accolti con un po’ di stupore e un sorriso.
Famigliole dai
componenti quadrati (intendo proprio la forma, faccia compresa) sono accampate
nella sabbia, il nome più urlato per richiamare bambini in fuga è Dimitri. Come
avevamo previsto Luca ha mal di pancia e legge libri sotto l'ombrellone mentre
io sguazzo e abbrustolisco, tentando vanamente di tenere i piedi ustionati
all’ombra. Dopo un imprecisato numero di ore in spiaggia, bruciaticci ma
rinfrescati, torniamo a Sarti. Facciamo aperitivo sul balcone con del succo di
arancia, per poi uscire in cerca di un posto dove cenare. I locali sono
tantissimi, il tramonto in corso e la spiaggia, in parte trasformata in campo
di calcio con tanto di porte, piena di bambini che giocano. Alla fine della
passeggiata, superate taverne dai tavolini multicolore appoggiati direttamente
alla sabbia, vediamo dei polipi stesi ad asciugare, proprio come fossero
bucato, proprio come in quella foto che mi ha fatto scoprire la Calcidica. Finiamo
così a mangiare su una balconata affacciata sul mare proprio di fianco ai
polipi, con i soliti felini discreti tra i piedi, e gente che tenta di farsi
dei selfie così vicina al curioso bucato da rischiare di finire con la testa tra
i tentacoli, o peggio, nel mio piatto.
Martedì 6 giugno 2017
Giorno
6 - orange beach
Oggi la meta è
l'Orange Beach, caletta poco a nord di Sarti che ha fama di essere la più
pittoresca spiaggia di Sithonia. L'unico difetto che le trova il sito internet
delle spiagge (mi documento nottetempo…) è che si rischia di non trovare posto.
Ma siamo in bassa
stagione e arriviamo presto, per cui il posto non manca, anche se per la prima
volta ci troviamo in mezzo ad una variopinta folla, in parte riparata da
ombrelloni tutti diversi e sbilenchi. Quando arriva qualcuno i bagnini
aggiungono un ombrellone e ci si stringe un po', come in quei tavoli rotondi
dove non si sa mai bene in quanti ci possa stare. Visti
da lontano sembriamo un piccolo circo.
La spiaggia è
composta da più calette ai piedi di una pineta, vale il campeggio libero per
cui tende canadesi spuntano come funghi. Ci si può arrampicare sulla scogliera
e contemplare il panorama dall'alto, oppure dondolarsi da un'altalena appesa a
un ramo della pineta. Torniamo al beach bar, dove trascorriamo la
giornata. Anche qui acqua cristallina e surgelata, sabbia bianca e pesciolini a
strisce che sguazzano sul fondale. Purtroppo Luca non è in forma e agonizza
digiuno sotto l'ombrellone mentre io faccio molteplici bagni e incremento la
mia scottatura, facendo attenzione a non congestionarmi con l'acqua fredda,
mentre davanti a noi slavi temprati bevono birre ghiacciate mangiando pollo
fritto direttamente nell'acqua… Verso
le 17 lasciamo la spiaggia e torniamo a Sarti, per l'ultima notte prima dello
spostamento a Ouranopoli.
Sarti, come gli
altri micropaesi di Sithonia,
è stata fondata dai profughi greci scacciati da Turchia
e dintorni negli anni 20, e le case sono disposte secondo una scacchiera
allungata lungo il mare. Pullula di ristoranti e negozi di souvenir, e di certo
non si può definire bella ma ha un suo fascino. Di sera spuntano, davanti alle
case, banchetti
improvvisati dagli abitanti del luogo che vendono Tsipouro
fatto in casa in bottigliette di plastica, olive dei loro uliveti, pannocchie
cotte, verdure e altre artigianalità mangerecce confezionate alla meno peggio
in contenitori tutti diversi. I fiori
ricoprono le facciate e la vista sul mare è superba. Ceniamo nella stessa
taverna della prima sera, con una feta
grigliata e suvlaki,
spiedini di carne di maiale. Un pezzo di carne mi vola sotto il tavolo mentre
tento di estrarlo dallo spiedino ed immediatamente spunta un micio che
ripulisce il pavimento a modo suo. Mentre mangiamo nel pergolato frotte di
persone passeggiamo nella strada sotto di noi. Una musica di sirtaki risuona
dalla spiaggia… prima di ritirarci intirizziti da fresco c’è ancora il
tempo per un cocktail in un locale dal nome geniale, Baradise.
Mercoledì 7 giugno 2017
Giorno.7, Sithonia e Uranopoli
Impacchettati
i bagagli, dopo un'ultima colazione sul balconcino fiorito lasciamo Sarti e la
penisola di Sithonia
per Uranopoli,
penultima tappa del viaggio. Percorriamo strade montuose tra i pini, il mare fa
capolino spesso. Ci infiliamo in un porticciolo dove ci sono solo dei pescatori
e un relitto. Torniamo sulla via principale e ci infiliamo nella minuscola Ormos
Panagias,
borgo peschereccio di un paese dell'entroterra. Qui fervono lavori stradali, e
proprio di fianco alla draga dei banchetti vendono grossi pesci appena pescati,
ci sono un paio di taverne e negozi di souvenir. L’aria sa di catrame e
salsedine. Proseguiamo verso nord e lasciamo la penisola di Sithonia,
costeggiando il mare. Pranziamo in una taverna a Pirgadikia,
il dehor
è proprio sulla spiaggia, unico rumore lo sciabordio dell'acqua. La signora
Amalia ci porta sardine grigliate e l'immancabile feta
al forno per me. Siamo gli unici clienti, insieme agli operai che abbiamo visto
poco prima intenti a catramare un tombino. Un'altra ora di auto ed eccoci alla
meta: Uranopoli,
detta la città celeste, ultimo paese civile prima della repubblica monastica
del monte Athos. Alloggiamo presso l'Athos guest house pension,
dai ballatoi in legno e buganville
assai rosa tutt'intorno. Il balcone affaccia sulla trafficata strada
principale, si vedono i tetti, la torre e uno spicchio di mare. La
signora della pensione è davvero gentile, ci offre anche vino bianco come
benvenuto.
Le
strade sono un'alternanza di negozi di icone e gioellerie
di monili ecclesiastici.
Monaci
nerovestiti dalle lunghe barbe si aggirano solenni in mezzo ai turisti. Sotto
la torre, costruita nel 1300 per difendere i monasteri, davanti a un cartello
scritto a mano in in
greco si radunano i pellegrini
muniti di visto che hanno ottenuto di accedere alla repubblica di Athos. Poco
dietro la nostra guest-house si trova il bureau dei visti, sembra un tempietto.
Tutt'intorno un Egeo trasparente come al solito, così calmo da sembrare un
lago, chiuso all'orizzonte dalle montagne azzurre di Sithonia,
dov'eravamo fino a stamattina.
Giovedì 8 giugno 2017
Giorno 8, isolotto di
Ammouliani
Una coperta di
nuvole compare oggi per la prima volta, decidiamo comunque di attrezzarci da
spiaggia e andare sull'isola di Ammouliani.
Arriviamo mezz'ora
prima del traghetto e lo vediamo in lontananza avanzare verso di noi. Il porto
è una banchina di cemento in mezzo al nulla, a parte un parcheggio sterrato, un
gruppetto di persone in attesa e una fila di veicoli pronti all'imbarco.
Si paga a bordo
tipo autobus, due euro per una traversata di una ventina di minuti. Il
traghetto è piuttosto grande, i passeggeri pochi, saliamo tutti all'ultimo
piano scoperto a far foto alla terraferma che si allontana e all'isolotto che
si avvicina. Sbarchiamo nel paese principale dell'isola, che si sta preparando
all'estate. Sull'isolotto vivono 500 persone ma ci sono molte seconde case, in
piena estate arriva a 10.000 ospiti. Ora siamo ancora in pochi, molte strutture
sono aperte ma vuote. Passeggiamo un po' tra strade e saliscendi e ci dirigiamo
verso la spiaggia di Alikes,
sull'altro versante dell'isola. Non ci sono mezzi di trasporto, alcuni hanno la
bici, altri si sono portati l'auto, noi abbiamo i piedi e ci incamminiamo per
strade strette piene di sterpaglie.
Superiamo colonnine
votive ortodosse, alberghi, costruzioni abbandonate, una palude ed ecco
spuntare la spiaggia, lunga e sabbiosa, piena di ombrelloni… vuoti. Un po' di
turisti ci sono e si godono gli spazi. Il mare è pieno di pesciolini color
sabbia. Fa freddo per il bagno, ma gli altri bagnanti sembrano non
accorgersene. Pranziamo in un
chiosco e
trascorriamo la giornata sotto un ombrellone di paglia, in compagnia di
famiglie bulgare e due gabbiani molto partecipativi. Si mette anche a
piovigginare ma nessuno fa una piega, anzi, i più si mettono a fare il bagno.
Ci incamminiamo verso il traghetto delle 17,30 e torniamo a Uranopoli. É uscito
un bel sole e, recuperata la stuoia andiamo in spiaggia, dove finalmente
riusciamo a fare una nuotata. Qui il fondale é roccioso e pare una foresta di
anemoni e ricci. Ceniamo sul lungomare, in una taverna piacevole.
Venerdì 9 giugno 2017
Giorno 9 - da Uranopoli a
Salonicco
Uranopoli si
sveglia presto, alle 7 è tutto un fragoroso via vai, pullman su pullman
caricano e posano persone (pellegrini e monaci barbuti) e si intasano nella
stretta strada centrale, sotto il nostro balcone, dove non si potrebbe
parcheggiare ma parcheggiano lo stesso creando ingorghi difficili da stappare.
Compare anche un pick up che vende frutta, si ferma in mezzo alla strada e i
negozianti accorrono a fare acquisti, salutandosi con energici Kalimera!
Chiudiamo le valigie e facciamo un ultimo giro per cartoline e negozi, prima di
partire verso Thessaloniki. La strada si snoda tra pini, uliveti e vista mare,
in un paio d'ore siamo al noleggio auto a riconsegnare la macchina. L'autista
del noleggio ci riporta in aeroporto un po' perplesso, ma come fate, siete
sicuri di andare in aeroporto? Oggi non ci sono voli per l'Italia… Gli
spieghiamo che stiamo ancora due giorni a Salonicco, e concorda con noi che
l'auto sarebbe stata un intralcio. Al terminal degli arrivi troviamo gli
autobus e sgranocchiamo biscotti, il tragitto in bus dura una mezz'oretta ed è
comodo perché siamo riusciti a sederci. Mi scorrono sotto il naso schiere di
palazzoni, il traffico è intricatissimo e fragoroso.
Scendiamo poco
oltre Piazza Aristotele, non lontano dal nostro airbnb, che si trova proprio
nella prima traversa parallela alla piazza. Per entrare non si usano chiavi ma
codici numerici… L'appartamentino sembra una stanza d'albergo, molto moderno ed
essenziale, molto diverso dagli alloggiamenti retró dove siamo stati finora in
calcidica. Il mare si intravede anche di qui.
Famelici (sono le 4 e non abbiamo ancora pranzato)
usciamo. Di certo non moriremo di fame, qui intorno è tutto un cibo! Dopo una
focaccia percorriamo Piazza Aristotele, una sorta di rambla lunghissima e
affollata. Sonnolenti cani stazionano qua e la sfiniti dal caldo. Dal mercato
coperto arrivano rumori e odori. La città è una sorpresa, elegante e rovinata
allo stesso tempo. Via Egnatia è un fiume di traffico fracassone, gli edifici
affetti da bipolarismo: negozi chic e palazzi eleganti si alternano a mezzi
ruderi, a volte capita persino che il piano terra sia moderno e i piani sopra
una rovina, o viceversa.
Da un lato si
vede il mare, dal lato opposto Ano poli, il quartiere antico che si inerpica su
una collina e chiude la visuale. Ulteriori impressioni domani, ora vaghiamo un
po' a caso, incuriositi da tanta vitalità.
La sera sul
molo ci sono decine di giovani, seduti a gruppi a ridere e ammirare il tramonto
e lo spuntar della luna, che si riflette suggestiva sul lungomare. Ladadika è
un susseguirsi infinito di locali pieni, dai ristoranti ai club con la musica
tutto risuona di voci. Ceniamo in una specie di taverna gourmet poco fuori dal
centro per poi sederci in una piazzetta davanti a un ouzo. Sono le due eppure
siamo i primi ad alzarsi e abbandonare il tavolo. Chissà…
Sabato 10
giugno 2017
Giorno 10 Thessaloniki
Salonicco è vitale, assolata e un po' appiccicosa
nonostante il vento. Dopo una rapida colazione percorriamo il lungomare in direzione
torre bianca, superando decine di cocktail bar affollati. Un negozio di sole
noci attira la nostra attenzione, sembra uscito da un cartone animato di Cip e
Ciop o dalla fantasia di Willy Wonka. Passeggiando sulla banchina ecco
comparire degli ombrelli stilizzati giganti, suggestiva realizzazione artistica
dove tutti si scattano fotografie.
Continuando a camminare torniamo indietro e visitiamo
la torre, interessante monumento in cui hanno raccolto la storia di Salonicco,
dalla fondazione ai giorni nostri. Saliamo di piano in piano, la visita
chiarisce molte cose. La città, da sempre confine di coesistenza pacifica tra
occidente e oriente, ha un passato complesso e cosmopolita. Nel 1917 un
incendio la distrusse, e il suo strano aspetto compatto è dovuto alla rapida riedificazione,
che è riuscita ad accogliere sia chi aveva perso tutto con l’incendio che i
rifugiati che avevano dovuto abbandonare la Turchia in fretta e furia dopo la
caduta del sogno imperiale greco. Dalla torre si vede tutto il lungomare, una
banchina infinita battuta dal sole, circondata da palazzi bianchi alti dieci
piani, tutti uguali. Oggi il mare è un po’ agitato per il vento, in lontananza
una grossa chiatta chiude l’orizzonte, mentre un paio di velieri-cocktail bar
con equipaggio vestito da pirata portano avanti e indietro turisti e abitanti
in preda all’entusiasmo.
La città ha la forma di una grossa C che abbraccia il
golfo e sale come un anfiteatro verso l’interno, montuoso. Seguendo le
diagonali principali ci si imbatte nei suoi monumenti bizantini che compaiono
all’improvviso, sorpresa un po’ surreale tra gli edifici moderni. Ne visitiamo
un paio e una volta varcata la soglia della Tomba di Galerio mi sento
teletrasportata a Ravenna, in una rotonda più grande e più spoglia. Passeggiamo
a lungo per strade piene di negozi stilosi, e per stradine dove si
susseguono... cucine, ogni luogo è un dehor a cielo aperto, e ogni tavolino ha
i suoi avventori, a tutte le ore del giorno. Il sole è implacabile, chiunque
sorseggia caffè ghiacciati, anzi, a ben guardare non sembra nemmeno che li
bevano: li ordinano e se ne stanno seduti a gruppi, per ore, a parlare
incuranti del caldo e del traffico fronteggiando i loro bicchieroni. Viene
voglia di sedersi con loro, e a un certo punto lo facciamo anche, diventando
anche noi parte di quella linea di folla. Il caffè è molto strano, ma basta
avere la cura di lasciar depositare la polvere sul fondo e non è affatto male,
è una specie di frappè.
Ceniamo poi in un ristorante cretese, nel cuore di
Ladadika, che non delude le aspettative. Ci godiamo l’atmosfera cittadina
ancora un poco, nella piazzetta principale, davanti a un ultimo ouzo,
riflettendo su cosa ci lascerà questa città, che non è una bellezza classica ma
ha il carisma di chi non assomiglia a nessuno e la sicurezza di chi mai si
piega alle situazioni difficili. Domani si ritorna. Se potessi metterei in
valigia anche un po’ di questa “allegria-nonostante tutto”, che qui sembra
essere in abbondanza...
Domenica
11 giugno 2017
Giorno 11
thessaloniki - bergamo
Sveglia alle 6,15 , compressione estrema delle valigie, un ultimo controllo alla stanza e si va... Le strade sono umide e la cittá addormentata, ci siamo noi, i piccioni, i cani randagi che se la dormono nelle aiuole, qualche taxi in cerca di clienti. Alla fermata del bus invece ecco un po' di gente con valige, percorriamo in piedi sferragliando il tragitto fino all'aereoporto su di un autobus zeppo e zuppo. L'areoporto é tipo Caselle, non tanto grande. C'é anche un volo per Roma e la presenza italiana si fa prevalente. Riesco a bere un caffé cattivo come previsto appena in tempo prima della delirante coda per l'imbarco tipica delle compagnie aeree low cost.
Mentre aspettiamo di salire un'inglese insegnante e una signora greca insegnante pure lei socializzano e si fanno entusiaste lezione di lingua a vicenda, con le rispettive grammatiche in mano, creando un siparietto in cui avrei visto bene lo zio Aldo.
Saliamo a bordo e il mio posto é in ultima fila dal finestrino, Luca una decina di file più avanti. Siamo tutti sparpagliati, credo sia un tentativo della Ryanair di incentivare la scelta dei posti a pagamento, a quanto pare di scarso successo, perchè la gente
elabora trattative e si siede come le pare.
Grazie al navigatore che funziona anche tra le nuvole so esattamente dove stiamo volando, e mi diletto a fare la cartografa...
L'aereo fa un tragitto diverso dall'andata, taglia la Grecia in orizzontale e poi l'Albania. In Albania c'é il sole e riesco a vedere tutto, ovvero montagne su montagne, qualche strada tortuosa e quella che sembra una bellissima spiaggia. Poi l'aereo attraversa il mare e raggiunge il Gargano, il lago di Varano, il lago di Lesina e poi risale la costa adriatica fino San
Benedetto del Tronto. Poi infila l'entroterra fino a Macerata, Urbino un po' di appennino e poi dritti prendiamo la via Emilia fino a Parma, poi svolta verso la Lombardia e... uff, siamo
atterrati.