domenica 28 ottobre 2012

Ritrovarsi a Koufonissi - la ricerca dell'ultima spiaggia.


di Michele Demola


La scelta di questa destinazione poco conosciuta è dovuta al caso. Esattamente un anno fa io e la mia pisi ci siamo letteralmente innamorati di un'immagine di una donna che nuotava beatamente in una piscina naturale dal colore dell'acqua di un verde smeraldo che sembrava impossibile.
Così per dodici mesi abbiamo vissuto in funzione di questa immagine che aveva un nome: Koufonissi!
Col passare del tempo abbiamo cominciato a raccogliere tutte le informazioni possibili, a dire il vero poche, disponibili su guide turistiche, riviste del settore e internet e alla fine abbiamo prenotato (autonomamente - tengo a precisare!) la nostra settimana in paradiso.
Partiamo dal Gate E9 del Pireo alle 07,00 del mattino del 19-06-2012 con nave Superjet della compagnia SeaJet, una nave veloce che ci farà passare le 7 ore più nauseabonde della nostra vita!
Mai avrei pensato di soffrire così tanto il mal di mare; eppure di navi ne abbiam prese tante... Gente che vomitava...chi pregava...io ero rinchiuso nel mio personale mutismo da nausea e la povera pisi piangeva dalla disperazione.

Ma all'arrivo che consolazione!

Questa è la prima immagine che si ha di Koufonissi, una volta sbarcati nel suo minuscolo porticciolo...

 

Oserei dire niente male, e voi?

Un'acqua talmente trasparente che le barchette danno l'impressione di fluttuare nell'aria anziché galleggiare, soffice sabbia bianca quasi caraibica e un caldo micidiale reso sopportabile dal forte Meltemi, ora utile, ma che fino a poco prima ha tormentato la nostra traversata.

Siamo talmente presi male dal viaggio che al porto ci infiliamo nel furgoncino di un residence, ma quando arriviamo a destinazione scopriamo che non è il nostro! “Ahahahah! Sorry, i'm very tired and sick! Can you bring us to our destination, please?”

La proverbiale ospitalità greca non si smentisce e tra qualche risata veniamo accompagnati finalmente al posto giusto, il Villa Maria Vekri (monolocale a 30 euro a notte) , dove un preoccupato albergatore stava proprio chiedendosi che fine avessimo fatto!
Lui ci fa vedere la stanza, insiste per offrirci un caffè (che rifiutiamo) e giusto per coccolarci ci lascia tre fette di torta fatta in casa (che accettiamo e divoriamo in tempo zero. Buonissima!)
 

Il posto è carino, un bel giardino, ottima posizione, vicina al porto e al centro del paesino, ma in una stradina sterrata molto tranquilla, dove i soli rumori sono opera delle cicale, delle caprette e del vento. Tutto intorno pascoli per simpatiche capre e tanti micetti affamati che ci terranno “disinteressatamente” compagnia durante tutti i pasti consumati al fresco del giardino.

 








Il giardino del Villa Maria Vekri



Giusto il tempo di lavare via le fatiche del viaggio, rivoltare i bagagli in cerca del costume e sgusciamo fuori a immergerci per la prima volta nelle fresche e azzurre acque del Mar Egeo.



Ovviamente la prima spiaggia che ci ospita è quella del porto, che a noi pareva meravigliosa, ma che successivamente abbiamo solo snobbato o al massimo utilizzato come sfondo per qualche foto, una volta scoperte le altre spiagge dell'isola.


Carrellata spiagge dell'isola: n.1



n. 2


n. 3


n. 4


n. 5


 
 
Dopo questi primi “bagni di meraviglia” decidiamo di esplorare, ovviamente a piedi, la costa est dell'isola e di arrivare fino alla spiaggia di Pori, quella più lontana, in modo da prendere subito confidenza con la geografia del luogo.

 
 
 
 
Stanchi e assetati torniamo al villaggio, troviamo il market e acquistiamo il necessario per la cena di stasera. Alla vecchietta alla cassa chiedo se hanno buste di insalata già pronte da mangiare (insana abitudine da persona frettolosa): la signora non capisce l'inglese e chiama un ragazzo. Questo ci chiede di ripetere la richiesta e scappa via. torna dopo un minuto con un cespo di insalata appena tagliato dall'orto dietro al negozio!!! Fantastico...più fresca di così si muore. Talmente fresca che quando la tagliamo per lavarla all'interno troviamo un'ape gigantesca che ci guarda minacciosa! Pauraaaaaaa!!!
 
Il giorno dopo ci svegliamo presto tutti pimpanti, desiderosi di nuotare in queste splendide acque.
Per caso capitiamo davanti al porticciolo da dove parte la barchetta per Kato Koufonissi.
 

(Dovete sapere, ora, che la Koufonissi dove siamo noi è una microisola di 4 km quadrati e si chiama per l'esattezza Pato Koufonissi. È un'isola abitata da poche centinaia di persone, con un unico paesino e poche auto. Ma a dieci minuti di barca c'è la meraviglia delle meraviglie: Kato Koufonissi; un'isola pressochè deserta - una sola taverna sul porticciolo, 5/6 abitanti, ma tante caprette - e incontaminata, dove l'edilizia è vietata per proteggere questo micro-ecosistema e i siti archeologici testimoni di civiltà cicladiche antiche.)
 
 
 
 
 
Davanti alla barchetta vedo due persone che attendono e incuriosito chiedo informazioni.
Guarda un po' il caso, sono italiani! E sono lì per una corsa speciale che il capitano della barchetta (un personaggio leggendario) gli ha concesso. Ovviamente ci aggreghiamo, e se poi contiamo il fatto che lui (Giorgio) è un archeologo, potete immaginare che colpo di fortuna straordinario!
Infatti, una volta arrivati SOLO NOI QUATTRO sull'isola, cominciamo la visita guidata total free!!!

Altolà chivalà!
 

Anche agli "antichi" piaceva la VISTA MARE...


 


Ah, piccolo particolare. I nostri nuovi amici, Giorgio e Loretta (persone eccezionali), appunto, trascorreranno qui i prossimi due giorni, approfittando dell'unica stanza in affitto di tutta l'isola! Andiamo subito con loro a ispezionarla, dato che si trova proprio sul porticciolo.



In realtà è un ex ovile convertito in stanza abitabile, ma parecchio spartana, dove la corrente elettrica arriva solo 3 volte al giorno per un'ora alla volta (per mezzo di un impianto elettrico a dir poco non a  norma...). Bisogna avere spirito d'avventura! Ma vuoi mettere risvegliarsi col canto del gallo domani e sapere che l'isola per qualche ora è tutta tua?

Cammina cammina, Giorgio ci fa scoprire insediamenti antichi molto interessanti, dai quali veniamo spesso distratti dalla bellezza ineguagliabile del mare sotto di noi, dalle tante caprette che vagano libere per l'isola e dal profumo della macchia mediterranea.

 

Impieghiamo un'ora per raggiungere la spiaggia di Nero, capolavoro naturalistico: lunga spiaggia di sabbia e ciottolini, difficile da raggiungere e ombreggiata da un gigantesco cedro e un po' più indietro due maestose palme. L'acqua, ovviamente blu, ma subito profonda.

La spiaggia di Nero vista dall'alto
 

Facciamo una scoperta sensazionale. Il cedro è arredato!
A noi sembra un avamposto di pescatori o pastori, che sicuramente durante le loro giornate di lavoro vengono qui a mangiare e riposarsi sotto le fronde dell'albero.
Ci sono pentole, viveri, panni stesi, attrezzi come un fornellino da campeggio, bottiglie d'acqua, bidoncini pieni d'acqua messi al sole e persino un'altalena. Tutto sistemato ingegnosamente con corde e travi in legno, in modo da tenere i viveri sospesi in aria lontani dalle capre e irraggiungibili dagli insetti, il pentolame sistemato sulle travi, ecc.



Ci accorgiamo che c'è perfino un pozzo, probabilmente di acqua dolce, dal quale qualcuno prende l'acqua e la versa in degli abbeveratoi improvvisati a beneficio dei simpatici ovini.

Passiamo un bel po' di tempo a chiederci chi possa essere il genio che ha “arredato” così questo albero, prendendo il sole e facendo qualche rigenerante bagno.

la spiaggia tutta per noi
 
Finalmente arriva il “proprietario”. A prima vista ci siamo preoccupati, aveva un abbigliamento simil-talebano e sembrava scocciato dalla nostra presenza.

Ma ci sbagliavamo: Vasiliki (così si chiama) si mostrerà felice di averci lì con lui e ci farà passare due giorni memorabili.

wellness
Dopo aver scambiato un po' di chiacchiere per conoscerci comincia a sorprenderci. Vai in spiaggia a raccogliere argilla, la impasta con l'acqua del pozzo e prepara per noi impacchi di bellezza! Ci mostra la tecnica per prelevare l'acqua dal pozzo senza caderci dentro e senza farsi venire un'ernia, ci regala profumatissimi pezzetti di legno di cedro e ci offre dolcissime albicocche. Ci presta una crema anti-mosquitos fatta a mano da lui con erbe raccolte da sè...che roba...
È stato commuovente vedere quanta generosità e ospitalità può arrivare da chi non ha nulla e altrettanto amaro pensare a quanto arida sta diventando la nostra vita frenetica.
La sua è una vita fuori dal comune, ma ci tiene a farci sapere che non è un selvaggio. È lì per delusioni d'amore e per aver temporaneamente perso il lavoro. È lì per mettere alla prova se stesso, e a mio avviso ci riesce benissimo. Più di una volta ribadisce il concetto che una casa ce l'ha e soprattutto che si lava...A proposito, si premura di farci fare una doccia di gelida acqua di pozzo per lavare via il sale dalla pelle prima di affrontare la camminata di ritorno verso il porto e ci aiuta nel primo tratto di risalita del costone di roccia portando le nostre borse.


 
Purtroppo io e Pisi dobbiamo tornare a Pato Koufonissi, Loretta e Giorgio rimangono con il nostro nuovo amico e ceneranno in spiaggia con pollo e patate cotti alla brace. Beati loro.
Noi comunque ceniamo in una taberna vicina al porto di Pato Koufonissi (conto 21 euro...).
Per vicini di tavolo abbiamo dei punkabbestia davvero irritanti. Ma guarda un po' il caso... Sono Italiani!
 
Il mattino seguente ci svegliamo con calma e facciamo colazione in giardino. Abbiamo intenzione di tornare a Kato Koufonissi, ma oggi nessuna corsa speciale. L'unica corsa (ed oggi sarà affollata, una trentina di persone, la metà italiani) è alle 11.

Il nostro programma è di pucciarci in tutte le spiagge da sogno che ieri abbiamo solo visto dall'alto, fino a raggiungere i nostri amici a Nero.

Panaghia Bay
 

Appena sbarcati voliamo letteralmente verso la prima spiaggia, Panaghia Bay. Un turchese inaudito!Tuffo veloce prima che arrivi tutta la folla che c'era sulla barca. Quando loro arrivano noi stiamo già rivestendoci. Tiè!

 

Stessa cosa con la spiaggia successiva: Dhetis Bay, una morbida e doppia insenatura sabbiosa, con grotte naturali dove trovare riparo dal sole feroce. Stiamo qui il tempo di un bagno e di un picnic (ormai è mezzogiorno passato) e ci rimettiamo in cammino.

Dhetis Bay


Arriviamo a Nero dopo una ventina di minuti e lì ci attendono i nostri amici per una nuova avventura.

Dato che la barca oggi era piena, alcuni temerari ragazzini italiani si sono spinti fin qui disturbando il nostro idillio. Vasiliki, dunque, decide di portarci in un'altra spiaggia ancora più inaccessibile e lontana, dalla quale in lontananza si scorge l'isola di Naxos.

...l'ultima spiaggia...
 

Come spiegarvi...era magnificamente dimenticata dall'uomo. Non so dirvi quando è stata l'ultima volta che questa spiaggia ha ospitato bagnanti.

meraviglioso isolamento
 

Grazie Vasiliki per questo privilegio che ci concedi!

Ci deliziamo con l'acqua cristallina e freschissima di questo angolo di Egeo, mentre una grotta naturale dove rimaniamo a parlare un po' ci ripara dal sole.

Al ritorno Vasiliki ci porta all'interno di un circolo perfetto. Una radura circolare che anticamente doveva essere un teatro naturale o (secondo Giorgio) un bacino di lavorazione di prodotti dell'agricoltura.



Sostiamo sotto un albero di tamerici a goderci il fresco, il panorama e il rumore delle cicale mentre Giorgio cerca di declinare qualche parola in greco facendo disperare il povero Vasiliki!!!
 
Per concludere grandiosamente l'escursione ci mettiamo a raccogliere fichi dal grande albero che c'è al lato di questa radura, sfamando anche con qualche tenera foglia verde del fico le caprette che non ci abbandonano mai!!!



Ormai è tardi, torniamo all'accampamento per una rigenerante doccia gelata di acqua di pozzo e per recuperare le nostre borse, ma prima parliamo un po' di politica con Vasiliki, della sua straordinaria e a volte sfortunata vita e per creare atmosfera per questi ultimi momenti insieme metto su col cellulare “Creuza de ma'”. Come musica d'addio mi sembra ottima. Un omaggio al mare, alle tradizioni, alla nostra Genova.

foto di gruppo con autoscatto.

 

Credo di vedere gli occhi del nostro amico greco che si inumidiscono e dall'espressione del suo volto si capisce che apprezza e capisco anche con un po' di tristezza che era da tempo che probabilmente non ascoltava musica, allora metto su anche il sirtaki, dalla colonna sonora di Zorba il Greco. Questa volta un omaggio alla Grecia. Sorrisi, abbracci, addii e commozione.
Addio caro amico, buona fortuna.

 

Lui si commuove all'abbraccio di mia moglie e altrettanto faremo noi la sera al residence.

Loretta e Giorgio rimangono anche stanotte a Kato Koufonissi e ceneranno con Vasiliki alla taberna.












Oggi rimaniamo a Pato. Destinazione della giornata la spiaggia di Pori, la più distante, ma anche una delle più belle. Lunga sabbia bianca e soffice e acqua turchese stile caraibi con colonia di naturisti a lato della baia (ce ne sono comunque un po' dappertutto), ma prima andiamo alla ricerca della famosa “piscina”. È uno spettacolo strabiliante, ma oggi è pericoloso scendere giù, il mare dall'altra parte degli scogli è in tempesta. Vero peccato!

la Piscina
 

A Pori abbiamo appuntamento con Loretta e Giorgio di ritorno da Kato a mezzogiorno. Arrivano e ci raccontano la serata alla taverna e quando lo stomaco chiama andiamo a pranzare insieme in uno dei due bar a ridosso della spiaggia con freschissima insalata greca e birra Mythos.

colori caraibici a Pori
 

Il momento dei saluti giunge anche per noi quattro. Loro proseguiranno la vacanza a Santorini. Facciamo qualche foto ricordo e ci diciamo addio. Ci mancherete cari amici!

Rimaniamo ancora un po' in spiaggia e poi ritorniamo al residence per riposarci.
 






 

La sera ceniamo in maniera estremamente cheap! Pita Gyros e pita souflaky servite da una finestrella, all'interno della quale c'è un simpaticone indaffaratissimo! Ceniamo con 10 euro in due...good!

 


tramonto al "porto d'inverno"


 



Giretto al tramonto per le viuzze del caratteristico paesino-ino cicladico e troviamo anche l'unica agenzia di viaggio dell'isola e pazienza per i soldi buttati, ma compriamo i biglietti di ritorno con una compagnia di traghetti tradizionale; un'altra traversata col Superjet non la sopporteremmo.


Aperitivo con vista...

 

Da qui in poi i giorni saranno scanditi da lunghe passeggiate immersi nella natura alla ricerca delle calette perfette e deserte dove prendere il sole e fare il bagno in tranquillità, magari con grotte naturali dove godere di un po' di fresco.


Una delle grotte





Facciamo il bagno anche nella famosa “Devil Eye” una scenografica e particolarissima piscina naturale verde smeraldo, incastonata tra gli scogli.



Che fantasia ha la natura!

 
Le sere invece saranno a base di cenette deliziose ed economiche in taverna, passeggiate per il paese, crepes alla nutella in gelateria e per finire, l'ultima sera (24/06) ci ritroviamo alla festa del paese in onore di San Giovanni. Viene acceso un falò in spiaggia che viene alimentato con coroncine di erba secca lanciate da fanciulli e fanciulle in abiti tradizionali. Poi si comincia a saltare attraverso il fuoco al grido di “OPAAAA” e con sottofondo di sirtaki. Può saltare chiunque ne abbia voglia, ma sono soprattutto i ragazzini a farlo, dev'essere una cosa propiziatoria...

 
 
 

Bella serata, la concludiamo ammirando il cielo stellato dal buio e silenzioso giardino di casa e diamo l'arrivederci a questa terra degli dei che ci ha regalato momenti, sensazioni, esperienze e paesaggi indimenticabili.








momenti di estasi...
 





mercoledì 17 ottobre 2012

LEROS - L'isola che affonda il cuore

di PUCCY (Ornella Baciocchi)



Se cercate un luogo fuori dal comune, se cercate un luogo lontano dagli stereotipi del turismo marino patinato, se cercate un luogo che possa toccare le corde del vostro cuore, se cercate un luogo dove il passato non si distingue dal presente, se cercate un luogo struggente e romantico…. LEROS fa per voi. Passo dopo passo, via dopo via, luogo dopo luogo LEROS è entrata lentamente ed inesorabilmente nella mia anima per non uscirne mai più, mai più….

Illuminata dal sole, appare per prima una alta e scura rupe con in cima un imponente castello medievale, poi un intrico di case bianche e beige mollemente sdraiate lungo l’insenatura: LEROS dal battello ci viene incontro così, languida, charmante ed apparentemente distaccata. Agia Marina, il porticciolo dove si sbarca, Platanos, il sovrastante capoluogo, e Pandeli sotto il Kastro, sono strettamente saldate fra di loro e sembrano un’unica cittadina saldata alle pendici del promontorio sormontato dal Castello dei Cavalieri.
 
"languida, charmante ed apparentemente distaccata..."

Il molo di attracco è stretto e l’assalto degli affittacamere piuttosto vivace: io vengo catturata dal sig. Papafotis e Aldo dal sig. Varna, Appena capiscono che siamo insieme scatta un litigio furibondo fra i due e, nella foga, quasi si dimenticano di noi. Ci allontaniamo, i due ci inseguono entrambi, continuando a litigare fra di loro. Alla fine vince il sig. Varna e ci porta con il suo taxi agli Studios Diamantis, una bella, grande e curata villa a 50 metri dal mare di Alinda. Eccoci padroni di una camera, ampia e spaziosa, con grandi finestre e un bel terrazzo prospiciente un giardino di aranci e limoni. Ci sentiamo subito proiettati in un’altra dimensione. Avete mai letto “Riflessi di una Venere Marina” di Lawrence Durrell? È il suo libro dedicato a Rodi e al Dodecaneso, parla anche di Leros, malissimo, come di un posto in cui sfortunatamente si arriva e da cui non si vede l’ora di ripartire. Lo scrittore inglese amante dell’Egeo non perde mai occasione per criticare ogni cosa e ogni posto che abbia in qualche modo un’impronta italiana. Il suo scrivere elegante e colto, che comunque amo, diventa insopportabile quando pecca di snobismo nei confronti di ciò che gli Italiani hanno lasciato alla Grecia. Ma forse è tutta invidia. Gli Italiani, persino con le divise, hanno sempre dato, più che preso, secondo il nostro modo di essere tipicamente e geneticamente generosi, al contrario degli inglesi che, dalle terre che hanno dominato, hanno sempre più preso di quanto abbiano dato. Nessuno, nel nostro peregrinare in terra ellenica, ci ha mai raccontato di aver vissuto come un dramma il periodo di dominazione o occupazione italiana, molti ci hanno parlato di almeno un soldato italiano che li abbia in qualche modo aiutati, molti ci hanno raccontato di momenti di vita condivisa con i soldati più che di contrasti, anche nei momenti peggiori. In nessun posto abbiamo visto i segni della “arroganza” italica, in molti luoghi, invece, anche molto sperduti, abbiamo visto monumenti dedicati ai civili greci trucidati da altri. Di quello che di buono gli Italiani hanno lasciato, Leros è piena, compreso l’affetto negli isolani più anziani. Andate dunque a Leros e non fidatevi di ciò che scrive Durrell, neppure tanto di quanto scrivono le guide turistiche di derivazione anglosassone o tedesca. LEROS è un posto difficile da capire per loro, e anche da “digerire”, mentre per Greci ed Italiani è facile da amare, comprendere e vivere, con il cuore e il ricordo, con passione e, a volte, sofferenza.



Alinda, Agia Marina e la grande baia della battaglia: il passato che bussa

Sistemate velocemente le nostre cose, ce ne andiamo alla spiaggia di Alinda. La spiaggia è molto lunga, piuttosto stretta, bordeggiata da alberi, acqua bassa, immobile e cristallina. Il fatto che dista 2 km dalla città la rende molto frequentata sia per i bagni che per una cena bordo mare. Oggi è domenica ed è particolarmente piena di gente, di tutte le età, famigliole con i nonni e i bambini che giocano con la sabbia, moltissimi giovani che giocano con i palettoni o a pallone; comprendiamo subito che il turismo internazionale è praticamente inesistente, qui si parla solo greco. Qualche zona è attrezzata con ombrelloni e lettini, ma gran parte della spiaggia è libera, colonizzata da asciugamani colorati, sedie e seggioline pieghevoli, gli ombrelloni non servono, ci sono gli alberi. L’acqua è un incanto, limpida e tiepida, ci mescoliamo alla vivace folla domenicale e facciamo un lungo bagno. Dato che tutto il lungomare di Alinda è pieno di taverne, per il pranzo abbiamo solo l’imbarazzo della scelta, notiamo che tutto è molto meno caro rispetto alle isole vicine: menù misto 16 €, grigliata di carne 18 € e grigliata di pesce 20 €, ma il prezzo esposto è … per due persone!! Affittiamo subito uno scooter e percorriamo tutto il lungomare di Alinda, un dritto viale di tamerici che corre per almeno 1 km fra la spiaggia e una fila di vecchie e romantiche ville, taverne e ristoranti. Al termine del lungomare, la strada costiera continua fino ad una piccola e graziosa baia di sabbia e ghiaia denominata Panagies, nascosta fra le rocce sotto una chiesetta dedicata alla Madonna. Poi, proseguendo su uno stretto sterrato, si arriva ad un’altra spiaggetta di ghiaia di nome Krifòs. Non troverete deserte neppure queste, ma sicuramente più tranquille e “nature” rispetto ad Alinda. Ripercorriamo tutto il lungomare e andando verso Agia Marina, vicino ad una bella villa neoclassica, ci fermiamo un attimo al suggestivo Cimitero di Guerra in cui sono sepolti 180 giovani inglesi caduti durante la feroce battaglia aerea di Leros combattuta nel 1943 fra britannici e tedeschi, proprio in questa baia, dopo la resa degli italiani. Quindi incontriamo il sobborgo di Krithoni con i suoi graziosi alberghi e le sue microscopiche calette. Dopo qualche curva, eccoci in 2 km ad Agia Marina, un concentrato di palazzotti signorili e case ornate di stucchi, tutti costruiti fra la fine dell’800 e gli anni trenta, da isolani che avevano fatto fortuna all’estero. Si intuisce facilmente che, prima del duro bombardamento del 1943, la città doveva avere un aspetto veramente elegante e signorile.
 
Agia Marina

Ci fermiamo ad ammirare una casa con un bel portone e un capriccioso balcone di ferro battuto: arriva una anziana signora, elegante e di bella figura, che, armeggiando con le chiavi, ci chiede se stiamo cercando qualcuno. Non appena intuisce che siamo italiani, le si illumina il volto e, in un perfetto italiano, ci invita ad entrare. Il portone si richiude alle nostre spalle, appare una grande vetrata liberty e, dietro questa, un cortile ad arcate che contorna un giardino interno in stato di abbandono. Saliamo la scala e, dopo una serie di stanze con le persiane socchiuse e i mobili coperti da grandi lenzuoli, la nostra signora ci guida fino ad un grazioso salottino con le pareti piene zeppe di vecchie fotografie e grandi specchi. Lei si chiama Xaris, Grazia diremmo noi, e questa è la casa dei suoi nonni e dei suoi genitori, della sua infanzia e della sua giovinezza. Al piano terra suo padre gestiva un grande laboratorio di sartoria e confezionava abiti e camice di seta, anche per gli ufficiali Italiani. Lei stessa ha amato e sposato un giovane veneziano, altre due sue sorelle hanno sposato soldati italiani. Servendoci un bicchiere di soumada ci racconta con entusiasmo che gli Italiani hanno trasformato Leros, hanno costruito strade, la nuova cittadina di Lakki e il suo grande porto, molti edifici pubblici e il primo cinematografo. “Venite, arrampicandosi su quel muretto in fondo al cortile, come facevamo da giovanetti, si può ancora vedere dove proiettavano i film, era una meraviglia...”. Questa grande casa è oggi silenziosa, al piano terra non risuonano più le risate degli ufficiali, il cinematografo è chiuso da tempo: lei ci viene solo in estate, a visitare i suoi ricordi.

La stretta strada costiera che torna verso Alinda, costeggia un cantiere navale di caicchi e i resti di una fortezza turca, poi arriva al suggestivo Mulino, che pare adagiato sulle onde, ed alla sua vicina spiaggia di ghiaia.
 
il mulino di Agia Marina

Qui Agia Marina ha ancora tutto il suo fascino di autentico villaggio marino: la semplicità delle case a bordo mare, i pescatori che sistemano pazientemente i loro palamidi e i bambini che giocano lanciando sassi nell’acqua, creano un’atmosfera ormai rara. Per la cena torniamo ad Alinda da cui si gode davvero un bellissimo panorama sulla città, sul castello e l’intera baia.
 
Taverna di Alinda - le onde ti accarezzano durante la cena...
 
 
Tramontato il sole, cielo e mare sembrano un unico elemento dipinto di azzurro piombo, la città davanti a noi accende le sue tremule luci ed allunga mille nastri lucenti sul mare immobile. Le taverne di Alinda si animano, i camerieri corrono fra i tavolini sistemati sulla spiaggia e sotto le tamerici illuminate da lampadine colorate appese fra le fronde degli alberi. La gente è allegra e viva, c’è una vaga atmosfera da film anni ’50, da festa di paese: tutto è bellissimo…

 

La rocca del Castello: il passato emerge dalle antiche pietre

Platanos è il vero capoluogo dell’isola, un serrato gruppo di case che giace sotto la rocca del Castello e sopra il porto di Agia Marina.
 
La Chora di Platanos
 

Con i suoi numerosi negozi variopinti, un po’ retrò, è tuttora il centro sociale e commerciale dell’isola, conserva intatto il suo impianto originario, per nulla snaturato dalle esigenze del turismo che resta ancora molto discreto. Il suo cuore è la sua piazza principale, Platia Nikolaou, circondata dai principali edifici amministrativi e da qui, in 2 km, si sale con una bella strada fino al Kastro, che si può raggiungere anche a piedi con una scalinata di circa 300 gradini.

verso il Kastro


Durante la salita, la prima irrinunciabile sosta panoramica è sul ventoso crinale punteggiato da una fila compatta di bellissimi Mulini a vento. Il panorama spazia ampio su Leros e sulle isole vicine, nella luce del mattino è magnifico, aperto e luminoso, veramente spettacolare. Quindi eccoci sotto le mura del Castello che riassume in sé tutta la storia turbolenta dell’isola. Costruito nel VII sec dai bizantini sulle rovine dell'antica acropoli classica, intorno all’anno mille venne donato a San Cristodulo e da quel momento, per 300 anni, Leros visse sotto l’egemonia dei potenti monaci di Patmos. Poi, i Cavalieri di San Giovanni, stanziatisi a Rodi, presero possesso dell’isola, restaurando e fortificando il suo Castello. Due secoli dopo, caduta Rodi, anche Leros cadde sotto l’impero ottomano e i sultani regnarono fino all’arrivo degli Italiani nel 1912. All’interno della rocca è da visitare l’antica chiesa monastero dedicata alla Panagia tou Kastrou che custodisce la miracolosa icona della Vergine di Leros. La leggenda vuole che tale icona arrivò da Costantinopoli fin sulla spiaggia di Leros sospinta dalle acque del mare, gli isolani la portarono nella Cattedrale ma il giorno seguente fu trovata nel Castello, presso la torre di guardia dove gli ottomani custodivano le munizioni. La cosa si ripeté più volte, fino a quando il governatore del Sultano acconsentì alla costruzione di una chiesa in quel preciso luogo e da allora la Madonna del Castello sorveglia Leros come sua indiscussa protettrice. Di poco sotto il Castello, un’altra irrinunciabile sosta panoramica è presso la chiesetta che domina la baia di Agia Marina. Il suo profilo bianco, con cupola e stipiti rossi, si staglia deciso sul cobalto scuro del mare: da fotografare la chiesetta e di rito la fotografia accanto alla grossa bomba inesplosa sistemata sul parapetto della chiesa.
 
Chiesetta della Bomba

Dal piccolo piazzale della chiesetta il panorama sulla baia sotto di noi si apre meraviglioso sulle casette di Agia Marina, il Mulino a vento galleggiante e in fondo la lunga spiaggia di Alinda: una vera cartolina…
 
"Saluti da..." - Baia di Agia Marina e Alinda
 
 
Scendiamo dalla parte di Pandeli, opposta ad Agia Marina, dove si trovano tante taverne specializzate in piatti di pesce: una volta era un villaggio di pescatori, oggi non è che un quartiere del capoluogo, senza una identità precisa e piuttosto trafficato di auto e motoscafi.



Lakki, Merika e il Sud dell’isola: il passato di epiche gesta

La principale località turistica del sud è Vromolithos: una lunga e stretta spiaggia di ghiaia con ombra, acqua molto bella, appartamenti, camere e piccoli hotel per tutte le tasche. Per soggiornare potrebbe essere un'alternativa ad Alinda anche se, a nostro avviso, meno comoda. Xerocambos è invece il paese più a sud dell’isola e sembra lontanissimo da Platanos sebbene vi disti solo 6 km. La strada che porta a Xerocambos si arresta brusca sul mare, proprio dove c’è la fermata del bus, il villaggio è molto semplice e non ha nulla di caratteristico, la spiaggia è praticamente in mezzo alle case e sotto alcuni grandi alberi ci sono taverne alla buona con tovaglie quadrettate. L’atmosfera è senza tempo, il paesaggio molto particolare. La baia di Xerocambos è un profondo fiordo che si apre verso Kalymnos, riparato su ambo i lati da alte pareti rocciose e con l’imboccatura chiusa dalle isolette di Kalpi e Velona, quindi il mare sembra un grande e scuro lago. Poco fuori dal paese, sulla sponda est della baia, si arriva ad una delle più belle cappelle di Leros, la Panagia Kavouradena, o Madonna dei Granchi. Il grazioso santuario è annunciato da alti e neri cipressi: aprendo un cancelletto e scendendo pochi gradini si arriva al mare e al vialetto di accesso della candida chiesetta incastrata fra gli scogli.
 
Panagia Kavouradena
 

L’interno è molto semplice e molto suggestivo, soprattutto per i caleidoscopici riflessi marini sul soffitto, per il baluginio dei vetri colorati delle finestrelle, per il gorgogliare del mare che pare esser proprio sotto il pavimento. Le candele sono accese davanti ad una icona che, nella sua unicità e semplicità, trovo bellissima: Madonna e Bambino sono dipinti sulla corazza di un grande granchio rosso che, con le chele, fa loro da corona. Una ghirlanda di rose appassite, piccoli ex-voto e semplici offerte di olio per le lampade, sono segno evidente della devozione locale. In questa piccola chiesetta, avvolti da una atmosfera più magica che sacra, vien facile pensare che questa strana Madonna, forse, si è impossessata della grotta di una antica Ninfa Marina.
 
 
 

Continuando verso la punta estrema del fiordo la strada diventa sterrata, ma vale la pena di percorrerla per la bellezza del paesaggio che si apre sulla vicina Kalymnos che, da qui, dista meno di un miglio marino e pare proprio di poterla toccare. La contemplazione di Kalymnos, impervia e misteriosa, suscita in noi la viva tentazione di raggiungerla… chissà. Intanto, la nostra sosta successiva è Lakki. Gli Italiani durante l’occupazione del Dodecaneso, scelsero Leros come base navale e vi concentrarono tutta la loro forza militare. Nell’insenatura profonda 3 km che si apriva ad oriente, considerata uno dei porti naturali più belli dell’Egeo, venne costruita dal nulla una nuova cittadina che, con grandi investimenti in infrastrutture civili e militari, divenne il principale scalo dell’isola. La chiamarono Portolago, inguaribili romantici, proprio per l’aspetto della baia, ed oggi la chiamiamo tutto sommato nello stesso modo, Lakki. Durante la seconda guerra mondiale, dopo la ritirata degli Italiani, Leros divenne un campo di battaglia sul quale per più di un mese e mezzo si concentrò gran parte dell’offensiva delle forze tedesche. Dopo Creta, Leros è l’isola che ha subito più bombardamenti e quindi molti edifici costruiti dagli Italiani sono andati distrutti, ma molti sono stati ricostruiti, restaurati e riutilizzati: intatti sono rimasti il mercato coperto e la torre dell’orologio. Lakki, da un punto di vista turistico, è uno dei luoghi più controversi e si leggono pareri del tutto opposti, ovviamente negativi quelli di matrice germanica ed anglosassone, troppo entusiastici altri (vi cito solo una rivista distribuita sull’aliscafo “…scoprite Lakki con la sua splendida architettura, unica in tutta l’Europa”). A mio parere tale località, di innegabile particolarità e unicità nell’Egeo, può, e deve, essere apprezzata serenamente per ciò che documenta da un punto di vista storico, artistico e culturale, senza attribuirvi alcun improprio connotato politico o nazionalistico. Tale cittadina è una incredibile vetrina dell’architettura fascista nel Dodecaneso, una intera città progettata a tavolino. A differenza di Kos, Rodi e Kalymnos dove le costruzioni italiane sono vagamente orientaleggianti e tendono ad inserirsi nel contesto preesistente, qui sono invece la più pura espressione del cosiddetto stile “internazionale” o “razionalista” che furoreggiava sotto il regime: forme asimmetriche, costruzioni cubiche, intonaci chiari e lunghe facciate prive di ornamenti. Gli architetti Italiani hanno interpretato il loro secolo e non hanno neanche lontanamente tentato o voluto dare vita ad un caratteristico paese greco. Il fatto che Lakki sia espressione di un pensiero storico che non approviamo, che non risponda ai nostri canoni estetici o alle nostre aspettative di paesaggio greco fatto di case bianche e cupole blu, non gli toglie minimamente il suo valore di documento storico e come tale va apprezzata. Passeggiando lungo i grandi viali alberati disegnati per le parate militari, fra il Mercato Centrale, il Cinema Teatro, l’ex Holte Roma ora Hotel Leros, il Municipio e la ex Casa del Fascio vi sembrerà di essere su un set cinematografico degli anni ’30, Sul lato meridionale della baia sono invece ben visibili le strutture militari italiane utilizzate in seguito dal Governo Greco come ospedale psichiatrico per ‘casi particolari’ e durante gli anni della dittatura dei Colonnelli, dal 1967 al 1974, anche come luogo di reclusione per i prigionieri politici più scomodi. Solo dagli anni ’80 questo luogo è diventato un centro di cura nel vero senso della parola, dopo aver pesato su Leros come un pesante macigno, come una sorta di maledizione. Difficile dimenticare, guardare questo triste edificio è come guardarsi allo specchio dopo aver commesso un’azione malvagia. Sempre in tema di costruzioni militari, lungo la strada che da Lakki conduce a Merika è possibile vedere anche moltissimi bunker difensivi, alcuni vicinissimi al mare, magazzini e fortificazioni, tutti costruiti dagli Italiani. Imperdibile il Museo Militare e della Guerra “Merika Tunnel”. Questo affascinante Museo è allestito nelle viscere della montagna, si percorrono una serie di bellissimi e lunghissimi tunnel, sempre costruiti dagli Italiani, pieni zeppi di cimeli e materiale bellico, documenti e vecchie fotografie. Viene anche proiettato un interessantissimo filmato sulla “Battaglia di Leros” con molti spezzoni originali veramente emozionanti. Prima di andarci informatevi sugli orari e portatevi una felpa leggera, dentro i tunnel, venendo da fuori, fa quasi freddo. Lasciata Merika prendiamo la strada che attraversa il promontorio e scende a Gourna, una aperta piana vicino al mare, esposta ai venti occidentali, qualche coltivazione agricola, qualche molo, poche case: nel suo insieme è un posto di aspetto piuttosto dimesso, desolato e perduto, immoto e sospeso nel tempo, come il pescatore che sta sistemando le reti vicino alla sua barca che al posto di una bella sirena porta per il mare un paffuto orsacchiotto come sirena.
 
Gourna
 
 
In questo golfo ci sono tre spiagge di sabbia fine, con alberi, frequentate dalle famiglie del posto, poco attraenti e piuttosto sporche: Drimonas, piccola e stretta, Kokkari e Gourna, larga e di sabbia gialla. Tornati ad Alinda ci fermiamo un attimo in riva al mare a contemplare lo splendido scenario della baia infiammata dalle pennellate rossastre del tramonto e ci sembra impossibile che la Battaglia di Leros abbia potuto svolgersi proprio qui, sconvolgere e violare tanta bellezza.



Il Nord dell’isola: il passato che ancora ferisce l’anima

La mattina è fresca e molto luminosa, partiamo in direzione nord. Da Alinda la strada passa per Kamara attraverso un bel paesaggio di basse colline ricoperte di alberi di eucalipto e pino, spazi coltivati, piccoli campi gialli di stoppie di grano e campi di ulivi. L’isola è di media grandezza, 14 km di lunghezza in tutto, poco montuosa e molto verde, le strade sono buone e corrono fra dolci pendii. Superato l’aeroporto militare, ora aperto anche al traffico civile, si arriva a Partheni e quindi al bivio che porta, a sinistra, ad Agia Matrona Kioura e, a destra, a Plefouti. Questa zona, all’estremo nord dell’isola, riserva una serie di spiagge che, ben riparate dalle isolette di Strogilli e Tripiti, sono, a nostro avviso, le più belle dell’isola. Scendiamo verso la baia che si apre sotto la chiesetta di Agia Matrona Kioura. Un breve sterrato porta ad una riparata spiaggia di sabbia grossa contornata da grandi e lisce rocce rosse che ricordano la zona della Costa Azzurra chiamata Esterel. Il contrasto cromatico fra le rocce rosse, il mare verdeazzurro e i pini scuri è veramente da cartolina.
 
Agia Matrona Kioura - tra le più belle spiagge dell'isola
 

Ci sistemiamo sotto un grande albero e passiamo la mattina in tutto relax fra bagni e lettura: questo diventerà, per mille motivi, uno dei nostri angoli di mare più amati.
 
cos'altro si può desiderare?
 

Vicino alla spiaggia grande, nascoste fra gli scogli, ci sono anche altre minuscole spiaggette che assicurano una totale privacy. Risalendo troviamo aperta la Chiesa di Agia Matrona Kioura, divenuta famosa per i dipinti eseguiti al suo interno dai prigionieri politici relegati nella zona e dichiarati patrimonio artistico protetto dal Ministero della Cultura, unico riconoscimento a tanta assurda sofferenza. Entrate. Vedrete una serie di dipinti che non dimenticherete facilmente per la forza espressiva che emanano, per il grido lancinante dei loro colori. Figure di donne dolenti, una drammatica Deposizione di Cristo e una sofferta Morte di Maria. Le pitture di Agia Matrona Kioura esprimono tutto il dolore della fratricida guerra civile.
 
Chiesa di Agia Matrona Kioura e i suoi dipinti
 

Ritorniamo al mare girando verso Plefouti, o Blefouti, dove diverse e graziose baie con acqua cristallina si susseguono. Le prime che si incontrano sono di ghiaietto, ci sono alberi e anche una taverna.
 
le baie del Nord
 

 
Andando avanti, quando la strada diventa sterrata, il paesaggio diviene aperto e selvaggio, ci si trova improvvisamente in un altro mondo. Spiagge del tutto solitarie, piccole dune e bassi arbusti piegati dal vento del nord, non un'anima in giro e sparse fra la macchia…mitragliatrici anti aereo! Qui sembra che la guerra sia ancora in corso o che sia finita solo da due giorni. Aldo si diverte a imbracciarne una, farla girare e puntarla verso un immaginario nemico all’orizzonte.
 
 
 
 
 
Non so perché questi orpelli bellici siano ancora qui, se per dimenticanza o per ricordo, perché utilizzate per qualche esercitazione o che altro, sta di fatto che la cosa è sicuramente inusuale. Se nella zona del Kastro e del golfo di Agia Marina si percepisce il senso epico del passato, nella zona nord di Leros, si percepisce invece, ancora viva, la presenza dei conflitti e dei drammi che hanno segnato la storia recente della Grecia. Qui è difficile dimenticare e lasciare solo alle pagine dei libri ciò che è accaduto. Partheni è il porto settentrionale di Leros ed è tuttora circondata da un’ampia zona militare. Sulle colline circostanti il paese ci sono molte caserme e veri e propri villaggi per i militari e le loro famiglie, anche nel piccolo porto ci sono mezzi della marina militare, la presenza dell’esercito è reale e tangibile. Sparse per il territorio circostante ci sono poi vecchie caserme italiane in cui il governo realista, durante la guerra civile del ‘45 – ‘49, realizzò le cosiddette “scuole tecniche reali” in cui i figli dei partigiani e dei politici di sinistra, allontanati dai genitori, venivano “rieducati”. Si dice che oltre 3.000 dissidenti vennero deportati a Leros negli edifici di Partheni e Lakki. Nessuna targa e nessun monumento ricorda tutto ciò, la Grecia moderna sembra voler dimenticare questa ferita e questo baratro. Ma a Leros ciò è impossibile, ogni angolo parla degli ultimi 50 anni di storia. Sulla via del ritorno, appena dopo la pista dell’aeroporto, prendendo la deviazione che indica Ancient Fort, si può salire a quel poco che resta, praticamente nulla, del Tempio di Artemide: se non siete proprio curiosi di vedere dove si trovava il tempio, non ne vale la pena. Qui, il grande impegno profuso dai monaci di Patmos nel distruggere ogni traccia del paganesimo, ha fatto tabula rasa di un famoso tempio dell’antichità, dedicato alla Artemide Parthenos (Fanciulla). Su questa altura l’Artemide Fanciulla accoglieva le ragazze che portavano in dono giochi ed abiti giovanili una volta divenute donne; di questa immemorabile venerazione resta ora solo il nome nel paese di Partheni che, costruito vicino al tempio, conserva il suo nome. Per il resto niente… Superata Kamara, con una seconda deviazione verso il golfo di Gourna si può arrivare alla località di Agios Isidoros. Qui c’è l’omonima chiesetta costruita su uno scoglio in mezzo al mare ed unita alla terraferma da una lunga e stretta passerella di cemento che, con l’alta marea, viene quasi del tutto sommersa.
 
Agios Isidoros e la singolare passerella "a scomparsa" - da notare, al centro, la nostra Puccy!



È un luogo romantico, uno dei più fotografati di Leros insieme al Mulino di Agia Marina. L’ora migliore per andarci è sicuramente il tardo pomeriggio, quando il sole scende verso il mare ed illumina diretto, come un faro, la facciata della bianca cappella che spicca sul nero scoglio. Il tetto, la porta e gli infissi, come le altre chiese di Leros, sono rossi e nel tramonto si infiammano, il mare diventa un folto e compatto tappeto blu e, percorrendo la passerella che porta alla chiesa, sembra di camminarci sopra.
 
 
 
 

Quando si sospinge la porta d’ingresso, luce e mare entrano insieme a voi: le pareti sono di un intenso blu cobalto e le dorate lampade votive scintillano accese dai raggi del sole che entrano dritti. La sensazione è quindi che non ci siano più pareti e che le icone siano adagiate sulle onde, lo sciabordio del mare ne è sicuramente complice. Il posto è nel suo insieme molto suggestivo, sedersi sul parapetto a contemplare il tramonto induce ad una totale estasi, sacra o profana che sia.
 
 
 
 

Arriviamo al porto di Agia Marina che è praticamente buio. Sulla piazzetta fiorita le luci dei lampioni illuminano i grossi e lucidi cannoni, i pescatori si preparano ad uscire sistemando le reti ed accendendo le lampare sui grandi pescherecci, gli edifici amministrativi art déco, ancorché scoloriti, appaiono eleganti e raffinati: Leros, vestita dalla seta della sera, è ancora quella che hanno amato i nostri nonni, immutata e magica. Entriamo in un agenzia turistica ed acquistiamo i biglietti per l’aliscafo di domani, abbiamo deciso di andare a KALYMNOS. Passiamo anche a saldare il conto dalla sig.a Varna che gestisce un fornito negozio di souvenir ed articoli regalo ad Agia Marina. I signori Varna, come la maggior parte dei Greci sulle isole, sono dei piccoli imprenditori, lei segue il negozio, lui fa servizio taxi, insieme curano la gestione degli studios Diamantis, insomma, con tanti lavoretti si sbarca il lunario. Torniamo ad Alinda, restituiamo il motorino, ci sediamo ai tavolini di una taverna sulla spiaggia e ordiniamo la cena: oggi non è domenica, tutto è tranquillo, spiaggia e panorama sono tutti per noi e qualche altro raro turista.
 
Leros - momenti magici e silenti...
 

La brezza fresca della sera muove appena le tovaglie quadrettate e fa tremare per un attimo le fiammelle nelle piccole lanterne sui tavolini, il mare diventa uno specchio di puro argento su cui vediamo riflessi i nostri ricordi di Leros. Rivediamo lo struggente romanticismo delle chiesette di Agios Isidoros o della Madonna dei Granchi, del mulino di Agia Marina e del piccolo cimitero militare cullati da onde sommesse, ripensiamo alle cittadine e ai paesi che sembrano appartenere più al passato che al presente, alla presenza incessante del passato e all’atmosfera onirica del presente. Le luci di LEROS pian piano brillano, sempre più vivide, sulla collina, sul mare, nel cielo, nei nostri occhi, ovunque… sulla baia di Alinda, LEROS, inaspettatamente, affonda il nostro cuore...





INFOMEMO

Questo racconto fa parte dei miei DIARI del DODECANESO, le isole per le quali trovate già un racconto pubblicato sono Patmos, Lipsi, Leros, Kalymnos, Kos, Nisyros, Tilos e Simi. Spero di poter presto trascrivere anche gli appunti di Astipalea, Karpathos, Halki e Rodi. Il nostro viaggio è stato fatto a giugno ed abbiamo trovato un’isola assolutamente godibile in ogni suo aspetto: quella “gran folla tipo Rimini”, di cui qualcuno ha impropriamente scritto nel suo diario, la troverete, se così si può dire, solo sulla spiaggia di Alinda la domenica o nel tardo pomeriggio, quando gli isolani si godono il loro mare sotto casa, sulle spiagge più lontane dal centro troverete sempre ben poca gente e molto spesso nessuno. Leros è un’isola tranquilla, le strutture turistiche sono fatte di pensioni familiari, piccoli hotel e appartamenti o studios, inesistenti i grandi alberghi e i villaggi turistici, il turismo internazionale è ancora piuttosto raro e un fenomeno piuttosto recente. Leros non ha da sfoggiare spiagge folgoranti e mare dai colori caraibici, non ha niente di tutto ciò che il banale immaginario collettivo associa spesso alla Grecia, niente casette candide e cupole blu per intendersi, Leros, pertanto, non piacerà al vacanziero a caccia della Grecia da catalogo turistico o della Grecia fatta solo di mare turchese e sabbia chiara. Ma Leros ha da sfoggiare splendidi panorami e luoghi semplici, carichi di magia, ha un intenso sapore retrò, spesso ha persino il fascino di un set cinematografico, ha luoghi carichi di eventi e di storia, montagne che nascondono tunnel militari e fondali pieni di relitti. Leros, pertanto, piacerà moltissimo a chi ama davvero viaggiare, per i luoghi e attraverso il tempo, a chi non si accontenta di un luogo come tanti altri, fatto solo di sabbia e di mare, a chi già conosce la Grecia e cerca luoghi che parlano di un’altra Grecia. a chi non ha timore di trovarsi a tu per tu con le voci della storia.



LEROS come raggiungerla:

Leros ha anche un aeroporto ad utilizzo civile e militare con voli da Atene. In alternativa è comodo un volo su Kos e poi utilizzare i mezzi che via mare fanno le rotte del Dodecaneso. Catamarani ed aliscafi arrivano al porto di Agia Marina, i traghetti grandi arrivano talvolta a Lakki. Noi ci siamo arrivati da LIPSI e da Leros abbiamo poi proseguito il nostro viaggio nel Dodecaneso verso KALYMNOS. Se dovessi consigliare una abbinata di isole direi sicuramente Leros + Kalymnos, in qualche modo si assomigliano e mettono in contatto con una Grecia “diversa”.



LEROS dove dormire:

Diamantis Studios €30, Nikos & Anna Varna. Ad Alinda. Ampie camere con bagno e angolo cottura, balconi su giardino di limoni. Tel. 22470.23213, 22378, 25648, Cell. 6932.280609, 6932.261652. Il sig. Varna, la mattina della partenza, per accompagnarci al porto, dove peraltro sarebbe comunque andato a caccia di nuovi clienti, ci ha messo in conto 5 euro di taxi: ok, fare il taxista è il suo mestiere, ma in tanti anni di Grecia è l’unica volta che ci sia capitato di pagare.

Hotel Papafotis € 30 in fondo alla spiaggia di Alinda, in posizione un po’ arretrata rispetto alla spiaggia. Email papafotisleros@in.gr, Tel.22470.22247, Cell. 6977917003.



LEROS dove mangiare:

Due particolarità: sull’isola è prodotto lo sciroppo di mandorle, Soumada, e viene coltivata la Guava, il particolare frutto tropicale che in greco viene chiamato Gavafa. La cucina di Leros è un po’ diversa, i piatti hanno sempre qualche piacevole sfumatura in più…. sarà colpa degli italiani?

Lampros oppure Finikas, sulla spiaggia di Alinda, tavolini a 2 metri dall’acqua;

Mylos, Agia Marina, sul mare di fronte al Mulino. Di sera l’atmosfera è particolarmente suggestiva.

To Aloni, Xerocambos, ideale per uno spuntino a base di meze marinare.



LEROS come muoversi:

Disporre di motorino o piccola auto è indispensabile per godere dell’isola. Le strade sono belle, asfaltate e fattibilissime; i brevi tratti di sterrato citati nel diario sono davvero brevi e comunque buoni e percorribili. I bus hanno percorsi molto limitati e orari un po’ variabili.

Motoland Car Rentals. A metà spiaggia di Alinda, prezzo migliore e mezzi nuovi. Scooter 50 cc va benissimo, €12 al giorno. www.motoland.gr email reservations@motoland.gr Tel 22470.24103

Bus comunali: da Agia Marina partono 2 linee che collegano i centri abitati. Una serve il nord collegando Platanos, Alinda, Gournia e Partheni, e l’altra il sud collegando Platanos, Lakki e Xerokambos.



LEROS spiagge:

Come in tutto l’Egeo, il mare è limpido, bello ovunque. Non ci sono spiagge molto ampie, alcune sono però lunghe. Segno con asterisco le mie preferite.

Agia Marina, ghiaietto, a ridosso delle case di Agia Marina, utilizzata dai residenti, con taverna;

Krithoni, piccola, sabbia e acqua cristallina, ombra, sulla strada da Agia Marina ad Alinda;

Alinda**, lunga, sabbia nel primo tratto e ghiaia alla fine della baia, ombra, mare bello, attrezzata, talvolta affollata da residenti e turisti, comoda;

Panagies**, 15 minuti di cammino da Alinda, sabbia, mare trasparente e sempre calmo;

Pandeli, piccola e riparata, sabbia giallastra e ciottoli, attaccata alla frazione di Pandeli;

Vromolitho**, lunga, attrezzata, taverne e bar, concentrazione di strutture;

Xerocambos, sabbia, qualche grande albero, intorno piccole insenature rocciose tranquille;

Merikia, zona del Tunnel War, sabbia e ghiaia con dietro boschi fitti, un posto tranquillo;

Gourna, sabbia giallastra e fine, ombra di bassi alberi, frequentata da famiglie di residenti

Plefouti o Blefouti** diverse spiagge, le prime attrezzate ma comunque tranquille e poi seguendo la strada sterrata altre selvagge. Le migliori se si vuole restare lontano dalla gente

Agia Matrona**, la più bella, sabbia grossa, rocce rossastre, 2 grandi alberi, qualche caletta.