martedì 11 dicembre 2018

NON OMNIS MORIAR(Non Tutto Muore)

di Giuseppe Brenna

(memorabilia di Rodi e Simi – anni ’90)

 

… a 20 anni di distanza, ecco una nuova lettera ritrovata nei vecchi cassetti. Altre pagine di una lunga corrispondenza epistolare che mio padre intrattenne con Graziella, giovane insegnante conosciuta assieme alla sua collega Liliana quando, giovanissimi, si trovavano nel Dodecaneso sul finire degli anni ’30, nell’epoca in cui ci si riferiva a quell’arcipelago come alle “Isole italiane dell’Egeo”.




Racconti scritti con una calligrafia elegante ed ormai desueta che rimandano ad un passato avvertito lontano dagli stessi che ne furono protagonisti e che lasciano trasparire una nostalgia profonda non solo per la perdita di tutto ciò che il nostro Paese era stato capace di realizzare dopo immani sacrifici, ma anche per una svanita giovinezza che fa ricordare persino i momenti più bui della vita con un senso di rimpianto.

 
Nonostante quei luoghi lontani fossero indissolubilmente legati alle stragi dei tedeschi e a quell’immane tragedia che fu il secondo conflitto mondiale, le isole sono descritte in quelle pagine ingiallite quasi come un luogo di pace interiore e mio padre, che vi aveva combattuto mettendo a repentaglio la propria vita, le avrebbe portate nel cuore sino alla fine.

Pochi e fugaci sono i riferimenti alle incombenze quotidiane, le riflessioni ricadono inevitabilmente a quell’esperienza che aveva profondamente segnato le loro vite, agli ideali traditi ma anche alle labili speranze di rinvenire le tracce della presenza italiana sulle isole, nonostante il tempo trascorso e l’oblio imposto dai vincitori.

Graziella torna a Rodi e Simi dopo la guerra, ormai diventate parte della Grecia, e le descrive senza alcun revanscismo. E’ lieta di trovarle fiorenti, ma soprattutto quasi commossa nel riscontrare come ancora si parli la lingua che lei tanti anni prima insegnava nelle scuole.

Non sono solo gli edifici a ricordare l’Italia ma anche e soprattutto le persone.

Da quella lettera sono trascorsi tanti altri anni, eppure a molti sarà capitato di rinvenire quelle tracce del passato, soprattutto quando sono gli stessi greci a riesumarle spontaneamente nei loro racconti… ricordo io stesso dell’incontro con un maturo architetto a Lipsi che riferiva dello sviluppo del Dodecanneso che sarebbe rimasto indietro di 50 anni se il nostro Paese non lo avesse strappato agli Ottomani nella seconda metà dell’800.

Nonostante la storiografia ufficiale e le guide turistiche odierne tendano a liquidare quel periodo con poche e fugaci parole negative, emerge una realtà che troppi italiani non conoscono o tendono a dimenticare quando ricercano solo mare e lidi incontaminati … eppure fu proprio l’Italia a dare impulso al turismo e a trasformare Rodi in una ambita destinazione con il Grande Albergo delle Rose, conosciuto negli anni ’20 come il sogno dell’est, e diventato un affascinante polo di attrazione per il jet set internazionale.

Quei sentimenti di nostalgia della lettera sono in parte gli stessi che inspiegabilmente assalgono, al termine delle brevi parentesi estive, tutti coloro che si allontanano dalle isole egee e che, vedendole sparire dall’orizzonte mentre la nave se ne allontana, spingono a tornare… ma quelle parole scritte in stile dolcemente “obsoleto” rappresentano per me anche un’insperata occasione di ricordare ciò che tante volte ascoltavo da ragazzo da mio padre con scarsa attenzione e che oggi mi fanno pensare al fatto che non tutto muore, soprattutto in questo periodo dell’anno. Non omnis moriar
 

 

 

“Faenza, 9 Dicembre 1998

 

Carissimo,

 

mi è difficile col freddo di questi giorni ritrovare l’entusiasmo e il piacere del viaggio a Rodi e Simi con Liliana.

Ma è stata proprio un’occasione da non lasciarci sfuggire. Giornate splendide.

Rodi ci è venuta incontro come un caleidoscopio di luci, di colori, di lingue diverse, con un turismo intenso nonostante non fosse ancora alta stagione.

La zona dei grandi alberghi oltre Trianda continua ad allargarsi. Trianda quasi non esiste più: non ci sono più gli aranceti, pochissime le bianche casette in riva al mare.

Rodi centro naturalmente è rimasto com’era. Alcuni edifici pubblici hanno solo cambiato destinazione. La Chiesa di S. Giovanni è diventata ortodossa. L’Albergo delle Rose finalmente non è più transennato: ci sono i muratori e pare che debba diventare una casa da gioco.

La maggiore commozione è stata arrivare a Simi. Prima fermata: Panormiti. E sono incominciati i ricordi! Poi il centro: niente di nuovo se non le bancarelle con le spugne e poco altro, schierate sul lungomare. D’altra parte Simi non può cambiare: inoltre la guida ci ha detto che esiste un vincolo per tutta l’isola per cui deve rimanere con le stesse caratteristiche. Ma meraviglia! Ci sono le automobili: dal porto per l’interno dell’isola.

A un certo punto Liliana ed io abbiamo lasciato il gruppo e siamo andate in cerca dei nostri vent’anni !! Ma subito è giunta l’ora della partenza e mentre la nave si allontanava ho pensato a quanti di noi … non ci sono più.

Tristezza – nonostante la gioia di essere a Simi – e rimpianto, perché quasi certamente non ci torneremo più.

E ci ha fatto piacere che sia a Rodi che a Simi hanno un buon ricordo degli Italiani e quasi tutti sanno parlare la nostra lingua, anche i giovani che con un certo orgoglio dicono di averla imparata dai loro genitori.

Bene! E tu come stai? Spero che tutto vada per il meglio per te e la tua famiglia.

A tutti auguro un felice Natale e buon 1999.

 

Saluti sempre affettuosi

 

Graziella”

sabato 1 dicembre 2018

SANTORINI, CAMMINANDO SULLA CALDERA

di riccardo riva e monica cassata


Poco dopo le 17:00 siamo pronti per la camminata sulla Caldera (da Fira a Oia che cinque anni fa non avevamo trovato il tempo di fare). Il ragazzo alla reception ci dice che, normalmente, bastano due ore per arrivare a Oia ma facendo foto e ammirando il panorama anche tre… Inoltre ci sconsiglia di andare adesso per via del caldo, meglio al mattino; però noi domani abbiamo altri programmi e quindi usciamo ad affrontare la calura e ci dirigiamo subito verso il centro equipaggiati di bottiglie d’acqua e bustine di sali minerali.
Fa caldissimo e il percorso è anche in leggera salita e con pochissima ombra ma inizialmente agevole e pavimentato; a Firostefani facciamo una sosta all’ombra.  A Imerovigli usciamo un attimo dal percorso per verificare se i nostri ricordi sono esatti: ed infatti ecco lì la Taverna Anestis che ci aveva consigliato un amico e che l’altra volta non avevamo provato ma questa lo faremo. Accanto c’è un minimarket dove prendiamo acqua fresca e così vediamo passare un bus che si ferma più avanti, perfetto!
Riprendiamo il cammino grondando sudore ma riempiendoci gli occhi con un panorama unico al mondo!
Giunti alla Rocca di Skaros sarebbe interessante salirci ma non c’è tempo e fa ancora  troppo caldo…
Il percorso continua con saliscendi e a tratti è segnalato ma in altri si deve andare a naso…
Con il passare delle ore, quando sono oramai quasi le 19:00,  il sole cala intensità ed il caldo allenta la sua morsa permettendoci così di procedere con un minore sforzo, inoltre percorriamo anche dei tratti in discesa che ci consentono di riprendere fiato. Passiamo tra studios con piscina e idromassaggio (sembra facciano a gara a chi ostenta di più, sembra che più hai soldi più hai un posto in prima fila in ammollo sul ciglio dell’orizzonte…) ed altri (parecchi) in costruzione; ma dove sta andando Santorini??? …che delusione!

Ormai la bolgia ce la siamo lasciata alle spalle (oltre noi ci sono altre quattro persone), così come il caldo.  Ora inizia la parte più “impegnativa”: il percorso diventa un sentiero con fondo di pietrisco lavico un poco scivoloso e dopo una discesa percorriamo un tratto di asfalto, poi riprendiamo a sinistra un sentiero che sale, sale, sale… Giunti in cima, dove è posta una chiesina (se ne trovano parecchie sul percorso) scendiamo in un paesaggio lunare e si comincia a vedere Oia in lontananza, ed ecco, siamo giusto in tempo per il tramonto (sono le 20:30) pochi minuti, due foto veloci ed il sole è andato. Continuiamo a scendere fino alla prima fermata del bus che troviamo; ne passa uno stracarico ma non si ferma… Panico! Monica si mette a cercare un taxi ma fortunatamente ne passa subito un altro (pieno pure lui) che però ci fa salire; facciamo il biglietto per Imerovigli ma dove sarà la fermata? Un ragazzo greco mi dice di stare tranquillo che ci vorranno almeno dieci minuti.
Quando il bigliettaio annuncia la fermata scendiamo e in pochi minuti siamo da Anestis  a cenare. Ordiniamo: pomodori e peperoni con riso, dolmades, maiale in salsa di vin santo, acqua, birra: tot. 28,50 euro.
Terminata la  cena non ci resta che tornare a Fira a piedi in quanto l’ultimo bus è già passato; ormai è tutta discesa ed in percorso è agevole (solo qualche tratto un po’ al buio) e lastricato; è quasi mezzanotte quando arriviamo in hotel (dopo essere passati nella bolgia del centro di Fira) stanchi morti ma soddisfatti!

martedì 23 ottobre 2018

ANAFI

di gabriella cappelletti

Anafi, una piccola isola a est di Santorini, col fascino dell’architettura cicladica e della Grecia di ieri.


martedì 9 ottobre 2018

RODI HOLIDAYS

di Dimitri Pierattini

Una nutrita e allegra compagnia alla scoperta di Rodi. Si fa base ad Haraki, un piccolo e tranquillo borgo di pescatori situato al centro della costa est, punto ideale per girare l'isola. Lindos, Rodi town, Prasonisi, Tsampika, Monotithos, in auto, si raggiungono rapidamente. Ad Agathi invece, partendo dal nostro Alia hotel di Haraki, ci arriviamo comodamente a piedi, ed è incantevole.


mercoledì 12 settembre 2018

KYTHERA L'ISOLA DA RICERCARE

di Sara Cincotta


Dopo esserci innamorati dell’isola di Karpathos, partiamo alla ricerca di un’isola selvaggia, brulla, autentica e ci scontriamo con Kythera. Decidiamo di provare, prenotando da casa il volo, con scalo ad Atene e dopo una breve ricerca troviamo uno studio sul mare nella località di Kapsali (Cengo – Mely apartments, prenotato direttamente al telefono con DImitris, il proprietario). La scelta della località per noi è stata fondamentale in quanto sapevamo di non poter affittare un mezzo di trasporto per tutti i 10 giorni, per cui avere a disposizione un posto comodo con spiagge raggiungibili a piedi sarebbe stata la soluzione migliore nei giorni in cui non avremmo potuto spostarci. 
Le baie gemelle di Kapsali
Arriviamo sull’isola alle 7 di sera, e dobbiamo trovare un taxi per raggiungere Kapsali: l’aeroporto si trova a nord est, mentre il nostro punto di arrivo è a sud, circa 30 minuti di spostamento; conviene affidarsi ai taxi che si trovano fuori dall’aeroporto oppure affittare li una macchina (Panayotis è l’unico rent che trovate immediatamente, ma sull’isola ce ne sono altri). Durante questo tragitto ci rendiamo subito conto dell’essenza dell’isola: strade asfaltate, ma in mezzo al nulla, un continuo Sali e scendi in cui raramente si attraversano dei paesini e il mare per ora non si intravede nemmeno da lontano; quando però ci avviciniamo al sud ci troviamo di fronte al castello di Chora che si affaccia sulle baie gemelle di Kapsali, due golfi identici con un mare blu e un piccolo porticciolo. Scopriamo anche fin da subito che non si trovano le tipiche casette bianche e tetti blu, bensì l’architettura è di tipo bizantino con influenza veneziana (di cui l’isola è stata in passato una colonia). Arrivati nello studio la vista dalla camera scelta ripaga di tutta la fatica di un giorno intero di viaggio e per la prima sera ci accontentiamo di una cenetta semplice in uno dei ristoranti sulla passeggiata lungo mare.

Il secondo giorno inizia con una colazione a base di yogurt e miele di una taverna lì vicina e piano piano iniziamo a entrare nello spirito della vacanza. La spiaggia di Kapsali è divisa in due parti: la prima completamente di sabbia più vicina al molo, parzialmente attrezzata e la seconda più di ghiaia e ciottoli con un fondale più vario anche per gli amanti dello snorkeling. La prima giornata la trascorriamo proprio qui. Scopriamo anche che nell’altra baia è quasi impossibile fare il bagno perché il fondale è troppo basso e pieno di ricci di mare. La sera affittiamo lo scooter (in caso vogliate un due ruote, l’unico ad averne parecchi è sempre Panayotis, premuratevi di chiamarlo in anticipo sia per prenotare che per l’ora in cui lo vorreste…si fa tutto con moooolta calma!) e andiamo a Chora, la capitale che si trova a pochi km da Kapsali. Il centro vivo di sera, con qualche bar che circonda la piazzetta, pochi pub lungo le vie e qualche negozietto di prodotti tipici. Molto carino!
Vista della baia dagli studios
Il mare di Kapsali
Il castello della Chora che domina Kapsali
Il terzo giorno ci dirigiamo verso la spiaggia di Chalkos, a sud-est; dopo esserci persi due o tre volte per le strade secondarie imbocchiamo uno sterrato e ci troviamo di fronte un golfo quasi deserto con l’acqua piatta e limpida…bellissimo! Il caldo delle ore centrali per noi è soffocante, il Meltemi soffia poco e raramente, quindi preferiamo spostarci in località più ombreggiate e torniamo a Chora dove con un’insalata greca nella piazzetta e una passeggiata tra le vie trascorriamo la pausa pranzo. Al pomeriggio puntiamo la spiaggia di Sparagario, raggiungibile dopo una discesa a piedi tra le rocce: bella, ma non comodissima! Per la sera decidiamo di spostarci verso il paesino di Livadi nell’entroterra, alla ricerca questa volta di una taverna tipica, che fino ad ora non abbiamo trovato. Ci sediamo da Pierro’s e finalmente la musica cambia: il proprietario ci accoglie desideroso di mostrarci la cucina, i piatti che stanno preparando sul momento e a presentarci la sua famiglia. Il cibo si dimostra ottimo e a un prezzo più che contenuto…abbiamo dovuto cercare a fondo, ma questa era la Grecia che cercavamo! Ci fermiamo anche da Maria’s sweets per una fetta di Galaktomboureko e sì, la serata prende la piega giusta.
Golfo di Chalkos

La via centrale della Chora

la discesa per la spiaggia di Sparagario
Il quarto giorno decidiamo di spostarci alla spiaggia di Kombonada, est dell’isola. Oggi il Meltemi soffia forte, in spiaggia siamo solo noi due, le onde sono alte e il bagno non si può fare, ma la spiaggia con i suoi colori è meravigliosa e merita una passeggiata! Ci trasferiamo nel paese di Mylopotamos (a ovest) che merita una visita: per chi ama il trekking è possibile raggiungere le cascate che purtroppo ci hanno detto essere asciutte a causa delle scarse piogge, ma una passeggiata nel bosco credo valga la pena. Scopriamo anche che in realtà le strade dell’isola sono abbastanza semplici da seguire. Scendiamo alla spiaggia di Limnionas e pranziamo nell’unica taverna che c’è sul posto e anche qui si trovano piatti semplici, ma tipici. La spiaggia è di sabbia e il fondale ricco di alghe e conchiglie. Per la cena ci era stata consigliata una taverna nel paese di Fratsia, ma arrivati là non abbiamo trovato posto perché non abbiamo prenotato e forse è stato meglio così: anche quello ci ha dato l’idea di un ristorante e non di una taverna autentica. Tornando indietro ci fermiamo in una taverna vista per caso, Xegantzaros, e qui si apre un mondo. L’accoglienza tanto ricercata la ritroviamo subito: ci portano immediatamente olive e Tsipouro, la famiglia che lo gestisce viene a conoscerci, si chiacchiera e nel frattempo si gustano ottimi Souvlaki, tiropita e gyros. Caffè e frutta ci vengono offerti e la cifra spesa è irrisoria in confronto alla serata trascorsa…se volete trovare un posto vero, si trova a Tsikalaria!
Paralia Kombonada

bottega di Mylopotamos
 
Golfo di Limnionas
Il quinto giorno andiamo alla spiaggia di Paleopoli la spiaggia più grande dell’isola, e anche qui, una distesa infinita di ghiaia ci accoglie in solitaria; la tranquillità regna sovrana. Ci spostiamo ad Avlemonas, villaggio di pescatori dove si trovano le uniche taverne con il pesce fresco. Il golfo è meraviglioso, ci si può immergere o tuffare dagli scogli attrezzati con le scalette per risalire e il fondale è ricco di pesci tra i quali si nuota senza problemi. Nel pomeriggio raggiungiamo la famosa spiaggia di Kaladi: 180 gradini per arrivare in un posto splendido (tranquilli, se vi viene fame, basta ordinare per telefono e vi sarà consegnato sotto!). Sia a destra che a sinistra della spiaggia ci sono altre due calette raggiungibili passando a piedi dal mare, se non ci sono onde che lo impediscano. Vale assolutamente la fatica della risalita! La sera decidiamo di tornare nella taverna del giorno prima che si dimostra ancora una volta il posto migliore dell’isola tra tutti quelli che abbiamo visitato!
Golfo di Avlemonas
Paralia Pareopoli

Vista sulla spiaggia di Kaladi
Il sesto giorno scegliamo di andare al nord, alla spiaggia Lakgada. La sabbia e gli scogli sono rossi ed è sito di deposizione delle uova di tartaruga. Anche qui incontriamo pochissima gente e mare agitato, il vento al mattino non dà tregua, ma qui ci si può divertire comunque tra le onde essendoci fondale sabbioso! Il pranzo lo trascorriamo nel paese di Potamos, che non abbiamo avuto modo, ma potrebbe valere la pena una visita serale. Ci spostiamo verso la spiaggia di Diakofti, completamente differente da quelle viste fino ad ora: sabbia bianca e sottile, mare turchese e fondale basso per lunghi tratti. Bellissima, ma non adatta allo snorkeling.
Spiaggia rossa di Lagkada

Diakofti
Gli ultimi due giorni li trascorriamo a Kapsali, tra snorkeling alla ricerca delle tartarughe che ci hanno detto vivano da quelle parti e frappè sorseggiati al pomeriggio sul lungo mare. Le ultime due sere decidiamo di salire alla chiesa che in cima alla collina ha la visuale sui due golfi e sulla Chora che si staglia in alto su Kapsali e che la sera viene illuminata. Ci portiamo dietro due Pita Gyros prese da asporto in una taverna vicina, due Mythos e il tramonto che abbiamo davanti fa il resto: un’esperienza assolutamente consigliata!
Visuale sul golfo di Kapsali dalla chiesina
 
Tramonto a Kapsali
La mattina della partenza attendiamo il taxi per tornare all’aeroporto; accordatevi molto chiaramente sugli orari ed è inutile trattare per i prezzi…con o senza tassametro la cifra sarà sempre la stessa e uguale per tutti i taxi, che sono veramente pochi sull’isola. Quelli e l’affitto di un mezzo sono le uniche soluzioni per spostarvi perché non esistono pullman; noi abbiamo preso un 125, ma abbiamo evitato le spiagge che si preannunciavano con sterrati molto ripidi. Per il resto è un’isola da scoprire e soprattutto ricercare: la scelta di Kapsali per noi si è rivelata giusta proprio per avere il mare vicino senza un mezzo di trasporto, ma i ristoranti e i bar presenti sul golfo si sono rivelati parecchio “commerciali”; se si ha in previsione di avere un mezzo per tutta la permanenza sull’isola allora credo che alloggiare nell’entroterra vi permetta di trovare più posti come la nostra amata taverna. In ogni caso alloggiare al sud non compromette le visite al Nord dell’isola perché in 45 minuti si va da un estremo all’altro senza difficoltà. Per noi è solo la seconda isola greca dopo Karpathos, e già ci siamo resi conto di quanto ogni isola sia diversa e di come sia meglio partire senza l’aspettativa di ritrovare qualcosa, ma piuttosto con la voglia di scoprire. E in ogni caso, una volta tornati a casa è subito Mal di Grecia!
I nostri Viaggiatori Sara e Stefano

lunedì 13 agosto 2018

LE MINIERE DEL SOLE


di Giuseppe Brenna
Milos


La famosa statua della Venere, ritrovata casualmente da un contadino nel 1820, è oggi in bella mostra al Museo del Louvre di Parigi ed ammirata da schiere di visitatori che conoscono il nome dell’isola proprio grazie a questa pregevole scultura di epoca ellenistica. Un ammiraglio francese l’avrebbe acquistata presso le autorità ottomane ma, secondo la versione locale, la statua sarebbe stata trafugata e trasportata su una nave militare in Francia per farne dono al re Luigi XVIII… sia come sia, è stata avviata una petizione popolare affinché la Venere possa far ritorno a casa, similmente a quanto il governo centrale ellenico sta tentando di fare con i marmi del Partenone custoditi al British Museum di Londra.

La bellezza di Afrodite però non ha mai abbandonato i litorali di Milos, la maggiore delle Cicladi occidentali e simile per certi aspetti alla più famosa Santorini, con la quale condivide la forma ad anello e l’origine vulcanica. 



Le eruzioni del Pleistocene hanno lasciato una traccia indelebile sulle coste rocciose con sfumature colorate di zolfo, manganese e ferro che regalano sensazionali colori alle spiagge dell’isola. I minerali, sui litorali di Fyroplaka e di Paleochori, si respirano nell’aria e le sorgenti termali continuano ad intensificare gli effetti cromatici ed i contrasti con il bianco abbacinante della pietra pomice.

La natura dà spettacolo ed è proprio la singolarità delle coste e la trasparenza delle acque a costituire il tratto distintivo di quest’angolo dell’Egeo.


La popolazione di Milos si concentra nell’area orientale, dove si è rifugiata la popolazione a seguito di un terremoto che nel ‘600 aveva devastato la cittadina di Zefyria. Nei pressi del vecchio kastro veneziano, su un altipiano che domina l’intero profilo dell’isola, fu fondato il nuovo capoluogo Plaka nel tipico stile cicladico. Edifici e stradine circondano la candida Panagia Korfiatissa che si affaccia con la sua terrazza direttamente sulla caldera. Abbiamo inizialmente alloggiato proprio sul retro della chiesa, venendo risvegliati dal suono delle campane al mattino. Il centro di Plaka è estremamente raccolto con pochi ristoranti, negozietti e locali ed appare particolarmente affollata e vivace sul far della sera, grazie anche al richiamo dei meravigliosi tramonti che tingono di rosso l’orizzonte e gli impervi rilievi del lato occidentale.

In un vicolo ombreggiato, il monastero del Rosario e la chiesa cattolica attigua erano un tempo sede del vice-console francese di Milos Luis Brest; in un cortile interno, è custodita la tomba della sua giovane moglie con un epitaffio scritto in francese.

Dal kastro, raggiungibile con una strada in salita, si ammira il panorama di Plaka oltre che delle altre cittadine contigue di Tripiti e Triosavalos. 


Gli agglomerati sorgono sui luoghi dove un tempo si trovava l’antica Melo di epoca classica che, rifiutando di aderire alla lega navale delio-attica di Atene, fu da quest’ultima distrutta per il suo gesto di sfida. Nei pressi di Tripiti, si ammirano le rovine restaurate del piccolo teatro romano e le catacombe dei cristiani, che le utilizzavano come luogo di sepoltura e di culto.

Nel museo archeologico di Plaka sono conservati diversi manufatti antichi, il più ammirato è tuttavia il calco in gesso della statua di Venere ad opera del laboratorio del Louvre, quasi a rappresentare una sorta di risarcimento morale.


Nell’area sottostante al teatro romano, il porto di Klima con le sue case variopinte costituisce uno dei luoghi più caratteristici di Milos. I pescatori, ormai al sicuro dalle scorrerie dei pirati a seguito dell’indipendenza greca, decisero nel 19° secolo di trasferirsi sulla costa per i mesi estivi costruendo le syrmata, cioè delle tipiche costruzioni idonee a ricoverare le barche nel piano inferiore ed adibite a dimore nei piani superiori. Altre syrmata si trovano nel minuscolo villaggio di Fyropotamos nell’estremo nord ed in altri villaggi sparsi sulla costa all’interno della caldera. 


La parte occidentale dell’isola è del tutto disabitata ed attraversata da sterrati difficilmente percorribili con le auto normali. Se non si dispone di una costosa jeep, conviene esplorare questa zona via mare, sono infatti molte le imbarcazioni che offrono ai turisti il giro nell’isola, partendo dal porto di Adamas ed attraccando ad alcune delle spiagge più spettacolari. Superato Capo Vani, dove rimangono le infrastrutture di una miniera di manganese abbandonata, si raggiunge la baia di Kleftiko con le sue bianche scogliere e faraglioni. Il nome deriva dai pirati che un tempo si nascondevano nelle grotte naturali per assaltare le navi di passaggio che depredavano delle mercanzie, riducendo in schiavitù gli equipaggi venduti sul mercato di Istanbul. 


Le spiagge di Milos sono numerosissime, ed è quasi impossibile pensare di scoprirle tutte. Da non perdere assolutamente è Sarakiniko. La roccia di pietra pomice levigata dal vento ha creato un paesaggio surreale che ricorda quello della Luna. Pinnacoli, archi e scogliere curvilinee disegnano questo luogo unico che conviene esplorare nei suoi anfratti più nascosti, attraversando anche delle misteriose gallerie scavate nella montagna.

Dal villaggio di Pollonia è possibile raggiungere in 15 minuti di traghetto l’isola di Kimolos per una gita in giornata, approdando nel porto di Psathi. Si tratta di un luogo molto tranquillo e tradizionale, che offre anche diverse strutture ricettive nel suo capoluogo Chorio. Il kastro veneziano, realizzato con due edifici disposti a quadrilatero, si trova nel cuore del villaggio. Vi si accede tramite due ingressi posti a nord e a sud delle mura, ma gran parte delle costruzioni interne giacciono in rovina ed ancora non sono state sottoposte a restauro.


La strada verso nord conduce a Prassa, la spiaggia più spettacolare dalla sabbia quasi bianca e che davvero ricorda un angolo dei Caraibi incastonato su questa terra semisconosciuta a gran parte dei visitatori.


Sifnos, l’isola dell’argento; in epoca classica l’estrazione del prezioso metallo garantì un notevole benessere ai suoi abitanti.

Il traghetto approda nel porto di Kamares, vivace località turistica con piccoli locali, ristoranti e con la spiaggia sabbiosa più grande.

Raggiungiamo il nostro studio con vista su Kastro, il vecchio e caratteristico capoluogo che oggi è stato sostituito da Apollonia a qualche chilometro di distanza.

Apollonia sorge in una verde vallata nel centro dell’isola assieme a diversi villaggi satelliti collegati da antichi sentieri lastricati. Nei pressi della piazza principale è visitabile anche in tarda serata il museo del Folklore, una specie di deposito di oggetti di ogni tipo in cui è divertente soffermarsi per riscoprire il fascino ma anche la durezza della vita di un tempo. I locali ed i ristoranti si concentrano sullo “steno”, cioè il viale principale pedonale con numerosi negozi di gioielli ed abbigliamento. Superata la Mitropolis, la strada continua in salita, affiancata da eleganti residenze di villeggiatura.

Il cuore tradizionale dell’isola tuttavia è Kastro, il cui nome ovviamente deriva dalla fortezza veneziana realizzata sull’antica acropoli di epoca classica con mura di grossi blocchi di pietra.



Resti architettonici, statue e sarcofagi dell’antico insediamento non sono solo conservati nel minuscolo museo archeologico, ma si trovano sparsi nei vari vicoli acciottolati od inseriti a complemento degli edifici cicladici di epoca più tarda. Le abitazioni sono realizzate spesso su un piano rialzato e gli ingressi si raggiungono tramite piccole scale o ponticelli sopra viali ombreggiati.

Molto suggestiva la piccola cappella dei 7 martiri, realizzata su un promontorio collegato da un piccolo sentiero e sulla quale s’infrangono gli ultimi raggi del Sole al tramonto.

Sifnos si caratterizza per le sue spiagge sabbiose ombreggiate da tamerici, ideali per le famiglie con bambini. La caratteristica architettura delle Cicladi rifulge in tutti i piccoli centri dell’isola, ma soprattutto nei suoi numerosi edifici religiosi che ne punteggiano il territorio. Sulla costa, il monastero di Chrisopygi nei pressi della spiaggia di Apokofto, si raggiunge agevolmente anche dalla cittadina di Faros tramite un bel sentiero.



Il monastero di Agios Symeon, in cima su un’alta montagna di verdi pinete che incombe sulla baia di Kamares, e la cappella di Agios Geogios nei pressi del porticciolo di Heronissos nell’estremo nord, regalano incredibili visuali sul mare e sulle isole vicine. 


Il sito di Agios Andreas in cima ad una verde collina è anche raggiungibile con un percorso di trekking: oltre alla chiesa si conservano i resti di un insediamento minoico di forma circolare con mura esterne ancora ben conservate

La baia di Vathy a ferro di cavallo, con la candida chiesetta posta nel centro della spiaggia affiancata dall’ottimo ristorante Tsigala all’ombra delle tamerici, è uno dei luoghi di balneazione più pittoreschi.

Raggiungiamo infine la nostra ultima meta: Serifos.

Nonostante la breve distanza da Sifnos, l’isola presenta una morfologia completamente diversa con brulli e tormentati rilievi montuosi. Si tratta di una destinazione meno nota ma che di anno in anno vede aumentare progressivamente il numero di visitatori. La disponibilità di auto a noleggio è ancora molto limitata (e costosa) tuttavia conviene avere un valido mezzo per esplorare l’isola e le sue splendide spiagge.

Il mito vuole che fosse abitata dai ciclopi, giganti dall’unico occhio sulla fronte, oltre che il luogo natale dell’eroe Perseo, uccisore della Gorgone Medusa che pietrificava coloro che osavano guardarla.

Il nome deriva dal ferro, il metallo che veniva estratto sull’isola, le cui miniere vennero definitivamente chiuse negli anni ’60.

Livadi è il luogo dove giungono i traghetti ed in cui si concentrano le strutture recettive, ma probabilmente il posto più caratteristico dove soggiornare è la Chora. Avvicinandosi dal mare, il capoluogo è solo parzialmente visibile e sorge su un’alta rupe prospiciente il porto.



Per raggiungerla occorre salire una ripida strada di tornanti e finalmente si raggiunge il crinale della rupe con in bella vista i mulini e la parte alta (Piso Chora) dove si trova la platia con il municipio e la chiesa principale. Ancora una volta, un meraviglioso e caratteristico borgo cicladico ben preservato, con stradine scoscese percorse dagli asini di buon mattino, ancora l’unico “mezzo” in grado di transitare e di rifornire i piccoli locali e negozietti del centro. In cima si trovano i resti del castello veneziano con le immancabili chiesette bianche da cui si gode un panorama a 360° dell’isola e dei suoi litorali, oltre che sulla parte bassa del villaggio (Kato Chora).




Le spiagge di Livadi e Livadakia sono parzialmente attrezzate e facilmente accessibili, tuttavia conviene esplorare i lidi più distanti anche per apprezzare l’affascinante entroterra. Nel nord, si raggiunge dopo aver percorso una ripida strada a tornanti, la baia di Sykamia con la sua vasta spiaggia di sabbia e ciottoli. Sulla via del ritorno, si incrocia il monastero di Monì Taxiarchon che custodisce una preziosa iconostasi ed affreschi del ‘600.  Accoglie i visitatori un vecchio monaco, spiegando come il monastero assomigli ad una fortezza per l’esigenza in passato di difendersi dalle scorrerie dei predoni del mare… un tempo tutte le 60 celle erano occupate dai monaci, ma oggi sono ormai rimasti soltanto in 2.

Nella costa orientale si trovano i lidi più spettacolari di Psili Ammos, con la sabbia chiara ed acque trasparenti, ed Agios Sostis con un promontorio di interessanti formazioni rocciose.

Verso ovest, si arriva ad Aspro Pyrgos, la torre bianca di epoca classica e recentemente restaurata, prima di raggiungere il vecchio porto di Megalo Livadi, centro dell’attività estrattiva del ferro. Su un lato della baia, ancora si può visitare ciò che rimane degli impianti di estrazione del materiale ferroso dalla vicina miniera, una galleria lunga circa 800 metri e non accessibile per mancanza d’illuminazione. Vecchi binari, carrelli e pontili rimangono ad arrugginire sul litorale costituendo un affascinante panorama di archeologia industriale a memoria delle durissime condizioni di vita dei minatori. Il giro dell’isola termina nella baia di Koutala con le sue vaste e comode spiagge selvagge, prima di far rientro a Livadi e nella Chora.


E’ il nostro ultimo giorno, ci rechiamo come d’abitudine in un cafenio della Chora. A fianco del nostro tavolo, esposto al sole già rovente del mattino, una signora ci invita a condividere con lei il suo all’ombra… si rivolge a noi in un buon francese e ci racconta di essere sposata con un ingegnere ormai in pensione che un tempo prestava servizio per gli enti pubblici. La crisi ha falciato i redditi ed ora percepiscono un quarto della pensione su cui contavano di vivere. Ci racconta di sé, del suo lavoro di professoressa, confrontandosi con le nostre esperienze sempre entusiaste in terra ellenica: “…mi piace parlare con gli italiani, con i quali noi greci abbiamo una forte empatia. Siamo popoli abituati a vivere in stretto contatto con la nostra storia. Anche a noi piace viaggiare e, nonostante tutto, continueremo a farlo seppur a costo di sacrifici per mettere da parte quanto occorre… e siamo stati anche a New York… certo, bellissima e moderna, però sembra tutto così nuovo… Abbiamo acquistato qui nella Chora di Serifos una casa nella quale trascorriamo i mesi estivi e che piace anche ai nostri figli. Tutte le isole greche sono belle, ma quelle dell’Egeo hanno qualcosa di speciale… sono state create da Dio ed i colori del cielo e del mare rilassano non solo il corpo, ma anche lo spirito…” 

Lasciamo sul tavolo i soldi per pagare anche il caffè della professoressa… contentissima ci ringrazia e già ci invita la mattina successiva per contraccambiare… chissà, forse il fato ci poterà ad accettare il prossimo anno…