di Giuseppe Brenna
Milos
La famosa statua della Venere, ritrovata casualmente da un contadino nel 1820,
è oggi in bella mostra al Museo del Louvre di Parigi ed ammirata da schiere di
visitatori che conoscono il nome dell’isola proprio grazie a questa pregevole
scultura di epoca ellenistica. Un ammiraglio francese l’avrebbe acquistata
presso le autorità ottomane ma, secondo la versione locale, la statua sarebbe
stata trafugata e trasportata su una nave militare in Francia per farne dono al
re Luigi XVIII… sia come sia, è stata avviata una petizione popolare affinché
la Venere possa far ritorno a casa, similmente a quanto il governo centrale
ellenico sta tentando di fare con i marmi del Partenone custoditi al British
Museum di Londra.
La bellezza di Afrodite però non
ha mai abbandonato i litorali di Milos, la maggiore delle Cicladi occidentali e
simile per certi aspetti alla più famosa Santorini, con la quale condivide la
forma ad anello e l’origine vulcanica.
Le eruzioni del Pleistocene hanno
lasciato una traccia indelebile sulle coste rocciose con sfumature colorate di
zolfo, manganese e ferro che regalano sensazionali colori alle spiagge
dell’isola. I minerali, sui litorali di Fyroplaka
e di Paleochori, si respirano
nell’aria e le sorgenti termali continuano ad intensificare gli effetti
cromatici ed i contrasti con il bianco abbacinante della pietra pomice.
La natura dà spettacolo ed è
proprio la singolarità delle coste e la trasparenza delle acque a costituire il
tratto distintivo di quest’angolo dell’Egeo.
La popolazione di Milos si
concentra nell’area orientale, dove si è rifugiata la popolazione a seguito di
un terremoto che nel ‘600 aveva devastato la cittadina di Zefyria. Nei pressi
del vecchio kastro veneziano, su un altipiano che domina l’intero profilo
dell’isola, fu fondato il nuovo capoluogo Plaka
nel tipico stile cicladico. Edifici e stradine circondano la candida Panagia
Korfiatissa che si affaccia con la sua terrazza direttamente sulla
caldera. Abbiamo inizialmente alloggiato proprio sul retro della chiesa,
venendo risvegliati dal suono delle campane al mattino. Il centro di Plaka è
estremamente raccolto con pochi ristoranti, negozietti e locali ed appare
particolarmente affollata e vivace sul far della sera, grazie anche al richiamo
dei meravigliosi tramonti che tingono di rosso l’orizzonte e gli impervi
rilievi del lato occidentale.
In un vicolo ombreggiato, il
monastero del Rosario e la chiesa cattolica attigua erano un tempo sede del
vice-console francese di Milos Luis Brest; in un cortile interno, è custodita
la tomba della sua giovane moglie con un epitaffio scritto in francese.
Dal kastro, raggiungibile con una
strada in salita, si ammira il panorama di Plaka oltre che delle altre
cittadine contigue di Tripiti e Triosavalos.
Gli agglomerati sorgono sui
luoghi dove un tempo si trovava l’antica Melo di epoca classica che, rifiutando
di aderire alla lega navale delio-attica di Atene, fu da quest’ultima distrutta
per il suo gesto di sfida. Nei pressi di Tripiti, si ammirano le rovine
restaurate del piccolo teatro romano e le catacombe dei cristiani, che le
utilizzavano come luogo di sepoltura e di culto.
Nel museo archeologico di Plaka
sono conservati diversi manufatti antichi, il più ammirato è tuttavia il calco
in gesso della statua di Venere ad opera del laboratorio del Louvre, quasi a
rappresentare una sorta di risarcimento morale.
Nell’area sottostante al teatro romano,
il porto di Klima con le sue case
variopinte costituisce uno dei luoghi più caratteristici di Milos. I pescatori,
ormai al sicuro dalle scorrerie dei pirati a seguito dell’indipendenza greca,
decisero nel 19° secolo di trasferirsi sulla costa per i mesi estivi costruendo
le syrmata, cioè delle tipiche
costruzioni idonee a ricoverare le barche nel piano inferiore ed adibite a
dimore nei piani superiori. Altre syrmata
si trovano nel minuscolo villaggio di Fyropotamos
nell’estremo nord ed in altri villaggi sparsi sulla costa all’interno della
caldera.
La parte occidentale dell’isola è
del tutto disabitata ed attraversata da sterrati difficilmente percorribili con
le auto normali. Se non si dispone di una costosa jeep, conviene esplorare
questa zona via mare, sono infatti molte le imbarcazioni che offrono ai turisti
il giro nell’isola, partendo dal porto di Adamas ed attraccando ad alcune delle
spiagge più spettacolari. Superato Capo Vani, dove rimangono le infrastrutture
di una miniera di manganese abbandonata, si raggiunge la baia di Kleftiko con le sue bianche scogliere e
faraglioni. Il nome deriva dai pirati che un tempo si nascondevano nelle grotte
naturali per assaltare le navi di passaggio che depredavano delle mercanzie,
riducendo in schiavitù gli equipaggi venduti sul mercato di Istanbul.
Le spiagge di Milos sono
numerosissime, ed è quasi impossibile pensare di scoprirle tutte. Da non
perdere assolutamente è Sarakiniko.
La roccia di pietra pomice levigata dal vento ha creato un paesaggio surreale
che ricorda quello della Luna. Pinnacoli, archi e scogliere curvilinee
disegnano questo luogo unico che conviene esplorare nei suoi anfratti più
nascosti, attraversando anche delle misteriose gallerie scavate nella montagna.
Dal villaggio di Pollonia è
possibile raggiungere in 15 minuti di traghetto l’isola di Kimolos per una gita in giornata, approdando nel porto di Psathi.
Si tratta di un luogo molto tranquillo e tradizionale, che offre anche diverse
strutture ricettive nel suo capoluogo Chorio.
Il kastro veneziano, realizzato con due edifici disposti a quadrilatero, si
trova nel cuore del villaggio. Vi si accede tramite due ingressi posti a nord e
a sud delle mura, ma gran parte delle costruzioni interne giacciono in rovina
ed ancora non sono state sottoposte a restauro.
La strada verso nord conduce a Prassa, la spiaggia più spettacolare
dalla sabbia quasi bianca e che davvero ricorda un angolo dei Caraibi
incastonato su questa terra semisconosciuta a gran parte dei visitatori.
Sifnos,
l’isola dell’argento; in epoca classica l’estrazione del prezioso metallo
garantì un notevole benessere ai suoi abitanti.
Il traghetto approda nel porto di
Kamares, vivace località turistica
con piccoli locali, ristoranti e con la spiaggia sabbiosa più grande.
Raggiungiamo il nostro studio con
vista su Kastro, il vecchio e
caratteristico capoluogo che oggi è stato sostituito da Apollonia a qualche
chilometro di distanza.
Apollonia sorge in una verde vallata nel centro dell’isola assieme
a diversi villaggi satelliti collegati da antichi sentieri lastricati. Nei
pressi della piazza principale è visitabile anche in tarda serata il museo del
Folklore, una specie di deposito di oggetti di ogni tipo in cui è divertente
soffermarsi per riscoprire il fascino ma anche la durezza della vita di un
tempo. I locali ed i ristoranti si concentrano sullo “steno”, cioè il viale principale pedonale con numerosi negozi di
gioielli ed abbigliamento. Superata la Mitropolis, la strada continua in
salita, affiancata da eleganti residenze di villeggiatura.
Il cuore tradizionale dell’isola
tuttavia è Kastro, il cui nome ovviamente deriva dalla fortezza veneziana
realizzata sull’antica acropoli di epoca classica con mura di grossi blocchi di
pietra.
Resti architettonici, statue e
sarcofagi dell’antico insediamento non sono solo conservati nel minuscolo museo
archeologico, ma si trovano sparsi nei vari vicoli acciottolati od inseriti a
complemento degli edifici cicladici di epoca più tarda. Le abitazioni sono
realizzate spesso su un piano rialzato e gli ingressi si raggiungono tramite
piccole scale o ponticelli sopra viali ombreggiati.
Molto suggestiva la piccola cappella dei 7
martiri, realizzata su un promontorio collegato da un piccolo sentiero e sulla
quale s’infrangono gli ultimi raggi del Sole al tramonto.
Sifnos si caratterizza per le sue
spiagge sabbiose ombreggiate da tamerici, ideali per le famiglie con bambini.
La caratteristica architettura delle Cicladi rifulge in tutti i piccoli centri
dell’isola, ma soprattutto nei suoi numerosi edifici religiosi che ne punteggiano
il territorio. Sulla costa, il monastero di Chrisopygi nei pressi della spiaggia di Apokofto, si raggiunge agevolmente anche dalla cittadina di Faros tramite un bel sentiero.
Il monastero di Agios Symeon, in cima su un’alta
montagna di verdi pinete che incombe sulla baia di Kamares, e la cappella di
Agios Geogios nei pressi del porticciolo di Heronissos nell’estremo nord, regalano incredibili visuali sul mare
e sulle isole vicine.
Il sito di Agios Andreas in cima ad una verde collina è anche raggiungibile
con un percorso di trekking: oltre alla chiesa si conservano i resti di un
insediamento minoico di forma circolare con mura esterne ancora ben conservate
La baia di Vathy a ferro di cavallo, con la candida chiesetta posta nel centro
della spiaggia affiancata dall’ottimo ristorante Tsigala all’ombra delle
tamerici, è uno dei luoghi di balneazione più pittoreschi.
Raggiungiamo infine la nostra
ultima meta: Serifos.
Nonostante la breve distanza da
Sifnos, l’isola presenta una morfologia completamente diversa con brulli e
tormentati rilievi montuosi. Si tratta di una destinazione meno nota ma che di
anno in anno vede aumentare progressivamente il numero di visitatori. La
disponibilità di auto a noleggio è ancora molto limitata (e costosa) tuttavia
conviene avere un valido mezzo per esplorare l’isola e le sue splendide
spiagge.
Il mito vuole che fosse abitata
dai ciclopi, giganti dall’unico occhio sulla fronte, oltre che il luogo natale
dell’eroe Perseo, uccisore della Gorgone Medusa che pietrificava coloro che
osavano guardarla.
Il nome deriva dal ferro, il
metallo che veniva estratto sull’isola, le cui miniere vennero definitivamente
chiuse negli anni ’60.
Livadi è il luogo dove giungono i traghetti ed in cui si
concentrano le strutture recettive, ma probabilmente il posto più caratteristico
dove soggiornare è la Chora. Avvicinandosi dal mare, il capoluogo è solo
parzialmente visibile e sorge su un’alta rupe prospiciente il porto.
Per raggiungerla occorre salire
una ripida strada di tornanti e finalmente si raggiunge il crinale della rupe
con in bella vista i mulini e la parte alta (Piso Chora) dove si trova la platia con il municipio e la chiesa
principale. Ancora una volta, un meraviglioso e caratteristico borgo cicladico
ben preservato, con stradine scoscese percorse dagli asini di buon mattino,
ancora l’unico “mezzo” in grado di transitare e di rifornire i piccoli locali e
negozietti del centro. In cima si trovano i resti del castello veneziano con le
immancabili chiesette bianche da cui si gode un panorama a 360° dell’isola e
dei suoi litorali, oltre che sulla parte bassa del villaggio (Kato Chora).
Le spiagge di Livadi e Livadakia
sono parzialmente attrezzate e facilmente accessibili, tuttavia conviene
esplorare i lidi più distanti anche per apprezzare l’affascinante entroterra.
Nel nord, si raggiunge dopo aver percorso una ripida strada a tornanti, la baia
di Sykamia con la sua vasta spiaggia di sabbia e ciottoli. Sulla via del
ritorno, si incrocia il monastero di Monì Taxiarchon che custodisce una
preziosa iconostasi ed affreschi del ‘600.
Accoglie i visitatori un vecchio monaco, spiegando come il monastero
assomigli ad una fortezza per l’esigenza in passato di difendersi dalle
scorrerie dei predoni del mare… un tempo tutte le 60 celle erano occupate dai
monaci, ma oggi sono ormai rimasti soltanto in 2.
Nella costa orientale si trovano
i lidi più spettacolari di Psili Ammos,
con la sabbia chiara ed acque trasparenti, ed Agios Sostis con un promontorio di interessanti formazioni
rocciose.
Verso ovest, si arriva ad Aspro
Pyrgos, la torre bianca di epoca classica e recentemente restaurata, prima di
raggiungere il vecchio porto di Megalo
Livadi, centro dell’attività estrattiva del ferro. Su un lato della baia,
ancora si può visitare ciò che rimane degli impianti di estrazione del
materiale ferroso dalla vicina miniera, una galleria lunga circa 800 metri e
non accessibile per mancanza d’illuminazione. Vecchi binari, carrelli e pontili
rimangono ad arrugginire sul litorale costituendo un affascinante panorama di
archeologia industriale a memoria delle durissime condizioni di vita dei
minatori. Il giro dell’isola termina nella baia di Koutala con le sue vaste e
comode spiagge selvagge, prima di far rientro a Livadi e nella Chora.
E’ il nostro ultimo giorno, ci
rechiamo come d’abitudine in un cafenio della
Chora. A fianco del nostro tavolo, esposto al sole già rovente del mattino, una
signora ci invita a condividere con lei il suo all’ombra… si rivolge a noi in
un buon francese e ci racconta di essere sposata con un ingegnere ormai in
pensione che un tempo prestava servizio per gli enti pubblici. La crisi ha
falciato i redditi ed ora percepiscono un quarto della pensione su cui
contavano di vivere. Ci racconta di sé, del suo lavoro di professoressa,
confrontandosi con le nostre esperienze sempre entusiaste in terra ellenica: “…mi piace parlare con gli italiani, con i
quali noi greci abbiamo una forte empatia. Siamo popoli abituati a vivere in
stretto contatto con la nostra storia. Anche a noi piace viaggiare e,
nonostante tutto, continueremo a farlo seppur a costo di sacrifici per mettere
da parte quanto occorre… e siamo stati anche a New York… certo, bellissima e
moderna, però sembra tutto così nuovo… Abbiamo acquistato qui nella Chora di
Serifos una casa nella quale trascorriamo i mesi estivi e che piace anche ai
nostri figli. Tutte le isole greche sono belle, ma quelle dell’Egeo hanno
qualcosa di speciale… sono state create da Dio ed i colori del cielo e del mare
rilassano non solo il corpo, ma anche lo spirito…”
Lasciamo sul tavolo i soldi per
pagare anche il caffè della professoressa… contentissima ci ringrazia e già ci
invita la mattina successiva per contraccambiare… chissà, forse il fato ci
poterà ad accettare il prossimo anno…