di Paola David
E’ finalmente arrivato il 27 Agosto, il nostro volo per Atene parte alle 11
da Malpensa. Tutto è stato organizzato nei minimi dettagli dalla
prenotazione degli alberghi nelle varie tappe, ai siti archeologici e
naturali da visitare, al noleggio dell’auto. L’entusiasmo per questa vacanza
insieme tanto.
Ad Atene
ci aspetta una Peugeot 208 e, grazie a cartina e navigatore, raggiungiamo
con facilità l’hotel Ilissos prima tappa del nostro tour.
Giusto il tempo di riprenderci un attimo e siamo già pronti a salire
sull’Acropoli.
La città sacra, l’Acropoli è il più grande complesso architettonico ed
artistico giunto fino a noi dall’antica Grecia. Si trova a
156 metri sul livello del mare
sulla sommità pianeggiante di un promontorio roccioso largo
140 metri e lungo 28 che
sovrasta la valle di Ilissos.
Voluta nel V secolo a. C. da Pericle in un’area dove a partire dal secondo
millennio a. C. erano edificati palazzi reali e luoghi di culto comprende i 4
capolavori dell’arte classica greca: il Partenone, costruito
da Ictino, i
Propilei, gli ingressi monumentali della zona sacra dedicata
ad Atena, l’Eretteo e il
tempio di Atena Nike.
Nel corso dei secoli l’Acropoli è stata danneggiata numerose volte: prima i
bizantini convertirono i tempi in chiese e saccheggiarono i tesori, poi nel
1456, quando Atene fu conquistata dai turchi, il sito divenne una moschea e
l’Eretteo fu utilizzato come harem del governatore turco. Il saccheggio fu
completato nel diciannovesimo secolo da
Lord
Elgin, ambasciatore del re d’Inghilterra, che portò numerosi marmi in
patria e che ancora oggi sono l’orgoglio del British Museum.
Oggi è patrimonio naturale dell’UNESCO.
Il momento migliore per salire sull’Acropoli è quello che abbiamo scelto,
dalle 17 al
tramonto: il rosso e l’arancio avvolgono i templi e la città di Atene
mentre una leggera brezza rinfresca l’aria.
Un ottimo
punto
d’osservazione della città di Atene, che si estende all’infinito ai
nostri piedi, si ha vicino a dove sventola la bandiera greca. Sotto di noi
la Plaka e le rovine del
tempio di Zeus.
Sotto l’acropoli c’è il museo dell’Acropoli, in un nuovo e moderno edificio,
inaugurato nel 2009. Ospita circa 8 mila metri quadrati di esposizione,
soprattutto scultorea. Dalla preistoria fino alla tarda antichità, nel Museo
è narrata la vita sull’Acropoli: dalle opere di scultura agli elementi
architettonici decorativi dei monumenti. Al terzo livello si trova la sala
Partenone dove sono esposte le sculture e il
fregio del Partenone, riportati in Grecia dell’Inghilterra dopo il
saccheggio di sir Elgin. Decidiamo però di rimandare la visita alla prossima
volta perché la fame e la stanchezza incominciano a farsi sentire…
Ci dirigiamo quindi alla
Plaka: la
zona più vecchia della città. E’
abitata da quasi 7000 anni
e
per questo non è stata stravolta dagli scavi come in altre zone. Anche per
questo,
la Plaka è la
zona più turistica
di Atene: tra le sue stradine si celano monumenti, palazzi e chiese
bizantine, che si affiancano a negozi e ristoranti, creando un ambiente in
cui convivono armoniosamente presente e passato, bellezza e funzionalità,
cultura e divertimenti. La maggior parte delle strade è chiusa al traffico,
e quindi si passeggia tra i tavolini dei
ristoranti all'aperto,
le piazzette e le botteghe.
In uno di questi ristorantini sotto un fresco pergolato ceniamo con
souvlaki, moussaka, insalata greca, feta e olive ed entriamo completamente
nello spirito della Grecia.
28 AGOSTO
Dopo un abbondante colazione partiamo diretti verso il primo dito del
Peloponneso. Prima tappa
Corinto,
la strada è scorrevole, circa
80 Km di autostrada.
Il canale artificiale è lungo oltre
6 km anche se davvero non sembra.
Collega il Golfo di Corinto con il mar Egeo. Fu costruito alla fine del 1800
(ma il progetto fu iniziato da Nerone) per evitare ai navigatori il
periplo
del Peloponneso con un risparmio di ben
400 km di percorso. Le foto sul
ponte si sprecano, la vista veramente spettacolare.
Ci dirigiamo quindi a
Micene
celebre città del re dei re, Agamennone, con le mura gigantesche
dell'Acropoli che domina da uno sperone roccioso alto quasi
300 m.
La “porta dei leoni” è una di quelle cose che ciascuno di noi sogna di poter
vedere un giorno. Quante volte l’ho vista sui libri di storia, di arte,
sulle guide turistiche e depliant della grecia…averla davanti annulla tutte
le immagini precedenti: il contesto fa la differenza e rende questa
esperienza unica.
Il rilievo triangolare dei leoni e della colonna è considerato il più antico
del tipo monumentale in Europa. Le teste degli animali erano probabilmente
in steatite ma non sono sopravvissute fino a noi.. E’ datata al
1240 a.C.
Il santuario della porta è un piccolo vano situato dopo la porta a sx. Lì si
teneva la divinità deputata alla protezione degli ingressi, una sorta di
nume tutelare, al quale bisognava dare un tributo prima di accedere
all’Acropoli.
Seguendo le indicazioni di Pausania, Schliemann elaborò l’ipotesi che le
tombe dei sovrani della città si trovassero all’interno della cinta muraria.
Il suo intuito lo portò a scavare nel 1879 nel punto in cui egli riteneva
fosse l’Agorà di Micene. In seguito portò alla luce una serie di tombe a
pozzo e a cupola tra cui la tomba che la tradizione attribuisce ai membri
della dinastia deglia Atridi ( Agamennone, Cassandra ed Eurimedonte), anche
se
studi successivi tendono ad escluderlo. Comunque recuperò qualcosa
come
14 Kg di oro, tra gioielli, armi,
utensili, maschere, pettorali con cui solitamente si adornavano i morti di
stirpe regale e le famose maschere d’oro che conservavano ancora i
lineamenti reali e non idealizzati dei defunti. Tra queste maschere il
ricercatore credette di individuare il volto del leggendario re Agamennone.
Il sontuoso arredo funerario di questo cimitero reale è esposto nel
Museo
archeologico nazionale di Atene ed è composto da gioielli, diademi,
spade tempestate di pietre preziose, vasi d'argento. Nell’attiguo
museo possiamo però vedere le copie e numerosi altri reperti.
Maestosa la tomba a tholos: erroneamente considerata la tomba di Agamennone,
fu
invece edificata intorno alla metà del XV
secolo a.C. (circa
due secoli prima dell'epoca presunta della Guerra
di Troia)
ed ospitò i resti forse del sovrano che portò a termine la ricostruzione
della rocca o di un suo vicino regnante. Si tratta di una camera
semi-sotterranea a pianta circolare, con una copertura a sezione ogivale,
realizzata con massi progressivamente aggettanti (falsa volta).
È alta tredici metri, mentre il diametro misura 14,50 metri: per trovare una
costruzione in muratura con una copertura voltata altrettanto ampia si deve
scorrere gli edifici conosciuti fino al Pantheon,
costruito 1400 anni dopo
Visitata Micene ci dirigiamo ad
Epidauro
La
Valle
sacra di Epidauro è un luogo intensamente verde per i suoi molti pini,
circondato da colline e attraversato da due torrentelli. Qui fin dal V
secolo a.C. arrivavano da tutta
la Grecia molti pellegrini malati per
consultare il santuario del Dio-medico Asclepio. Il santuario era allora
composto da molti edifici, templi, terme, biblioteca, stadio, ginnasio,
palestra e teatro. Di tutti questi edifici restano poche tracce, ma il
teatro è ancora ben conservato ed è maestoso. Il teatro di Epidauro poteva
ospitare 14.000 spettatori ed è senza dubbio una delle opere d'arte più
prestigiose della Grecia. Celebre è la sua eccezionale acustica, frutto di
avanzate conoscenze scientifico-matematiche: basta infatti parlare con
chiarezza perché la più piccola parola sia ben percepita sin dal più lontano
dei gradini. Ogni anno il teatro ospita le rappresentazioni drammatiche del
Festival di Epidauro.
Nel museo locale abbiamo visto una ricostruzione in una serie di plastici
degli edifici che facevano parte del santuario insieme al teatro stesso e
alcuni strumenti chirurgici dell’epoca: veri gioielli per appassionati! A
sud delle fondazioni del tempio dedicato a Asclepio si vedono ancora le
tracce di un edificio quadrato che era con ogni probabilità il locale dove
sostava il pellegrino in attesa del consulto. Il pellegrino dopo aver
compiuto le abluzioni per purificare il corpo e l'anima passava in questo
edificio la notte di preparazione, avvolto nella pelle di un animale
appositamente sacrificato. Qui riceveva in sogno la visita del dio-guaritore
che poteva guarirlo istantaneamente con un vero e proprio miracolo oppure
poteva generare delle visioni, dei sogni, che sarebbero poi stati
interpretati dai sacerdoti-medici addetti al santuario. Questi
sacerdoti-medici avevano il compito di tradurre il sogno in prescrizioni e
trattamenti curativi. Questa forma prodigiosa di medicina evolvette ben
presto in pratiche più concrete, portando alla trasformazione di Epidauro in
una vera città termale attrezzata con equipe di medici.
Stanchi ma appagati andiamo alla ricerca dell’Hotel Amalia a
Nauplia
dove un tuffo in piscina, un po’ di relax e una doccia rigenerante ci fanno
recuperare le forze. Davanti alla camera un fresco pergolato con grappoli di
uva dolce come il miele…
Per cena andiamo al porticciolo di Nauplia che è una
bella e particolare città adagiata su un golfo e ricorda un'antica capitale
europea.
Secondo la mitologia Nauplia prese il nome dal suo fondatore, figlio del dio
del mare Posidone
La città conserva edifici di epoca veneziana, turca e neoclassica.
Passeggiando tra le sue strade strette e tortuose, interrotte da scalinate e
dominate dalle due fortezze, si vedono case con balconi in ferro battuto
alternarsi a case dei tetti decorati. Ceniamo nella piazzetta, di fronte al
museo nell'arsenale veneziano, qui vi è una piccola moschea, che nel 1829
era la sede del primo parlamento greco.
La cena è ottima: riso con polpo molto speziato e l’immancabile insalata
greca con feta…
Tot. Km 21
29
AGOSTO
Colazione ricchissima: crepes, marmellate compresa una cotognata con miele
sublime…poi si parte per la visita alla fortezza (Palamidi).
Fu proprio il periodo veneziano (1388-1540)che diede l'impronta che
caratterizza Nauplia. Il governatore Vettore Pasqualigo fece edificare
sull'isola di Bourzi, difronte alla città, il Castel da Mar, un
fortino destinato alla difesa dell'ingresso del porto. A questo periodo
risalgono la chiesa di San Spiridione (1702) e numerose opere militari, tra
cui il possente bastione Grimani (1702-06),
la Porta di Terra (1708),e la poderosa
fortezza di Palamídi. La vista da quassù è impressionante.
Uscendo da Nauplia in direzione Sparta passiamo da
Tirinto
con le sue mura ancora più imponenti di quelle di Micene. Secondo la
leggenda furono i Ciclopi a costruire queste mura, gli unici in grado di
sollevare questi blocchi di pietra pesanti fino a 13 tonnellate. Le rovine
di quest'imponente piazzaforte, bastioni, case matte nascoste all'interno
delle mura, palazzi, risalgono per la maggior parte al XII secolo avanti
Cristo.
Arriviamo ad Argo: la più antica città greca, sempre in lotta contro
Tebe, Troia e Sparta, mostra oggi i resti della sola dominazione romana: il
teatro, che poteva ospitare fino a 20 mila persone e le lussuose terme, con
marmi, mosaici e colonnati, imponenti come quelle di Caracalla.
E infine
Sparta.
La città
in realtà, non offre particolari attrattive monumentali dato che gli
Spartani erano troppo impegnati negli esercizi militari per dedicarsi
all’arte. Molto mportanti sono gli scavi archeologici intorno alla città che
hanno portato alla luce le mura della città ellenistica, il Santuario di
Artemide ed un tempietto antico risalente al IX secolo d.C., il tempio di
Athena sull’Acropoli e i resti di un teatro romano del II secolo a.C ma
neppure gli Spartani stessi sanno dove siano.
A Sparta si trova solo un museo dell’olivo….per cui ci dirigiamo rapidamente
a Mistras
MISTRAS
è chiamata anche la città dalle 1000 cupole. Un tempo ritenuta inespugnabile
mostra oggi le rovine delle sue antiche fortificazioni medievali che
contrastano con le linee curve e colori caldi delle cupole bizantine. Fu
bizantina, turca, veneziana ed oggi è un insieme di case diroccate, chiese
ancora intatte, palazzi. Un insieme di vicoli e scale porta l'antico
quartiere residenziale della città con le sue ville, i conventi, la chiesa
di San Demetrio e la mitica Pantanassa. La zona archeologica
di Mistras
(Patrimonio Unesco) deve essere guardata con l'occhio dell'immaginazione
poiché dello splendore della città rimangono per lo più ruderi, ma molte
chiese e alcune abitazioni sono stati ripristinati e meritano di essere
visitati non fosse altro che per gli splendidi affreschi bizantini.
Terminata la visita si riparte alla volta di Monemvassia. Ci aspettano
ancora ca
75 Km di strada greca che si
inerpica per le montagne tra paesaggi a tratti incantevoli. Ma quando si
arriva lo spettacolo ripaga della fatica.
MONEMVASSIA
è uno degli angoli più idilliaci e sorprendenti del Peloponneso: questo
piccolo borgo medioevale è stato costruito ai piedi di un immenso
promontorio roccioso, collegato alla terraferma da una stretta strada
artificiale. Tutto intorno il mare.
Il nome greco Μονεμβασία ("un solo accesso") deriva dalla esistenza di una
unica porta d'entrata alla città fortificata (moni evasi).
E
prorpio di fronte a questa porta ci fermiamo a scaricare i bagagli. Fulvio
cerca un parcheggio e io ed Eleonora raggiungiamo l’ HOTEL MALVASIA
che si trova a soli 10 mt dall’ingresso, o meglio, la reception è li, ma le
camere sono un po’ oltre…
Dominato dal
castello (kastro),
il borgo presenta edifici costruiti interamente in pietra, stretti vicoli
acciottolati animati da locali, negozi ed eleganti guesthouse come appunto
l’hotel Malvasia e una piazzetta sul mare che sembra uscita da un presepe.
La camera ha una finestra e un balconcino sopra i tetti con vista mare, è
arredata in modo molto ricercato e con due grossi letti matrimoniali. Sembra
di tornare indietro nel tempo verso i misteri della vita medioevale.
Ceniamo sotto un pergolato con vista mare inclusa all’interno del kastro.
Tot
Km 214
30 AGOSTO
Oggi niente rovine archeologiche, solo natura. Si parte in direzione di
Elafonissos.
Circa
50 Km di stradina tra le montagne
ci separano da Neapoli (ultimo porto degli Spartani sul Golfo di Laconia) e
Pounta da cui parte ogni mezz’ora il traghetto per Elafonissos.
Ci procuriamo i biglietti mentre il traghetto sta già arrivando, il mare
anche qui in porto è di un colore e limpidezza fantastici. Il viaggio dura
soli 10 minuti ma ci catapulta in un altro mondo.
Elafonissos e' forse l'isola piu' esotica del Mediterraneo con spiagge
caraibiche dalla sabbia fine e dorata e dalle acque verdi turchesi.
Il suo nome, Elafonissos, che in greco significa isola dei cervi, sembra derivi
dal fatto che nell'antichita' fosse molto praticata la caccia soprattutto di
cervi rossi, così riferisce lo storico greco Pausania. Inoltre nella regione
circostante c'erano molti santuari dedicati alla dea della caccia Diana. A
giustificare un viaggio nel Peloponneso sud orientale basterebbe la spiaggia di
Simos. Essa tra le più spettacolari del Mediterraneo, è disegnata da due
mezzelune che si toccano, dandosi le spalle in un istmo che termina in un
promontorio e fitta macchia. Cedri e Ginepri secolari annunciano la spiaggia
delimitata da scogliere alte e desolate. La sabbia è bianco -ocra. Il mare è
cangiante. I gigli di mare aprono le loro corolle al sole. Simos dista solo
4 km dal porticciolo, ma è un mondo a
parte. Abitata sin dal Neolitico, Elafonissos divenne un isola con il terremoto
del 375 e sarebbe da proteggere, insieme ai suoi delicatissimi gigli di mare che
sfioriscono evanescenti al sorgere di ogni luna. Inutile dire che passiamo la
giornata in spiaggia dove paghiamo ombrellone e due lettini 10 euro…quasi come
in Liguria! L’acqua è calda e indescrivibile. Nel pomeriggio ce ne andiamo con
estrema riluttanza. Rientrati a Monemvassia scegliamo di andare a cena sulla
terraferma nel porticciolo: da skorpion pesce niente male e atmosfera surreale a
1 metro dal mare.
Tot Km 100
31 AGOSTO
La tappa di oggi è impegnativa. Lasciamo il secondo dito del Peloponneso per
attraversare il terzo:
il Mani.
Un lembo di terra greca, ben diverso dalle visioni da cartolina delle isole.
Un paesaggio ruvido e “maschile” segna l’attraversamento del
Peloponneso sudorientale: l’aspra
penisola di Mani, ultima wilderness d’Europa tra Messinia e Laconia,
e quella di
Capo
Malea, dove macchia, ulivi e tamerici coabitano felicemente con
spiagge bagnate da un mare eccezionalmente trasparente. Questa è la terra
della
nostalgia rurale. Il paesaggio porta le tracce di un
mondo quasi scomparso, interamente disegnato con la
pietra:
220 insediamenti solo nel Mani, di cui il 78% classificati di rilevanza
storica e il 31% tradizionali, terrazzamenti impossibili sui fianchi delle
montagne, muretti a secco ormai crollati intorno a un fazzoletto di grano. E
villaggi di montagna sorti intorno a masserie da cui i kapetani, o
capo clan, controllavano il territorio.
Senz’altro questo è il tempo per un
viaggio
tra sole e mare,
vestigia bizantine e
presepi
turriti, che, tra tornanti assolati e ulivi sferzati dal vento,
attraversa il fertile
Exo
Mani a nord, il più remoto
Mesa
Mani a sud. Scopriamo un’altra Grecia, da sempre esclusa dalle luci
della ribalta.
Arriviamo ad
Areopoli, l’antica capitale del Mani.
Poco più a sud di Areopoli, ben segnalate, ci sono le
grotte
di Diros, l’ingresso all’Ade nella mitologia popolare. Si visitano in
barca, mezz’ora di
stalattiti e
stupori.
Abbiamo temuto ci portassero davvero all’Ade poiché i barcaioli (novelli
Caronte), mentre noi ci addentravamo rientravano con le barche dei
passeggeri precedenti vuote! C’era un trucco per fortuna: l’ultimo tratto si
visitava a piedi. Spettacolo incredibile.
Nella stessa località si apre una spiaggia di ciottoli esposta ai venti
dell’ovest, bagnata da acqua limpida.
Da
qui fino a
Capo
Tenaro il paesaggio è aspro, modellato da baie, fiordi, alte
scogliere, sullo sfondo le montagne e torri. Esse avevano da tre a cinque
piani, scrive l’architetto Yanis Saitas in
Mani.
Greek Traditional Architecture, “ed erano utilizzate in tempo di pace
come abitazioni, in tempo di pericolo come rifugi o fortezze militari”. Ci
sono pochi accessi al mare in questa parte del Mani.
Oltrepassiamo Kalamata, grande e chiassosa cittadina di mare greca e
proseguiamo nel 4° dito del Peloponneso con meta:
Methoni
Raggiungiamo la “suite” vista mare dell’hotel FiniK Plaza semplice ma
pulita, che non piace ad Eleonora, ma a noi ricorda altri viaggi in Grecia
di altri tempi… Doccia e poi a cena sulla piazzetta di Methoni davanti al
mare ancora una volta.
Tot Km 229
1 SETTEMBRE
Questa mattina si visita la fortezza: essa
si riverbera nello Ionio, e presidia il Peloponneso. Fondata nel XIII secolo
sopra un promontorio delimitato su tre lati dal mare, è sentinella antica di
un una delle regioni più importanti e strategiche della Grecia.
Legata alla terra ferma da un ponte in pietra che attraversa un fossato
profondo, la cittadella è oggi una delle attrattive storiche della Messinia
e del paese omonimo, caratterizzato da un tranquillo porto di pesca, qualche
albergo, e qualche taverna in cui si incontrano alcune delle 2500 anime che
lo abitano.
Una volta, invece, la fortezza di Methoni era gli occhi di Venezia nella
zona: dopo averla occupata,
la Repubblica marinara la trasformò in
due secoli in una vera e propria città. Ed è per questo che siamo qui
sfidando il caldo torrido dell’area: volevamo scoprirne la storia.
Superato l’ingresso, ci troviamo davanti una distesa incolta d’erbacce e
resti antichi: mura scrostate dal tempo e dall’incuria su cui si intuisce
qua e là qualche emblema del Leone di San Marco.
Occupato per la prima volta nel 1125, il doge Domenico Michiel fece radere
al suolo la struttura bizantina preesistente, e abbandonò la zona. Nel 1206
la Repubblica ristabilì il proprio
dominio su Modone – come veniva chiamata dai veneziani la cittadella.
Per quasi trecento anni, la fortezza di Methoni e l’area di Morea fu sotto
il controllo di Venezia quando fu presidio e luogo di sosta per i pellegrini
in viaggio da Creta e Cipro verso
la Terra Santa. Almeno sino al 9
agosto 1500, quando i suoi settemila difensori cedettero alle truppe del
sultano Bayazet II.
Poi
si dovette aspettare il 1699 prima che
la Serenissima potesse riottenere la
zona che tenne di nuovo per poco: nel 1714 i Turchi mossero guerra a Venezia
e riconquistarono tutta
la Morea, che fu ceduta loro
definitivamente con
la Pace di Passarowitz nel 1718.
Camminando per il sentiero abbiamo visto i i resti di una cattedrale, di un
bagno turco, le fondamenta di dozzine di case e qualche paesaggio
sotterraneo. Poi siamo arrivati al limite meridionale della fortezza di
Methoni dove il mare schiaffeggia le mura. Lì c’è una porta aperta su una
strada rialzata che finisce in un isolotto fortificato.
È stata costruita dai turchi nel XVI secolo per rimpiazzare la precedente
fortificazione veneziana. In quel tempo veniva usata come prigione e luogo
di esecuzione. Oggi è attrattiva nell’attrattiva dove farsi fotografare con
lo Ionio come sfondo.
Il nostro Tour volge al termine: oggi risaliamo lungo la costa 0vest
verso la baia di Navarino per raggiungere Skafidia e L’Olympian Village dove
soggiorneremo una settimana.
La zona
lagunare e, in particolare, la spiaggia di Voidokoilia fanno parte di un
parco naturalistico/archeologico molto bello. E' in queste zone che nel 1827
fu combattuta la battaglia di Navarino, nel quadro della
guerra
d'indipendenza greca. Le flotte alleate
inglesi,
francesi
e
russe
distrussero la flotta
egiziana
di
Ibrahim
Pascià, inviata in aiuto alle forze
ottomane
impegnate nella repressione greca. Ma Voidokoilia per i classicisti ricorda
soprattutto la spiaggia dove Omero fece sbarcare Telemaco in cerca di
notizie del padre Ulisse presso il re miceneo Nestore. Risalendo verso
Gargaliani si possono infatti notare le rovine del Palazzo di Nestore dove
sono state trovate tavolette nella scrittura “lineare B”.
Risalendo la strada si snoda tra curve e fitte coltivazioni, passiamo da
Kiparissia, la città che servì da porto d’imbarco per la guerra di Troia.
E infine raggiungiamo Skafidia e il villaggio: ora un meritato riposo!
Tot 127 KM
1-8 settembre
VILLAGGIO EDEN VILLAGE OLYMPIAN- SKAFIDIA
Il villaggio è molto bello, enorme con numerose piscine e ristoranti.
Si mangia ad ogni ora..Il pomeriggio lo passiamo a rilassarci in
spiaggia ed Eleonora a conoscere i ragazzi dell’animazione…
Ci concediamo un’unica gita fuori dal Villaggio il martedì 6 settembre dato
che il tempo è brutto dopo il temporale della notte.
Andiamo ad
Olimpia: antica città greca, sede dell'amministrazione e dello
svolgimento dei giochi olimpici ma anche luogo di culto di grande
importanza, come testimoniano i resti di antichi templi, teatri, monumenti e
statue, venuti alla luce dopo gli scavi effettuati nella zona dove la città
originariamente sorgeva. La città possedeva molti edifici, alcuni dei quali
venivano usati come dimora dagli atleti che partecipavano ai giochi, detti
appunto olimpici, che si svolgevano ogni quattro anni in onore di Zeus.
In questo luogo venne compilato per la prima volta nel
776 a.C. un elenco di vincitori:
è possibile da ciò desumere che si trattasse dell'esito delle prime
Olimpiadi storicamente accertate.
Olimpia comprendeva un recinto sacro, l'Altis, della lunghezza di
200 m e della larghezza di
177 m, situato in posizione
sopraelevata rispetto alle altre costruzioni e al cui interno sorgevano i
più importanti monumenti di culto e gli edifici adibiti all'amministrazione
dei giochi.
Sul lato sinistro dell'Altis, ovvero verso la parte orientale, erano situati
lo stadio e l'ippodromo, mentre sul lato destro, cioè verso occidente, vi
erano la palestra e il ginnasio al cui interno gli atleti che volevano
partecipare ai giochi dovevano allenarsi almeno un mese prima dell'inizio
delle gare.
Il più famoso tempio di Olimpia era quello eretto in onore di Zeus:
internamente vi si trovava la statua del dio realizzata da Fidia (o Phidia)
nel
430 a.C., inserita fra le sette
meraviglie del mondo.
L'Heraion era invece il tempio dedicato alla dea greca Era (Giunone per la
mitologia romana, la regina degli dèi), uno dei più antichi edifici dorici
di cui oggi si possono ancora ammirare i resti e al cui interno venivano
custodite le corone di alloro riservate ai vincitori dei giochi.
Una delle vie principali di Olimpia era fiancheggiata da dodici thesauroi, i
templi votivi al cui interno venivano custoditi i tesori delle città che
partecipavano ai giochi; vi era inoltre un edificio circolare, il
Philippeion, eretto nel IV secolo a.C. in onore di Filippo II re di
Macedonia.
I primi scavi effettuati nella città di Olimpia vennero eseguiti da un
gruppo di archeologi francesi nel 1829, seguiti poi da un gruppo di tedeschi
tra il 1875 ed il 1881, i quali evidenziarono l'esistenza delle piante di
molti edifici.
Durante gli scavi successivi vennero poi riportate alla luce - oltre alla
famosa statua di Ermes e Dioniso, opera dello scultore Prassitele - diverse
altre statue, altari, oggetti votivi in bronzo e in marmo che vediamo
esposti nell’attiguo museo.
Eratostene, che fu in grado di calcolare la circonferenza del nostro
pianeta, creò il "sistema delle Olimpiadi" come sistema di cronologia fissa
per i greci. Le Olimpiadi erano una festa sportivo-religiosa dove vedeva
uniti tutti i greci e faceva cessare tutte le guerre in Grecia durante il
suo svolgimento. Eratostene fissa la prima data delle Olimpiadi nel
776 a.C
8 SETTEMBRE
La settimana è volata…
Stamattina si riparte con destinazione Atene. Decidiamo di non passare da
Patrasso ma partendo dall’Elide attraversiamo tutta
l’Arcadia. Non c’è autostrada fino a Tripoli e le strade sono
veramente brutte: in mezzo a boschi e montagne dove non si incontra quasi
nessuno… a tratti temiamo di aver sbagliato strada…
Tot Km 330
Ad Atene il navigatore ci conduce all’Hotel Best Western Museum, scelto
perchè di fronte al museo!
Museo Archeologico nazionale:
la
collezione è divisa in
tre sezioni,
disposte in ordine cronologico: al pianterreno, la
sezione preistorica
e la
sezione delle sculture,
al primo piano la collezione delle
ceramiche.
Il museo custodisce
oggetti
preistorici, sculture, vasellame e arti minori, bronzi e arte egiziana.
Al pianterreno si tengono anche diverse mostre temporanee, e vi consigliamo
di guardare il programma perché qui si tengono molte mostre importanti. La
sala 4 è dedicata ai reperti di Micene: 33 vetrine e vari pezzi singoli,
ritrovati nelle tombe reali da Schliemann nel 1876. La
collezione micenea comprende maschere, vasellame, monili e piccoli
amuleti in oro; molti oggetti sono piccoli e delicati, e vederli è quasi
impossibile, quando il museo è affollato. Non perdetevi comunque
la
Maschera Funerea, erroneamente
attribuita ad Agamennone da Schliemann: si tratta in realtà di un re
sconosciuto, precedente ad Agamennone. Da vedere anche una
brocca
d’argento a forma di testa di toro, con corna in oro. La collezione
Neolitica, esposta nella sala 5, comprende in particolare statuette e
ceramiche che risalgono al IV millennio a.C. Il museo raccoglie anche una
meravigliosa
collezione di statuine delle Cicladi; si tratta di idoli e piccole
sculture votive in marmo bianco, che risalgono al
2000 a.C. e sono tra i reperti
più antichi della Grecia. Queste figure stilizzate assomigliano
incredibilmente alle sculture di Modigliani. La
collezione di sculture è la più importante del museo e occupa quasi
tutto il pianterreno. È suddivisa in due settori: uno dedicato alla scultura
arcaica e l’altro a quella classica. Il percorso vi invita a passeggiare
guardandole tutte, fermandosi se qualcosa vi colpisce particolarmente. Noi
vi consigliamo di soffermarvi sulle statue dei
koùroi (fanciulli). La scultura classica raccoglie le sculture più
belle realizzate tra il V e il VI secolo a. C. Tra queste, andate a vedere
il Fanciullo di bronzo e il monumentale
Poseidone, realizzato verso il
450 a.C. e ritrovato nelle acque
al largo dell’isola Eubea. La statua è stata definita anche come Zeus,
perché la mano che lancia lo strumento è vuota: non si sa, quindi, se
reggesse un tridente oppure una saetta.
Nella sala 21, poi, vi consigliamo il
Fantino di
Artemissio, una scultura in bronzo che risale alla metà del II secolo
a.C., e raffigura un piccolo cavaliere lanciato in corsa su un grande e maestoso
cavallo.
E’ come fare un ripasso di tutti i luoghi che abbiamo visitato!
Terminata la visita al museo il taxi ci conduce a Piazza Syntagma (in
greco
Πλατεία Συντάγματος
«Piazza della Costituzione»). E’ una delle
piazze
più famose e importanti di
Atene
e della
Grecia.
La piazza si apre di fronte al
Parlamento Ellenico. Ha una superficie di circa
25.000 metri quadrati.
Prende il nome dalla costituzione concessa nel
1843
dal re di Grecia
Ottone I
di Wittelsbach.Vi si affacciano il palazzo del parlamento
ellenico (l'antico palazzo reale) e la tomba del
Milite
Ignoto, inaugurata nel
1932.
Gli
euzoni,
i soldati con la caratteristica
fustanella (gonnellino) e le babbucce con la punta ricurva,
montano perennemente la guardia davanti alla tomba del milite ignoto: la
cerimonia del cambio della guardia è una delle tipiche attrazioni turistiche
ateniesi.
Le foto sono d’obbligo!
A questo punto manca solo un po’ di shopping per le vie del Centro, tra
monastiraki e
la Plaka e poi l’ultima cena Greca a
due passi dall’Agorà dove Socrate
fu condannato nel
399 a.C. perchè accusato di
"corruzione" dei giovani in quanto era solito conversare con essi e mettere
in discussione tutto ciò che si voleva far credere verità assoluta.
Con questo grande insegnamento domani lasceremo
la Grecia ma ciò che abbiamo vissuto
resterà nei nostri cuori ancora a lungo.
Un grazie ai miei fedeli accompagnatori.
Paola