sabato 6 settembre 2014

RODI E SIMI, SULLE TRACCE DEL PASSATO

di Giuseppe Brenna



Già durante la presenza italiana nel Dodecaneso, Rodi venne trasformata in una destinazione turistica ed ancora oggi l’isola è tra le mete più popolari in Grecia; voli internazionali e charter scaricano incessantemente orde di visitatori che, dall’aeroporto, si riversano sui litorali.


Rodi città

Il periodo di alta stagione non è forse il migliore – dati l’affollamento ed il considerevole aumento dei prezzi – tuttavia l’isola continua ad essere una meta affascinante non solamente per il mare, ma anche per le sue numerose attrazioni.


L’impatto con la famosa città murata 
Porta d'Amboise
 – patrimonio dell’UNESCO – non è dei migliori, soprattutto se da Porta Marina si raggiunge via Socrate e piazza Ippocrate con al centro la fontana ottomana: gli antichi edifici ospitano ristoranti e negozi turistici di dubbio gusto e terribilmente affollati, tranne il vecchio caffè turco che, stranamente, è quasi sempre vuoto nonostante sia lì da più di 3 secoli: dopo il decesso del vecchio proprietario, sembra che gli eredi non riescano a gestire al meglio un luogo che sembra solamente attirare sguardi distratti dai passanti.



Basta svoltare nei vicoli acciottolati e perdersi tra gli edifici della città vecchia per riscoprire il fascino del borgo medioevale meglio conservato al mondo.
 
Rodi città
 
Costruzioni risalenti all’epoca dei Cavalieri di S.Giovanni si alternano alle moschee ottomane (alcune purtroppo lasciate all’incuria) e alle rovine dell’antica città ellenistica, famosa per la statua del colosso, una delle meraviglie del mondo antico.
 
Tempio di Apollo Pizio, Rodi città
Dalla torre dell’orologio e dai camminamenti delle poderose mura spaziano i panorami sugli antichi quartieri da cui svettano chiese e minareti sullo sfondo delle torri merlate del Castello del Gran Maestro, restaurato dagli italiani per motivi di rappresentanza.


Panorama dalle mura

Il fervore edilizio che pervase Rodi e le altre isole del Dodecaneso durante gli inizi del secolo scorso meraviglia ancora oggi e fu tale da dare un’impronta inconfondibilmente italiana a quest’area dell’Egeo: il lungo mare della città nuova si caratterizza per i suoi grandiosi edifici in stile razionalista, quasi ricordano una sorta di piccolo “Bund” nostrano, oltre al Palazzo del Governo (di ispirazione veneziana) ed altri palazzi deco’.

Odos Ippodon (la strada dei cavalieri) è la via medioevale più famosa della città, grazie agli interventi italiani di recupero effettuati nel corso degli anni ’20 che consistettero principalmente nell’eliminazione di vecchie sovrastrutture turche che ne avevano alterato l’aspetto e che si estesero anche all’antico ospedale (Nosokomio) dove è ospitato un meraviglioso museo archeologico.
 
Odos Ippodon, Rodi città

Nosokomio
 
Le tracce della presenza italiana sono sparse un po’ su tutta l’isola ed è a queste che guardo con particolare curiosità ed attenzione, per rispetto anche ad una storia non troppo lontana e della quale tante volte ho sentito parlare in famiglia, essendo mio padre un reduce dell’Egeo che, a 92 anni compiuti, ricorda ancora con nostalgia gli anni trascorsi da ventenne in questi luoghi. Si tratta di una pagina di storia quasi dimenticata e di cui si parla poco perfino nel nostro Paese, mentre è comprensibile che ciò avvenga in Grecia (aggredita militarmente da Mussolini nel ’39).

Le isole dell’Egeo, conquistate durante la guerra di Libia contro i turchi, rimasero sotto il dominio italiano per 30 anni, venendo definitivamente perse dopo la sconfitta seguita al secondo conflitto mondiale del ’45. Il Dodecaneso non aveva particolare importanza economica (un po’ come gran parte dei territori coloniali italiani), tuttavia vi fu un impegno notevole nella realizzazione di edifici ed infrastrutture.

Lindos ha costituito la base ideale per l’esplorazione dell’isola.
 
Lindos
 
La cittadina è nota per l’agglomerato di candide case abbarbicate attorno all’acropoli, più antica di quella della stessa capitale Atene. Furono gli archeologi italiani ad avviare profonde opere di restauro e di ricostruzione degli edifici più antichi, in particolare del tempio di Atena Lindia e della Stoà ellenistica.

Il sud dell’isola è decisamente meno affollato rispetto ai litorali della costa orientale; nei pressi di Prassonissi (promontorio dell’estremità meridionale) e del villaggio di Kattavià la strada è costeggiata da stabilimenti industriali in rovina, chiese ed edifici colonici in stato d’abbandono, tutti risalenti all’epoca italiana.
 
Kattavià

Nel cuore dell’isola, il villaggio di Eleousa conserva una piazza in perfetto stile razionalista con edifici cadenti, oltre ad una grande fontana monumentale all’ingresso del paese.
 
Eleousa

Più in alto, verso la cima del monte Profitis Elias, ammantata di pinete, sorgono due alberghi costruiti in stile sudtirolese.
 
Profitis Ilias, Hotel in stile sudtirolese
 
 
Uno di essi è stato interamente recuperato al suo uso originario, nell’altro sono stati avviati lavori di ristrutturazione. Poco distanti, una chiesa ed uno chalet (sempre in stile sudtirolese), costruiti all’epoca di una visita di Mussolini, giacciono in totale abbandono…
 
Profitis Ilias, cappella
 
 
Un destino similare a quello toccato per lunghi anni agli edifici di Villa Torlonia a Roma. Nonostante questo, si sta facendo strada una certa tendenza a recuperare queste pregevoli testimonianze architettoniche risalenti all’epoca italiana e l’esempio più evidente sono le meravigliose Terme di Kalithea riportate, dopo anni di incuria, al loro originario splendore oltre al Gran Albergo delle Rose sul litorale del capoluogo, del quale è stato risuscitato persino il nome.
 
Terme di Kalithea
 

Ad Epta Piges (7 fonti) si ammirano le opere idrauliche di canalizzazione per dirottare le acque verso valle per incentivare le coltivazioni agricole.

Rodi offre moltissimi altri luoghi d’interesse, dai castelli di Monolithos e Kritinià con i loro panorami, alle rovine dell’antica città dorica di Kamiros sulla costa orientale e la celeberrima Petaludes (Valle delle farfalle).
 
Monolithos

Castello di Kritinià


Kamiros

A circa un’ora di traghetto si raggiunge dal porto di Rodi l’isola di Simi ed il suo splendido capoluogo, caratterizzato da edifici color pastello in stile neoclassico.
 
Simi
Simi è spesso meta di frettolose gite turistiche di un paio d’ore, terminate le quali l’isola torna nella sua atmosfera tranquilla e rilassata che caratterizza sempre Horiò, la parte alta del paese, che si affaccia sul porto offrendo splendidi panorami.

Gialos (la zona portuale) è collegata alla parte alta del paese dalla Kali Strata, una scalinata monumentale costeggiata da signorili palazzi neoclassici (alcuni in rovina) di mercanti ed armatori, arricchiti dal commercio delle spugne e dalla costruzione delle barche, i cui cantieri ancora mantengono traccia della tradizionale attività dell’isola.
 
la zona portuale di Gialos
 
Kali Strata


Emboriò
 

Le spiagge di ciottoli, anche per la mancanza di strade, si raggiungono quasi tutte tramite i “taxi boats” turistici e le acque sono straordinariamente limpide.
 
spiaggia di Marathounta
 
 
L’interno invece, caratterizzato da alture e pinete, è attraversato da un’unica strada principale che conduce a Panormitis, un bellissimo monastero quattrocentesco che si affaccia su una scenografica baia.
 
 Panormitis
 
Ed è Simi il luogo a cui mi sento maggiormente legato, perché è qui che si trovava mio padre con la sua guarnigione con la quale difese l’isola dagli sbarchi tedeschi prima della resa alle forze alleate, evento ricordato con una targa marmorea  presso la pensione Catherinette che si affaccia sul porto.
 
 targa commemorativa
 
Simi fu tra le poche isole del Dodecaneso a non essere occupata dai tedeschi… i locali ancora ricordano le atrocità contro i soldati italiani e non ancora del tutto svelate, provavo una certa emozione a riascoltarle anche se a distanza di quasi 70 anni… chissà se sarei stato qui a scrivere questo breve resoconto se gli eventi fossero andati diversamente… Nancy, un’efficientissima donna inglese che aiutava l’anziana coppia proprietaria dell’albergo Fiona di cui eravamo ospiti, aveva ascoltato le tragiche storie degli aerei tedeschi che decollavano da Rodi con i soldati italiani che si dicevano destinati ai campi di prigionia. Gli anziani greci ricordano però che tali aerei riatterravano vuoti dopo nemmeno dieci minuti per nuovi trasbordi…. evidentemente i prigionieri venivano direttamente scaraventati in mare…

A Gialos rimangono a testimonianza della presenza italiana la torre dell’orologio ed il vecchio municipio dall’architettura orientaleggiante, ma cosa resta nei cuori della gente? 
È rimasto ancora un legame sentimentale con il nostro Paese simile a quello del mio anziano genitore?
 
torre dell'Orologio

Passeggiando sulla banchina, tra i vari esercizi turistici (ancora pochi, per fortuna) ce n’è uno che attira la mia attenzione per delle cartoline che riproducono vecchie foto di Simi nei primi anni del ‘900, così come dovrebbe riaffiorare nei ricordi paterni: è Anna a gestire il negozio, una bella donna greca di cinquant’anni, dai lunghi capelli corvini raccolti in una treccia e dagli occhi neri penetranti.
 
immagini storiche di Simi

immagini storiche di Simi
 
 
Agios Emilianos 1942
 
 
 
Anna parla perfettamente l’italiano, le mostro una vecchia foto ingiallita di mio padre scattata presso il promontorio di Agios Emilianos nel ’42 ed è così che riaffiorano i ricordi di sua madre oggi ottantacinquenne: “Allora si stava benissimo!! Si era creata un’incredibile empatia con gli italiani e molti di loro sposavano donne greche. Qui, nelle isole italiane dell’Egeo, ci si sentiva come in Italia: mia madre, quando doveva andare ad Atene diceva infatti di dover andare in Grecia… Loro (…gli italiani) non volevano la guerra! Purtroppo tutto accade sempre per questioni economiche…. adesso la gente pensa solamente ai soldi e anche Simi è cambiata, non è più come quella una volta…”


 
 
 
 
 
 
 
 
Concludo così il mio breve diario di viaggio (in parte nostalgico), nella speranza che il retaggio passato possa essere ricordato in memoria di coloro che hanno sacrificato la vita per il nostro Paese, dando un senso a tante sofferenze e sacrifici da me ascoltati in prima persona in tanti racconti... chissà se anche mio padre sarà in grado di riconoscere Simi dalle mie foto o la troverà anche lui inevitabilmente cambiata…
 
 



 

3 commenti:

  1. Un nodo alla gola strozza le parole ma riesco però a scrivere. Memoria, ricordi, amore e dolore che si intrecciano come un vinimi sotto il sole caldo di Rodi e Simi, si agitano e si rivigoriscono nell'aria carezzevole del Dodecaneso, trovano concretezza in dettagli architettonici stupefacenti. Ecco perché la Grecia non è un luogo di vacanza come gli altri, ecco perché viaggiando verso la Grecia andiamo sempre alla ricerca dei brandelli di noi stessi persi o dimenticati per strada, ecco perché sentiamo le nostre radici ancorate a questo suolo arido e le nostre fronde riprendere linfa. Ecco perché la Grecia era, e', sarà per noi un luogo dello spirito e parte di noi. Grazie Giuseppe di aver condiviso con noi i ricordi tuoi e del tuo papà..... come avrei voluto ascoltarlo anch'io..

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  2. Io non mi so esprimere meravigliosamente bene come solo Puccy sa fare, ma ho avuto le stesse sensazioni sue. Vuoi che anch' io ho visto Symi e l' ho amata moltissimo, come amo moltissimo quando parlo con gli adorati greci dei loro ricordi degli italiani e questo mi è successo , oltre che a Symi, in modo particolare anche a Patmos lo scorso anno.......e vuoi anche perché sto vivendo un momento un po' particolare della mia vita per cui le tue parole, il tuo diario mi ha profondamente commosso. Non posso fare altro che dirti GRAZIE per il bellissimo diario e per le splendide foto ed è anche una gioia guardare la foto di voi belli , giovani e sicuramente in gamba.

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  3. Grazie ,ci sono stato ma con questo resoconto ho scoperto posti che non conoscevo
    Efharistò polì

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