giovedì 29 giugno 2017

RICORDI DALLA RODI ANNI '70

di Giuseppe Brenna
RODI – agosto 1977

 

Una lettera ingiallita riscoperta in un cassetto quasi per caso, ma anche un racconto di viaggio nel tempo, un retaggio di un passato intriso di nostalgia dove sentimenti contrastanti e vividi emergono e si sovrappongono senza sosta.
Simi 1940...Liliana sulla sinistra,Graziella sulla destra e mio padre al centro

Graziella, giovanissima insegnante durante l’epoca italiana, torna a Rodi negli anni ’70 assieme alla sua amica Liliana e scrive i suoi resoconti a mio padre, conosciuto a Rodi e a Simi trent’anni prima quand’era un giovane tenente.

La corrispondenza tra coloro che condivisero le gioie dei successi ed il periodo buio della guerra nelle Isole Italiane dell’Egeo continuò a lungo anche perché quell’esperienza poteva continuare ad essere rievocata solo tra chi l’aveva vissuta in prima persona, vista la damnatio memoriae a cui era stata condannata dalla storiografia ufficiale anche per chiare ragioni di natura politica.

Mi sono piaciuti non solo la descrizione dei luoghi, pennellate leggere che descrivono una realtà destinata a cambiare nel volgere di qualche decennio e che oggi si percepisce a fatica, ma anche i delicati accenni e parallelismi ad un rapporto che il destino non ha forse voluto si sviluppasse altrimenti.

Anch’io sono stato in Grecia nel 1974, fu quello il mio primo viaggio in assoluto.

Avendo allora soli 4 anni, non avrei certo potuto descrivere Rodi come nella lettera di Graziella, ma ricordo in modo nitido come non ci si sentisse assolutamente lontani da casa, potendo tranquillamente comunicare in italiano senza problemi.

L’isola mi appariva allo stesso tempo un luogo esotico, con le sue affascinanti architetture ed i tantissimi negozi colmi di oggetti strani che mi sarei voluto portare a casa… erano soprattutto mio padre ed il colonnello Mastrosimone (altro reduce dell’Egeo che, con la moglie greca Merope conosciuta proprio a Rodi, accompagnava la mia famiglia in viaggio e citato nella lettera) a rievocare il passato ed a rimpiangere quei luoghi meravigliosi che avevano cercato, rischiando la vita, di conservare all’Italia.

 

Sono contento di condividere questa lettera privata su “Mal di Grecia”, non solo perché emerge una realtà che le guide turistiche moderne tendono ad occultare ma anche per permettere ad altri di scorgere ciò che non è cambiato al di là delle sovrastrutture del turismo di massa che oggi soffocano l’isola.

E quando io stesso torno in quei luoghi, riemerge quell’ineffabile “Mal di Grecia” che mi porto dentro e che, in una certa misura, rappresenta una delle più preziose eredità che mio padre mi ha lasciato.

Coo....Giugno 1940

Marzo 1942....il biondo tenente(mio padre)
 

 

                                                                                                                     Faenza, 22 agosto 1977

Carissimo,

 

(anche se tutti quei titoli professionali mi danno ormai soggezione!)

Dopo tanto tempo che lo desideravo sono finalmente tornata a Rodi.

Le mie impressioni? Tante da non finire e direi tutte positive. Perché Rodi che prima era come in bianco e nero, ora è tutta a colori, tenuta bene, con alberghi bellissimi e la popolazione parla l’italiano al punto da far dimenticare che l’Italia con Rodi non ha proprio più a che fare.

Il Consolato ha due persone: una signora, cordialissima e gentilissima, e un usciere!

Nessuna scritta nella nostra lingua, perfino la lupa hanno tolto dall’entrata del porto per sostituirla con una cerva (leggi capretta)! Che fastidio dava la lupa coi gemelli?

Le uniche scritte in italiano sono rimaste dentro il Castello a testimoniare che gli Italiani lo hanno ricostruito. Esiste tuttavia nel centro di Rodi una “Piazza Rimini”. Perché? I primi ad entrare in Rimini dopo la sconfitta dei Tedeschi furono soldati del Dodecanneso. Gli Italiani là, e Greci qua… che pasticcio fu mai questo!

Ma gli Italiani sono ancora nel cuore di molti se dobbiamo credere alla cordialità, direi all’affetto che ci hanno dimostrato ovunque quando sapevano che avevamo insegnato a Rodi durante la guerra.

Bello il Mandracchio rimasto com’era! La Banca, la Posta, il Teatro, la Chiesa (che è diventata ortodossa, bellissima), la Federazione senza più il fascio diventata Municipio, il Palazzo del Governo diventato Prefettura, il mercato e tutto il resto. Valorizzata la città antica che è tutta un emporio e tutto folclore.

L’Albergo delle Rose chiuso, coi cancelli sbarrati e il parco incolto come il giardino della bella addormentata. Chissà perché? E l’Albergo Regina che esiste ancora così com’era, solo ridipinto, i balconcini che da neri sono diventati azzurri!

E come non ricordare le giornate nere del settembre ’43? E il Capitano Colussi che amava tanto la vita! Sì, certo, qualche ricordo triste ha fatto capolino.

Anche se ci siamo tanto divertite: ci sembrava di avere di nuovo vent’anni!

E tutti quelli trascorsi da allora cancellati come per magia.

Siamo andate un po’ in giro per tutta l’isola. Le strade sono ancora sufficienti, pochissime le nuove ed anche le asfaltate sono aumentate di poco. L’Italia a Rodi ha veramente fatto tanto, troppo. Ma i bei villaggi agricoli non ci sono più. Scomparsi, o col nome cambiato.

Nuovo invece l’aeroporto, che non è più Maritsa ma Paradision, subito dopo Kremasti.

A Simi non siamo andate. Abbiamo visto a Rodi Dikea Cagistrati (la ricordi?) che ci ha dato alcune notizie dell’isola. E così abbiamo rinunciato. Anche perché non avevamo molto tempo a disposizione. Siamo rimaste una settimana che è volata via come un sogno.

Sì, sarebbe stato bello esserci andati insieme.

Sarebbe sembrato anche a te di tornare indietro con gli anni.

Ricordo in modo assai vago l’allora Col.Mastrosimone. Io sono arrivata a Simi nell’ottobre del ’41 e mi pare che lui sia partito poco dopo. Sbaglio? So comunque che è stato presente a Sermoneta (Latina) alla cerimonia per la tumulazione delle salme di due soldati caduti a Rodi, nel Sacrario tenuto da Don Fino. Il quale nel suo libro “La tragedia di Rodi e dell’Egeo” (tristissimo) ha liquidato l’opera degli insegnanti italiani con due parole negative.

Ma intanto a Rodi ancora adesso si parla in italiano.

Mi piacerebbe ritrovarci in un gruppetto noi che eravamo a Simi. Il Colonnello Mastrosimone potrebbe interfacciarsi per riunirci tutti?

E così ho fatto tante chiacchiere e ne farei ancora di più se potessimo incontrarci… non è detto che prima o poi non venga a Roma. Il tuo invito è sempre così affettuoso e sincero che deciderò di accettarlo. Grazie.

Auguro ogni bene a te e alla tua famiglia. Per quanto, continuando a ricordare il biondo tenente Brenna, mi riesca difficile, per non dire impossibile, immaginarlo marito, padre e… con tanti titoli. Bah! Questa è la vita. Ed anche se a Rodi ci è sembrato di tornare a ritroso nel tempo, tante cose sono pur sempre cambiate.

 

Ciao ti saluto con tanto affetto

Graziella

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