di Giuseppe Brenna
Dal
porto di Santorini raggiungiamo l’isola di Ios
in circa un’ora, inizia così il nostro nuovo periplo tra le Cicladi…
|
Chora Ios |
Ios,
abitata da circa 2000 persone durante l’inverno, è meta soprattutto di un
turismo giovane, principalmente di origine anglosassone, alla ricerca di
baldoria nei locali della Chora o nei bar della spiaggia di Mylopotas.
|
Spiaggia di Mylopotas |
Gli
stessi greci che non vi risiedono la sconsigliano, non amando gli eccessi a cui
spesso i ragazzi si abbandonano; gli abitanti appaiono piuttosto rassegnati
all’immagine stereotipata che ormai l’isola ha acquisito nell’immaginario
collettivo.
Eppure
Ios nasconde un lato selvaggio ed inaspettato, con le sue spiagge ampie ed i
suoi incantevoli panorami sulle isole circostanti… i giovani, reduci dalle bravate
notturne, non si spingono verso i litorali più distanti che spesso rimangono
sorprendentemente tranquilli.
Il
nome si pensa derivi da quello dei fiori (ia) che in passato crescevano in
abbondanza. Trovandosi nel crocevia dei commerci verso le coste dell’Asia,
l’isola fu abitata fin dall’antichità e recentemente, sulla collina di Skarkos,
sono stati riscoperti insediamenti risalenti al paleolitico. Anche la Chora
deve avere un’origine remota, si conservano infatti nella parte meridionale
resti di mura ciclopiche.
|
Agia Ekaterini |
|
Chora di Ios |
Nelle
prime ore del mattino il villaggio risplende nel suo candore, con le sue
stradine acciottolate che, inerpicandosi tra gli edifici tradizionali, giungono
fino al kastro veneziano e alla Panagia Gremiotissa, affollati soltanto poco prima
del tramonto.
Allineate
sul bordo della rupe che sovrasta la Chora, tre piccole cappelle regalano viste
mozzafiato sulla cittadina e sull’Egeo, anche quando nelle notti di luna piena
si riflettono i bagliori argentei sulle onde del mare.
|
Chora in Blue |
|
Agia Gremiotissa |
Nei
pressi della piazza principale sorgono la grande cattedrale e la caratteristica
chiesetta di Agia Ekaterini, sul lato opposto è situato il museo archeologico
nel piano terra di un palazzo novecentesco che ospita anche il dimarkio (municipio).
Altro
punto panoramico imperdibile è quello nei pressi dei mulini e del teatro
all’aperto “Odysseas Elytis”, costruito recentemente ma con tutto il fascino
che sprigiona dallo stile antico prescelto dall’architetto tedesco Peter Haupt
che lo ha ideato.
|
Mulini chora |
|
Teatro Odysseas Elytis |
La movida nella Chora inizia soltanto in
tarda serata, quando nelle discoteche affluisce la giovane clientela…
altrimenti l’atmosfera rimane rilassata nei piccoli ristoranti tradizionali e
nei vicoli dov’è piacevole curiosare nei vari negozietti.
La
spiaggia di Manganari, nell’estremo sud dell’isola, si è rivelata la più
spettacolare nel corso del viaggio: acque di cristallo lambiscono cinque baie
di sabbia chiara, alcune delle quali parzialmente attrezzate e con accoglienti
taverne. Quasi del tutto deserti i litorali di Psathi e Kalamos, quest’ultimo
raggiungibile con un lungo sterrato.
|
spiaggia di Kalamos |
|
Spiaggia di Manfiganari |
Non
mancano siti che vale la pena visitare lungo le strade che attraversano l’arido
entroterra, in particolare il Paléokastro nei pressi di Psathi. Trattasi di una
vecchia fortezza bizantina eretta sulla sommità di uno sperone roccioso sul
lato nord-orientale dell’isola, al fine di avvistare e prevenire le incursioni
dei pirati. Si conserva la cinta muraria e la piccola chiesa di Panagia
Palaiokastrissa e la vista spazia sulle sagome delle piccole Cicladi oltre che
di Antiparos.
|
Agia Paleokastrissa |
|
Paleokastro |
Emozionante,
nell’estremo nord, il luogo che si vuole ospitasse la tomba di Omero, il più
grande poeta dell’antichità classica e al quale si attribuiscono l’Iliade e
l’Odissea. Varie fonti riportano come la madre Klimeni fosse originaria
dell’isola di Ios ed Erodoto conferma che proprio sul posto dove oggi sorge un
modesto recinto di pietre la terra ricoprisse “la venerata testa del promotore del santo Omero”. Anche rare ed
antiche monete che riportano l’effige del divino Omero sembrano confermare la
veridicità della tradizione, che voleva il grande poeta come residente ad Ios.
Particolarmente curioso invece quanto si racconta sulla sua morte, determinata
per l’impossibilità di risolvere un enigma che gli posero i pescatori residenti
nell’area di Plakotos.
|
Omero |
|
Tomba di Omero |
I
litorali solitari ed i luoghi evocativi dove si avverte il fascino della storia
antica fanno quasi dimenticare quanto di negativo viene raccontato su Ios… ma l’ultimo
giorno, nella prima mattinata, ci troviamo a percorrere con l’auto la strada in
discesa che conduce al porto.
Siamo
improvvisamente bloccati dal traffico: una macchina accartocciata è appena
rotolata giù dalla curva sovrastante e per miracolo non ha coinvolto altri
veicoli di passaggio… un giovane ventenne australiano viene estratto dalle
lamiere. Era ubriaco e, dopo una notte insonne, non era riuscito a mantenere il
controllo del mezzo. Nonostante il gravissimo incidente, con grande sollievo
dei presenti, il ragazzo è ancora vivo e reagisce ai primi soccorsi…
E’
ormai notte quando nel porto giunge la grande nave della Blu Star; salutiamo
Ios per salpare verso i remoti lidi di Anafi.
Gran parte dei passeggeri scende a Santorini, pochissimi invece si spingono
fino alla nostra nuova meta, posta ai margini dell’arcipelago delle Cicladi.
L’avevamo
intravista lo scorso anno dall’alto delle terrazze panoramiche di Thira poco
prima di ripartire e ci eravamo ripromessi di visitarla l’anno successivo.
E’
notte fonda quando sbarchiamo nel minuscolo porto di Agios Nikolaos, s’intravede
soltanto la sagoma nera del promontorio sul quale sorge la Chora.
Abbiamo
prenotato una delle quattro stanze nella pensione Akrogiali che raggiungiamo a
piedi dal molo.
Riusciamo
a dormire qualche ora, verso le 7 del mattino la luce del sole già filtra dalle
tapparelle e ci invita alla scoperta dell’isola.
|
Agios Nikolaos,Anafi |
Agios
Nikolaos è un pugno di case bianche raccolte su una piccola baia. I pescatori
puliscono le reti sul molo e piccole barche ondeggiano presso la banchina.
Dalla terrazza osserviamo estasiati un panorama di luce e silenzio, un quadro
che ricorda la Grecia di una volta, ferma agli anni ’70.
Siamo
accolti dal calore della proprietaria Popy e della bella figlia Nektaria, anche
se lasceremo il porto per alloggiare nella Chora nei giorni successivi. Non
mancheremo però di tornare al ristorante dalla cucina genuina… come
suggeriscono gli stessi greci infatti, ci si deve sempre fermare dove ai fornelli
si trovano le signore anziane.
Anafi
è lontana dalle rotte più turistiche ed i traghetti, dagli orari scomodi, non arrivano tutti i giorni. Gli abitanti si
lamentano perché la mancanza di trasbordi frequenti non incentiva l’afflusso di
visitatori, ma forse è proprio la tranquillità e la mancanza di affollamento il
tesoro più prezioso che questa isola ha da offrire.
|
Scorci di Chora ,Anafi |
|
Visuale dalla Chora di Anafi |
La
bianchissima Chora è disposta ad anfiteatro ed è dominata da uno sperone
roccioso su cui sorgono i pochi resti del kastro veneziano. La caratteristica
principale si riscontra nelle abitazioni con la volta a botte, tipica di Anafi,
che gli isolani immigrati nella capitale Atene hanno cercato di replicare negli
edifici del quartiere Anafiotissa.
Il
villaggio è molto curato e, grazie alla sua particolare conformazione, offre
splendidi panorami dall’alto dei suoi 260 metri d’altezza sul livello del mare:
ad ovest la sagoma di Santorini e ad est gli isolotti satelliti disabitati di Ftena
e Pacheia con lo sfondo del monte Kalamos, il promontorio monolitico più alto
del Mediterraneo di 470 metri e più imponente della Rocca di Gibilterra.
|
Chora Anafi |
La
nostra bella pensione Pelagos si trova rivolta ad ovest e regala ogni sera
romantici tramonti.
|
Il tramonto di Anafi |
L’entroterra,
oltre a piccole chiesette, si caratterizza per la presenza delle katoikies, isolate case coloniche
affiancate da grandi forni circolari, situate in prossimità di gole o vallate
che consentono di porre al riparo dai venti le modeste coltivazioni agricole.
|
Katoikia Anafi |
Klisidi
è la spiaggia più facilmente raggiungibile e vicina al porto, mentre Roukounas
è quella maggiormente frequentata dai saccopelisti che con le loro tende
occupano circa la metà del litorale. Il campeggio ed il nudismo sarebbero
vietati nelle spiagge di Anafi, ma nessuno sembra davvero curarsene. Nei pressi
sorge una taverna dall’aria fricchettona e conviviale.
Inoltrandosi
verso la parte orientale dell’isola, le spiagge divengono sempre più tranquille
ed isolate, tutte con la vista laterale del monte Kalamos. Si raggiungono
agevolmente tramite sentieri che scendono dalla strada asfaltata principale.
La
più affascinante è senz’altro Agioi Arghiroi, riparata dal costone di roccia
con una candida chiesetta a ridosso della baia.
|
Spiaggia di Agio Anargiroi |
Oggi
meno di 300 persone risiedono sull’isola, che conserva una straordinaria
atmosfera tradizionale; i resti degli insediamenti d’epoca classica evidenziano
come questo remoto avamposto fosse stato abitato continuativamente fin dalle
epoche passate: a Kastelli, un percorso in salita di circa 20 minuti conduce a
ciò che rimane dell’insediamento fondato dai Dori. Tracce di mura e delle
cisterne affiancano la chiesetta di Panagia Dokari, al lato della quale si
trova un bellissimo sarcofago romano in marmo bianco, decorato con putti,
grifoni e sfingi. Resti di statue
acefale rinvenuti in questo luogo sono oggi custoditi nel minuscolo museo
archeologico della Chora.
|
Kastelli,Anafi |
Kastelli
era collegata con una strada pavimentata al grande tempio di Apollo Aeglitis,
situato sull’istmo che unisce l’isola con il promontorio del monte Kalamos.
|
Tempio di Apollo Aeglitis |
Si
conservano alte sezioni delle mura e del naos,
realizzati con grossi blocchi di pietra. All’interno dell’antico perimetro fu
costruito il monastero Zoodochos Pigi (fonte della vita), meta di pellegrinaggi
nell’Egeo fin dall’epoca dell’occupazione turca, dove si svolge nel mese di
settembre la più importante festività religiosa. La chiesa principale è
circondata dalle celle delle monache, con la tipica struttura dalla volta a
botte.
|
Zoodokos Pigi |
Parte
da qui il sentiero per la sommità del monte Kalamos, che in un’ora e 20 minuti
circa conduce al monastero superiore disabitato della Panagia Kalamiotissa.
|
Trekking per il Monte Kalamos |
Si
tratta di un trekking abbastanza faticoso ma che vale la pena intraprendere
nelle prime ore del mattino.
La
Panagia Kalamiotissa si scorge da lontano come un minuscolo punto bianco sulla
sommità della rupe… sembra quasi inimmaginabile poterlo raggiungere.
|
Panagia Kalamiotissa |
Il
sentiero in salita si arrampica tra straordinari panorami, in lontananza si
scorge persino la Chora situata sul lato opposto dell’isola. Si attraversano burroni,
non particolarmente impressionanti anche per chi soffre di vertigini e comunque
protetti da basse ringhiere. Soltanto all’ultima svolta del percorso, ecco
apparire la cupola della chiesa, in un’atmosfera surreale dove il blu del mare
e del cielo sembra confondersi.
|
Panagia Kalamiotissa |
|
Sulle pendici del Monte Kalamos |
Soffia
leggero il meltemi mentre volteggiano i falchi sopra le nostre teste e si odono
da lontano i belati delle capre selvatiche che vivono sul promontorio.
Panagia
Kalamiotissa sembra quasi sospesa sul vuoto, in bilico sul profondo precipizio:
un luogo d’immensa suggestione, come solo quest’area dell’Egeo riesce a
custodire.
Una
cisterna e piccole celle dei monaci, oggi abbandonate, circondano l’edificio
principale.
|
I nostri autori-viaggiatori,Panagia Kalamiotissa |
Senza
rendercene conto, ci ritroviamo sul molo alle 04:00 di notte e siamo di nuovo
in partenza. La grande nave si materializza nel buio, lasciamo a malincuore
Anafi ed il viaggio prosegue per Folégandros,
altra preziosa perla cicladica.
Sbarchiamo
al porto di Karavostasis e dopo 3 chilometri, siamo già nel nostro alloggio che
si affaccia sulla meravigliosa Chora.
|
Chora Folegandros |
A
Folégandros si trova il kastro veneziano meglio conservato: posto al centro del
villaggio, le case compongono un quadrilatero in modo da apparire verso
l’esterno come una sorta di fortezza. All’interno del kastro, una stradina di
case tradizionali ai lati, con scale e balconcini, sembra aver resistito al
trascorrere dei secoli e rimanda all’epoca di Marco Sanudo, Duca di Naxos e
padrone delle Cicladi durante il dominio della Serenissima.
|
Kastro Veneziano |
|
Chora |
|
colori di Chora |
La
Chora, un insieme di vicoli acciottolati che collegano diverse piazzette
pittoresche, si affaccia su una ripida falesia sul versante est.
Da
piazza Pounta, una salita imbiancata a calce conduce fino alla Panagia, la
chiesa che domina l’abitato e dalla quale la vista spazia su tutto il versante
meridionale dell’isola.
Le
serate sono animate da una clientela ricercata che affolla ristoranti dall’ottima
cucina ed anche i piccoli music bar
aperti fino alle ore piccole.
La
spiaggia di Angali è raggiunta da un autobus dalla Chora perciò è anche piuttosto affollata dalla tarda
mattinata. Essendo riparata all’interno di una baia, regala un mare dai colori
fantastici grazie ai piccoli ciottoli bianchi e grigi che lambiscono anche una
caletta laterale. Da qui è possibile prendere il taxi boat che ogni ora fa la spola con le altre spiagge del
versante meridionale, raggiungibili via mare anche quando soffia forte il
meltemi da nord.
|
Agios Nikolaos |
|
Galifos |
I
litorali di Galifos e Agios Nikolaos sono però raggiungibili anche tramite un
bel sentiero che segue la linea di costa. Galifos è una piccola insenatura
votata ai naturisti, Agios Nikolaos è invece dominata dall’omonima immancabile
chiesetta sopra la quale una taverna panoramica accoglie i bagnanti.
|
Spiaggia di Livadaki |
Anche
a Livadaki si può arrivare tramite un sentiero percorribile in circa 40 minuti
dalla zona di Ano Merià. E’ senz’altro la spiaggia più scenografica per le
interessanti formazioni rocciose che incorniciano la baia da un lato,
raggiungibili a nuoto e con colori e venature che ricordano il marmo. Nei
pressi, sul vicino promontorio di Aspropunta, sorge l’antico faro novecentesco…
è possibile entrare da una finestra e salire fin sopra alla lanterna. Le
silenziose ed impolverate stanze dei guardiani sembra quasi che siano state
abbandonate all’improvviso con le loro suppellettili rimaste in attesa di un
loro mai avvenuto ritorno…
|
Ano Meria |
|
indigeno ad Ano Meria |
Anche
la parte settentrionale dell’isola rivendica la propria peculiarità rispetto
all’allegra e sobria mondanità della Chora. Ano Merià è il secondo insediamento
per dimensioni e consiste in un agglomerato di case sparse ed immerse in
un’atmosfera rurale. Nella sua periferia meridionale è visitabile il museo del
folklore, con una casa tradizionale risalente al VII secolo ed un’abitazione
dei primi del ‘900.
|
Museo del Folklore-Ano Meria |
Essendo
più esposta, ad Ano Merià soffia impetuoso il meltemi ma, in ogni caso, si
tratta di un luogo suggestivo, con i suoi tramonti infuocati ed i suoi
ristoranti dalla cucina tradizionale: in particolare vanno per la maggiore i
formaggi di capra e la “matzata”, un
piatto di pasta fresca accompagnata con carni cucinate in umido e che
costituisce la principale specialità isolana.
Altre
spiagge interessanti, sempre non attrezzate, si trovano a sud nelle vicinanze
del porto di Karavostasis oltre a Katergò, raggiungibile via taxi boat nelle giornate senza vento oppure
tramite un bel sentiero da percorrere a piedi con incantevoli panorami.
L’isola
di Sikinos si scorge sull’orizzonte…
si tratta di un luogo ingiustamente trascurato ma del quale sentiamo parlare
molto bene dai greci, che amano ritrovarsi in luoghi genuini e meno contaminati
dal turismo… e così la raggiugiamo con una gita in giornata.
|
Kasto e Pano Horio-Sokinos |
|
Kastro Sikinos |
|
indigeno Kastro di Sikinos |
La
nave salpa di buon mattino verso la nostra ultima meta, attraccando al porto di
Alopronia. Raggiungiamo Kastro, il capoluogo dell’isola, percorrendo una strada
in salita di 3 chilometri: l’agglomerato di case anche qui si è sviluppato
attorno alla fortezza veneziana. Proprio di fronte a Kastro sorge Pano Chorio
(o Chora), un villaggio solitario e distinto dove gran parte delle chiesette ed
abitazioni sono ormai state restaurate dopo le distruzioni di un recente
terremoto.
Nei
pressi della deserta piazzetta principale di Kastro, con la chiesa di
Pantanassa ed il monumento ai caduti, c’è qualche locale e ristorante, per il
resto vicoli serpeggianti tra le case dal bianco abbacinante e ruderi di vecchi
mulini. Un sentiero in salita imbiancato a calce, conduce al monastero di
Zoodochos Pigi, simile ad una fortezza. E’ chiaro che l’edificio, per la
posizione sopraelevata su tutta l’isola di Sikinos, doveva servire anche per
scopi difensivi e di avvistamento in caso d’invasioni.
|
Zoodokos Pigi |
|
Kastro |
Anche
Pano Chorio si raggiunge con un’altrettanto ripida salita imbiancata e, girovagando
senza meta tra chiesette ed edifici tradizionali impreziositi da piante fiorite
e buganvillee, ci s’immerge in un luogo autentico, non ancora sceso a
compromessi con il turismo moderno.
|
i colori di Pano Horio-Sikonos |
|
Pano Horio |
Ci
spingiamo verso nord, fino al limitare della strada asfaltata, per raggiungere
Monì Episkopi, il monumento più celebre dell’isola.
|
Moni Episkopi |
Dal
parcheggio, l’edificio abbandonato si scorge percorrendo un breve sentiero:
trattasi di un antico mausoleo romano del III secolo d.C. poi riadattato in
chiesa ed infine in monastero. La facciata decorata da due colonne e da
architravi scolpiti evidenzia una struttura classica su cui si sono stratificati
gli stili dei secoli successivi.
Terminata
la visita di questi luoghi sorprendenti, raggiungiamo la spiaggia di Agios
Georgios e così in un paio d’ore abbiamo già percorso tutte le strade
dell’isola. Ci rilassiamo per il nostro ultimo giorno nelle chiare acque
dell’Egeo, prima di rientrare a Folégandros: l’indomani la nave ci riporterà a
Santorini, in attesa del nostro volo di ritorno.
Termina
così il nostro viaggio; sembra quasi incredibile credere che ciascuno dei
microcosmi visitati mantenga caratteristiche e peculiarità tali da distinguere
un’isola da tutte le altre in un universo che non si smetterebbe mai di
esplorare… e già si pensa alla tappa della prossima estate e ad un nuovo anno
di attesa.
|
Vista aerea-Isola di Sifnos |
D'accordissimo con le vostre ultime parole...non si smetterebbe mai di esplorare questo meraviglioso arcipelago di isole greche specialmente le meno note, le più selvagge e incontaminate e ricche di tradizioni
RispondiEliminaComplimenti per le immagini meravigliose! Mi hai fatto rivivere i miei tre bellissimi giorni ad Ios di 2 anni fa quando però io sono stata un pò sfortunata col meteo e quindi i colori del mare non erano così incredibili. Quanti giorni sei stato in ogni isola?
RispondiEliminaPix
Grazie!!
Eliminasono stato 4 gg ad Ios, 5 gg a Anafi, 5 gg a Folégandros e 1 a Sikinos