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lunedì 13 agosto 2018

LE MINIERE DEL SOLE


di Giuseppe Brenna
Milos


La famosa statua della Venere, ritrovata casualmente da un contadino nel 1820, è oggi in bella mostra al Museo del Louvre di Parigi ed ammirata da schiere di visitatori che conoscono il nome dell’isola proprio grazie a questa pregevole scultura di epoca ellenistica. Un ammiraglio francese l’avrebbe acquistata presso le autorità ottomane ma, secondo la versione locale, la statua sarebbe stata trafugata e trasportata su una nave militare in Francia per farne dono al re Luigi XVIII… sia come sia, è stata avviata una petizione popolare affinché la Venere possa far ritorno a casa, similmente a quanto il governo centrale ellenico sta tentando di fare con i marmi del Partenone custoditi al British Museum di Londra.

La bellezza di Afrodite però non ha mai abbandonato i litorali di Milos, la maggiore delle Cicladi occidentali e simile per certi aspetti alla più famosa Santorini, con la quale condivide la forma ad anello e l’origine vulcanica. 



Le eruzioni del Pleistocene hanno lasciato una traccia indelebile sulle coste rocciose con sfumature colorate di zolfo, manganese e ferro che regalano sensazionali colori alle spiagge dell’isola. I minerali, sui litorali di Fyroplaka e di Paleochori, si respirano nell’aria e le sorgenti termali continuano ad intensificare gli effetti cromatici ed i contrasti con il bianco abbacinante della pietra pomice.

La natura dà spettacolo ed è proprio la singolarità delle coste e la trasparenza delle acque a costituire il tratto distintivo di quest’angolo dell’Egeo.


La popolazione di Milos si concentra nell’area orientale, dove si è rifugiata la popolazione a seguito di un terremoto che nel ‘600 aveva devastato la cittadina di Zefyria. Nei pressi del vecchio kastro veneziano, su un altipiano che domina l’intero profilo dell’isola, fu fondato il nuovo capoluogo Plaka nel tipico stile cicladico. Edifici e stradine circondano la candida Panagia Korfiatissa che si affaccia con la sua terrazza direttamente sulla caldera. Abbiamo inizialmente alloggiato proprio sul retro della chiesa, venendo risvegliati dal suono delle campane al mattino. Il centro di Plaka è estremamente raccolto con pochi ristoranti, negozietti e locali ed appare particolarmente affollata e vivace sul far della sera, grazie anche al richiamo dei meravigliosi tramonti che tingono di rosso l’orizzonte e gli impervi rilievi del lato occidentale.

In un vicolo ombreggiato, il monastero del Rosario e la chiesa cattolica attigua erano un tempo sede del vice-console francese di Milos Luis Brest; in un cortile interno, è custodita la tomba della sua giovane moglie con un epitaffio scritto in francese.

Dal kastro, raggiungibile con una strada in salita, si ammira il panorama di Plaka oltre che delle altre cittadine contigue di Tripiti e Triosavalos. 


Gli agglomerati sorgono sui luoghi dove un tempo si trovava l’antica Melo di epoca classica che, rifiutando di aderire alla lega navale delio-attica di Atene, fu da quest’ultima distrutta per il suo gesto di sfida. Nei pressi di Tripiti, si ammirano le rovine restaurate del piccolo teatro romano e le catacombe dei cristiani, che le utilizzavano come luogo di sepoltura e di culto.

Nel museo archeologico di Plaka sono conservati diversi manufatti antichi, il più ammirato è tuttavia il calco in gesso della statua di Venere ad opera del laboratorio del Louvre, quasi a rappresentare una sorta di risarcimento morale.


Nell’area sottostante al teatro romano, il porto di Klima con le sue case variopinte costituisce uno dei luoghi più caratteristici di Milos. I pescatori, ormai al sicuro dalle scorrerie dei pirati a seguito dell’indipendenza greca, decisero nel 19° secolo di trasferirsi sulla costa per i mesi estivi costruendo le syrmata, cioè delle tipiche costruzioni idonee a ricoverare le barche nel piano inferiore ed adibite a dimore nei piani superiori. Altre syrmata si trovano nel minuscolo villaggio di Fyropotamos nell’estremo nord ed in altri villaggi sparsi sulla costa all’interno della caldera. 


La parte occidentale dell’isola è del tutto disabitata ed attraversata da sterrati difficilmente percorribili con le auto normali. Se non si dispone di una costosa jeep, conviene esplorare questa zona via mare, sono infatti molte le imbarcazioni che offrono ai turisti il giro nell’isola, partendo dal porto di Adamas ed attraccando ad alcune delle spiagge più spettacolari. Superato Capo Vani, dove rimangono le infrastrutture di una miniera di manganese abbandonata, si raggiunge la baia di Kleftiko con le sue bianche scogliere e faraglioni. Il nome deriva dai pirati che un tempo si nascondevano nelle grotte naturali per assaltare le navi di passaggio che depredavano delle mercanzie, riducendo in schiavitù gli equipaggi venduti sul mercato di Istanbul. 


Le spiagge di Milos sono numerosissime, ed è quasi impossibile pensare di scoprirle tutte. Da non perdere assolutamente è Sarakiniko. La roccia di pietra pomice levigata dal vento ha creato un paesaggio surreale che ricorda quello della Luna. Pinnacoli, archi e scogliere curvilinee disegnano questo luogo unico che conviene esplorare nei suoi anfratti più nascosti, attraversando anche delle misteriose gallerie scavate nella montagna.

Dal villaggio di Pollonia è possibile raggiungere in 15 minuti di traghetto l’isola di Kimolos per una gita in giornata, approdando nel porto di Psathi. Si tratta di un luogo molto tranquillo e tradizionale, che offre anche diverse strutture ricettive nel suo capoluogo Chorio. Il kastro veneziano, realizzato con due edifici disposti a quadrilatero, si trova nel cuore del villaggio. Vi si accede tramite due ingressi posti a nord e a sud delle mura, ma gran parte delle costruzioni interne giacciono in rovina ed ancora non sono state sottoposte a restauro.


La strada verso nord conduce a Prassa, la spiaggia più spettacolare dalla sabbia quasi bianca e che davvero ricorda un angolo dei Caraibi incastonato su questa terra semisconosciuta a gran parte dei visitatori.


Sifnos, l’isola dell’argento; in epoca classica l’estrazione del prezioso metallo garantì un notevole benessere ai suoi abitanti.

Il traghetto approda nel porto di Kamares, vivace località turistica con piccoli locali, ristoranti e con la spiaggia sabbiosa più grande.

Raggiungiamo il nostro studio con vista su Kastro, il vecchio e caratteristico capoluogo che oggi è stato sostituito da Apollonia a qualche chilometro di distanza.

Apollonia sorge in una verde vallata nel centro dell’isola assieme a diversi villaggi satelliti collegati da antichi sentieri lastricati. Nei pressi della piazza principale è visitabile anche in tarda serata il museo del Folklore, una specie di deposito di oggetti di ogni tipo in cui è divertente soffermarsi per riscoprire il fascino ma anche la durezza della vita di un tempo. I locali ed i ristoranti si concentrano sullo “steno”, cioè il viale principale pedonale con numerosi negozi di gioielli ed abbigliamento. Superata la Mitropolis, la strada continua in salita, affiancata da eleganti residenze di villeggiatura.

Il cuore tradizionale dell’isola tuttavia è Kastro, il cui nome ovviamente deriva dalla fortezza veneziana realizzata sull’antica acropoli di epoca classica con mura di grossi blocchi di pietra.



Resti architettonici, statue e sarcofagi dell’antico insediamento non sono solo conservati nel minuscolo museo archeologico, ma si trovano sparsi nei vari vicoli acciottolati od inseriti a complemento degli edifici cicladici di epoca più tarda. Le abitazioni sono realizzate spesso su un piano rialzato e gli ingressi si raggiungono tramite piccole scale o ponticelli sopra viali ombreggiati.

Molto suggestiva la piccola cappella dei 7 martiri, realizzata su un promontorio collegato da un piccolo sentiero e sulla quale s’infrangono gli ultimi raggi del Sole al tramonto.

Sifnos si caratterizza per le sue spiagge sabbiose ombreggiate da tamerici, ideali per le famiglie con bambini. La caratteristica architettura delle Cicladi rifulge in tutti i piccoli centri dell’isola, ma soprattutto nei suoi numerosi edifici religiosi che ne punteggiano il territorio. Sulla costa, il monastero di Chrisopygi nei pressi della spiaggia di Apokofto, si raggiunge agevolmente anche dalla cittadina di Faros tramite un bel sentiero.



Il monastero di Agios Symeon, in cima su un’alta montagna di verdi pinete che incombe sulla baia di Kamares, e la cappella di Agios Geogios nei pressi del porticciolo di Heronissos nell’estremo nord, regalano incredibili visuali sul mare e sulle isole vicine. 


Il sito di Agios Andreas in cima ad una verde collina è anche raggiungibile con un percorso di trekking: oltre alla chiesa si conservano i resti di un insediamento minoico di forma circolare con mura esterne ancora ben conservate

La baia di Vathy a ferro di cavallo, con la candida chiesetta posta nel centro della spiaggia affiancata dall’ottimo ristorante Tsigala all’ombra delle tamerici, è uno dei luoghi di balneazione più pittoreschi.

Raggiungiamo infine la nostra ultima meta: Serifos.

Nonostante la breve distanza da Sifnos, l’isola presenta una morfologia completamente diversa con brulli e tormentati rilievi montuosi. Si tratta di una destinazione meno nota ma che di anno in anno vede aumentare progressivamente il numero di visitatori. La disponibilità di auto a noleggio è ancora molto limitata (e costosa) tuttavia conviene avere un valido mezzo per esplorare l’isola e le sue splendide spiagge.

Il mito vuole che fosse abitata dai ciclopi, giganti dall’unico occhio sulla fronte, oltre che il luogo natale dell’eroe Perseo, uccisore della Gorgone Medusa che pietrificava coloro che osavano guardarla.

Il nome deriva dal ferro, il metallo che veniva estratto sull’isola, le cui miniere vennero definitivamente chiuse negli anni ’60.

Livadi è il luogo dove giungono i traghetti ed in cui si concentrano le strutture recettive, ma probabilmente il posto più caratteristico dove soggiornare è la Chora. Avvicinandosi dal mare, il capoluogo è solo parzialmente visibile e sorge su un’alta rupe prospiciente il porto.



Per raggiungerla occorre salire una ripida strada di tornanti e finalmente si raggiunge il crinale della rupe con in bella vista i mulini e la parte alta (Piso Chora) dove si trova la platia con il municipio e la chiesa principale. Ancora una volta, un meraviglioso e caratteristico borgo cicladico ben preservato, con stradine scoscese percorse dagli asini di buon mattino, ancora l’unico “mezzo” in grado di transitare e di rifornire i piccoli locali e negozietti del centro. In cima si trovano i resti del castello veneziano con le immancabili chiesette bianche da cui si gode un panorama a 360° dell’isola e dei suoi litorali, oltre che sulla parte bassa del villaggio (Kato Chora).




Le spiagge di Livadi e Livadakia sono parzialmente attrezzate e facilmente accessibili, tuttavia conviene esplorare i lidi più distanti anche per apprezzare l’affascinante entroterra. Nel nord, si raggiunge dopo aver percorso una ripida strada a tornanti, la baia di Sykamia con la sua vasta spiaggia di sabbia e ciottoli. Sulla via del ritorno, si incrocia il monastero di Monì Taxiarchon che custodisce una preziosa iconostasi ed affreschi del ‘600.  Accoglie i visitatori un vecchio monaco, spiegando come il monastero assomigli ad una fortezza per l’esigenza in passato di difendersi dalle scorrerie dei predoni del mare… un tempo tutte le 60 celle erano occupate dai monaci, ma oggi sono ormai rimasti soltanto in 2.

Nella costa orientale si trovano i lidi più spettacolari di Psili Ammos, con la sabbia chiara ed acque trasparenti, ed Agios Sostis con un promontorio di interessanti formazioni rocciose.

Verso ovest, si arriva ad Aspro Pyrgos, la torre bianca di epoca classica e recentemente restaurata, prima di raggiungere il vecchio porto di Megalo Livadi, centro dell’attività estrattiva del ferro. Su un lato della baia, ancora si può visitare ciò che rimane degli impianti di estrazione del materiale ferroso dalla vicina miniera, una galleria lunga circa 800 metri e non accessibile per mancanza d’illuminazione. Vecchi binari, carrelli e pontili rimangono ad arrugginire sul litorale costituendo un affascinante panorama di archeologia industriale a memoria delle durissime condizioni di vita dei minatori. Il giro dell’isola termina nella baia di Koutala con le sue vaste e comode spiagge selvagge, prima di far rientro a Livadi e nella Chora.


E’ il nostro ultimo giorno, ci rechiamo come d’abitudine in un cafenio della Chora. A fianco del nostro tavolo, esposto al sole già rovente del mattino, una signora ci invita a condividere con lei il suo all’ombra… si rivolge a noi in un buon francese e ci racconta di essere sposata con un ingegnere ormai in pensione che un tempo prestava servizio per gli enti pubblici. La crisi ha falciato i redditi ed ora percepiscono un quarto della pensione su cui contavano di vivere. Ci racconta di sé, del suo lavoro di professoressa, confrontandosi con le nostre esperienze sempre entusiaste in terra ellenica: “…mi piace parlare con gli italiani, con i quali noi greci abbiamo una forte empatia. Siamo popoli abituati a vivere in stretto contatto con la nostra storia. Anche a noi piace viaggiare e, nonostante tutto, continueremo a farlo seppur a costo di sacrifici per mettere da parte quanto occorre… e siamo stati anche a New York… certo, bellissima e moderna, però sembra tutto così nuovo… Abbiamo acquistato qui nella Chora di Serifos una casa nella quale trascorriamo i mesi estivi e che piace anche ai nostri figli. Tutte le isole greche sono belle, ma quelle dell’Egeo hanno qualcosa di speciale… sono state create da Dio ed i colori del cielo e del mare rilassano non solo il corpo, ma anche lo spirito…” 

Lasciamo sul tavolo i soldi per pagare anche il caffè della professoressa… contentissima ci ringrazia e già ci invita la mattina successiva per contraccambiare… chissà, forse il fato ci poterà ad accettare il prossimo anno…

mercoledì 13 giugno 2018

ATENE, MILOS, KOUFONISSI, SANTORINI.....Un viaggio tra la storia, il mare e il vento.



di Iuri e Viola



Giorno 3-Traghetto per Milos



Dopo una super levataccia siamo nel traghetto per Milos, il viaggio è un po’ a scossoni e Viola accusa abbastanza il mal di mare, ma partiamo da capo e facciamo un flashback.



Giorno 1-Road to Atene



Il prevacanza è un po’ thrilling in quanto la carta su cui abbiamo caricato il budget per la vacanza fa le bizze e la sera prima della partenza non riusciamo a prelevare. Prima che salga il panico facciamo un secondo tentativo in un’altra banca e la carta funziona. Ma non è tutto. Appena caricata la macchina e partiti (ore 6 circa) si accende la spia del guasto sul cruscotto….attimi di panico, mi accosto, tento la vecchia manovra di spengere e riaccendere e la spia magicamente se ne va. Facciamo finta di nulla con una certa calma zen, mi preoccupa la sosta in autogrill ma per fortuna la spia non si accende e arriviamo a Fiumicino. Arriviamo molto in anticipo e per di più il volo ha 15 minuti di ritardo, si traccheggia mangiando uno schifoso panino al terminal poi decolliamo. Il volo è sereno, tranne la fase di atterraggio un po’ turbolenta, ci danno anche il pranzo, una schifosissima pasta al sugo(??), crostini liofilizzati e barrette al miele. Siamo ad Atene, dobbiamo attraversare la città il maniera trasversale che il mitico “Anemoni” è al Pireo. Ancora 1 ora abbondante di metro+treno…questo viaggio non finisce più. In metro siamo corrazzati, gli oggetti di valore sono al super-sicuro che secondo trip-advisor Atene è un po’ come Baghdad e viola si è imparanoiata, ma nonostante ciò arriviamo sani e salvi, con le borse chiuse e senza tentativi di taccheggio. Siamo cotti come le pere, ma ciò nonostante andiamo alla sea-jets a scambiare i biglietti fatti on-line e riprendiamo la metro per un giro rapido ad Atene centro, zona Monastiraki
dove viola si rimparanoia ma è tutto tranquillo e partono le prime foto della vacanza con vista partenone. La giornata si chiude con ritorno a Pireo e prima mangiata di gyros e souvlaki che come da pronostico mi fa andare subito in bagno da anemoni.



Giorno 2-Atene



La giornata inizia subito male. Anemoni a colazione è un furto quindi andiamo fuori, e al ritorno manca poco mi spacco il dito del piede: c’è un ferro sporgente conficcato nel marciapiede non si sa bene perché dove picchio con forza l’alluce. Imprecazioni come se non ci fosse un domani, una ventina di minuti di ghiaccio in camera e vai con il buongiorno…..Ritardiamo quindi il tour di Atene di una mezz’ora buona.

Il tour è quello copiaincollato da zingarate.com: partenza da syntagma, panathinaikos stadium, il tempio di zeus, acropoli e…..basta perché siamo alla frutta. Tutto molto bello, scattiamo un botto di foto, di cui molte trash allo stadio, scarpiniamo come se non ci fosse un domani e alla fine, belli cotti, ci rifugiamo in un bar sugli scalini a Plaka, molto, molto caratteristico. Per cena torniamo a Pireo zona “marina”, che è un po’ la zona ripulita a Pireo, quindi non mi gasa, e non gasa manco la cena. Domattina via verso l’isola!



Giorno 3-Milos (Firopotamos,Plathiena,Paliochori)



Diciamocela tutta, il rapporto con Milos non è semplice all’inizio. Il meltemi è un martello pneumatico, soffia sempre, e ce ne accorgiamo ancor prima di arrivare, visto che il viaggio in traghetto è a dir poco turbolento e accusiamo entrambi il mal di mare. Arrivati in porto, il rapporto con l’inglese poi è duro (colpa nostra) e all’autonoleggio capiamo una parola su venti, ci danno una clio al posto di una panda come avevamo preventivato via mail e rimaniamo lì come baccalà, senza controbattere. Partiamo dal porto di Adamas che sono già una pentola a pressione: volevo una macchina vecchia, possibilmente alta per gli sterrati e ci danno una clio racing; inoltre il navigatore su maps non ci capisce niente, sbagliamo strada e rimaniamo fermi in una strettoia in salita, dove la clio slitta sulla polvere provocando un puzzo di gomma bruciata allucinante. Per 5 minuti è panico, poi, un po’ a culo, riesco a strigare la situazione e riparto, ma il navigatore ri-scazza e ci incastriamo sempre con la clio per le vie strettissime di un paesino non ben identificato. Volano imprecazioni a dritto…..l’isola ci ha accolto malissimo direi. Il tipo dell’hotel chiama, ci viene a prendere e, forse, si inizia ad avere fortuna visto che parla italiano. Ci porta in hotel, gli chiedo gentilmente se può richiamare il cavolo di autonoleggio per farci dare una macchina più piccola e funzionale all’isola, possibilmente quella concordata. Dopo 10 minuti ci richiama e ci avverte che il cambio è possibile, menomale!!! Torniamo subito al porto a riportare quel catafalco e ci danno una bella Skoda citygo rossa, con cui non sappiamo la tenuta sullo sterrato, ma almeno gli ingombri sulle strade iper strette dell’isola dovrebbero essere più fattibili. Finalmente qualcosa è andato nel verso giusto, forse si inizia a ragionare, ma forse…..

Dopo tutte le peripezie e un pezzo di torta al formaggio mangiato  al volo proviamo ad andare a Firopotamos, uno dei posti su cui avevo messo la puntina a nord. Ebbene, a Firopotamos il mare èagitatissimo, quindi niente bagno e ci limitiamo alle foto. Non paghi andiamo a vedere un altro posto a nord, Plathiena,
qua riusciamo a fare il bagno anche se il meltemi picchia duro come un fabbro e una volta fuori dall’acqua la sabbia ci prende a frustate. Duriamo 1 ora, forse e ripieghiamo a sud, su Paliochori, dove finalmente ritroviamo la Grecia che avevamo lasciato l’anno scorso: mare limpido, acqua ferma e colori stupendi.



Giorno 4-Sarakiniko-Firiplaka-Firopotamos-Mandrakia-Chora



Poseidon dice che è una giornata di bonaccia per il meltemi. Ci credo poco ma decido di fidarmi, e siccome sulla gita in barca non c’era posto ci svegliamo all’alba per provare la spiaggia della luna Sarakiniko.
Siamo tra i primi ad arrivare ma ahimè il meltemi spinge ancora e il bagno è impossibile. Scattiamo un bel po’ di foto in questo posto assurdo e poi andiamo dritti verso sud un po’ con la coda tra le gambe. A sud proviamo prima Agia kiriaki, mare pulito ma spiaggia non eccezionale, poi Firiplaka, che ci regala finalmente l’effetto wow che finora ci era mancato.
Spiaggia bellissima, con rocce rosse sul retro, acqua chiara, la Grecia che ci gasa. Siccome siamo già belli rossi e i costi non sono eccessivi affittiamo il set come i borghesi. Gli spazi sono stretti ed è pieno di italiani, come del resto in tutta l’isola, una cosa impressionante. Facciamo vari bagni molto belli, poi mangio l’immancabile insalata greca con cipolle, pomodori, peperoni crudi e collasso sul lettino. Al risveglio altra occhiata a poseidon: il meltemi è a quanto pare più blando e riproviamo testardi Firopotamos. Effettivamente la situazione è migliore del giorno prima ma sempre molto mosso e algoso, consegue secondo ripiegamento in due giorni. A questo punto inizia un furioso tour per il versante nord che ci fa toccare Mandrakia (carina con le sue syrmata), Plachena(niente di che),Algomantra (idem) e infine Papafragas, un posto assurdo stile Sarakiniko con una mega spaccatura sulla scogliera che crea una sorta di microspiaggia con corridoio sul mare. Suggestivo sicuramente, ma oggi anch’esso impraticabile. Decidiamo di concludere il tour e ritornare in camera, doccia e via alla chora, abbarbicati in altissimo a vedere il tramonto.
Infine una cena ottima dal patsugo di Milos, tale osteria Oforas dove si mangia tipicamente greco in un locale non troppo turistico.







Giorno 5-Tour in barca a vela

Premessa

Nei giorni scorsi ci siamo sbattuti molto per trovare un tour dell’isola in barca giusto, con poche persone e ovviamente in una giornata adatta. Visto che il meltemi ha picchiato sempre sodo e che poseidon non dava molte speranze oltre ad indovinarci sempre poco, ci siamo affidati al capitano Nikolas (da ora in poi capitano corelli) che con grande intortata in inglese ci ha assicurato che mercoledi (oggi) sarebbe stato un buon giorno per il tour.



Racconto

Non solo il meltemi picchia sempre sodo, stamani ci sono pure le nuvole, mai viste finora. Perplessi ci avviamo al porto, non sicuri di partire, e lì Corelli ci invita a parcheggiare: si parte e si parte da adamas per il giro. Ottimo. La barca a vela gasa, l’equipaggio è simpatico e siamo solo 11, un numero top. L’uscita dal porto e lungo la gola di adamas è tranquilla, un po’ freddino, ma il peggio è sicuramente la virata verso il mare aperto: mezz’ora quasi di incubo, con il meltemi a mille, le onde che sbattono, la barca che sbarella, viola che in trans guarda dritto come un fuso ed entra in silenzio stampa, il tutto con Bob Marley in sottondo…..

Sfangata la virata siamo ad ovest, adesso il meltemi si prende da dietro e si sbarella meno. L’equipaggio capisce che è stata tosta e ci rifugiamo in un’insenatura (niente di che) per la prima sosta bagno e la “colazione”. Il posto niente di che è il sostituto delle cave di Sykia, dove non possiamo andare per le onde, quindi il nostro capitano (non corelli,che furbacchione è rimasto al porto ma un ragazzo più giovane) riparte alla volta di Kleftiko, il main event della giornata, a sud, riparato dall’infernale vento. Kleftiko è spettacolare, indescrivibile a parole, un insieme di insenature bianche come la calce dei villaggi, con mille grotte dove si nascondevano i pirati per saccheggiare le navi. Ovviamente pieno di yacht e barche attraccate, ma i nostri la sanno lunga e ci ormeggiano in un posto abbastanza vivibile e ben riparato. Fondamentalmente staremo lì tutto il giorno. Si, perché in continuo contatto con il baracchino avranno fatto sapere ai nostri che non solo il meltemi, ma anche il mare oggi è particolarmente mosso e navigare è tosto. Prima facciamo un aperitivo (buono), poi iniziamo con tuffi, nuotate, giro in gommone nelle grotte (stupendo). Scattiamo 10000 foto e video e infine mangiamo la pasta al ragù alle 4 di pomeriggio. Il giro principale, immagino, prevedesse ben più soste, forse, come dicono i polemici in barca, oggi non dovevamo proprio uscire, ma business is business.

Non si capisce bene cosa succeda, forse la barca a vela sorella della nostra si rompe, insomma si cambia capitano, salgono altre persone e ripartiamo. E qua inizia l’inferno: un freddo cane, onde che si infrangono sulla barca a vela e ci prendono a secchiate, mozzo che mette Carmina Burana a tutto foco, panico. Io sono completamente “mezzo” pur essendo sotto l’asciugamano, Viola è messa meglio perché è accovacciata in un punto riparato, tutti gli altri vengono letteralmente presi a schiaffi dalle onde. Iniziano le “bubate”, le due signore più anziane genovesi iniziano a sostenere (a ragione) che con una giornata così dovevano rinviare tutto. Io, che tanto non soffro la barca, scendo sotto coperta al caldo, mi levo la roba bagnata e d’ora in poi la mia copertura sarà un asciugamano in microfibra bagnato. Il capitano nuovo ha la giacca a vento, per capire l’andazzo……Il finale poi è la ciliegina, si arriva a Provatas e ci scendono con il tender fino ad un pontiletto di ferro, le genovesi sono allibite, dopo aver dato la frutta ed aver fatto passare ancora più tempo tutti infreddoliti (forse erano in colpa per gli 80 euro con due sole soste e la pasta al ragù???). L’autobus per adamas parte alle 19:30 e non si capisce perché, Viola poi lascia pure asciugamano ed occhiali da sole sopra. Top! Due ore stupende da 10, il resto da 3 ad essere larghi. Voto finale 6,5




Giorno 6



Anche oggi tira vento, tanto per cambiare, decidiamo quindi di svegliarci con calma ed andare ad Adamas in lavanderia. 7 euri e passa la paura. Sono 50 minuti di attesa in cui decidiamo di andare a ricomprare le cose perse nella giornata di ieri. Asciugamano con ciuco (8e)+ occhiali rayban tarocchi(8e)+felpina per me carina(23e) visto che la sera è freschino. Riprendiamo le cose lavate e torniamo allo studios per stenderle. Visto che stanno facendo ancora le pulizie andiamo a fare un altro giro. Catacombe viste solo dall’alto a Klima, dove ci sono delle caratteristiche syrmata colorate. Ci fermiamo poi a prendere un pezzo di pizza alla bakery per pranzo e rientriamo in camera. Dopo pranzo andiamo un po’ al mare, proviamo Agios Sostis, niente male, acqua chiara e location carina. Fa troppo caldo quindi dopo un’oretta decidiamo di ripartire in macchina, ci addentriamo nello sterrato per Gerontas, ma ci sembra troppo pericoloso continuare e ci fermiamo a Kipos. Dall’alto sembra una bella baia, ma in realtà non è un granchè, cerchiamo di andare in un’insenatura più nascosta facendo un passaggio sugli scogli tipo Civette, ma il risultato non è comunque migliore. Iuri fa il bagno, io no e torniamo su dopo poco. Ci fermiamo al bar/ristorante che affaccia sulla baia, prendiamo una coca e via. La sera c’è la festa del fuoco a Tripiti quindi decidiamo di andare lì a cena da Barriello, posto carino con i tavolini che affacciano sulla terrazza, molto turistico. Prendiamo il cheesecake con feta e pomodorini, poin coniglio alla cannella e maiale alla paprika, tutto troppo speziato. Andiamo a vedere quindi la festa con i bambini che saltano nel fuoco, un rito propiziatorio dove qualche bambino si brucia ma fa finta di nulla, allucinante!



Giorno 7-Tsigrado,Sulfurmine,Plathiena



Dovrebbe essere il giorno del quad. Dovrebbe, perché finite le pratiche da motochristos fo un piccolo testdrive che boccio senza attenuanti: non avevo mai guidato un quad e non lo so fare, quindi in accordo con il tipo del rent strappiamo tutto, troppo pericoloso. Andiamo a riprendere la macchina, io sono un po’ abbacchiato ma il gasamento mi torna a Tsigrado, la famosa spiaggia della scala. Una baia bellissima già in partenza, con una vista dall’alto mozzafiato resa unica per la discesa: un insieme di due scale e corde che in pratica ti fanno scendere da una spaccatura della roccia. Folle. Sotto è bellissimo, ma non duriamo molto, la gente inizia ad arrivare e riempie la spiaggia,inoltre le odiose barche dei tour iniziano a fare sosta scaricando orde di bagnanti. All’ora del sole sullo zenit, come spesso ci accade, risaliamo e decido di riprendere la folle salita stile climbing con la go-pro fissata in fronte con la bandana Link a youtube
Il primo posto d’eccellenza non con la barca è stato fatto. Il viaggio prevedeva thiorichia, la spiaggia della miniere abbandonata, oltre il confine del car rental service. Non importa, andiamo uguale; breve sosta per comprare acqua a Zefiria e via per lo sterrato. Per la citygo è una sofferenza, la strada qua è dura, buche e sassi sono una costante, tuttavia me la cavo solo con un colpo sul davanti dell’auto. Arriviamo ad un punto impossibile, quindi parcheggiamo e continuiamo a piedi. Il sentiero per la spiaggia è splendido e la vista dall’alto con le miniere abbandonate a ridosso sul mare è qualcosa di spettacolare.
 
Come spesso accade a Milos questo posto è completamente folle nel suo paesaggio. Fa un gran caldo e ci rifugiamo sotto un ponticino dove un tempo passavano i carrelli della miniera. L’acqua non è il massimo, anche se scogli e sassi rossi rendono il posto bellissimo. Verso le 14 risaliamo, ovviamente la risalita è tosta e siamo stanchi, quindi decidiamo di pranzare a Zefiria. Scelta azzeccatissima, mangiamo molto bene per pochissimi soldi e ci offrono un antipastino e due amari. S’è fatto tardi, oggi abbiamo pranzato all’ora greca, quindi andiamo a fare l’ultimo mare a Plathiena, dove il sole regge fino a tardi. Senza meltemi anche Plathiena è stupenda,
oggi riscopriamo la Grecia che ci aveva ammaliato l’estate scorsa. Tramonto in spiaggia, doccia e cena alla Plaka in un ristorantino tipico con tanto di musica tradizionale suonata dal vivo: giornata da 10 oggi!

 

Giorno 8-A tutto nord



E’ il giorno, finalmente. Oggi c’è bonaccia, il meltemi non soffia e non soffia nemmeno vento da sud. Noi siamo cocciuti, vogliamo vedere Firopotamos senza vento, ma prima facciamo un’altra spiaggia e la scelta va su Papafragas.
Papafragas è strana, ne abbiamo già parlato ed il bagno è….strano. L’acqua purtroppo è sudicia, giorni e giorni di meltemi hanno portato a riva di tutto e questa spaccatura nella roccia immagazzina sporco a bestia. Dunque bagno veloce e via. Ci fermiamo ad Algomantra per rivedere anch’essa senza vento ma viola ha bisogni fisiologici imminenti ed andiamo ad un vicino hotel: bagno+bottiglia d’acqua 1,5 euro. E’ il momento di Firopotamos, che già dall’alto oggi capiamo essere il top.
Facciamo un super bagno su tutta l’insenatura e scopriamo anche uno scoglio dove tuffarsi, che sembra basso ma in realtà una volta sopra non è basso per nulla. Mi tuffo ma viola non fa il video, o meglio, fa il video a me mentre tiro la maschera e poi si perde il volo riprendendomi appena riemerso. Mi rituffo quindi con la gopro in mano cadendo anche male. Intanto il posto si sta super riempiendo e la gente stende l’asciugamano pure sui muretti. Fo un altro bagno sul moletto con le syrmata, le barche e la chiesetta vicino: questo posto è il più caratteristico di Milos. S’è fatta una certa, viola smania per andare a far pranzo da Medusa, caldamente consigliato da un suo collega.

Il pranzo a Mandrakia

Ho già il languorino in bocca pensando al polpo meraviglioso che mangerò da medusa; arriviamo e subito mi accorgo che il posto è molto più turistico di quello che mi aspettavo….Tocca dare il nome per essere messi sulla lista di attesa per i tavoli, 10 minuti e siamo seduti. Il posto è molto caratteristico, c’è qualche vespa che gironzola e i soliti gatti. Io prendo il polpo all’aceto e Iuri i calamari fritti, il mio buono ma mi aspettavo meglio, anche un po’ minuta come porzione. I calamari sono grandi, spessi, a iuri non piacciono. Si spende tanto per gli standard a cui siamo abituati…non lo consiglierei ad altri.

Decidiamo di andare un po’ a casa a riposarsi, senza meltemi fa un gran caldo. Dopo 2 ore si riparte, proviamo Achivadolimni. Qui il paesaggio è molto naturistico, macchia bassa, alberi sulla spiaggia, tette di fuori e tafani come se non ci fosse un domani. Io vengo punta in diversi punti tra cui sulla chiappa sinistra. A cena andiamo da Barco, che abbiamo puntato vicino ad Adamas. Moussaka davvero buona e spiedino di pollo. Infine buon acquisto di souvenir al porto e ritorno a casa.



Giorno 9-Zona Emporio, health center, ancora nord




Grossolanamente manca solo la zona di Emporio da visitare, dove per altro c’è una taverna su cui ho messo gli occhi da subito. Le spiagge attorno ad Emporius sono tante, ma ad un’occhiata più attenta sono raggiungibili via mare o tramite lunghi sentieri. Rimane abbordabile Fatourena che sarà la nostra destinazione. La strada per arrivarci è tutta sterrata e mette a dura prova la citygo, ma in qualche modo arriviamo. In spiaggia siamo veramente pochi, ma il posto non è di quelli da ricordare. Bagno, un po’ di sole e andiamo in taverna. La strada è allucinante, l’ultimo pezzo è una banchina sul mare strettissima, poi parcheggio accanto alle capre e prendiamo un tavolo sul mare.

Ma proprio sul mare perché i tavoli sono su una banchina dove è stato costruito il ristorante: ancora una volta Milos mostra la sua follia. Mangiamo e dopo proviamo anche l’ebbrezza della guardia medica di Milos, in quanto i pinzi dei tafani di viola sono diventati dei bozzoli giganti. Fatta anche questa, in mezzo inglese e mezzo esperanto viola si fa capire e le danno una crema. Per aspettare l’apertura della farmacia traccheggiamo ad un bar del porto di adamas (due succhi e un caffè 15 euro) e poi andiamo a fare due bagni onestamente non indimenticabili a Mytakas e Algomantra. Aperitivo chic a Pollonia e cena a zefiria dove eravamo già stati ma ahimè senza il trattamento della volta scorsa. La giornata è andata dunque alla grande fuori budget e il commiato da Milos non  è di certo esaltante. Adesso testa a Koufonissi!! 


Giorno 10-Koufonissi



La tradizione è tradizione: appena arrivati a Koufonissi il vento gliene da secche e come per Milos l’accoglienza dell’isola è poco gasante. Almeno il viaggio è stato poco tormentato e la seajet ha ballato pochissimo per la gioia di viola. Al porticciolo ci aspetta la tipa dell’hotel con un fuoristrada, e menomale, come nelle altre isole i metri sono a caso e i 500 metri porto-hotel sono almeno 1km che sotto il sole e con i bagagli sarebbe stato tosto. Lo studios qua è più carino del precedente, abbastanza organizzato e con un caratteristico posto fuori. Sono ormai le 16, decidiamo di andare a fare un giro in paese di perlustrazione e ci fermiamo a prendere due biciclette, consigliate dalla padrona di casa. Mangiamo due pizzette ed andiamo a fare il bagno alla spiaggia più vicina. Non è tutta piana Koufonissi, c’è sono ogni tanto qualche saliscendi che ti frega e ti fa venire i crampi alle gambe. Non sono bona ad andare in bici, mi fermo in continuazione. Iuri vorrebbe viaggiare ma io non ce la fo!!! Arrivati in spiaggia l’acqua è veramente bellissima. Trasparente e di un azzurro intenso. E’ freddino come sempre ma come si fa a non fare il bagno? Cena a 16 euro con pita e insalata greca, la chora è piccola ma molto caratteristica.



Giorno 11-Koufonisia



Oggi è il giorno in cui dobbiamo percorrere i famosi 4 km di litorale dell’isola definiti da tutti fantastici, fino ad arrivare a pori, la punta a nord. In effetti la camminata è molto bella e i posti di mare che spaccano si susseguono, l’unico problema è il meltemi che picchia sodo ancora dopo qualche giorno di quiete. Il litorale di Koufo ha 4 spiaggioni intervallati da calette di ciottoli che risaltano meglio il colore dell’acqua, che è spettacolare pure negli spiaggioni sia chiaro, ma sono meno nelle mie corde anche perché pieni zeppi di italiani, forse anche più che a milos. Nella via per pori ci fermiamo a fare il bagno in una microcala  dove siamo soli, poi passiamo per l’occhio del diavolo, una specie di laghetto fatto dalle rocce e poi arriviamo a pori, dove sono ormeggiate mille barche. Pori è a nord/est dell’isola e il meltemi qua picchia forte, quindi bagno veloce e ripartiamo in giù. Facciamo altra sosta bagno in spiaggione dove ci sono anche i nudisti (a koufo molto più che a milos è pieno di nudisti di una certa età. Molto probabilmente anni fa le cicladi erano mete fricchettone e di nudisti, che continuano a venirci mentre l’isola ha cambiato turismo ed è mutata.

E’ ora di riprendere la bici e viola come al solito va in difficoltà dopo 5 minuti, ma non solo, perde la catena e siamo fermi. Qua perdo la testa perché a 30 anni non essere boni ad andare in bici è grave, quindi 1 tocca portarla a mano, 2 la riportiamo che mi sono rotto le balle e si continua a piedi. Posate le bici andiamo in paese per andare al supermarket ma andiamo in un “coso” che chiamare market è un eufemismo, dove non hanno un tubo. Prendiamo biscotti più acqua e via, a piedi indietro verso melissa rooms. Per la strada ci fermiamo da “el greco”, pranzo con due panini finti e vai, per questa mezza giornata s’è dato.

Dopo un riposino in camera si prova a  ritornare in spiaggia, fermata al bar freak e bagno. Stiamo qualche ora e poi ritorniamo in camera. Quando cala il sole fa un po’ freddino per via del vento incessante. Riusciamo per cena, troviamo un market serio dove compriamo una simil nutella per colazione. Volevamo provare il souvlaki street food, ma c’è troppa coda e ripieghiamo su un altro. Aspettiamo domani e speriamo che ci sia meno vento…..







Giorno 12-Koufonisia



“Speriamo ci sia meno vento”. Invece meltemio oggi gliene dà ancora di più, tant’è che alle 6 mi sveglio per chiudere la porta/finestra che gli spifferi fanno freddo. Visto il meteo facciamo colazione con super calma e andiamo al mare più tardi del solito. Andiamo a fanos beach almeno c’è il bar dietro dove 1 mettersi all’ombra che il sole brucia e 2 fare pranzo. La giornata è tranquilla, pranziamo e torniamo da melissa a fare un sonnellino. Il programma sarebbe uscire sul tardi, vedere la spiaggetta oltre il porto e rimanere in paese, ma proprio mentre scendo le scalette di melissa mi scivola la ciabatta e prendo una storta colossale. Il dolore è talmente forte che lì per lì penso di essermi rotto qualcosa. Poi ghiaccio a diritto, il dolore un po’ svanisce e mi tranquillizzo. In ogni caso sono ai minimi termini, ma ce la fo lo stesso ad andare in paese dove facciamo aperitivo (a volte il moscow mi facesse passare il dolore) e finalmente prendiamo il panino dalla “finestra della chora”: un must più che altro, comunque panino buono. Il ritorno a piedi per l’albergo è tosto, la caviglia fa molto male e alle 21:30 siamo già a letto...





Giorno 13 koufonissi-------santorini



La tipa del melissa rooms è super gentile. La camera va liberata alle 12, ma ci fa lasciare le valigie praticamente in camera sua e ci fa fare la doccia dopo il mare, inoltre ci accompagna al traghetto. Il seajets come sempre è in ritardo, ma il viaggio è tranquillo. Non è però tranquillo l’arrivo a santorini. Che siamo su un altro  mondo si capisce da subito, quando al porto siamo “attaccati" da gente che ci chiede se vogliamo un taxi, mentre il nostro omino ci accoglie con freddezza e in fretta e furia ci porta al babis hotel guidando come un pazzo. Per le strade c’è traffico, i paesini di notte sono una filata di luci, insomma è cambiato decisamente lo scenario. Siamo un po’ frastornati e l’arrivo al babis non ci aiuta: l’omino ci scende in fretta e furia mentre un altro in dieci secondi netti ci da due aranciate più una mappa con le cose secondo lui da fare più i costi delle escursioni. Ben arrivati nel turismo di massa!

Andiamo in camera (che fa schifo) e scetticamente andiamo a prendere il pulman per Thira, dove vorremmo cenare magari in un posto bellino. Il biglietto “one-way” costa 1,80 a testa, una rapina praticamente, ma lo sconforto grosso deve ancora arrivare; a Thira, la chora, c’è tutta la globalizzazione in pompa magna, addirittura il macdonald! Le viuzze della chora sono snaturate e piene di negozi stile via roma a follonica alternati a ristoranti per turisti con tanto di “spingidentro” infiammati. Finiamo praticamente da un kebabbaro a mangiare il solito gyros e andiamo nella parte panoramica che è l’unica cosa bella che finora ci ha dato Santorini.

Ritorniamo un po’ abbacchiati al babis hotel, non prima però di aver preso una super fregatura con un franchising di yogurt che ci fa pagare uno yogurt 6,70 euro.



Giorno 14 Santorini



Ho finito la giornata precedente con la caviglia gonfissima. Quindi oggi bisogna foraggiare il sistema estorsivo degli autobus che chiedono 1,80 euro sempre e comunque, anche se fai  una fermata stop and go per prendere la coincidenza come abbiamo fatto noi. Morale della favola spendiamo un botto, camminiamo tanto lo stesso e un motorino ci sarebbe costato meno e ci avrebbe fatto girare molto meglio e di più: tutta esperienza che entra. La mattina ritorniamo a thira, vediamo lo sfruttamento dei poveri asini che portano la gente dal vecchio porto alla city su delle scalinate infinite. 6 euro per salire sul ciuco e tanto tanto puzzo di escrementi  per le viuzze di Thira, una cosa molto fine. Per pranzo prendiamo un  panino col tonno alla bakery, qualche ora in piscina, valigie e si parte per l’imperdibile tramonto ad Oia. La giornata meriterebbe un lungo racconto, ma adesso sto scomodo, ho poca voglia e lo farò più essenziale. Oia è più carina di Thira. Un po’ più piccola, ma soprattutto tenuta meglio e meno deturpata dal turismo di massa, anche se le viuzze pullulano comunque di negozi, ma almeno non di souvenir trash e minchiate come a Thira. Già alle 5 c’è una grandissima ansia da tramonto.
Il palchetto eretto e punto chiave, quello da dove partono gli scatti famosissimi che trovi ovunque è già gremito con gente appostata a prendere il posto. Io non ci posso resistere più di due ore sotto il sole (follia) quindi giriamo un po’ per Oia tornando verso le 18:30 e trovando una posizione comoda per vedere sto tramonto più famoso del mondo. La gente è incastrata dappertutto, negli anfratti, sopra i tetti, chi aspetta con le carte, chi beve, una roba allucinante e manca più di un’ora. Patatine, due birre e aspettiamo. A poco dall’ora x, con la gente che aspetta da ore tenendo il posto, arriva una famiglia di italiani, anzi pisani credo, con due bimbe frignone, che si mettono in piedi in pole position, suscitando l’ira di tutti quelli che come noi sono lì ad aspettare tenendo il posto. Inoltre le bimbe vociano, litigano e fanno i capricci, insomma sul più bello la solita famiglia italiana casinara rompe l’atmosfera. Chiuso l’inciso, il sole tramonta, un bello spettacolo si, ma veramente troppo troppo casino, ai limiti della vivibilità come del resto tutta Santorini. Siamo alle battute finali, siamo un po’ abbacchiati già di nostro e gli ultimi due giorni a Santorini purtroppo ci hanno fatto girare un po’ le balle…..



Giorno 15-Santorini



Ultimo giorno, giorno di volo. Il letto scomodo di babis ci butta giù presto, facciamo colazione in hotel (molto buona davvero, si merita una palla in più su tripadvisor per questo) e poi sono solo le 9:30 e le valigie sono già pronte. Decidiamo quindi di fare un salto al mare, tanto il vecchio ci porta all’aeroporto alle 2 e ci fanno fare la doccia quindi no problem. Foraggiamo per l’ultima volta gli estorsori legalizzati dei bus e andiamo a Kamari, spiaggione lavico nero non male. L’acqua è chiara, non è fredda come a koufonissi, la spiaggia è tipo viareggio con un susseguirsi di stabilimenti e ristorantini. Ci sono pure i vucumprà e le cinesi che fanno massaggi e tatuaggi……insomma si ribadisce il concetto di meta iperturistica. Torniamo da babis per la doccia e aspettiamo questo volo…..vacanza finita L







Iuri e Viola