Premessa – viaggiare in tempo di
COVID significa accettare rischi ma anche rispettare tutte le regole di
contenimento della pandemia che non mirano a discriminare, ma a tutelare la
salute pubblica del Paese ospitante. Viaggiare nei primi giorni di luglio verso
le isole (ad oggi rimaste immuni dal contagio) ha comportato una certa ansia
relativamente alla modalità applicativa delle nuove norme che il governo greco
aveva fatto entrare in vigore dall’inizio del mese, disponendo test a campione
sui turisti in arrivo. Già prima di metterci in viaggio delle rassicurazioni ci
erano state date dal proprietario degli studios di Batsi (Andros), per cui
siamo partiti piuttosto tranquilli. Al nostro arrivo all’aeroporto di Atene non
siamo stati sottoposti al tampone, per cui tutto è iniziato nel migliore dei
modi e senza inconvenienti di sorta. Smaltire lo stress accumulato nei mesi
antecedenti la partenza non è stato facile, ma sono stati soprattutto i greci
ad averci aiutato, invitandoci a smettere di parlare della pandemia e di
pensare solo alle nostre vacanze…
Andros è per estensione la
maggiore delle Cicladi dopo Naxos e si localizza nella parte settentrionale
dell’arcipelago, risentendo dell’influenza culturale ed architettonica delle
isole poste più a nord. A differenza delle sue consorelle cicladiche, Andros ha
un paesaggio verdeggiante e ricco di fonti d’acqua, per cui boschi di platani
ed agrumeti crescono rigogliosi nelle vallate e sulle scoscese montagne
dell’entroterra.
Gli edifici hanno il
caratteristico aspetto cicladico, ma con tetti di tegole rosse e sono raccolti
attorno alla chiesa principale ed al porto, dove attraccano pescherecci ed
imbarcazioni private.
Batsi è sicuramente il luogo più
animato dell’isola, con i suoi ristoranti e locali eleganti ma rimane - come
l’intera Andros del resto – un posto estremamente tranquillo anche in tempi
normali, oltre ad essere una buona base per esplorare l’isola e le sue spiagge
poste più a nord, in particolare Agios
Petros con un arenile molto ampio ed acque tranquille.
La leggenda vuole che i turchi
riuscissero ad occuparlo grazie al tradimento di una donna anziana che poi, per
il rimorso, si gettò in mare rimanendo pietrificata. In prossimità infatti si
trova la spiaggia battezzata con il singolare nome di Gries to Pidìma (il salto della vecchia), con uno sperone di roccia
che si erge sulle acque.
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Gries To Pidìma |
Da Batsi ci trasferiamo nella Chora di Andros per le nostre ultime 2
notti.
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Menites |
Il centro principale dell’isola
si trova esattamente sulla costa opposta a quella dove sorgeva l’antica polis. Lungo la strada, facciamo una
breve e rinfrescante deviazione nel villaggio di Menites, immerso in una fitta boscaglia di platani e cipressi con
scroscianti sorgenti. Caratteristica la fontana da cui sgorga l’acqua da teste
di leone, che tanto ricorda quella del villaggio cretese di Spilì, di chiara
ispirazione veneziana.
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Chora Andros |
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Chora Andros |
La Chora è ricca di edifici
storici in stile neoclassico e cicladico, con chiare influenze venete e turche,
costruiti su una stretta penisola che si allunga verso l’Egeo. All’estremità,
un vasto piazzale immerso di luce ospita il museo marittimo e una grande statua
di bronzo dedicata ai marinai, che da qui salpavano verso i porti del
Mediterraneo orientale.
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Kato Kastro |
Con l’indipendenza greca, il
porto di Andros divenne il secondo per importanza del Paese e ciò spiega il
notevole benessere che questo centro raggiunse negli anni ’30. Durante il
secondo conflitto mondiale la Chora venne pesantemente bombardata dai tedeschi:
il forte veneziano (Kato Kastro),
costruito su un isolotto collegato all’estremità della penisola da un piccolo e
caratteristico ponte di pietra, riportò gravissimi danni ed appare oggi
totalmente in rovina: qui vi si era stabilito Marino Dandolo, il conquistatore
veneziano dell’isola, e fino al 1943 era rimasto pressoché integro.
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Chora Andros |
La cittadina conserva un aspetto
genuino con i suoi vecchi negozi cristallizzati agli anni ’70 lungo la strada
pedonale e la tipica taverna Platanos, che da circa 2 secoli sforna i piatti
tipici dell’isola a prezzi modici. Nella platìa
è stato realizzato lo straordinario museo archeologico che espone mirabili
collezioni che vanno dal Paleolitico all’epoca bizantina. Il pezzo forte è la
magnifica statua dell’Hermes di Andros, inizialmente esposta ad Atene e poi
restituita all’isola in cui venne dissotterrata. La statua è una replica in
marmo ben conservata di una bronzea attribuita a Prassitele.
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Hermes di Andros |
A breve distanza c’è un’altra notevole
esposizione di arte moderna dove sono raccolte diverse opere di artisti greci
della diaspora.
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Museo d'arte moderna |
Molto interessante persino il
cimitero dove gli armatori nel corso dell’800 hanno realizzato grandiose tombe
monumentali in marmo.
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Cimitero di Andros |
Alloggiamo in un piccolo albergo
realizzato in una vecchia villa neoclassica, proprio all’inizio della strada
pedonale. Trasferirsi nella Chora ci ha permesso di apprezzare meglio i ritmi
rilassati del vecchio centro storico, oltre che gli interessanti dintorni.
Oltrepassato il caratteristico villaggio di Stenies, nella località di Apikia si possono visitare le fonti
Sarìza, dove l’acqua viene imbottigliata e distribuita nel Paese. Con un breve
trekking, si raggiungono le cascate di Pithara
inserite in un contesto bucolico e verdeggiante del tutto insolito.
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Pithara |
Sui crinali delle montagne a nord
della Chora, raggiungiamo alcuni dei monasteri di Andros. Il primo è Agia Irini, realizzato in pietra d’ardesia
in epoca medioevale e chiuso dagli ottomani per incamerare i beni ecclesiastici
oltre che per controllare meglio i monaci concentrandoli in strutture più
numerose. Caduto in rovina, i restauri sono terminati solo nel 2016 ed oggi il
monastero, non più in funzione, ospita piccole esposizioni dedicate ai minerali
dell’isola, alla botanica, agli strumenti musicali e alla storia della scrittura.
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Monì Agia Irini |
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Mon' Agios Nikolaos |
Monì Agios Nikolaos, più appartato, è abitato da 4 monaci piuttosto
severi. È permesso l’accesso solamente al katholicon
(la chiesa principale), impreziosito da un’antica iconostasi e da una icona
miracolosa della Vergine che sprigiona un intenso profumo di rose.
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Panagìa Evangelistria |
Lasciamo Andros e ci imbarchiamo
per Tinos, l’isola delle colombaie e
nota agli ortodossi per essere un’importante luogo di pellegrinaggio. La Chora ha un aspetto piuttosto moderno con
pochi angoli caratteristici, ma acquista in bellezza soprattutto se osservata
dall’alto apparendo come un abbacinante conglomerato di case bianche sul mare. Dal
porto una strada in salita conduce al grande Santuario della Panagia
Evangelistria; sul lato destro corre una lunga guida che permette ai fedeli più
osservanti di percorrere in ginocchio l’intero percorso fino alla sacra icona
della Vergine, custodita all’interno della chiesa. La domenica, mentre nel
grande cortile riecheggiano le litanie bizantine della messa, una lunga fila di
persone omaggia l’icona, ricoperta di gioielli. Dal soffitto pendono ex voto di ogni genere, a testimonianza
delle grazie ricevute.
L’edificio principale, affiancato
da scalinate monumentali, è stato realizzato nell’800 a seguito del
ritrovamento dell’icona in un pozzo, esattamente nel luogo che la Vergine,
apparsa ad una monaca, aveva indicato. La sacra immagine raffigura l’annunciazione
e pare risalga al periodo in cui il cristianesimo incominciò a diffondersi
nelle isole dell’Egeo.
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Tempio di Poseidone e Anfitrite |
Su una collina sovrastante la
Panagia Evangelistria si trovava l’Acropoli di Tenos, il centro di epoca
classica, i cui manufatti più pregevoli sono custoditi nel locale museo
archeologico. A qualche chilometro di distanza dalla Chora, nei pressi della
località di Kionia, rimangono i
resti del basamento del Tempio dedicato a Poseidone e ad Anfitriti, di stile
dorico arcaico. Sono stati ritrovati anche i resti di una fontana, di una Stoà
e di un altare, a testimonianza della sacralità dell’isola intesa sin
dall’antichità come luogo di pellegrinaggio, poi perpetuatosi in epoca
cristiana.
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Kionia Agios Markros |
Kionia sarebbe stata la nostra
base principale. Qui la crisi del turismo è più palpabile e molte delle case in
affitto e dei ristoranti sulla spiaggia sono malinconicamente vuoti. In questa
località si estende una stretta spiaggia sabbiosa ma ci sono anche piccole
calette di ciottoli, come quella di Agios
Markos su cui incombe l’omonima bianchissima chiesetta.
Tinos è nota per il forte meltemi che spira durante i mesi estivi
e che talvolta rende difficilmente praticabili le spiagge del versante
affacciato verso Mikonos. Alzandosi la sabbia, i lettini finiscono per essere
indispensabili ed è necessario cercare i litorali meno esposti: la spiaggia di Agios Romanos è senz’altro quella più
riparata ed attrezzata con un frequentatissimo beach bar. Altre spiagge invitanti sono quelle delle baie di Kardiani
ed Isternia oltre ad Agios Fokas
subito a sud della Chora che termina con il promontorio di Vriokastro. Oltre il promontorio, su cui sono stati ritrovati i
resti di un antichissimo insediamento paleolitico, abbiamo quasi per caso “scoperto”
una scuola di belle arti ad accesso libero circondata da bianche sculture
moderne.
Un luogo estremamente fotogenico
quanto terribilmente esposto alla furia di Eolo.
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Tripotamos |
Malgrado i possibili
inconvenienti dovuti alle giornate di forte vento, l’isola di Tinos è una
meravigliosa destinazione per i suoi numerosi villaggi bianchi (se ne contano una
cinquantina) oltre che per le chiesette sparse su tutto il territorio, che
creano scorci pittoreschi.
Gli edifici più caratteristici di
Tinos sono però le colombaie: attualmente se ne contano almeno 500 su tutta
l’isola ed ognuna si caratterizza per il proprio stile peculiare.
L’edificazione di queste singolari strutture pare risalga all’epoca veneziana che
durò 3 secoli. L’agricoltura cercò di sfruttare al massimo gli spazi, così come
evidenziato dai numerosi terrazzamenti contornati da muri a secco; l’apporto
proteico degli abitanti non riuscì ad essere interamente soddisfatto dagli
allevamenti di ovini e bovini, per cui le colombe furono la giusta soluzione
anche per la produzione di fertilizzante.
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Colombaia |
La colomba, sacra alla dea
Afrodite e intermediario divino che annunciava il fato ai comuni mortali,
divenne in epoca cristiana messaggero di pace e, nell’iconografia tradizionale,
simbolo della Santa Trinità. I bianchi volatili così, fonte di sostentamento ed
infaticabili messaggeri con le altre isole, trovarono a Tinos dei sontuosi
ripari ed i locali artigiani si sbizzarrirono nel decorare le colombaie con
intricati merletti in ardesia e marmo che ancora oggi si trovano sparpagliate
non solo nei villaggi ma anche sui picchi e gli angoli più remoti.
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Tarambados |
La maggiore concentrazione di
colombaie si trova nei pressi di Tarambados,
in una piccola vallata retrostante il villaggio oltre che ai piedi di Agapi. A Kampos, piccolo centro di case bianche e vicoli ombreggiati, sorge
lo straordinario museo di arte moderna dedicato all’artista locale Costas
Tsoclis.
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Kampos |
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Agapi |
L’esplorazione dei villaggi
dell’entroterra rappresenta senz’altro una delle attività più piacevoli a
Tinos, ognuno sembra avere un carattere proprio che lo contraddistingue dagli
altri, seppur nella riproposizione del più puro stile cicladico. Candide
salite, antichi lavatoi e piazzette collegate da sentieri coperti lastricati
con chiesette imbiancate a calce lasciano senza fiato non sapendo dove posare
gli occhi o l’obiettivo.
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Kampos |
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Tripotamos |
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Tripotamos |
Inoltrandosi nei vicoli tranquilli
e silenziosi, ci si ritrova al riparo dal meltemi.
Alcuni villaggi hanno ristoranti caratteristici dove poter assaggiare piatti
della tradizione isolana, una valida alternativa ai vivaci locali della Chora
dove si concentra gran parte della movida.
Ci sono paesi più noti (come Tripotamos, Triantaros, Falatados, Dio Choria), altri meno tuttavia
conviene fermarsi anche in quelli meno segnalati qualora dovessero catturare
l’attenzione.
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Tripotamos |
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Volax |
Vale la pena non mancare Volax, il villaggio dei cestai
(tutt’ora in attività), circondato da un altipiano di singolari massi
tondeggianti che i locali chiamano meteoriti. La platìa ha diversi ristoranti e piccole rivendite di miele prodotto
localmente. Alcune porte di case abbandonate sono state decorate con delle
poesie.
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I Nostri Viaggiatori |
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Volax |
Sbarrato l’accesso dei turisti
invece al monastero di Kechrovouni (Monastiri)
causa COVID, per tutelare da possibili rischi la salute delle anziane monache
che vi risiedono.
Ai piedi del monastero cattolico
del Sacro Cuore si raggiunge Exonvurgo,
la montagna a 600 metri dal livello del mare e che contraddistingue il profilo
dell’isola. Sulla cima, dove c’era una grande fortezza veneziana circondata dal
centro abitato, oggi domina una grande croce di marmo.
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Exonvurgo |
Nel 1715 la guarnigione veneziana
preferì arrendersi agli ottomani, tuttavia la cessione fu il frutto di un
accordo che permise all’isola di autogovernarsi mantenendo costumi e tradizioni
propri. I turchi non si insediarono mai sull’isola, limitandosi ad esigere i soli
tributi, per cui Tinos continuò a prosperare sviluppandosi nella manifattura e
nel commercio.
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Exonvurgo |
La fortezza venne fatta saltare
dai turchi per evitare che gli antichi occupanti se ne potessero riappropriare,
riducendola ad un cumulo di modeste rovine. Dall’alto, nelle giornate terse, è
possibile scorgere persino il profilo di Santorini oltre che delle altre isole
più vicine.
Lungo la costa sud-ovest, il
villaggio Kardiani si affaccia sul
mare, biancheggiando sull’omonimo golfo. Nel cuore del paesino, un delizioso
caffè accoglie i visitatori con i suoi tavolini nei vicoli.
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Kardiani |
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Kardiani |
Segue Isternia, nota per i suoi sunset-bar
affollati all’ora del tramonto. Mentre si sorseggiano cocktails cullati da
musica lounge, spazia la vista sulle
Cicladi vicine, molte delle quali visitate negli anni passati. Quei contorni
sull’orizzonte fanno affiorare i ricordi delle estati precedenti con la
malinconia del tempo che passa… ma osserviamo anche Siros (la più prossima) e
le retrostanti Kithnos e Kéa in cui ancora non ci siamo recati.
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Isternia |
Appena superato il villaggio di
Isternia, la strada degrada sul versante opposto di Tinos. Prima della discesa,
compare una fila di mulini in rovina e la chiesa dedicata a Sant’Atanasio dalla
facciata in marmo, circondata da altre cappelle minori ed un faro.
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Agios Atanasios |
Raggiungiamo Pyrgos, il villaggio più turistico dove trascorriamo 2 notti in un
bellissimo appartamento a due piani, con terrazze che si affacciano sulla
campagna di ulivi sul retro e davanti sul vicolo fiorito di bougavilles e la
chiesa principale. Pyrgos è noto per le sue cave di marmo di alta qualità che
hanno richiamato moltissimi artisti presso la locale scuola di scultura. Con l’indipendenza greca e l’esigenza del
nuovo Stato a darsi un carattere più specificamente legato al glorioso passato,
si diede un ulteriore impulso allo stile neoclassico per abbellire e
caratterizzare i principali centri amministrativi nazionali.
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Pyrgos |
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Pyrgos Museo della scultura |
Nel centro del villaggio un museo
raccoglie i calchi in gesso di opere realizzate dagli scultori tiniani ed in
prossimità è stata conservata la casa di Yannoulis Halepas, con i suoi bozzetti e l’atelier dove l’artista (il più
noto tra i neoclassici) realizzava le sue opere.
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Museo Yannoulis Halepas |
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Angoli di Pyrgos |
In questo luogo il marmo è un po’ dovunque, anche la fermata del pullman
e gli stipiti delle porte sono realizzate con il prezioso materiale. La platìa ha anch’essa una fonte
monumentale in marmo bianco ed è affollata sul far della sera dagli avventori
dei piccoli caffè ombreggiati da un grande platano secolare.
A pochi minuti di macchina si raggiunge il porticciolo di Panormos,
un incantevole borgo marinaro incastonato sulla costa settentrionale.
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Panormos |
La località è nota
per gli ottimi ristorante di pesce ed i tavoli posizionati a ridosso della
banchina. Da qui si raggiungono facilmente le spiagge sabbiose di Thalassa
e di Rochari. Quest’ultima dispone sull’ampio litorale di teloni di
canapa che consentono di mettersi al riparo – se necessario – dal forte vento e
di un allegro beach bar dall’aria
fricchettona. Nei pressi dell’isolotto di Planitis, sul cui braccio di mare che
lo separano dal corpo principale di Tinos spira un forte meltemi, c’è la spiaggia di Kavalourko dalle bizzarre
formazione rocciose venate di marmo.
Su una scogliera è stato scolpito il profilo di Eolo, il re dei venti…
sicuramente non poteva esserci un luogo più suggestivo ed appropriato per la
sua realizzazione.
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Paralia Kavalourko |
Le nostre due settimane di vacanza sono già terminate; il traghetto ci
riporta in tre ore al porto di Rafina sul far della sera e poi, un volo
semivuoto alle prime ore del mattino, in Italia.
Bellissimo post su isole che a torto non vengono prese in considerazione dai viaggiatori italiani (...forse solo turisti e non 'viaggiatori).
RispondiEliminaIo e la mia famiglia siamo stati nel 2019 a Tinos due settimane, scelta quasi per caso, e ci abbiamo lasciato il cuore. Lì abbiamo capito cosa significa veramente amare la Grecia ed essere "turisti" in questa terra spettacolare. Quanto gioisco quando la nomino e nessuno ne conosce ancora il nome! Certe perle devono rimanere solo per i veri intenditori.
RispondiEliminaSiamo appena tornati da 17 giorni ad Amorgos e di nuovo il male di Grecia ci ha assalito! Quanta meraviglia! Dopo la "pausa" dell'anno scorso, appena arrivata mi sono resa conto che finalmente il cuore ricominciava a battere e i polmoni a respirare....
Bellissima la descrizione! Un bel quadro delle isole greche diverso dai soliti commenti mordi e fuggi (dove si mangia dove noleggio il quad... Etc) bravi!
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