di PUCCY (Ornella Baciocchi)
Se cercate un luogo fuori
dal comune, se cercate un luogo lontano dagli stereotipi del turismo
marino patinato, se cercate un luogo che possa toccare le corde del
vostro cuore, se cercate un luogo dove il passato non si distingue
dal presente, se cercate un luogo struggente e romantico…. LEROS fa
per voi. Passo dopo passo, via dopo via, luogo dopo luogo LEROS è
entrata lentamente ed inesorabilmente nella mia anima per non uscirne
mai più, mai più….
Illuminata dal sole,
appare per prima una alta e scura rupe con in cima un imponente
castello medievale, poi un intrico di case bianche e beige mollemente
sdraiate lungo l’insenatura: LEROS dal battello ci viene
incontro così, languida, charmante ed apparentemente distaccata.
Agia Marina, il porticciolo dove si sbarca, Platanos, il sovrastante
capoluogo, e Pandeli sotto il Kastro, sono strettamente saldate fra
di loro e sembrano un’unica cittadina saldata alle pendici del
promontorio sormontato dal Castello dei Cavalieri.
"languida, charmante ed apparentemente distaccata..." |
Il molo di attracco è
stretto e l’assalto degli affittacamere piuttosto vivace: io vengo
catturata dal sig. Papafotis e Aldo dal sig. Varna, Appena capiscono
che siamo insieme scatta un litigio furibondo fra i due e, nella
foga, quasi si dimenticano di noi. Ci allontaniamo, i due ci
inseguono entrambi, continuando a litigare fra di loro. Alla fine
vince il sig. Varna e ci porta con il suo taxi agli Studios
Diamantis, una bella, grande e curata villa a 50 metri dal mare di
Alinda. Eccoci padroni di una camera, ampia e spaziosa, con grandi
finestre e un bel terrazzo prospiciente un giardino di aranci e
limoni. Ci sentiamo subito proiettati in un’altra dimensione. Avete
mai letto “Riflessi di una Venere Marina” di Lawrence
Durrell? È il suo libro dedicato a Rodi e al Dodecaneso, parla
anche di Leros, malissimo, come di un posto in cui sfortunatamente si
arriva e da cui non si vede l’ora di ripartire. Lo scrittore
inglese amante dell’Egeo non perde mai occasione per criticare ogni
cosa e ogni posto che abbia in qualche modo un’impronta italiana.
Il suo scrivere elegante e colto, che comunque amo, diventa
insopportabile quando pecca di snobismo nei confronti di ciò che gli
Italiani hanno lasciato alla Grecia. Ma forse è tutta invidia. Gli
Italiani, persino con le divise, hanno sempre dato, più che preso,
secondo il nostro modo di essere tipicamente e geneticamente
generosi, al contrario degli inglesi che, dalle terre che hanno
dominato, hanno sempre più preso di quanto abbiano dato. Nessuno,
nel nostro peregrinare in terra ellenica, ci ha mai raccontato di
aver vissuto come un dramma il periodo di dominazione o occupazione
italiana, molti ci hanno parlato di almeno un soldato italiano che li
abbia in qualche modo aiutati, molti ci hanno raccontato di momenti
di vita condivisa con i soldati più che di contrasti, anche nei
momenti peggiori. In nessun posto abbiamo visto i segni della
“arroganza” italica, in molti luoghi, invece, anche molto
sperduti, abbiamo visto monumenti dedicati ai civili greci trucidati
da altri. Di quello che di buono gli Italiani hanno lasciato, Leros è
piena, compreso l’affetto negli isolani più anziani. Andate dunque
a Leros e non fidatevi di ciò che scrive Durrell, neppure tanto di
quanto scrivono le guide turistiche di derivazione anglosassone o
tedesca. LEROS è un posto difficile da capire per loro, e
anche da “digerire”, mentre per Greci ed Italiani è facile da
amare, comprendere e vivere, con il cuore e il ricordo, con passione
e, a volte, sofferenza.
Alinda, Agia Marina
e la grande baia della battaglia: il passato che bussa
Sistemate velocemente le
nostre cose, ce ne andiamo alla spiaggia di Alinda. La
spiaggia è molto lunga, piuttosto stretta, bordeggiata da alberi,
acqua bassa, immobile e cristallina. Il fatto che dista 2 km dalla
città la rende molto frequentata sia per i bagni che per una cena
bordo mare. Oggi è domenica ed è particolarmente piena di gente, di
tutte le età, famigliole con i nonni e i bambini che giocano con la
sabbia, moltissimi giovani che giocano con i palettoni o a pallone;
comprendiamo subito che il turismo internazionale è praticamente
inesistente, qui si parla solo greco. Qualche zona è attrezzata con
ombrelloni e lettini, ma gran parte della spiaggia è libera,
colonizzata da asciugamani colorati, sedie e seggioline pieghevoli,
gli ombrelloni non servono, ci sono gli alberi. L’acqua è un
incanto, limpida e tiepida, ci mescoliamo alla vivace folla
domenicale e facciamo un lungo bagno. Dato che tutto il lungomare di
Alinda è pieno di taverne, per il pranzo abbiamo solo l’imbarazzo
della scelta, notiamo che tutto è molto meno caro rispetto alle
isole vicine: menù misto 16 €, grigliata di carne 18 € e
grigliata di pesce 20 €, ma il prezzo esposto è … per due
persone!! Affittiamo subito uno scooter e percorriamo tutto il
lungomare di Alinda, un dritto viale di tamerici che corre per almeno
1 km fra la spiaggia e una fila di vecchie e romantiche ville,
taverne e ristoranti. Al termine del lungomare, la strada costiera
continua fino ad una piccola e graziosa baia di sabbia e ghiaia
denominata Panagies, nascosta fra le rocce sotto una chiesetta
dedicata alla Madonna. Poi, proseguendo su uno stretto sterrato, si
arriva ad un’altra spiaggetta di ghiaia di nome Krifòs. Non
troverete deserte neppure queste, ma sicuramente più tranquille e
“nature” rispetto ad Alinda. Ripercorriamo tutto il lungomare e
andando verso Agia Marina, vicino ad una bella villa neoclassica, ci
fermiamo un attimo al suggestivo Cimitero di Guerra in cui
sono sepolti 180 giovani inglesi caduti durante la feroce battaglia
aerea di Leros combattuta nel 1943 fra britannici e tedeschi, proprio
in questa baia, dopo la resa degli italiani. Quindi incontriamo il
sobborgo di Krithoni con i suoi graziosi alberghi e le sue
microscopiche calette. Dopo qualche curva, eccoci in 2 km ad Agia
Marina, un concentrato di palazzotti signorili e case ornate di
stucchi, tutti costruiti fra la fine dell’800 e gli anni trenta, da
isolani che avevano fatto fortuna all’estero. Si intuisce
facilmente che, prima del duro bombardamento del 1943, la città
doveva avere un aspetto veramente elegante e signorile.
Agia Marina |
Ci fermiamo ad ammirare
una casa con un bel portone e un capriccioso balcone di ferro
battuto: arriva una anziana signora, elegante e di bella figura, che,
armeggiando con le chiavi, ci chiede se stiamo cercando qualcuno. Non
appena intuisce che siamo italiani, le si illumina il volto e, in un
perfetto italiano, ci invita ad entrare. Il portone si richiude alle
nostre spalle, appare una grande vetrata liberty e, dietro questa, un
cortile ad arcate che contorna un giardino interno in stato di
abbandono. Saliamo la scala e, dopo una serie di stanze con le
persiane socchiuse e i mobili coperti da grandi lenzuoli, la nostra
signora ci guida fino ad un grazioso salottino con le pareti piene
zeppe di vecchie fotografie e grandi specchi. Lei si chiama Xaris,
Grazia diremmo noi, e questa è la casa dei suoi nonni e dei suoi
genitori, della sua infanzia e della sua giovinezza. Al piano terra
suo padre gestiva un grande laboratorio di sartoria e confezionava
abiti e camice di seta, anche per gli ufficiali Italiani. Lei stessa
ha amato e sposato un giovane veneziano, altre due sue sorelle hanno
sposato soldati italiani. Servendoci un bicchiere di soumada ci
racconta con entusiasmo che gli Italiani hanno trasformato Leros,
hanno costruito strade, la nuova cittadina di Lakki e il suo grande
porto, molti edifici pubblici e il primo cinematografo. “Venite,
arrampicandosi su quel muretto in fondo al cortile, come facevamo da
giovanetti, si può ancora vedere dove proiettavano i film, era una
meraviglia...”. Questa grande casa è oggi silenziosa, al piano
terra non risuonano più le risate degli ufficiali, il cinematografo
è chiuso da tempo: lei ci viene solo in estate, a visitare i suoi
ricordi.
La stretta strada
costiera che torna verso Alinda, costeggia un cantiere navale di
caicchi e i resti di una fortezza turca, poi arriva al suggestivo
Mulino, che pare adagiato sulle onde, ed alla sua vicina
spiaggia di ghiaia.
il mulino di Agia
Marina
|
Qui Agia Marina ha
ancora tutto il suo fascino di autentico villaggio marino: la
semplicità delle case a bordo mare, i pescatori che sistemano
pazientemente i loro palamidi e i bambini che giocano lanciando sassi
nell’acqua, creano un’atmosfera ormai rara. Per la cena torniamo
ad Alinda da cui si gode davvero un bellissimo panorama sulla
città, sul castello e l’intera baia.
Taverna di Alinda - le onde ti accarezzano durante la cena...
|
Tramontato il sole, cielo e mare sembrano un unico elemento dipinto
di azzurro piombo, la città davanti a noi accende le sue tremule
luci ed allunga mille nastri lucenti sul mare immobile. Le taverne di
Alinda si animano, i camerieri corrono fra i tavolini sistemati sulla
spiaggia e sotto le tamerici illuminate da lampadine colorate appese
fra le fronde degli alberi. La gente è allegra e viva, c’è una
vaga atmosfera da film anni ’50, da festa di paese: tutto è
bellissimo…
La rocca del
Castello: il passato emerge dalle antiche pietre
Platanos è il
vero capoluogo dell’isola, un serrato gruppo di case che giace
sotto la rocca del Castello e sopra il porto di Agia Marina.
La Chora di
Platanos
|
Con i suoi numerosi
negozi variopinti, un po’ retrò, è tuttora il centro sociale e
commerciale dell’isola, conserva intatto il suo impianto
originario, per nulla snaturato dalle esigenze del turismo che resta
ancora molto discreto. Il suo cuore è la sua piazza principale,
Platia Nikolaou, circondata dai principali edifici
amministrativi e da qui, in 2 km, si sale con una bella strada fino
al Kastro, che si può raggiungere anche a piedi con una
scalinata di circa 300 gradini.
verso il Kastro
|
Durante la salita, la
prima irrinunciabile sosta panoramica è sul ventoso crinale
punteggiato da una fila compatta di bellissimi Mulini a vento.
Il panorama spazia ampio su Leros e sulle isole vicine, nella luce
del mattino è magnifico, aperto e luminoso, veramente spettacolare.
Quindi eccoci sotto le mura del Castello che riassume in sé
tutta la storia turbolenta dell’isola. Costruito nel VII sec dai
bizantini sulle rovine dell'antica acropoli classica, intorno
all’anno mille venne donato a San Cristodulo e da quel momento, per
300 anni, Leros visse sotto l’egemonia dei potenti monaci di
Patmos. Poi, i Cavalieri di San Giovanni, stanziatisi a Rodi,
presero possesso dell’isola, restaurando e fortificando il suo
Castello. Due secoli dopo, caduta Rodi, anche Leros cadde sotto
l’impero ottomano e i sultani regnarono fino all’arrivo degli
Italiani nel 1912. All’interno della rocca è da visitare l’antica
chiesa monastero dedicata alla Panagia tou Kastrou che
custodisce la miracolosa icona della Vergine di Leros. La
leggenda vuole che tale icona arrivò da Costantinopoli fin sulla
spiaggia di Leros sospinta dalle acque del mare, gli isolani la
portarono nella Cattedrale ma il giorno seguente fu trovata nel
Castello, presso la torre di guardia dove gli ottomani custodivano le
munizioni. La cosa si ripeté più volte, fino a quando il
governatore del Sultano acconsentì alla costruzione di una chiesa in
quel preciso luogo e da allora la Madonna del Castello sorveglia
Leros come sua indiscussa protettrice. Di poco sotto il Castello,
un’altra irrinunciabile sosta panoramica è presso la chiesetta
che domina la baia di Agia Marina. Il suo profilo bianco, con cupola
e stipiti rossi, si staglia deciso sul cobalto scuro del mare: da
fotografare la chiesetta e di rito la fotografia accanto alla grossa
bomba inesplosa sistemata sul parapetto della chiesa.
Chiesetta della
Bomba
|
Dal piccolo piazzale
della chiesetta il panorama sulla baia sotto di noi si apre
meraviglioso sulle casette di Agia Marina, il Mulino a vento
galleggiante e in fondo la lunga spiaggia di Alinda: una vera
cartolina…
"Saluti da..." - Baia di Agia
Marina e Alinda
|
Scendiamo dalla parte di
Pandeli, opposta ad Agia Marina, dove si trovano tante taverne
specializzate in piatti di pesce: una volta era un villaggio di
pescatori, oggi non è che un quartiere del capoluogo, senza una
identità precisa e piuttosto trafficato di auto e motoscafi.
Lakki, Merika e il
Sud dell’isola: il passato di epiche gesta
La principale località
turistica del sud è Vromolithos: una lunga e stretta spiaggia
di ghiaia con ombra, acqua molto bella, appartamenti, camere e
piccoli hotel per tutte le tasche. Per soggiornare potrebbe essere
un'alternativa ad Alinda anche se, a nostro avviso, meno comoda.
Xerocambos è invece il paese più a sud dell’isola e sembra
lontanissimo da Platanos sebbene vi disti solo 6 km. La strada che
porta a Xerocambos si arresta brusca sul mare, proprio dove c’è la
fermata del bus, il villaggio è molto semplice e non ha nulla di
caratteristico, la spiaggia è praticamente in mezzo alle case e
sotto alcuni grandi alberi ci sono taverne alla buona con tovaglie
quadrettate. L’atmosfera è senza tempo, il paesaggio molto
particolare. La baia di Xerocambos è un profondo fiordo che si apre
verso Kalymnos, riparato su ambo i lati da alte pareti rocciose e con
l’imboccatura chiusa dalle isolette di Kalpi e Velona, quindi il
mare sembra un grande e scuro lago. Poco fuori dal paese, sulla
sponda est della baia, si arriva ad una delle più belle cappelle di
Leros, la Panagia Kavouradena, o Madonna dei Granchi.
Il grazioso santuario è annunciato da alti e neri cipressi: aprendo
un cancelletto e scendendo pochi gradini si arriva al mare e al
vialetto di accesso della candida chiesetta incastrata fra gli
scogli.
Panagia
Kavouradena
|
L’interno è molto
semplice e molto suggestivo, soprattutto per i caleidoscopici
riflessi marini sul soffitto, per il baluginio dei vetri colorati
delle finestrelle, per il gorgogliare del mare che pare esser proprio
sotto il pavimento. Le candele sono accese davanti ad una icona che,
nella sua unicità e semplicità, trovo bellissima: Madonna e
Bambino sono dipinti sulla corazza di un grande granchio rosso
che, con le chele, fa loro da corona. Una ghirlanda di rose
appassite, piccoli ex-voto e semplici offerte di olio per le lampade,
sono segno evidente della devozione locale. In questa piccola
chiesetta, avvolti da una atmosfera più magica che sacra, vien
facile pensare che questa strana Madonna, forse, si è impossessata
della grotta di una antica Ninfa Marina.
Continuando verso la
punta estrema del fiordo la strada diventa sterrata, ma vale la pena
di percorrerla per la bellezza del paesaggio che si apre sulla vicina
Kalymnos che, da qui, dista meno di un miglio marino e pare
proprio di poterla toccare. La contemplazione di Kalymnos, impervia
e misteriosa, suscita in noi la viva tentazione di raggiungerla…
chissà. Intanto, la nostra sosta successiva è Lakki. Gli
Italiani durante l’occupazione del Dodecaneso, scelsero Leros come
base navale e vi concentrarono tutta la loro forza militare.
Nell’insenatura profonda 3 km che si apriva ad oriente, considerata
uno dei porti naturali più belli dell’Egeo, venne costruita dal
nulla una nuova cittadina che, con grandi investimenti in
infrastrutture civili e militari, divenne il principale scalo
dell’isola. La chiamarono Portolago, inguaribili romantici,
proprio per l’aspetto della baia, ed oggi la chiamiamo tutto
sommato nello stesso modo, Lakki. Durante la seconda guerra
mondiale, dopo la ritirata degli Italiani, Leros divenne un campo di
battaglia sul quale per più di un mese e mezzo si concentrò gran
parte dell’offensiva delle forze tedesche. Dopo Creta, Leros è
l’isola che ha subito più bombardamenti e quindi molti edifici
costruiti dagli Italiani sono andati distrutti, ma molti sono stati
ricostruiti, restaurati e riutilizzati: intatti sono rimasti il
mercato coperto e la torre dell’orologio. Lakki, da un punto di
vista turistico, è uno dei luoghi più controversi e si leggono
pareri del tutto opposti, ovviamente negativi quelli di matrice
germanica ed anglosassone, troppo entusiastici altri (vi cito solo
una rivista distribuita sull’aliscafo “…scoprite Lakki con
la sua splendida architettura, unica in tutta l’Europa”). A
mio parere tale località, di innegabile particolarità e unicità
nell’Egeo, può, e deve, essere apprezzata serenamente per ciò che
documenta da un punto di vista storico, artistico e culturale, senza
attribuirvi alcun improprio connotato politico o nazionalistico. Tale
cittadina è una incredibile vetrina dell’architettura fascista nel
Dodecaneso, una intera città progettata a tavolino. A differenza di
Kos, Rodi e Kalymnos dove le costruzioni italiane sono vagamente
orientaleggianti e tendono ad inserirsi nel contesto preesistente,
qui sono invece la più pura espressione del cosiddetto stile
“internazionale” o “razionalista” che furoreggiava sotto il
regime: forme asimmetriche, costruzioni cubiche, intonaci chiari e
lunghe facciate prive di ornamenti. Gli architetti Italiani hanno
interpretato il loro secolo e non hanno neanche lontanamente tentato
o voluto dare vita ad un caratteristico paese greco. Il fatto che
Lakki sia espressione di un pensiero storico che non approviamo, che
non risponda ai nostri canoni estetici o alle nostre aspettative di
paesaggio greco fatto di case bianche e cupole blu, non gli toglie
minimamente il suo valore di documento storico e come tale va
apprezzata. Passeggiando lungo i grandi viali alberati disegnati per
le parate militari, fra il Mercato Centrale, il Cinema Teatro, l’ex
Holte Roma ora Hotel Leros, il Municipio e la ex Casa del Fascio vi
sembrerà di essere su un set cinematografico degli anni ’30, Sul
lato meridionale della baia sono invece ben visibili le strutture
militari italiane utilizzate in seguito dal Governo Greco come
ospedale psichiatrico per ‘casi particolari’ e durante gli anni
della dittatura dei Colonnelli, dal 1967 al 1974, anche come luogo
di reclusione per i prigionieri politici più scomodi. Solo dagli
anni ’80 questo luogo è diventato un centro di cura nel vero senso
della parola, dopo aver pesato su Leros come un pesante macigno, come
una sorta di maledizione. Difficile dimenticare, guardare questo
triste edificio è come guardarsi allo specchio dopo aver commesso
un’azione malvagia. Sempre in tema di costruzioni militari, lungo
la strada che da Lakki conduce a Merika è possibile vedere
anche moltissimi bunker difensivi, alcuni vicinissimi al mare,
magazzini e fortificazioni, tutti costruiti dagli Italiani.
Imperdibile il Museo Militare e della Guerra “Merika
Tunnel”. Questo affascinante Museo è allestito nelle viscere
della montagna, si percorrono una serie di bellissimi e lunghissimi
tunnel, sempre costruiti dagli Italiani, pieni zeppi di cimeli e
materiale bellico, documenti e vecchie fotografie. Viene anche
proiettato un interessantissimo filmato sulla “Battaglia di Leros”
con molti spezzoni originali veramente emozionanti. Prima di andarci
informatevi sugli orari e portatevi una felpa leggera, dentro i
tunnel, venendo da fuori, fa quasi freddo. Lasciata Merika prendiamo
la strada che attraversa il promontorio e scende a Gourna,
una aperta piana vicino al mare, esposta ai venti occidentali,
qualche coltivazione agricola, qualche molo, poche case: nel suo
insieme è un posto di aspetto piuttosto dimesso, desolato e perduto,
immoto e sospeso nel tempo, come il pescatore che sta sistemando le
reti vicino alla sua barca che al posto di una bella sirena porta per
il mare un paffuto orsacchiotto come sirena.
Gourna
|
In questo golfo ci sono tre spiagge di sabbia fine, con alberi,
frequentate dalle famiglie del posto, poco attraenti e piuttosto
sporche: Drimonas, piccola e stretta, Kokkari e Gourna,
larga e di sabbia gialla. Tornati ad Alinda ci fermiamo un attimo in
riva al mare a contemplare lo splendido scenario della baia
infiammata dalle pennellate rossastre del tramonto e ci sembra
impossibile che la Battaglia di Leros abbia potuto svolgersi proprio
qui, sconvolgere e violare tanta bellezza.
Il Nord dell’isola:
il passato che ancora ferisce l’anima
La mattina è fresca e
molto luminosa, partiamo in direzione nord. Da Alinda la strada passa
per Kamara attraverso un bel paesaggio di basse colline
ricoperte di alberi di eucalipto e pino, spazi coltivati, piccoli
campi gialli di stoppie di grano e campi di ulivi. L’isola è di
media grandezza, 14 km di lunghezza in tutto, poco montuosa e molto
verde, le strade sono buone e corrono fra dolci pendii. Superato
l’aeroporto militare, ora aperto anche al traffico civile, si
arriva a Partheni e quindi al bivio che porta, a sinistra, ad
Agia Matrona Kioura e, a destra, a Plefouti. Questa zona,
all’estremo nord dell’isola, riserva una serie di spiagge che,
ben riparate dalle isolette di Strogilli e Tripiti, sono, a nostro
avviso, le più belle dell’isola. Scendiamo verso la baia che si
apre sotto la chiesetta di Agia Matrona Kioura. Un breve
sterrato porta ad una riparata spiaggia di sabbia grossa contornata
da grandi e lisce rocce rosse che ricordano la zona della Costa
Azzurra chiamata Esterel. Il contrasto cromatico fra le rocce rosse,
il mare verdeazzurro e i pini scuri è veramente da cartolina.
Agia Matrona
Kioura - tra le più belle spiagge dell'isola
|
Ci sistemiamo sotto un
grande albero e passiamo la mattina in tutto relax fra bagni e
lettura: questo diventerà, per mille motivi, uno dei nostri angoli
di mare più amati.
cos'altro si può desiderare? |
Vicino alla spiaggia
grande, nascoste fra gli scogli, ci sono anche altre minuscole
spiaggette che assicurano una totale privacy. Risalendo troviamo
aperta la Chiesa di Agia Matrona Kioura, divenuta famosa per i
dipinti eseguiti al suo interno dai prigionieri politici
relegati nella zona e dichiarati patrimonio artistico protetto dal
Ministero della Cultura, unico riconoscimento a tanta assurda
sofferenza. Entrate. Vedrete una serie di dipinti che non
dimenticherete facilmente per la forza espressiva che emanano, per il
grido lancinante dei loro colori. Figure di donne dolenti, una
drammatica Deposizione di Cristo e una sofferta Morte di Maria. Le
pitture di Agia Matrona Kioura esprimono tutto il dolore della
fratricida guerra civile.
Chiesa di Agia
Matrona Kioura e i suoi dipinti
|
Ritorniamo al mare
girando verso Plefouti, o Blefouti, dove diverse e graziose
baie con acqua cristallina si susseguono. Le prime che si incontrano
sono di ghiaietto, ci sono alberi e anche una taverna.
le baie del Nord
|
Andando avanti, quando la
strada diventa sterrata, il paesaggio diviene aperto e selvaggio, ci
si trova improvvisamente in un altro mondo. Spiagge del tutto
solitarie, piccole dune e bassi arbusti piegati dal vento del nord,
non un'anima in giro e sparse fra la macchia…mitragliatrici anti
aereo! Qui sembra che la guerra sia ancora in corso o che sia
finita solo da due giorni. Aldo si diverte a imbracciarne una, farla
girare e puntarla verso un immaginario nemico all’orizzonte.
Non so perché questi orpelli bellici siano ancora
qui, se per dimenticanza o per ricordo, perché utilizzate per
qualche esercitazione o che altro, sta di fatto che la cosa è
sicuramente inusuale. Se nella zona del Kastro e del golfo di Agia
Marina si percepisce il senso epico del passato, nella zona nord di
Leros, si percepisce invece, ancora viva, la presenza dei conflitti e
dei drammi che hanno segnato la storia recente della Grecia. Qui è
difficile dimenticare e lasciare solo alle pagine dei libri ciò che
è accaduto. Partheni è il porto settentrionale di Leros ed è
tuttora circondata da un’ampia zona militare. Sulle colline
circostanti il paese ci sono molte caserme e veri e propri villaggi
per i militari e le loro famiglie, anche nel piccolo porto ci sono
mezzi della marina militare, la presenza dell’esercito è reale e
tangibile. Sparse per il territorio circostante ci sono poi vecchie
caserme italiane in cui il governo realista, durante la guerra civile
del ‘45 – ‘49, realizzò le cosiddette “scuole tecniche
reali” in cui i figli dei partigiani e dei politici di sinistra,
allontanati dai genitori, venivano “rieducati”. Si dice che oltre
3.000 dissidenti vennero deportati a Leros negli edifici di Partheni
e Lakki. Nessuna targa e nessun monumento ricorda tutto ciò, la
Grecia moderna sembra voler dimenticare questa ferita e questo
baratro. Ma a Leros ciò è impossibile, ogni angolo parla degli
ultimi 50 anni di storia. Sulla via del ritorno, appena dopo la pista
dell’aeroporto, prendendo la deviazione che indica Ancient Fort,
si può salire a quel poco che resta, praticamente nulla, del Tempio
di Artemide: se non siete proprio curiosi di vedere dove si
trovava il tempio, non ne vale la pena. Qui, il grande impegno
profuso dai monaci di Patmos nel distruggere ogni traccia del
paganesimo, ha fatto tabula rasa di un famoso tempio dell’antichità,
dedicato alla Artemide Parthenos (Fanciulla). Su questa altura
l’Artemide Fanciulla accoglieva le ragazze che portavano in dono
giochi ed abiti giovanili una volta divenute donne; di questa
immemorabile venerazione resta ora solo il nome nel paese di Partheni
che, costruito vicino al tempio, conserva il suo nome. Per il resto
niente… Superata Kamara, con una seconda deviazione verso il golfo
di Gourna si può arrivare alla località di Agios Isidoros.
Qui c’è l’omonima chiesetta costruita su uno scoglio in
mezzo al mare ed unita alla terraferma da una lunga e stretta
passerella di cemento che, con l’alta marea, viene quasi del tutto
sommersa.
Agios Isidoros e la singolare passerella "a scomparsa" - da notare, al centro, la nostra Puccy!
|
È un luogo romantico, uno dei più fotografati di Leros insieme al Mulino di Agia Marina. L’ora migliore per andarci è sicuramente il tardo pomeriggio, quando il sole scende verso il mare ed illumina diretto, come un faro, la facciata della bianca cappella che spicca sul nero scoglio. Il tetto, la porta e gli infissi, come le altre chiese di Leros, sono rossi e nel tramonto si infiammano, il mare diventa un folto e compatto tappeto blu e, percorrendo la passerella che porta alla chiesa, sembra di camminarci sopra.
Quando si sospinge la
porta d’ingresso, luce e mare entrano insieme a voi: le pareti sono
di un intenso blu cobalto e le dorate lampade votive scintillano
accese dai raggi del sole che entrano dritti. La sensazione è quindi
che non ci siano più pareti e che le icone siano adagiate sulle
onde, lo sciabordio del mare ne è sicuramente complice. Il posto è
nel suo insieme molto suggestivo, sedersi sul parapetto a contemplare
il tramonto induce ad una totale estasi, sacra o profana che sia.
Arriviamo al porto di
Agia Marina che è praticamente buio. Sulla piazzetta fiorita
le luci dei lampioni illuminano i grossi e lucidi cannoni, i
pescatori si preparano ad uscire sistemando le reti ed accendendo le
lampare sui grandi pescherecci, gli edifici amministrativi art
déco, ancorché scoloriti, appaiono eleganti e raffinati: Leros,
vestita dalla seta della sera, è ancora quella che hanno amato i
nostri nonni, immutata e magica. Entriamo in un agenzia turistica ed
acquistiamo i biglietti per l’aliscafo di domani, abbiamo deciso di
andare a KALYMNOS. Passiamo anche a saldare il conto dalla sig.a
Varna che gestisce un fornito negozio di souvenir ed articoli regalo
ad Agia Marina. I signori Varna, come la maggior parte dei Greci
sulle isole, sono dei piccoli imprenditori, lei segue il negozio, lui
fa servizio taxi, insieme curano la gestione degli studios Diamantis,
insomma, con tanti lavoretti si sbarca il lunario. Torniamo ad
Alinda, restituiamo il motorino, ci sediamo ai tavolini di una
taverna sulla spiaggia e ordiniamo la cena: oggi non è domenica,
tutto è tranquillo, spiaggia e panorama sono tutti per noi e qualche
altro raro turista.
Leros - momenti magici e silenti... |
La brezza fresca della
sera muove appena le tovaglie quadrettate e fa tremare per un attimo
le fiammelle nelle piccole lanterne sui tavolini, il mare diventa uno
specchio di puro argento su cui vediamo riflessi i nostri ricordi di
Leros. Rivediamo lo struggente romanticismo delle chiesette di Agios
Isidoros o della Madonna dei Granchi, del mulino di Agia Marina e del
piccolo cimitero militare cullati da onde sommesse, ripensiamo alle
cittadine e ai paesi che sembrano appartenere più al passato che al
presente, alla presenza incessante del passato e all’atmosfera
onirica del presente. Le luci di LEROS pian piano brillano, sempre
più vivide, sulla collina, sul mare, nel cielo, nei nostri occhi,
ovunque… sulla baia di Alinda, LEROS, inaspettatamente,
affonda il nostro cuore...
INFOMEMO
Questo racconto fa parte
dei miei DIARI del DODECANESO, le isole per le quali trovate
già un racconto pubblicato sono Patmos, Lipsi, Leros, Kalymnos, Kos,
Nisyros, Tilos e Simi. Spero di poter presto trascrivere anche gli
appunti di Astipalea, Karpathos, Halki e Rodi. Il nostro viaggio è
stato fatto a giugno ed abbiamo trovato un’isola assolutamente
godibile in ogni suo aspetto: quella “gran folla tipo Rimini”, di
cui qualcuno ha impropriamente scritto nel suo diario, la troverete,
se così si può dire, solo sulla spiaggia di Alinda la domenica o
nel tardo pomeriggio, quando gli isolani si godono il loro mare sotto
casa, sulle spiagge più lontane dal centro troverete sempre ben poca
gente e molto spesso nessuno. Leros è un’isola tranquilla,
le strutture turistiche sono fatte di pensioni familiari, piccoli
hotel e appartamenti o studios, inesistenti i grandi alberghi e i
villaggi turistici, il turismo internazionale è ancora piuttosto
raro e un fenomeno piuttosto recente. Leros non ha da
sfoggiare spiagge folgoranti e mare dai colori caraibici, non ha
niente di tutto ciò che il banale immaginario collettivo associa
spesso alla Grecia, niente casette candide e cupole blu per
intendersi, Leros, pertanto, non piacerà al vacanziero a caccia
della Grecia da catalogo turistico o della Grecia fatta solo di mare
turchese e sabbia chiara. Ma Leros ha da sfoggiare splendidi
panorami e luoghi semplici, carichi di magia, ha un intenso sapore
retrò, spesso ha persino il fascino di un set cinematografico, ha
luoghi carichi di eventi e di storia, montagne che nascondono tunnel
militari e fondali pieni di relitti. Leros, pertanto, piacerà
moltissimo a chi ama davvero viaggiare, per i luoghi e attraverso il
tempo, a chi non si accontenta di un luogo come tanti altri, fatto
solo di sabbia e di mare, a chi già conosce la Grecia e cerca luoghi
che parlano di un’altra Grecia. a chi non ha timore di trovarsi a
tu per tu con le voci della storia.
LEROS come raggiungerla:
Leros ha anche un aeroporto ad utilizzo
civile e militare con voli da Atene. In alternativa è comodo un volo
su Kos e poi utilizzare i mezzi che via mare fanno le rotte del
Dodecaneso. Catamarani ed aliscafi arrivano al porto di Agia Marina,
i traghetti grandi arrivano talvolta a Lakki. Noi ci siamo arrivati
da LIPSI e da Leros abbiamo poi proseguito il nostro viaggio nel
Dodecaneso verso KALYMNOS. Se dovessi consigliare una abbinata di
isole direi sicuramente Leros + Kalymnos, in qualche modo si
assomigliano e mettono in contatto con una Grecia “diversa”.
LEROS dove dormire:
Diamantis Studios
€30, Nikos & Anna Varna. Ad Alinda. Ampie camere con bagno e
angolo cottura, balconi su giardino di limoni. Tel. 22470.23213,
22378, 25648, Cell. 6932.280609, 6932.261652. Il sig. Varna, la
mattina della partenza, per accompagnarci al porto, dove peraltro
sarebbe comunque andato a caccia di nuovi clienti, ci ha messo in
conto 5 euro di taxi: ok, fare il taxista è il suo mestiere, ma in
tanti anni di Grecia è l’unica volta che ci sia capitato di
pagare.
Hotel Papafotis €
30 in fondo alla spiaggia di Alinda, in posizione un po’ arretrata
rispetto alla spiaggia. Email
papafotisleros@in.gr,
Tel.22470.22247, Cell. 6977917003.
LEROS dove mangiare:
Due particolarità:
sull’isola è prodotto lo sciroppo di mandorle, Soumada, e viene
coltivata la Guava, il particolare frutto tropicale che in greco
viene chiamato Gavafa. La cucina di Leros è un po’ diversa, i
piatti hanno sempre qualche piacevole sfumatura in più…. sarà
colpa degli italiani?
Lampros oppure
Finikas, sulla spiaggia di Alinda, tavolini a 2 metri dall’acqua;
Mylos, Agia
Marina, sul mare di fronte al Mulino. Di sera l’atmosfera è
particolarmente suggestiva.
To Aloni, Xerocambos,
ideale per uno spuntino a base di meze marinare.
LEROS come muoversi:
Disporre di motorino o
piccola auto è indispensabile per godere dell’isola. Le strade
sono belle, asfaltate e fattibilissime; i brevi tratti di sterrato
citati nel diario sono davvero brevi e comunque buoni e percorribili.
I bus hanno percorsi molto limitati e orari un po’ variabili.
Motoland Car
Rentals. A metà spiaggia di Alinda, prezzo migliore e mezzi nuovi.
Scooter 50 cc va benissimo, €12 al giorno. www.motoland.gr
email reservations@motoland.gr
Tel 22470.24103
Bus comunali: da
Agia Marina partono 2 linee che collegano i centri abitati. Una serve
il nord collegando Platanos, Alinda, Gournia e Partheni, e l’altra
il sud collegando Platanos, Lakki e Xerokambos.
LEROS spiagge:
Come in tutto l’Egeo,
il mare è limpido, bello ovunque. Non ci sono spiagge molto ampie,
alcune sono però lunghe. Segno con asterisco le mie preferite.
Agia Marina,
ghiaietto, a ridosso delle case di Agia Marina, utilizzata dai
residenti, con taverna;
Krithoni, piccola,
sabbia e acqua cristallina, ombra, sulla strada da Agia Marina ad
Alinda;
Alinda**, lunga,
sabbia nel primo tratto e ghiaia alla fine della baia, ombra, mare
bello, attrezzata, talvolta affollata da residenti e turisti, comoda;
Panagies**, 15
minuti di cammino da Alinda, sabbia, mare trasparente e sempre calmo;
Pandeli, piccola
e riparata, sabbia giallastra e ciottoli, attaccata alla frazione di
Pandeli;
Vromolitho**, lunga,
attrezzata, taverne e bar, concentrazione di strutture;
Xerocambos, sabbia,
qualche grande albero, intorno piccole insenature rocciose
tranquille;
Merikia, zona del
Tunnel War, sabbia e ghiaia con dietro boschi fitti, un posto
tranquillo;
Gourna, sabbia
giallastra e fine, ombra di bassi alberi, frequentata da famiglie di
residenti
Plefouti o Blefouti**
diverse spiagge, le prime attrezzate ma comunque tranquille e poi
seguendo la strada sterrata altre selvagge. Le migliori se si vuole
restare lontano dalla gente
Agia Matrona**, la
più bella, sabbia grossa, rocce rossastre, 2 grandi alberi, qualche
caletta.
Complimenti un bell'articolo che rispecchia lo spirito di Leros
RispondiEliminaDimitri
Complimenti per una descrizione tanto accurata e precisa come non è facile trovarne, adoro Leros (ci sono stato quest'estate per la sesta volta...) e so quanto è difficile comunicare le sensazioni che regala, è veramente un'isola che non ti lascia più, se entri nel suo spirito.
RispondiEliminaGrazie per aver dato una descrizione dell'isola davvero accurata e fedele.
RispondiEliminaAmo Leros e apprezzo molto chi ne parla con cognizione di causa.
Condivido pienemente il testo,trovandomi a Lero per un po di tempo percorero i sentieri della storia, grazie
RispondiEliminaPuccy, il tuo diario su Leros è il più bello di tutti.
RispondiEliminaNice things and love
condivido pienamente quanto scritto. a giugno sono stata 15gg ad alinda e confermo pochi turisti e molti isolani. ho visto molte altre isole greche ma Leros è entrata nel cuore di tutti noi, eravamo in quattro.
RispondiEliminadopo aver parlato con alcuni anziani mi sono sentita orgogliosa di essere italiana, una frase fra tutte" quello che c'è di buono a Leros lo hanno fatto gli italiani". Italiani, tiriamo su la schiena e soprattutto tiriamo fuori il ns. orgoglio pe4r quanto sappiamo fare
anna
Se siete interessati a Leros leggetevi il mio libro "Saluti da Leros " visibile sul sito dell'associazione AIAL. Esiste sempre sul sito Aial "Architetti nell'Egeo" una pubblicazione che parla del lavoro degli architetti italiani a Leros e nelle altre isole
RispondiEliminaLo leggerò sicuramente!
RispondiEliminaLeros è una bella Isola. Alcuni anni fa l'ho visitata con mio padre che è stato prigioniero dopo l'8 settembre 1943 per due anni.
RispondiEliminaAntonio
Vorrei rappresentare che quanto riportato in merito alla frase ..... omissis..... la feroce battaglia aerea di Leros combattuta nel 1943 fra britannici e tedeschi, proprio in questa baia, dopo la resa degli italiani. --------------omissis andrebbe corretta poiché gli italiani si sono arresi dopo i britannici e non prima.
RispondiEliminaClaudio53
La notizia relativa ai britannici che si sono arresi dopo gli italiani non è corretta, è vero il contrario. Gli inglesi si sono arresi alle ore 17.00 circa del 16 novembre 1943 (fu fatto prigioniero il Generale Tilney ed il suo Stato Maggiore). Gli italiani si sono arresi su richiesta del Generale Tilney alle ore 18.34 circa (una batteria italiana, credento che era il segnale di resa eraun iganno, continuerà a combattere sino al mattino successivo). Consiglio di leggere i libri scritti dagli italiani sull'argomento, anche se qualcuno è di difficile reperibilità:
RispondiElimina- Avvenimenti in Egeo dopo l'armistizio dell'Ufficio Storico della Marina Militare
- Diari dall'Egeo di G. Corrado Teatini (Mursia);
- Lero di Virgilio Spigai(Società editrice Tirrena Livorno);
- Padre Igino Lega di Alessandro Scurani S.J. (Selecta);
- Lero Eroica di Padre Igino Lega;
- Una sigaretta sotto il temporale di Angelo Martelli (Marino Solfanelli Editore)
Peraltro, è in corso la causa di beatificazione di Padre Igino Lega che era il Cappellano Militare di Lero.
Claudio53
Segnalazioni del tutto corrette, gli inglesi si arresero prima degli italiani. Ai libri aggiungerei "Le isole del Sole" di Andrea Villa per conoscere la storia del Dodecanneso Italiano dal 1912 al 1947.
EliminaAldo Pusceddu
Ed ora nel 2016 come sarà.....saranno riusciti i turisti a farla diventare caotica???
RispondiEliminaNo! Ho letto tutto questo adesso qui dalla spiaggia di alinea e ti assicuro che quest'isola ti rilassa l'anima e il corpo. Si qualche turista toccata e fuga con la barca ma mai caotica.
RispondiEliminache bell'articolo!
RispondiEliminasono stata a leros con la mia famiglia per diverse estati negli anni 90... mio nonno ci era stato per via della guerra e ci aveva convinti a riportarlo sull'isola... che meraviglia! all'epoca avevo 15 anni, ora che ne ho quasi 40 penso seriamente che vorrei andare a viverci e sto cercando di documentarmi per capire come fare... grazie per queste belle parole su leros!
Ciao,se ti puo interessare abbiamo il gruppo FB MALDIGRECIA....ti aspettiamo https://www.facebook.com/groups/1425300570828132/
EliminaComplimenti per il bell’articolo! Rende bene la magia delle Isole Greche. Da come è descritta l’atmosfera di Leros mi ricorda la mia isola del cuore: Alonissos nelle Sporadi.
RispondiEliminaBellissimo articolo. Soltanto una precisazione di natura storica:Portolago fu chiamata così non per la forma della baia, bensì in onore di Mario Lago, Governatore delle Isole italiane dell'Egeo dal 1922 al 1936.
RispondiEliminaQuesto commento è stato eliminato dall'autore.
RispondiEliminaAnch'io sono un'amante appassionata delle Cicladi, che corrispondono perfettamente al" banale immaginario collettivo" ma non per questo non mi ritengo una viaggiatrice.Ognuno di noi cerca qualcosa di diverso nei suoi viaggi.
RispondiElimina