di Giuseppe Brenna (giubren)
Lipsi, un’isola dove non si capita
per caso. Appena 17 chilometri quadrati e circa 600 abitanti
concentrati nell’unico villaggio dagli scorci cicladici, dominato
dalla cupola azzurra ed i campanili della Mitrópolis costruita negli
anni ’50 grazie alle rimesse degli isolani immigrati in Australia.
Porto di Lipsi |
Mancano attrazioni
storiche di rilievo, ma le insenature e le coste dell’isola con
spiagge dalle acque cristalline costituiscono il principale richiamo
per i visitatori. Le ragioni che possono aver spinto a scegliere
Lipsi possono davvero essere comprese una volte approdati in questo
luogo semisperduto nel Dodecanneso settentrionale.
Rapidamente i pochi turisti sbarcati si
dileguano dalla banchina e rimaniamo gli ultimi in attesa del taxi
che ci condurrà nel nostro incantevole studio dove pernotteremo per
4 notti. Nelle prime ore del pomeriggio, il villaggio sembra quasi
addormentato con i suoi ristoranti ed esercizi commerciali per lo più
chiusi. Colpisce la luce del sole abbagliante che tutto avvolge ed il
silenzio, interrotto solamente dalla brezza del meltemi e dal
lontano tintinnare dei campanelli che cingono il collo delle capre.
Sono poche le macchine che circolano
sulle strade, i noleggi infatti mettono a disposizione dei turisti
soltanto motorini e biciclette, viste le ridotte dimensioni
dell’isola che può essere esplorata a piedi.
Katsadia - Lipsi |
A Lipsi è impossibile sfuggire ai suoi
ritmi rilassati, forse non c’è migliore destinazione iniziale per
lasciarsi alle spalle lo stress accumulato durante l’anno. Ci si
risveglia al canto del gallo, quando il primo sole del mattino filtra
dalle tende delle finestre della stanza fluttuanti per la brezza…
la domenica si aggiungono le cantilenanti preghiere bizantine che si
diffondono dalla cattedrale.
A fianco dell’edificio
orientaleggiante della polizia che mi è sembrato l’unico
riconoscibile retaggio della passata dominazione italiana,
c’è la panetteria dove è difficile resistere ai dolci appena
sfornati; il tempo di decidere la spiaggia da esplorare e si è a
bordo della mountain bike per raggiungere la destinazione
prescelta...
stazione della polizia |
Platis Gialos, una stretta spiaggia
ombreggiata dai tamerici, è frequentata da gente discreta, che parla
a bassa voce per non disturbare… le più chiassose sono un gruppo di anatre che hanno deciso di
stabilirsi in questa baia riparata dalle acque basse e trasparenti.
Lipsi - Agios Costantinos, Platis Gialos |
Non ci sono lettini e ombrelloni, questa è un’espressa scelta
dell’isola che ha preferito non attrezzare le spiagge e di
conservare il loro aspetto selvaggio. La piccola chiesa di Agios
Costantinos e la taverna sono i soli edifici nei pressi, per il resto
terreno arido, ulivi secolari e piccoli ovili da cui entrano ed
escono liberamente le capre che si intravedono saltare sulle colline
circostanti.
Più spettacolari dal punta di vista
naturalistico le spiagge della costa orientale tra cui Chochlakoura,
caratterizzata da grossi ciottoli bianchi oltre che da piccole grotte
e baie appartate che regalano vividi colori alle acque del mare,
Lipsi - Chochlakoura |
Lipsi - Chochlakoura |
e
Xerokampos, dalla
scenografica chiesetta bianco/azzurra, che si raggiunge attraverso
sterrati di non facile percorribilità e che per questo risulta quasi
sempre poco frequentata.
Lipsi - Xerokambos |
Monodéndri invece può essere raggiunta a
piedi in circa 40 minuti solamente tramite un sentiero ed è così
chiamata per la presenza di un albero solitario aggrappato con
pervicacia ad un alto sperone roccioso.
Lipsi - Monodendri |
Il villaggio inizia a prendere vita
verso il tardo pomeriggio ed inevitabilmente si rincontrano i visi
delle persone incrociate nel corso della giornata. Molti sono gli
italiani che scelgono di venire a Lipsi o che addirittura hanno
acquistato una casa, ognuno è accomunato dalla grande passione per
la Grecia e le sue isole, oltre che dal desiderio di condividere le
proprie impressioni sui luoghi precedentemente visitati anche per
scegliere quella che potrebbe essere la destinazione per la prossima
estate. Aprono le caratteristiche ouzerie sul porto, oltre che
i ristoranti per le stradine del minuscolo centro storico.
Insomma, ci si incontra e ci si conosce in un ambiente familiare e
disteso, forse come non è mai capitato su altre isole che ci è
capitato di visitare, ecco perché le sensazioni che questo luogo
offre devono necessariamente essere vissute di persona …
Attorno a Lipsi emergono in ordine
sparso altre isole minori e scogli, in gran parte disabitati, che
vale la pena di esplorare in barca. Straordinari scenari quelli
offerti da Makronìsi,
con le sue rocce stratificate a picco sul mare e la galleria
semisommersa e Tiganakia, con i fondali caraibici nei pressi
dell’isola di Arki.
Lipsi - Makronisi |
Ma la spiaggia che merita più di ogni altra è
quella di Aspronisi (l’isola bianca):
un’ansa di rocce e di grandi ciottoli bianchi raggiungibile a nuoto
dalla barca che rimane nelle altre ore della giornata di esclusivo
appannaggio degli uccelli acquatici.
Lipsi - Aspronisi |
Sale una strana malinconia mentre dal
traghetto ci si allontana da un luogo così speciale per raggiungere
Patmos. Il primo impatto con Skala, porto principale dell’isola,
non è necessariamente positivo a causa del notevole affollamento
turistico. Ma si comprende ben presto il motivo per il quale Patmos
costituisce una meta prescelta da molti vacanzieri, non solo per la
bellezza delle spiagge, ma anche della sua Chora che circonda il
Monastero fortezza di San Giovanni Teologo, dedicato all’apostolo
che scrisse l’Apocalisse.
Patmos |
Nonostante faccia parte del
Dodecanneso, Patmos ricorda un’isola delle Cicladi per
l’architettura ed il candore degli edifici. Skala è indubbiamente
l’area più commerciale dove si affollano ristoranti e locali che
attirano una giovane clientela internazionale. La torre del porto,
costruita dagli italiani,
caratterizza il profilo della cittadina, nei pressi della quale
sorgono storici edifici e cantieri navali riconvertiti.
Patmos - Torre del Porto, Skala |
Purtroppo
abbiamo trovato l’antica ouzeria Houston sempre chiusa:
inserita nei patii coloniali in prossimità della torre, sembra che
sia uno dei locali più antichi dell’Egeo.
Patmos - ouzeri Houston |
Il vero ed autentico cuore di Patmos è
la sua Chora, visibile da quasi ogni lato dell’isola, con il suo
centro storico medioevale straordinariamente ben conservato.
Chora Patmos |
Si raggiunge da Skala in circa 20 minuti di macchina, dopo aver
percorso diversi tornanti che serpeggiano tra le pinete. Sono solo un
centinaio le persone che vi abitano stabilmente ed è piuttosto
difficile riuscire a trovare locali in affitto, malgrado costituisca
il luogo più suggestivo dove pernottare: questo spiega anche
l’estrema tranquillità dei suoi vicoli, che si animano verso il
tramonto in prossimità della piazzetta Lesviás
e dei pochi ristoranti e locali con una clientela ricercata. Piccole
gallerie d’arte,
boutique e pochi altri esclusivi esercizi commerciali sono affollati
solo quando frettolose comitive sbarcate dalle navi da crociera si
recano nella Chora per visitare le sue attrazioni principali,
dichiarate patrimonio dell’umanità dall’UNESCO.
Art Gallery, Chora Patmos |
Chora Patmos |
Il Monastero fortezza di San Giovanni
Teologo è sicuramente il monumento più famoso, per il quale Patmos
è stata dichiarata “isola sacra” negli anni ’80 dal governo
greco. È preferibile visitarlo nelle prime ore del mattino, quando
si ha la possibilità di girare soli, contemplando in silenzio le
bellezze della chiesa affrescata e del museo. Straordinari i panorami
dalle terrazze, anche se molte sono state chiuse all’accesso per
evitare che turisti poco rispettosi continuassero ad utilizzarle
come solarium.
Patmos - Monastero di S.Giovanni Teologo |
Più in basso sorge il Monastero della
Grotta dell’Apocalisse, abitato solamente da un paio di monaci,
dove la tradizione vuole che l’apostolo Giovanni descrivesse al suo
discepolo le visioni avute in sogno sul giorno del Giudizio. Nella
Chora sono moltissime le chiese ed i monasteri da esplorare: quello
di Zoodóchou Pigìs (la Fonte della Vita) è abitato da monache e
conserva nella chiesa straordinari affreschi oltre ad un’icona
ritenuta miracolosa.
Non mancano nella Chora bar e locali
notturni ospitati in edifici storici: in particolare il cafè 1673 è
situato in una casa di oltre 3 secoli ma che chiude verso le due di
notte da quando i monaci del vicino Monastero di San Giovanni si sono
lamentati della musica ad alto volume che disturbava i vespri.
Le spiagge dell’isola sono
altrettanto attraenti, in particolare Psili Ámmos situata sulla
costa meridionale e raggiungibile in circa 30 minuti a piedi
attraverso un incantevole sentiero.
Psili Ammos, Patmos |
Degne di nota anche Lambi, dai ciottoli multicolori situata sulla
costa nord, oltre alla baia di Vagia e Livadi Geranou.
Patmos - Lambi |
Nei pressi del villaggio di Grikos, che
un tempo serviva come porto del monastero, la spiaggia di Petra ci
regala un mare dai colori fantastici, malgrado la giornata di
fortissimo vento.
Lasciamo la mondana Patmos ed il
fascino della sua sacra bellezza ed il traghetto ci conduce a Leros,
attraccando al porto di Lakki. Leros è tutt’ora un'isola non
particolarmente turistica, sulla quale aleggia il pesante fardello
della tragica storia recente. I fantasmi del passato non l’hanno
del tutto abbandonata, ma forse in parte sono proprio quelli ad
avermi incuriosito spingendomi a sceglierla quale ulteriore
destinazione.
Leros |
“Lero, dove c’erano i cannoni della
marina….”: così mi accennava mio padre, reduce dell’Egeo,
quando durante i suoi racconti, mi fece un fugace riferimento a
quell’isola sulla quale non si recò mai.
Leros - Lakki "dove c'erano i cannoni della marina" |
Nelle intenzioni dell’Italia mussoliniana, Leros doveva diventare
la “Malta” del mediterraneo orientale, perciò vi fu costruita
una formidabile base navale in un insenatura ritenuta tra i migliori
porti naturali del Mare Nostrum. La chiamarono Portolago (oggi
ribattezzata Lakki) e fu realizzata al tecnigrafo dal nulla e
destinata ad ospitare una popolazione di almeno 14.000 persone. La
cosa che maggiormente colpisce è che la cittadina fu edificata in
stile “internazionale”, in voga durante il ventennio, e gli
edifici si caratterizzano per le lunghe prospettive, asimmetrie,
linee curve ed assenza di orpelli ornamentali che quasi li fanno
apparire fuori contesto. Si tratta ad ogni modo di un fulgido esempio
di architettura coloniale che, dopo i bombardamenti subiti, è stata
in parte ricuperata come il cinema teatro dalla struttura
semicircolare….
Leros - Cinema Teatro, Lakki |
Per
l’ex Albergo Roma invece sembra che i lavori di restauro si siano
interrotti per mancanza di fondi, in parte dispersi a causa della
dilagante corruzione… tra i migliori esempi, resta la chiesa di
S.Francesco e soprattutto l’ex mercato coperto con la torre
dell’orologio quadrata.
Leros - Mercato coperto, Lakki |
Rimangono sui muri tracce del passato,
con maioliche che ricordano il vecchio nome italiano della cittadina
e, sulla opposta riva del golfo di Lakki, gli edifici che un tempo
ospitavano gli ufficiali ormai abbandonati e riutilizzati durante il
regime dei colonnelli per internare i dissidenti politici sgraditi.
Leros - Lakki |
Raggiungiamo Alinda, una piacevole
località dove si trova il nostro studio immerso tra buganvillee in
fiore. La cittadina si affaccia sul capoluogo dell’isola Platanos e
sulla zona portuale di Agia Marina, sovrastati dall’imponente
Castello di Pandéli, edificato dai Cavalieri di S.Giovanni.
Quest’area è caratterizzata dallo stile neoclassico degli edifici,
comunque si respira un’aria familiare dovuta alla profonda
influenza che l’Italia ha avuto su quest’isola di dimensioni
ridotte e su cui si erano riversati imponenti investimenti.
Le spiagge in questa zona sono molto
piacevoli anche se molto strette, caratteristica comune che si
riscontra anche in tutte le altre sparse sull’isola. Interessante
la Torre Bellenis, che
ospita un museo dedicato alla storia e al folclore dell’isola.
Leros - Torre Bellenis, Alinda |
Si
trattava originariamente di una villa estiva, poi concessa dal
proprietario alla comunità locale: sono esposti abiti d’epoca ed
oggetti di uso quotidiano. Una sala è interamente dedicata alla
strumentazione medica italiana in uso nei primi del ‘900 tra cui
una sala operatoria ed un vecchio apparecchio dentistico, non
dissimile da quelli in uso al giorno d’oggi. Al secondo piano, si
conserva una raccolta di divise ed armi utilizzate durante la
sanguinosa battaglia di Leros del 1943 contro i tedeschi, a cui è
dedicato anche un altro museo realizzato in un bunker nei pressi del
villaggio di Merikía….
le stesse armi in vetrina, oggi arrugginite ed inservibili, che mio
padre avrà utilizzato nei combattimenti a Simi.
Museo della guerra |
Xirokambos è la località più a sud:
acque cristalline e due piccole taverne che si affacciano su una baia
dalla quale si intravede chiaramente la sagoma della vicina isola di
Kalimnos. Imperdibile la piccola Panagía Kavourádena (la “Vergine
dei granchi”), una chiesetta a picco sul mare con il soffitto
parzialmente ricavato in una grotta, dedicata ai numerosi crostacei
che vivono nelle scogliere sottostanti.
Leros - Panagía Kavourádena |
Leros - Agios Isidoros |
Nell’estremo nord, scopriamo i
fantastici colori della spiaggia di Kioura, quella che ci ha colpito
maggiormente. La località è nei pressi del villaggio di Partheni e
dell’aeroporto, dove in una piccola zona fortificata restano i muri
perimetrali del vecchio tempio dedicato ad Artemide.
Leros - Tempio di Artemide |
La visita più emozionante è al
Castello di Pandéli, sferzato da un vento impetuoso durante l’intero arco della
giornata.
Leros - Castello di Pandéli |
Sulla cresta della montagna sono in bella mostra una serie
di vecchi mulini restaurati, nei cui pressi è stato realizzato il
café View con una straordinaria vista panoramica sulla baia di
Vromòlitos.
Leros - Mulini |
All’interno delle mura, è stata edificata una chiesa ed è
conservato un museo nel quale sono custodite antiche icone, una
biblioteca ed un lapidarium. Il custode è desideroso di raccontare
le storie passate di Leros ed aneddoti che hanno caratterizzato la
resistenza che l’isola oppose agli Ottomani; quando sa che siamo
italiani si scusa per non poter parlare con noi nella nostra lingua
perché, se la storia fosse andata diversamente, sull’isola si
sarebbe continuato a parlare italiano: le “isole italiane
dell’Egeo” erano infatti considerate parte dell’Italia
esattamente come Torino o Napoli. Il padre del custode, emigrato
negli USA dopo la seconda guerra mondiale, parlava meglio l’italiano
che il greco ed ascoltava sempre dischi dell’opera classica. Ci
racconta che all’epoca c’erano molti greci che non avevano nulla
da lamentarsi per la dominazione italiana, altri invece che
l’avversavano, tuttavia riconosce come durante la battaglia del ‘43
i soldati italiani combatterono con valore ma che la sconfitta fu
dovuta soprattutto per colpa di estremisti che passarono informazioni
riservate ai tedeschi.
Particolarmente dolorosi i racconti del
periodo della dittatura dei Colonnelli e dei manicomi criminali che
davano sostentamento economico agli isolani, un macigno che ancora
pesa nelle coscienze.
La vista dalla bianca chiesetta che
domina il golfo di Agia Marina rasserena l’animo, anche se l’ogiva
di una bomba inesplosa viene conservata nella terrazza panoramica,
testimone di un passato sempre troppo difficile da rimuovere.
Leros - Chiesa della bomba |
Terminato il nostro soggiorno a Leros,
eccoci di ritorno a Kos, dove l’indomani ci attende il volo di
ritorno. C’è tempo sufficiente per girare nello splendido
capoluogo già visitato qualche anno fa e che rimane tale nonostante
le soffocanti strutture dirette a soddisfare le esigenze del turismo
di massa. Anche qui è stato determinante l’intervento degli
urbanisti italiani: edifici del ventennio si alternano a moschee
turche e rovine dell’epoca romana riportate alla luce dagli
archeologi a seguito del disastroso terremoto del 1933 che rase al
suolo i vecchi quartieri medioevali.
Kos città |
I parallelismi con le risistemazioni realizzate a via dei Fori
Imperiali nello stesso periodo sono inevitabili, quasi un angolo
della vecchia Roma sembra riapparire a tanti chilometri di distanza,
seppur in scala ridotta. È purtroppo chiuso per restauri il museo
archeologico, è invece visitabile la casa romana, in parte
ricostruita dagli archeologi italiani e riportata agli splendori
originari. Un ultimo pellegrinaggio al cimitero cattolico della
città, dove si conserva una targa in memoria dei soldati italiani
trucidati presso le fosse di Linopoti dai tedeschi nel ’43 e che
venne scoperta il 10 ottobre del 1992 alla presenza dei pochissimi
reduci superstiti, tra cui mio padre;
varie lapidi senza nome ricordano che i soldati appartenevano alla
caserma 10° Regina, la stessa in cui aveva prestato servizio. Un
piccolo omaggio il mio, che a lui avrebbe fatto senz’altro piacere…
cimitero cattolico, Kos città |
cimitero cattolico, Kos città |
Ciao Giuseppe mi ha fatto molto piacere leggere il tuo diario,è veramente un peccato aver fatto solo 4 giorni a Lipsi,io sono tornato domenica scorsa dopo 11 giorni per il secondo anno consecutivo,mi è entrata nel cuore lentamente e penso non ne uscirà mai.Abbiamo fatto una visita a Patmos e l'impressione è stata identica alla tua.La parte di Leros è molto emozionante e coinvolgente,l'ho letta con molto interesse perché probabilmente sarà la nostra prossima tappa...insieme a Lipsi ovviamente.
RispondiEliminaComplimenti
Giuseppe, hai centrato la questione.
RispondiEliminaSono stato a Lipsi 7 volte, a partire dal '93, e quando non ci vado soffia forte il vento della nostalghia.
....magari scriverò qualcosa a riguardo, a settembre.