E’ una delle “zone blue” del pianeta, dove la percentuale di
ultracentenari è più alta che altrove.
Noi l’abbiamo scelta per questi motivi e perché ci abbiamo
preso gusto a fare una vacanza di trekking in Grecia a fine aprile, dopo che
l’anno scorso abbiamo fatto parte dell’E4 a Creta. Ci sembra un modo piacevole
di conoscere un’isola, camminarla. E Ikaria, con le sue gole, le montagne sopra
i mille metri, la natura rigogliosa è l’ideale per il trekking.
27 APRILE - Evdilos
Finalmente è arrivato il giorno della partenza. Il gate del
volo Ryan per Atene chiude alle 7,40 e quindi ci tocca la sveglia all’alba per
prendere il treno e poi la navetta per arrivare all’aeroporto di Bologna.
Con le nuove regole Ryan decidiamo per l’imbarco prioritario
per aver subito il bagaglio con noi dato che ad Atene abbiamo una connessione un
po’ stretta con il volo Olympic per Ikarìa, anche se un mesetto prima della
partenza Olympic ci ha avvisato che hanno spostato in avanti di un’ora il volo
e questa volta il cambio orario va a nostro favore.
Essendo una vacanza dedicata principalmente al trekking, il
nostro bagaglio consiste di uno zaino da 30 litri per un peso di 7 kg.
Pochissimi vestiti in materiali tecnici che quindi sono leggeri e asciugano in
fretta. Lo spazio maggiore lo occupano gli scarponi. Personalmente adoro
viaggiare con lo zaino, tutto quello che mi serve sempre con me. La lista ormai è collaudata dopo il trekking a Reunion
del 2013 e a Creta lungo l’E4 dell’anno scorso. 7-8 kg si portano
tranquillamente anche per 15-20 km al giorno.
Il volo per Atene atterra in perfetto orario e gironzoliamo
un po’ per l’aeroporto. E’ la prima volta che viaggiamo con Olympic e la
compagnia ci piace. Imbarco easy e puntuale, bibite gratuite a bordo,
atterraggio in perfetto orario.
E finalmente comincia la vacanza! Dall’aereo vediamo già
l’isola, verdissima.
Contrariamente ad altre isole dove ci piace girare solo a
piedi o con gli autobus, ad Ikaria decidiamo di noleggiare un auto, un po’
perché l’isola è grande ed anche perché non sono riuscita a trovare molte
informazioni sugli autobus. Durante la vacanza ne vedremo passare, fra
Armenistis e Evdilos soprattutto, ma non avendo ben capito la frequenza
decidiamo di noleggiare l’auto.
Fra i vari preventivi che avevo chiesto scegliamo Lemy car che
ha il desk direttamente all’aeroporto e ci propone un prezzo imbattibile: 160
euro per una Hyundai i.20. La macchina è piccolina ma è l’ideale per l’isola:
le sospensioni sono un po’ a pezzi, ma ci riporterà all’aeroporto alla fine
della vacanza senza darci problemi. Dimitris, il proprietario di Lemy car,
parla un ottimo italiano, ed è molto disponibile.
Ikaria ci appare subito bellissima, un’altra isola di cui
innamorarsi.
La nostra prima tappa per il giorno di arrivo è Evdilos.
Siamo un po’ stanchi dal viaggio e dalla levataccia, ma ci dirigiamo subito
verso il secondo porto dell’isola, senza fermarci a Agios Kirykos che vedremo
nella seconda parte della vacanza.
Avevo letto alcuni post un po’ terrificanti sulle strade di
Ikaria e, considerato che alla guida ci sarei sempre stata io che con il
passare degli anni sono diventata sempre un po’ più paurosa, ero un po’
preoccupata. Ma complice forse l’entusiasmo il tratto di strada fino a Evdilos
non mi sembra difficile, anche se poi rifacendolo una seconda volta mi sono
dovuta un po’ ricredere. Ad ogni modo dall’aeroporto a Evdilos ci mettiamo
circa un’ora andando con tutta calma.
L’arrivo a Evdilos è amore a prima vista. Il porticciolo è
delizioso, con le casette colorate, i barettini sul porto, un po’ di
pescherecci. Parcheggiamo al porto e andiamo all’Hotel Atheras dove abbiamo
prenotato due notti. E’ un po’ all’interno, zona tranquilla, la stanza è bella
e la signora alla reception molto gentile.
Evdilos al crepuscolo |
Facciamo un giro in paese, molti negozi e taverne sono
chiuse, ci sono pochissimi turisti. Ceniamo alla Taverna Coralli, sul porto,
che è l’unica ad avere i tavolini fuori. Ce n’è un’altra nel paese più
all’interno ma si può mangiare ancora solo all’interno: dopo tutto l’inverno
passato al chiuso il nostro must ora è cercare di stare all’aria aperta il più
possibile. Ouzo subito per iniziare, sardine fritte e bamies, uno stufato di
piccoli peperoni molto gustoso. La cameriera parla solo greco e ci legge il
menù in greco: bene per me che faccio pratica e bene per Ikaria che sembra non
eesersi ancora piegata all’inglese obbligatorio per tutti.
Il paese si anima dopo le 22,00: i negozi aprono, arriva
gente, passano camion, e presto capiamo che è perché è venerdì sera ed è una
delle due sere della settimana che arriva il traghetto dal Pireo alle 23,40 e
c’è gran movimento.
28 APRILE – Da
Arethousa al crinale
Oggi inizia il trekking e non vediamo l’ora!
Ci svegliamo alle 7,00 e siamo probabilmente gli unici
svegli in tutta Ikaria. L’aria profuma di pitosforo, di cui l’isola è piena.
Tutt’intorno è ancora silenzioso.
Colazione sul terrazzino della stanza, yogurt, caffè,
frutta, avocado (di Creta). La sera rigorosamente al ristorante, ma la
colazione ci piace farla con i nostri tempi in camera. E per pranzo frutta, un
buon melone di solito. Anche se abbiamo fatto fatica a camminare è l’ideale:
non appesantisce e disseta.
Ikaria è un’isola molto verde e ricca di fiumi e di acqua,
tanto che l’acqua è potabile ovunque, in tutte le piazzette c’è una fontana e
al ristorante ti portano sempre l’acqua del rubinetto (από τη βρύση). Ci piace.
Scendiamo in paese e i negozi alle 9,00 sono ancora chiusi,
anche il forno deve ancora sfornare il pane. Forse perché è bassa stagione, di
turisti non ce ne sono molti in giro. Qualche nord europeo.
Sul terrazzino dell’hotel abbiamo infatti fatto conoscenza
con due simpatiche olandesi che incontreremo diverse volte durante la vacanza:
anche loro sull’isola a fare trekking. Ci scambiamo informazioni su sentieri e
percorsi: loro – già in pensione - si fermeranno almeno un mese fra Ikaria e
Samos.
Evdilos con le luci del mattino |
Aggiungi didascalia |
La tappa di oggi prevede un sentiero che parte da Arethousa
e arriva sul crinale che taglia l’isola in due orizzontalmente, quasi a quota
1000 m. La strada per arrivare ad Arethousa è agevole, come ci ha detto la
signora dell’hotel, asfaltata e solamente un po’ tortuosa. In questo piccolo
paesino di montagna ha sede l’Ikarian Language Centre: un centro abbastanza
rinomato per lo studio della lingua greca. Considerato che lo studio del greco
mi sta dando molte soddisfazioni, mi piacerebbe poter partecipare a un corso
residenziale il prossimo anno.
FOTO 5
Chiesa di Arethousas |
Abbiamo comprato una carta escursionistica dettagliata con
tutti i sentieri (μονοπάτι)
della Terrain Maps che fa cartine per tutte le isole e mentre la stiamo
consultando passa un signore molto anziano, con una barba lunga che ci augura καλό δρόμο….sarà uno dei centenari
che abitano l’isola?
L’imbocco del sentiero è semplice ma poco dopo arriviamo ad
un bivio e non ci sono indicazioni. Prendiamo una direzione ma più avanti,
anche dopo aver chiesto all’unica persona incontrata per tutta la giornata,
capiamo che è la direzione sbagliata. Ritorniamo sui nostri passi e prendiamo
l’altra direzione. Il sentiero è segnato da piccoli tondini di vernice rossa:
difficile però individuarli nella vegetazione folta e considerato che molte
volte il tempo ha scolorito la vernice.
Il sentiero, a parte la difficoltà di orientarsi, è molto
panoramico e pieno di fiori, cisto soprattutto, oltre a ginestre e orchidee: alla nostra destra il mare, in lontananza il paesino di Armenistis e a
sinistra le montagne.
Sentiero verso Arethousa |
Vista dal sentiero |
Il vallo sulla dorsale dell'isola |
Piano piano abbiamo preso dimestichezza con questi sentieri
e verso la fine della vacanza eravamo diventati bravissimi a scovare i segni
rossi che di solito vengono messi dopo un bivio ad esempio e mai sul bivio
stesso, o a fare a meno di una segnaletica scolorita dal tempo o non molto
chiara, per usare un eufemismo. Ma i primi giorni non è stato facile e molte
volte ci siamo persi, abbiamo sbagliato sentiero, dovendo ritornare sui nostri
passi o modificando l’obiettivo della giornata.
Oggi quello che ci ha stupito di più è la vegetazione
lussureggiante di Ikaria, alberi che non ti aspetti di trovare su un’isola,
abituati come eravamo a isole più aride come Lipsi o Tilos: querce, pini,
castagni.
Appena rientrati a Arethousa mangiamo il nostro melone nella
piazzetta del paese, con tavoli di cemento a contorno della piazza e una
fontanella. Nella piazzetta c’è anche un bel καφεωείο ma è chiuso.
Piazzezza di Arethousa |
29 APRILE – da Livadi
a Agios Dimitrios
Il programma di oggi era di tornare sul crinale, partendo da
Karavostamo ma vista la fatica di ieri per orientarci sul sentiero, optiamo per un percorso più
soft di cui avevo letto su un altro blog di viaggi. E a volte le cose non
programmate sono anche le più belle, inaspettate. Infatti il giro di oggi, che
in teoria doveva essere un ripiego rispetto al programma, si rivela invece
molto bello.
Il sentiero parte dalla spiaggia di Livadi, poco dopo
Gialiskari e arriva fino a Agios Dimitrios. A parte una piccola difficoltà iniziale
per individuare la direzione, il sentiero è ben segnato con i soliti tondini
rossi. Risale una gola costeggiando un
torrente che, con nostra grande sorpresa, è pieno di tartarughe che appena ci
vedono si rifugiano sott’acqua.
Le gole di Livadi |
La zona tutt’intorno è agricola, con terrazzamenti e vigne.
La cartellonistica ci strappa un sorriso e dopo un paio d’ore di risalita il
sentiero sbuca sulla strada asfaltata, più o meno dove saremmo voluti arrivare.
Ci fermiamo nella taverna che è proprio all’uscita del
sentiero per rifocillarci. Siamo ad Agios Polycarpos, davanti a noi dall’altra
parte dell’anfiteatro che scavalca la gola, c’è Agios Dimitrios. Ci arriviamo
dopo un km. Il paesino è delizioso: fa parte del Comune di Raches. Una
piazzetta con un bar e una taverna e un platano grandissimo, una chiesetta e
pochi abitanti e nessun turista. Sosta di rito sotto al platano, con i tavoli
di cemento e la fontanella, per mangiare con calma il nostro melone greco e le arance
locali.
FOTO 18
Agios Dimitrios |
Per tornare al mare optiamo per una stradina secondaria,
fiancheggiata da belle case e bella vegetazione, in particolare pini marittimi.
Il pomeriggio lo passiamo alla spiaggia di Livadi dove
faccio il primo bagno: l’acqua è freschina ma ci sono due signore greche che
sono dentro da un bel po’, alla moda greca, e mi faccio convincere ad entrare e
a fare un bagnetto veloce. La spiaggia di Livadi è bella, larga, sabbiosa e in
questo momento quasi deserta: insieme a noi altre quattro persone fra cui un
nordeuropeo con due bambini che però parlano greco perfettamente e si capisce
che non è più solamente una famiglia di turisti. Un po’ di invidia per loro che
hanno avuto il coraggio di fermarsi qua.
Spiaggia di Livadi |
Per la cena avremmo voluto provare la taverna Atasachas
sulla strada per Armenistis ma è chiusa, come chiuse sono quasi tutte le
taverne di Armenistis. Decidiamo di tornare a Gialiskari e di cenare nel σουβλαδζίκο del paese: gyros e vino
locale. Buono. Anche in questo ristorante la cameriera parla solo greco: a me
piace, mi sembra che Ikaria mantenga la sua identità.
30 APRILE – Gole di
Myrsonas
Colazione sul terrazzo con vista mare e partiamo subito
dagli Stella Studios per le gole di Myrsonas. Il sentiero,infatti, parte poco
oltre, costeggiando un hotel a quattro stelle che al momento però non sembra
avere turisti. Ci stiamo impratichendo con i sentieri di Ikaria e oggi
riusciamo ad imboccarlo subito senza perderci. E’ ben tracciato e nella prima
parte scorre a fianco di quelli che in Alto Adige chiamano waalweg: una rete capillare di canalette che portano l’acqua ai
vari campi, e all’occorrenza dotate anche di chiuse per deviare il flusso
d’acqua. Le chiuse sono rudimentali, fatte con stracci e pietre, ma funzionano!
Ikaria è un’isola ricca d’acqua e oltre alle canalette che ritroviamo anche in
altre zone, i sentieri sono spesso costeggiati da intrighi di tubi che portano
l’acqua delle sorgenti nelle case, con regolari contatori all’aria aperta.
I Waalweg di Ikaria |
Gole di Myrsonas |
Per la risalita della
golaimpieghiamo circa due ore, vorremmo spingerci fino al monastero di Moundè
ma è un po’ lontano e ci accontentiamo di guardarlo da lontano.
Prendendo l’atra direzione saremmo potuti arrivare al
monastero di Theoktisti che, dalle foto viste, dovrebbe essere molto bello, ma
ci teniamo la meta per la prossima volta che torneremo a Ikaria.
Il pomeriggio lo passiamo in spiaggia a Mesakti, che è di
fianco a quella di Livadi, ma ancora più grande. Il mare è calmo, non tira
vento, ed è piacevole passeggiare sulla sabbia. La temperatura sta aumentando
rispetto ai primi giorni e anche in spiaggia c’è un po’ di gente in più.
Ci riposiamo sotto le tamerici e incontriamo una ragazza
ungherese che ci propone dei massaggi. E’ lì con il suo fidanziato italiano,
hanno comprato un terreno con una casa da ristrutturare e per ora abitano in
una tenda, da aprile a ottobre. Ci racconto che l’anno scorso su quella
spiaggia che ora conta una ventina di persone lei ha contato fino a duemila
tende. Ikaria, ci spiega, in agosto è il ritrovo di hippie da tutta la Grecia e
dall’Europa. Faccio il bagno anche oggi e più tardi incontriamo le due signore
olandesi che avevamo conosciuto a Evdilos: ci raccontano dei loro percorsi di
trekking e che nella Randi Forest si sono perse, nonostante il gps. Una delle
due è stata per la prima volta a Creta quarant’anni fa e regolarmente fa
vacanze in Grecia. Facciamo tesoro dei consigli per i nostri prossimi giorni.
La sera dormiamo a Armenistis: avevo prenotato dall’Italia a
Kirki Rooms e telefono alla signora Maria per dirle che stiamo arrivando. Ci
dice che ci ha lasciato le chiavi alla reception dato che siamo gli unici
ospiti. Poco dopo arriva per salutarci e mi diverto a chiacchierare un po’ in
greco. La camera è bellissima ma soprattutto la vista è spettacolare: si vede
tutta la spiaggia di Mesakti e di Livadi e sotto di noi il mare. Palma d’oro
per sistemazione più bella di Ikaria. Il prezzo è veramente economico: 30 euro,
ma sempre perché è bassissima stagione.
Tramonto da Kirki Room |
1 MAGGIO – da Nas a
Christos Raches lungo le gole di Chalari
Anche oggi facciamo colazione sul terrazzo con vista mare.
Armenistis |
E’ il primo maggio e ci sembra che sia una festa molto
sentita a Ikaria. Ci sono ovunque manifesti (con la falce e il martello bene in
evidenza e con la scritta 100 anni di KKE – il partito comunista greco) della
festa che ci sarà oggi a Christos Raches e ci hanno detto che ci sarà anche una
festa a Nas, dove alloggeremo questa notte.
Oggi risaliremo le gole di Halaris che partono proprio da
Nas.
Arriviamo a Nas che è ancora tutto addormentato anche se
sono già le nove. La bella spiaggia di Nas, proprio sotto agli studios dove
alloggeremo, è ancora in ombra e calma.
Spiaggia di Nas |
Gole di Chalari |
Piscina naturale Gole di Chalari |
Gole di Chalari |
Avevamo letto che il paesino di Christos Raches si anima
solo a partire dalle dieci di sera. Tuttavia oggi è tutto aperto ed è solo
l’una del pomeriggio: c’è molta gente, nelle taverne, nei caffè, e in giro per
il paese. Il paesino è bello e piacevole. Ci fermiamo a vedere il negozio della
Cooperativa di donne di Ikaria che fa anche da caffè: producono marmellate,
salse e liquori con le erbe di Ikaria. L’ambiente all’interno è accogliente e
compriamo una marmellata di arance di loro produzione per le nostre prossime
colazioni.
Prima di ripartire assistiamo all’arrivo del corteo:
megafoni, bandiere, macchine in corteo, e pugni chiusi. Oggi a Christos Raches
si festeggia il primo maggio in grande stile. Ci godiamo la scena, rapiti dalla
grande partecipazione popolare in un paesino così piccolo.
Manifesti per la festa del 1°Maggio |
Ci sistemiamo in camera agli studios Artemis. La camera è
molto piccola ma il terrazzo che dà sulla spiaggia di Nas e sul tramonto ripaga
della lieve scomodità interna. Ci riposiamo sul terrazzo, faccio un salto a
vedere la spiaggia (per arrivarci bisogna guadare il fiume Chalaris) e verso le
sei decidiamo di prendere parte alla festa. Nelle due taverne c’è musica e
ancora tanta gente. Ci facciamo consigliare dalla figlia dei proprietari su
quale taverna scegliere. Ci indica Anna, anche se è sua cugina ammette, ma
secondo lei è comunque la più genuina. La taverna è piena di gente e c’è musica dal vivo. Dal menù della giornata è
rimasto ben poco, dopo che sono tutti a pranzo da mezzogiorno
ininterrottamente: la griglia funziona a pieno ritmo ma stasera abbiamo voglia
di mangiare vegetariano. Difficile però visto che tutte le cose vegetariane
sono finite. La cameriera, che anche qui parla solo greco nonostante il luogo
sia alquanto turistico, alla fine ci propone un ottimo bamies (dei piccoli
peperoni verdi e lunghi stufati con il pomodoro), χωριάτικη e patatine fritte con del buon
vino bianco di Ikaria. I ceci al forno che ci sarebbero tanto piaciuti erano
finiti.
La musica è bella, il duo canta bene e tante delle canzoni
le conosco già perché fanno parte del cd che da due anni ascolto in auto senza
soluzione di continuità. Molti ballano e fra questi anche quelli che mi
sembrano un gruppo di studenti stranieri dell’Ikarian Language Centre di
Arethousa. O forse mi piace immaginarlo.
Seduti di fianco a noi ci sono tre signori anziani che erano
già seduti prima del nostro arrivo. Hanno ordinato una grigliata di carne e
patatine fritte. E qui capisco finalmente come fanno i greci a stare a tavola
per un tempo così lungo: mentre noi ci avventiamo sul cibo appena ce lo portano
e finiamo le patatine in fretta per non farle diventare fredde, loro hanno la
grigliata sul tavolo già da due ore ma non l’hanno ancora finita, anzi l’hanno
appena toccata. Ogni tanto mangiano una patina (che nel frattempo sono
diventate fredde), poi dopo un’altra mezz’ora un pezzo di costoletta. Con molta
calma. Forse è questo il segreto dei centenari di Ikaria? Io, tuttavia, non riuscirei
a mangiare le patatine fritte fredde, è un mio limite: ho ancora molta strada
da fare per imparare come si fa a mangiare in Grecia. Nel frattempo noi optiamo
per un altro mezzo litro di vino bianco che si sposa benissimo con la serata
calda e la bella atmosfera di festa che si respira stasera a Nas. La camiera ci
sprona a partecipare al ballo ma purtroppo non siamo capaci anche se ci
piacerebbe molto.
2 MAGGIO – Erifi
Plateau
Anche stamattina sveglia presto e colazione sul bel terrazzo
con vista sulla spiaggia di Nas, ancora immersa nell’ombra del mattino.
Per colazione ci gustiamo la buonissima marmellata di arance
della Cooperativa delle Donne di Christos Raches che abbiamo comprato ieri.
Oggi la destinanazione è Erifi Plateu. Arriviamo di nuovo in
auto fino a Agios Dimistrios, poi passiamo Christos Raches e Profitis Ilias con
la sua bella chiesetta e proseguiamo ancora fino al laghetto artificiale con la
diga dove parcheggiamo l’auto.
Il giro di oggi non dovrebbe essere faticoso perché non prevede
un grande dislivello anche se il caldo di oggi e l’assenza di vegetazione sul
plateau rendono comunque impegnativa la gita. Una coppia francese che abbiamo
incontrato ieri sera a Nas ci ha detto che da quassù si vede un’ottima vista su
Manganitis: lo prendiamo come obiettivo della giornata
Il sentiero è facile e bello, in un paesaggio particolare,
con grandi sassi di granito che rendono l’atmosfera un po’ lunare.
Erifi Plateau |
Proseguendo nella camminata il tracciato diventa
pianeggiante e scompaiono gli ultimi alberi.
Ci sono anche molte arnie e improvvisamente, in mezzo al
nulla, compare un fantomatico cartello che indica che quella su cui stiamo
camminando è una pista ciclabile. In effetti quassù con una mountain bike ci si
può davvero sbizzarrire, ma il cartello isolato fa un po’ sorridere.
Anche oggi non abbiamo incontrato altri escursionisti.
Arriviamo fino al rifugio Tis Mamis che è tutto recintato per evitare
l’ingresso alle capre. Si aprono vari sentieri in varie direzioni con una
cartellonistica non sempre leggibile. Non è facile orientarsi.
Fa molto caldo e anche oggi non tira vento. Dopo tre ore di
cammino rientriamo per la stessa strada e decidiamo di fermarci per un tardo
pranzo, con il solito melone, nella piazzetta di Christos Raches.
Piazzetta di Christos Raches |
La tappa di stasera è Manganitis. Scendiamo da Crhistos e
torniamo verso Evdilos dove parte la strada che attraversa l’isola e che porta
pertanto sulla costa sud. La strada è effettivamente un po’ impressionante,
sale stretta fra le montagne e dal passo, dove c’è la chiesetta di un altro
Agios Dimitrios, comincia a scendere con una vista a prova di vertigini sul
mare. Per me è un po’ impegnativa, il senso di vuoto e la strada non sempre
protetta dal guardrail mi agita un po’ ma per fortuna non c’è nessuno oltre a noi e con tutta calma
arriviamo al parcheggio per la spiaggia di Seychelles, subito dopo la galleria.
La discesa di circa 100 mt di dislivello è abbastanza agevole anche se la gola è molto calda. Tuttavia, arrivati quasi a livello del mare riusciamo a vedere la spiaggia ma noi non riusciamo a scendere: sarà perché non abbiamo trovato il punto giusto per scendere o sarà perché siamo stanchi, ma a noi la discesa alla spiaggia sembra troppo alpinistica. A leggere varie recensioni su Tripadvisor sembra che riescano a scendere anche i bambini, ma su questo a noi rimane il dubbio che invece tanti ci siano arrivati piuttosto via barca.
Spiaggia di Seychelles |
E così, mesti mesti, delusi per non essere riusciti a scendere, risaliamo i centro metri caldi caldi e ci avviamo verso Manganitis, un paese che si può attraversare solo in prima o a piedi, tanto è ripido. Parcheggiamo l’auto e ci andiamo verso la spiaggetta che abbiamo visto sulla cartina. Il paese è deserto, incontriamo solo un paio di pescatori vicino al porto a cui chiediamo indicazioni per la spiaggia. E’ piccola piccola ma bellissima. L’acqua è calda, c’è già un po’ d’ombra per ritemprarci e il granito che ci circonda mi ricorda tanto la Sardegna.
Spiaggia di Mangianitis |
Il paesino è un piccolo labirinto di stradine tutte
strettissime e tutte ripidissime. La camera è bella, con una cucina super
attrezzata e una bottiglia d’olio gentilmente a disposizione, oltre a frutta a
volontà. La mattina le avevo telefonato e le avevo chiesto se c’erano taverne
aperte nel paesino. Certamente, mi aveva risposto. Si offre di accompagnarci
fino alla taverna Apostolis e quando
stiamo per arrivare le chiedo se è sicura che sia aperta perché è tutto buio.
Mi risponde che aprirà apposta per noi, visto che i proprietari abitano proprio
lì sopra e che siamo gli unici turisti. E
in effetti appena arriviamo accendono le luci e ci raccontano il menù in greco:
non c’è molto ovviamente ma ci propongono tzatziki e barbounia fritti, cioè
triglie appena pescate. Una delle migliori cene di Ikaria che ancora ricordiamo
con l’acquolina in bocca: il tzatziki l’avevano fatto fresco fresco e le
triglie erano squisite, con un ottimo vino bianco locale. La serata la
concludiamo nel terrazzo di casa, è caldo, silenzio ovunque, la luna che sale e
le civette come sottofondo. A noi sembra che sia un gran bel posto.
3 MAGGIO – Randi
Forest
Sveglia alle sette e colazione sul terrazzo. Silenzio tutto
intorno. Prima di partire andiamo a salutare Stella che ci regala un sasso
dipinto con il mare di Ikaria e ci ricorda di fare molta attenzione nella Randi
Forest perché è facilissimo perdersi, come infatti è successo anche alle nostre
amiche olandesi. Ci ricorda anche che la strada verso Agios Kirikos è molto
peggio di quella che abbiamo fatto ieri da Evdilos: questo non mi rincuora per nulla.
Parcheggiamo l’auto nel parcheggio della chiesina di Agios
Dimitrios e ci avviamo verso il sentiero. L’obiettivo è di arrivare fino al
punto panoramico e soprattutto non perdersi. Il sentiero è facile perché non ci
sono grossi dislivelli ma ci appare chiaro da subito che perdersi lì è più
facile che orientarsi.
Randi Forest |
All’inizio il sentiero è segnato benissimo e questo ci fa
partire con ottimismo, ma pian piano i segni si fanno sempre più piccoli, fino
a scomparire del tutto e lasciare spazio solamente a omini di pietra e poi
anche quelli scompaiono. Ogni tanto ci fermiamo e ci guardiamo indietro per
cercare di orientarci ma il paesaggio è tutto uguale e cerchiamo di prendere
dei punti di riferimento anche se non è facilissimo. Guardiamo sulla cartina il
percorso circolare che ci avevano raccontato le due olandesi: sono state
davvero coraggiose perché si sono inoltrare nel cuore della Foresta senza una
guida e su un sentiero che nella nostra cartina escursionistica molto
dettagliata non è neppure indicato. Alla fine si sono perse, nonostante il gps,
ma piano piano sono riuscite a tornare all’auto.
Noi arriviamo al nostro obiettivo della giornata: il punto
panoramico da cui si vede Manganitis laggiù in basso, addossato alla montagna.
Dal paese dovrebbe esserci un sentiero che sale fin quassù ma da qui si
intuisce quanto ripido debba essere.
Vista da Randi Forest su Mangianitis |
Siamo soddisfatti, oggi è il nostro ultimo giorno di
trekking e ora ci aspettano un paio di giorni di mare e di riposo. Ritorniamo
all’auto e partiamo con destinazione Agios Kirikos. Ventisette km, la maggior parte dei quali a strapiombo
sul mare, senza guardrail e con dei tempietti commemorativi di tanto in tanto: ventisette
kilometri decisamente impegnativi, almeno per me.
FOTO 48
Inizio strada per Agios Kyrikos |
L’idea è quella di fermarci per la notte ad Agios Kyrikos ma
arrivare in questo piccolo porto, dopo la poesia e il silenzio di Manganitis e
anche di tutta la costa nord dell’isola, ci disorienta un po’. L’atmosfera non
ci piace, non riconosciamo nulla di quello che abbiamo vissuto in questa
settimana, ci sembra di essere arrivati in un posto che non ha niente a che
fare con quello che abbiamo visto finora e nonostante la stanchezza ripartiamo
dopo un giro veloce e torniamo a Evdilos. E Evdilos ci rincuora subito con la
sua tranquillità, le sue casette colorate, il suo porto ad anfiteatro. Qui ci
sentiamo a casa.
Torniamo all’hotel Atheras per gli ultimi due giorni di mare
e la cena la facciamo di nuovo alla taverna Coralli. Κολοκυθόκεφτεδες, σουφικό e un mix di ouzo
e άσπρο κρασί che, insieme alla stanchezza della giornata, ci danno il colpo di
grazia e molta allegria, insieme alla cameriera che ride quando le chiedo come
si dice ubriaco in greco. Lei abita a
Karavostamo che dice essere il paese più grande di Ikaria anche se non ci sono
molte strutture turistiche.
4 MAGGIO – Relax alla
spiaggia di Mesakti
Il programma di trekking che avevamo previsto si è concluso
ieri e dopo una settimana di camminate, anche se non tutte impegnative, ci
godiamo questi ultimi due giorni di relax. Oggi fa caldo, ci sono 27 gradi e
zero vento e decidiamo di passare la giornata intera alla spiaggia di Mesakti.
La signora della reception, all’Atheras Hotel, dopo averci chiesto se sulle
montagne abbiamo incontrato dei serpenti (!), ci consiglia di pranzare alla
taverna di pesce Χιαλάρι che
si trova a Gialiskari: bisogna scendere per una stradina subito dopo l’abitato.
Non l’avevamo vista questa parte del paese la sera che siamo stati a
Gialiskari, non ci eravamo accorti che sottostrada ci fossero delle taverne, e
invece ce ne sono ben due che affacciano sul porticciolo di Gialiskari. La
stradina prosegue e arriva fino alla chiesetta di Analipsi. Il porticciolo è
piccolo ma pieno di pescherecci: è il posto giusto per mangiare pesce fresco.
Alla taverna c’è la proprietaria e prenotiamo un melanuori per il pranzo.
La spiaggia di Mesaktti oggi è una meraviglia: calda,
tranquilla, mare piatto. L’ideale per un lungo bagno e per una chiacchierata in
greco con una signora del posto che prende il sole sulla spiaggia in attesa che
il marito venga a recuperarla. Infatti ,appena sente il concordato colpo di
clacson salta in piedi e in pochi minuti
è già vestita per partire.
Il pranzo alla taverna Χιαλάρι è delizioso: ci siamo solo noi. Oltre al pesce ordiniamo una
insalata di μαρούλι e un’insalata di patate. Sia il pesce che le
insalate sono affogate in un buonissimo olio che inizialmente ci sembra un po’
troppo e invece non riusciamo a resistere e facciamo la bruschetta con il buon
pane che ci portano. Quando andiamo a pagare chiedo alla signora se l’olio è di
Ikaria. In teoria io avrei voluto sapere se era prodotto da loro ma non
conoscendo bene la lingua l’avevo presa un po’ da lontano: ma ho notato che i
greci hanno l’abitudine di rispondere solo alla domanda che viene fatta loro. E
così per sapere che era proprio il suo olio, le ho dovuto fare tre domande e
alla fine ci sono riuscita. Deve avere una produzione abbondante per metterne
così tanto su ogni piatto!!
Prima di lasciare Gialiskari ci fermiamo a vedere un paio di
studios che sono all’interno di una pinetina che dà sul mare. Incontriamo la
figlia dei proprietari degli studios Anna che sta annaffiando i tanti fiori che
ha nel giardino ci dice che in bassa stagione il prezzo per una camera è 25
euro: da tenere presente per la prossima volta.
Tornati a Mesakti incontriamo una coppia austriaca con un
bimbo di sei mesi: lui è un musicista e suona in un’orchestra. Hanno comprato
una casa a Proespera e ci vengono 4 o 5 volte all’anno. E’ un posto isolato
così lui può suonare indisturbato. Il paesino poi lo cerco sulla carta: è oltre
Nas, veramente piccolo e con una strada tortuosa per arrivarci.
Prima di andare a cena facciamo l’aperitivo in camera con il
liquore di carruba comprato a Christos Raches nella Cooperativa di Donne: molto
gustoso e profumato, peccato aver comprato la bottiglina piccola.
Cena ancora alla taverna Coralli: avremmo tanta voglia di
riprovare il piatto di capretto, ma lo fanno solo domani sera. Peccato, noi
domani si riparte. La cameriera ci consiglia per domani mattina di vedere
ancora un ultimo paesino che secondo lei merita molto: Akamatra.
5 MAGGIO – Akamatra e
Faros
Oggi è il nostro ultimo giorno a Ikaria e nel pomeriggio
andremo a Faros, vicino all’aeroporto e vicino alla località di Therma.
Il tempo non è un granchè, avremmo volentieri passato
un’altra giornata in spiaggia ma è nuvolo.
Ci avviamo verso Akamatra che dista pochi chilometri da
Evdilos sulla strada che porta a Manganitis. Il paesino è molto grazioso: l’unico
bar che c’è è chiuso e in giro non c’è nessuno. E’ in collina, immerso nella
vegetazione.
Akamatra |
Akamatra immersa nel verde |
Non riusciamo a crederci: dopo una settimana di puntini
rossi minuscoli da cercare con la lente di ingrandimento su una roccia o su un
albero, dopo cartelli scoloriti impossibili da leggere, dopo sentieri di cui i
rovi si erano bellamente riappropriati, oggi che è l’ultimo giorno ci
imbattiamo in un percorso perfetto e neppure programmato perché infatti se non
fosse stata per la cameriera di ieri sera probabilmente ce lo saremmo persi.
Tante volte le cose non programmate sono davvero le migliori.
Panorama verso Drotsoulas |
Sentiero che porta da Akamatra a Drotsoula |
Arriviamo a Drotsoulas nella speranza di trovare la solita
piazzetta con chiesetta e fontanella. Il paese è pressochè abbandonato ma
abbiamo la fortuna di incontrare Christos che ci indica la fontanella e si
ferma a chiacchiera un po’ con noi. In inverno gli abitanti sono solamente 5 ma
verso marzo anche lui, che in inverno abita ad Atene, ritorna al paese per
aiutare il padre anziano, e la popolazione raggiunge circa quaranta persone. Ci
spiega che da lì si può arrivare fino ad Arethousa, ma ci vogliono i pantaloni
lunghi visto che la vegetazione è molto alta e ci sono ortiche e rovi,
eventualità che già abbiamo sperimentato nei giorni scorsi.
Torre campanaria di Drotsoulas |
I nostri studios sono sulla collinetta sopra Faros, i
Drakano Rooms. La stanza è grande e il giardino che un’apoteosi di fiori,
curati dalla proprietaria, che fanno dei Drakano Rooms un posto davvero molto
accogliente, il meglio che si possa trovare a Faros.
Sarà il tempo grigio che non invoglia ma a noi Faros non
lascia niente: la spiaggia non è un granchè, i dintorni e le case sono
abbandonati e molto mal tenuti, per non parlare delle due taverne sulla
spiaggia. Scegliamo Grigoridis ma sarebbe stato uguale se avessimo scelto
quell’altra: ci portano l’acqua in una bottiglia con una decalcomania di Londra
e dei suoi bus a due piani; le polpette di zucchine sono immangiabili e il vino
pure.
Insieme a Agios Kirikos e a Therma, che visiteremo domani
mattina, questa parte dell’isola è in netto contrasto con i paesini che abbiamo
visitato nella costa Nord, a cui aggiungiamo anche Manganitis. E’ tutto molto
abbandonato e stranamente qui incontriamo molti più turisti (inglesi) che nella
costa nord.
E’ la nostra ultima sera e ogni ripartenza porta con sé un
po’ di malinconia. Si torna alla routine di tutti i giorni, ma soprattutto si
lascia la Grecia, sempre molto accogliente e piacevole da vivere. Ikaria,
insieme a Creta, si gioca il primo posto nella graduatoria “isola in cui
trasferirsi”.
IKARIA NEL CUORE
Ikaria ci è rimasta nel cuore. Ha alte montagne, ricche di
acqua e vegetazione, percorse da bei sentieri che a volte è necessario svolare
ma poi non ti deludono mai.
Le sue gole, con i fiumi, i canaletti d’irrigazione, le
tartarughe e le viti nei terrazzamenti, offrono la vista di un quadro diverso
ad ogni ritornante e ad ogni ansa.
Ikaria ci è piaciuta perché abbiamo incontrato tante
persone, anche giovani, che l’inglese non lo parlano, e con estrema
rilassatezza ti parlano in greco come se fosse la lingua più conosciuta al
mondo.
A Ikaria per noi si vive bene perché ancora sanno
festeggiare il primo maggio in pompa magna e con grande partecipazione di
popolo. Mentre una volta, tanti anni fa, in Olanda che ci capitai per il primo
maggio mi dissero che per loro non è più una festa e si va regolarmente al
lavoro.
Ci siamo fatti l’idea che il motivo per cui a
Ikaria ci sono tanti centenari non dipende né dall’aria pulita nè dal
cibo genuino, ma perché riescono a farsi durare una grigliata di carne una
serata intera, senza fretta, e questo ci piacerebbe davvero imparare a farlo.
E mi piacerebbe venire ad abitare a Ikaria e fare il bagno
in mare come una vera greca, cappello in testa, acqua fino alle spalle e tante
chiacchiere con l’amica di turno per almeno un paio d’ore. Ed anche perché al
ristorante ti portano l’acqua in caraffa, del rubinetto, senza neanche
chiederti se preferisci quella in bottiglia.
Se vi capiterà di venire a Ikaria, secondo noi non potete
perdervi Evdilos, Christos Raches, Akamatra, la spiaggia di Mesachti e
Manganitis: in media stagione di sicuro troverete qualche taverna aperta in più,
ma Apostolis a Manganitis e Kialari a Gialiskari valgono una sosta.
Guardando la cartina, tanti sono ancora i posti che non
abbiamo visitato. Li teniamo per la prossima volta, insieme all’Ikarian
Language Centre dove perfezionare il greco.
non vedo le spiagge belle di lefkada
RispondiEliminagrazie del magnifico racconto. spero di poterci andare, appena finita questa la brutta storia che ci sta annichilendo tutti..
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