giovedì 7 giugno 2018

TREKKING A IKARIA

di Paola e Paolo

 

 
Ikaria è senza dubbio un’isola fuori dalle rotte turistiche e fuori dall’ordinario. Non perché sia difficile arrivarci, ma perché Ikaria è un po’ anarchica e perché tanti di quelli che vi furono messi al confino perché oppositori al regime ancora oggi vi abitano e lo vedi dalle tante scritte sui muri e manifesti che inneggiano al KKE, il partito comunista greco, soprattutto se si ha la fortuna di capitarci il primo di maggio.

E’ una delle “zone blue” del pianeta, dove la percentuale di ultracentenari è più alta che altrove.

Noi l’abbiamo scelta per questi motivi e perché ci abbiamo preso gusto a fare una vacanza di trekking in Grecia a fine aprile, dopo che l’anno scorso abbiamo fatto parte dell’E4 a Creta. Ci sembra un modo piacevole di conoscere un’isola, camminarla. E Ikaria, con le sue gole, le montagne sopra i mille metri, la natura rigogliosa è l’ideale per il trekking.

 

 

27 APRILE - Evdilos

Finalmente è arrivato il giorno della partenza. Il gate del volo Ryan per Atene chiude alle 7,40 e quindi ci tocca la sveglia all’alba per prendere il treno e poi la navetta per arrivare all’aeroporto di Bologna.

Con le nuove regole Ryan decidiamo per l’imbarco prioritario per aver subito il bagaglio con noi dato che ad Atene abbiamo una connessione un po’ stretta con il volo Olympic per Ikarìa, anche se un mesetto prima della partenza Olympic ci ha avvisato che hanno spostato in avanti di un’ora il volo e questa volta il cambio orario va a nostro favore.

Essendo una vacanza dedicata principalmente al trekking, il nostro bagaglio consiste di uno zaino da 30 litri per un peso di 7 kg. Pochissimi vestiti in materiali tecnici che quindi sono leggeri e asciugano in fretta. Lo spazio maggiore lo occupano gli scarponi. Personalmente adoro viaggiare con lo zaino, tutto quello che mi serve sempre con me. La lista  ormai è collaudata dopo il trekking a Reunion del 2013 e a Creta lungo l’E4 dell’anno scorso. 7-8 kg si portano tranquillamente anche per 15-20 km al giorno.

 

Il volo per Atene atterra in perfetto orario e gironzoliamo un po’ per l’aeroporto. E’ la prima volta che viaggiamo con Olympic e la compagnia ci piace. Imbarco easy e puntuale, bibite gratuite a bordo, atterraggio in perfetto orario.

E finalmente comincia la vacanza! Dall’aereo vediamo già l’isola, verdissima.

Contrariamente ad altre isole dove ci piace girare solo a piedi o con gli autobus, ad Ikaria decidiamo di noleggiare un auto, un po’ perché l’isola è grande ed anche perché non sono riuscita a trovare molte informazioni sugli autobus. Durante la vacanza ne vedremo passare, fra Armenistis e Evdilos soprattutto, ma non avendo ben capito la frequenza decidiamo di noleggiare l’auto.

Fra i vari preventivi che avevo chiesto scegliamo Lemy car che ha il desk direttamente all’aeroporto e ci propone un prezzo imbattibile: 160 euro per una Hyundai i.20. La macchina è piccolina ma è l’ideale per l’isola: le sospensioni sono un po’ a pezzi, ma ci riporterà all’aeroporto alla fine della vacanza senza darci problemi. Dimitris, il proprietario di Lemy car, parla un ottimo italiano, ed è molto disponibile.

Ikaria ci appare subito bellissima, un’altra isola di cui innamorarsi.

 

La nostra prima tappa per il giorno di arrivo è Evdilos. Siamo un po’ stanchi dal viaggio e dalla levataccia, ma ci dirigiamo subito verso il secondo porto dell’isola, senza fermarci a Agios Kirykos che vedremo nella seconda parte della vacanza.

Avevo letto alcuni post un po’ terrificanti sulle strade di Ikaria e, considerato che alla guida ci sarei sempre stata io che con il passare degli anni sono diventata sempre un po’ più paurosa, ero un po’ preoccupata. Ma complice forse l’entusiasmo il tratto di strada fino a Evdilos non mi sembra difficile, anche se poi rifacendolo una seconda volta mi sono dovuta un po’ ricredere. Ad ogni modo dall’aeroporto a Evdilos ci mettiamo circa un’ora andando con tutta calma.

L’arrivo a Evdilos è amore a prima vista. Il porticciolo è delizioso, con le casette colorate, i barettini sul porto, un po’ di pescherecci. Parcheggiamo al porto e andiamo all’Hotel Atheras dove abbiamo prenotato due notti. E’ un po’ all’interno, zona tranquilla, la stanza è bella e la signora alla reception molto gentile.

Evdilos al crepuscolo
Da un paio d’anni sto studiando greco alla comunità ellenica di Bologna e quindi ogni occasione è buona per me per praticare la lingua. Mi diverto molto e vedo comunque che i greci sono contenti e anche un po’ stupiti se gli stranieri parlano la loro lingua che ovviamente non è fra le più diffuse e neppure fra le più facili.

Facciamo un giro in paese, molti negozi e taverne sono chiuse, ci sono pochissimi turisti. Ceniamo alla Taverna Coralli, sul porto, che è l’unica ad avere i tavolini fuori. Ce n’è un’altra nel paese più all’interno ma si può mangiare ancora solo all’interno: dopo tutto l’inverno passato al chiuso il nostro must ora è cercare di stare all’aria aperta il più possibile. Ouzo subito per iniziare, sardine fritte e bamies, uno stufato di piccoli peperoni molto gustoso. La cameriera parla solo greco e ci legge il menù in greco: bene per me che faccio pratica e bene per Ikaria che sembra non eesersi ancora piegata all’inglese obbligatorio per tutti.

Il paese si anima dopo le 22,00: i negozi aprono, arriva gente, passano camion, e presto capiamo che è perché è venerdì sera ed è una delle due sere della settimana che arriva il traghetto dal Pireo alle 23,40 e c’è gran movimento.

 

28 APRILE – Da Arethousa al crinale

Oggi inizia il trekking e non vediamo l’ora!

Ci svegliamo alle 7,00 e siamo probabilmente gli unici svegli in tutta Ikaria. L’aria profuma di pitosforo, di cui l’isola è piena. Tutt’intorno è ancora silenzioso.

Colazione sul terrazzino della stanza, yogurt, caffè, frutta, avocado (di Creta). La sera rigorosamente al ristorante, ma la colazione ci piace farla con i nostri tempi in camera. E per pranzo frutta, un buon melone di solito. Anche se abbiamo fatto fatica a camminare è l’ideale: non appesantisce e disseta.

Ikaria è un’isola molto verde e ricca di fiumi e di acqua, tanto che l’acqua è potabile ovunque, in tutte le piazzette c’è una fontana e al ristorante ti portano sempre l’acqua del rubinetto (από τη βρύση). Ci piace.

Scendiamo in paese e i negozi alle 9,00 sono ancora chiusi, anche il forno deve ancora sfornare il pane. Forse perché è bassa stagione, di turisti non ce ne sono molti in giro. Qualche nord europeo.

Sul terrazzino dell’hotel abbiamo infatti fatto conoscenza con due simpatiche olandesi che incontreremo diverse volte durante la vacanza: anche loro sull’isola a fare trekking. Ci scambiamo informazioni su sentieri e percorsi: loro – già in pensione - si fermeranno almeno un mese fra Ikaria e Samos.

Evdilos con le luci del mattino
 
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La tappa di oggi prevede un sentiero che parte da Arethousa e arriva sul crinale che taglia l’isola in due orizzontalmente, quasi a quota 1000 m. La strada per arrivare ad Arethousa è agevole, come ci ha detto la signora dell’hotel, asfaltata e solamente un po’ tortuosa. In questo piccolo paesino di montagna ha sede l’Ikarian Language Centre: un centro abbastanza rinomato per lo studio della lingua greca. Considerato che lo studio del greco mi sta dando molte soddisfazioni, mi piacerebbe poter partecipare a un corso residenziale il prossimo anno.

 

FOTO 5

 
Chiesa di Arethousas
Parcheggiamo l’auto nei pressi della piazza principale e cerchiamo di capire da dove parte il sentiero che dovrebbe portarci al crinale.

Abbiamo comprato una carta escursionistica dettagliata con tutti i sentieri (μονοπάτι) della Terrain Maps che fa cartine per tutte le isole e mentre la stiamo consultando passa un signore molto anziano, con una barba lunga che ci augura καλό δρόμο….sarà uno dei centenari che abitano l’isola?

L’imbocco del sentiero è semplice ma poco dopo arriviamo ad un bivio e non ci sono indicazioni. Prendiamo una direzione ma più avanti, anche dopo aver chiesto all’unica persona incontrata per tutta la giornata, capiamo che è la direzione sbagliata. Ritorniamo sui nostri passi e prendiamo l’altra direzione. Il sentiero è segnato da piccoli tondini di vernice rossa: difficile però individuarli nella vegetazione folta e considerato che molte volte il tempo ha scolorito la vernice.

Il sentiero, a parte la difficoltà di orientarsi, è molto panoramico e pieno di fiori, cisto soprattutto, oltre a ginestre e orchidee:  alla nostra destra il mare,  in lontananza il paesino di Armenistis e a sinistra le montagne.

Sentiero verso Arethousa
 
Vista dal sentiero
Il sentiero si fa più intricato, la descrizione della cartina dice che d’ora in avanti sarà difficilissimo orientarsi e in più io ho pantaloncini e calzini corti: dopo pochi metri sono già tutta graffiata. Oggi ho imparato che a Ikaria è meglio girare con pantaloni lunghi o almeno calzini lunghi. Impossibile proseguire dal sentiero “ufficiale”. Imbocchiamo altri bivi, altre diramazioni che sembrano sentieri tracciati che poi invece finiscono nel nulla. Siamo un po’ sconfortati ma poi raggiungiamo una strada bianca che ci porta finalmente a destinazione, nonostante il percorso si sia allungato di molto. Fa caldo e non tira un alito di vento. Finalmente arriviamo sul crinale e oltrepassando il vallo che probabilmente corre lungo tutta la dorsale, riusciamo a vedere dall’altra parte dell’isola, costa sud. Quello che si vede sotto di noi è probabilmente il paesino di Ksylosirtis.

Il vallo sulla dorsale dell'isola

 
In fase di organizzazione del viaggio avevo contattato un gruppo di guide di Ikaria per chiedergli alcuni consigli sui percorsi, nella speranza di riuscire ad organizzare un percorso ad anello della durata di una settimana e senza dover noleggiare l’auto, come avevamo fatto l’anno scorso a Creta sul sentiero E4. Mi avevano disincentivato dicendomi che la sentieristica di Ikaria era molto diversa da quella di Creta e che senza una guida avremmo fatto fatica ad orientarci. A noi piace essere autonomi con i nostri tempi, ma in questa prima giornata di trekking mi è tornata in mente quella loro mail e mi sono detta che probabilmente avevano davvero ragione.

Piano piano abbiamo preso dimestichezza con questi sentieri e verso la fine della vacanza eravamo diventati bravissimi a scovare i segni rossi che di solito vengono messi dopo un bivio ad esempio e mai sul bivio stesso, o a fare a meno di una segnaletica scolorita dal tempo o non molto chiara, per usare un eufemismo. Ma i primi giorni non è stato facile e molte volte ci siamo persi, abbiamo sbagliato sentiero, dovendo ritornare sui nostri passi o modificando l’obiettivo della giornata.

Oggi quello che ci ha stupito di più è la vegetazione lussureggiante di Ikaria, alberi che non ti aspetti di trovare su un’isola, abituati come eravamo a isole più aride come Lipsi o Tilos: querce, pini, castagni.

Appena rientrati a Arethousa mangiamo il nostro melone nella piazzetta del paese, con tavoli di cemento a contorno della piazza e una fontanella. Nella piazzetta c’è anche un bel καφεωείο ma è chiuso.
Piazzezza di Arethousa
Prima di rientrare a Evdilos ci fermiamo alla spiaggia Kyparissi e la sera di nuovo cena da Coralli Taverna dove gustiamo un’ottima capretto con gustosissime patatine fritte. Per stasera è prevista musica da Celeste ma alle dieci non c’è ancora nessuno né nel bar né nel paese e noi, stanchi per la giornata, andiamo a letto molto prima che inizino a suonare.

 

29 APRILE – da Livadi a Agios Dimitrios

Il programma di oggi era di tornare sul crinale, partendo da Karavostamo ma vista la fatica di ieri per orientarci  sul sentiero, optiamo per un percorso più soft di cui avevo letto su un altro blog di viaggi. E a volte le cose non programmate sono anche le più belle, inaspettate. Infatti il giro di oggi, che in teoria doveva essere un ripiego rispetto al programma, si rivela invece molto bello.

Il sentiero parte dalla spiaggia di Livadi, poco dopo Gialiskari e arriva fino a Agios Dimitrios. A parte una piccola difficoltà iniziale per individuare la direzione, il sentiero è ben segnato con i soliti tondini rossi. Risale  una gola costeggiando un torrente che, con nostra grande sorpresa, è pieno di tartarughe che appena ci vedono si rifugiano sott’acqua.

Le gole di Livadi
 

 
La zona tutt’intorno è agricola, con terrazzamenti e vigne. La cartellonistica ci strappa un sorriso e dopo un paio d’ore di risalita il sentiero sbuca sulla strada asfaltata, più o meno dove saremmo voluti arrivare.

 

Ci fermiamo nella taverna che è proprio all’uscita del sentiero per rifocillarci. Siamo ad Agios Polycarpos, davanti a noi dall’altra parte dell’anfiteatro che scavalca la gola, c’è Agios Dimitrios. Ci arriviamo dopo un km. Il paesino è delizioso: fa parte del Comune di Raches. Una piazzetta con un bar e una taverna e un platano grandissimo, una chiesetta e pochi abitanti e nessun turista. Sosta di rito sotto al platano, con i tavoli di cemento e la fontanella, per mangiare con calma il nostro melone greco e le arance locali.

 

FOTO 18

 
Agios Dimitrios

Per tornare al mare optiamo per una stradina secondaria, fiancheggiata da belle case e bella vegetazione, in particolare pini marittimi.

Il pomeriggio lo passiamo alla spiaggia di Livadi dove faccio il primo bagno: l’acqua è freschina ma ci sono due signore greche che sono dentro da un bel po’, alla moda greca, e mi faccio convincere ad entrare e a fare un bagnetto veloce. La spiaggia di Livadi è bella, larga, sabbiosa e in questo momento quasi deserta: insieme a noi altre quattro persone fra cui un nordeuropeo con due bambini che però parlano greco perfettamente e si capisce che non è più solamente una famiglia di turisti. Un po’ di invidia per loro che hanno avuto il coraggio di fermarsi qua.

Spiaggia di Livadi
 Per la notte abbiamo prenotato a Gialiskari da Stella Studios, in cima a una strada ripida che parte dal centro del  piccolo paese: due taverne, un bar, un supermarket. La camera è grande anche se un po’ spartana e ha una vista stupenda per un prezzo che le vale il premio di miglior rapporto qualità/prezzo: 20 euro la camera. La signora ci offre anche due bottiglie di acqua e marmellata fatta da lei. Ottima accoglienza!

Per la cena avremmo voluto provare la taverna Atasachas sulla strada per Armenistis ma è chiusa, come chiuse sono quasi tutte le taverne di Armenistis. Decidiamo di tornare a Gialiskari e di cenare nel σουβλαδζίκο del paese: gyros e vino locale. Buono. Anche in questo ristorante la cameriera parla solo greco: a me piace, mi sembra che Ikaria mantenga la sua identità.

 

30 APRILE – Gole di Myrsonas

Colazione sul terrazzo con vista mare e partiamo subito dagli Stella Studios per le gole di Myrsonas. Il sentiero,infatti, parte poco oltre, costeggiando un hotel a quattro stelle che al momento però non sembra avere turisti. Ci stiamo impratichendo con i sentieri di Ikaria e oggi riusciamo ad imboccarlo subito senza perderci. E’ ben tracciato e nella prima parte scorre a fianco di quelli che in Alto Adige chiamano waalweg: una rete capillare di canalette che portano l’acqua ai vari campi, e all’occorrenza dotate anche di chiuse per deviare il flusso d’acqua. Le chiuse sono rudimentali, fatte con stracci e pietre, ma funzionano! Ikaria è un’isola ricca d’acqua e oltre alle canalette che ritroviamo anche in altre zone, i sentieri sono spesso costeggiati da intrighi di tubi che portano l’acqua delle sorgenti nelle case, con regolari contatori all’aria aperta.

I Waalweg di Ikaria
Le gole di Myrsonas sono bellissime: il sentiero è costeggiato da massi di granito, vegetazione rigogliosa e tante orchidee oltre a fiori più comuni.

Gole di Myrsonas
 

 

Per la risalita  della golaimpieghiamo circa due ore, vorremmo spingerci fino al monastero di Moundè ma è un po’ lontano e ci accontentiamo di guardarlo da lontano.

Prendendo l’atra direzione saremmo potuti arrivare al monastero di Theoktisti che, dalle foto viste, dovrebbe essere molto bello, ma ci teniamo la meta per la prossima volta che torneremo a Ikaria.


Il pomeriggio lo passiamo in spiaggia a Mesakti, che è di fianco a quella di Livadi, ma ancora più grande. Il mare è calmo, non tira vento, ed è piacevole passeggiare sulla sabbia. La temperatura sta aumentando rispetto ai primi giorni e anche in spiaggia c’è un po’ di gente in più.

Ci riposiamo sotto le tamerici e incontriamo una ragazza ungherese che ci propone dei massaggi. E’ lì con il suo fidanziato italiano, hanno comprato un terreno con una casa da ristrutturare e per ora abitano in una tenda, da aprile a ottobre. Ci racconto che l’anno scorso su quella spiaggia che ora conta una ventina di persone lei ha contato fino a duemila tende. Ikaria, ci spiega, in agosto è il ritrovo di hippie da tutta la Grecia e dall’Europa. Faccio il bagno anche oggi e più tardi incontriamo le due signore olandesi che avevamo conosciuto a Evdilos: ci raccontano dei loro percorsi di trekking e che nella Randi Forest si sono perse, nonostante il gps. Una delle due è stata per la prima volta a Creta quarant’anni fa e regolarmente fa vacanze in Grecia. Facciamo tesoro dei consigli per i nostri prossimi giorni.

La sera dormiamo a Armenistis: avevo prenotato dall’Italia a Kirki Rooms e telefono alla signora Maria per dirle che stiamo arrivando. Ci dice che ci ha lasciato le chiavi alla reception dato che siamo gli unici ospiti. Poco dopo arriva per salutarci e mi diverto a chiacchierare un po’ in greco. La camera è bellissima ma soprattutto la vista è spettacolare: si vede tutta la spiaggia di Mesakti e di Livadi e sotto di noi il mare. Palma d’oro per sistemazione più bella di Ikaria. Il prezzo è veramente economico: 30 euro, ma sempre perché è bassissima stagione.


 
Tramonto da Kirki Room
A Armenistis c’è solo una taverna aperta e lì mangiamo, da Mary Mary: nonostante non dia l’impressione di essere un posto molto tipico invece la cena è gustosa: fava con cipolla caramellata e due ottime insalate greche accompagnate da patatine fritte gustosissime. Brindiamo con le signore olandesi  che da vere nordeuropee alle otto di sera hanno già finito di cenare.

 

1 MAGGIO – da Nas a Christos Raches lungo le gole di Chalari

Anche oggi facciamo colazione sul terrazzo con vista mare.

Armenistis

E’ il primo maggio e ci sembra che sia una festa molto sentita a Ikaria. Ci sono ovunque manifesti (con la falce e il martello bene in evidenza e con la scritta 100 anni di KKE – il partito comunista greco) della festa che ci sarà oggi a Christos Raches e ci hanno detto che ci sarà anche una festa a Nas, dove alloggeremo questa notte.

Oggi risaliremo le gole di Halaris che partono proprio da Nas.

Arriviamo a Nas che è ancora tutto addormentato anche se sono già le nove. La bella spiaggia di Nas, proprio sotto agli studios dove alloggeremo, è ancora in ombra e calma.

Spiaggia di Nas
Iniziamo il sentiero che risale la gola e subito ci colpisce il paesaggio particolare, con massi di granito e piscine naturali che si formano nel fiume. In estate tanti vengono a fare il bagno in queste piscine.

Gole di Chalari

Piscina naturale Gole di Chalari

Gole di Chalari
Dopo poco però il sentiero risale, abbandonando per un po’ il letto del fiume, e alzandosi di livello. La gola si vede tutta nella sua ampiezza a passiamo attraverso terrazzamenti che ora sembrano però abbandonati. Risalire tutta la gola richiede più di quattro ore di cammino e la parte finale è abbastanza alpinistica, così abbiamo letto e così ci hanno raccontato. Camminiamo per un paio d’ore nella gola e poi decidiamo di uscire dalla gola per andare a vedere il paesino di Christos Raches. Per raggiungerlo ci vuole un’altra ora di cammino in una strada bianca con belle case e terreni con ulivi, campi e arnie di api.

Avevamo letto che il paesino di Christos Raches si anima solo a partire dalle dieci di sera. Tuttavia oggi è tutto aperto ed è solo l’una del pomeriggio: c’è molta gente, nelle taverne, nei caffè, e in giro per il paese. Il paesino è bello e piacevole. Ci fermiamo a vedere il negozio della Cooperativa di donne di Ikaria che fa anche da caffè: producono marmellate, salse e liquori con le erbe di Ikaria. L’ambiente all’interno è accogliente e compriamo una marmellata di arance di loro produzione per le nostre prossime colazioni.

Prima di ripartire assistiamo all’arrivo del corteo: megafoni, bandiere, macchine in corteo, e pugni chiusi. Oggi a Christos Raches si festeggia il primo maggio in grande stile. Ci godiamo la scena, rapiti dalla grande partecipazione popolare in un paesino così piccolo.

Manifesti per la festa del 1°Maggio
Ritorniamo a Nas per una strada secondaria. Spioviggina e sul mare si sentono tuoni e un gran temporale. A Nas, purtroppo, la festa è molto più piccola che a Christos Raches. Ci avevano detto che sarebbe stata una festa grandissima ed invece c’è solo un po’ di gente a mangiare nelle due taverne aperte. Peccato. A saperlo sarebbe stato bello rimanere a Christos dove l’atmosfera era sicuramente più rustica.

Ci sistemiamo in camera agli studios Artemis. La camera è molto piccola ma il terrazzo che dà sulla spiaggia di Nas e sul tramonto ripaga della lieve scomodità interna. Ci riposiamo sul terrazzo, faccio un salto a vedere la spiaggia (per arrivarci bisogna guadare il fiume Chalaris) e verso le sei decidiamo di prendere parte alla festa. Nelle due taverne c’è musica e ancora tanta gente. Ci facciamo consigliare dalla figlia dei proprietari su quale taverna scegliere. Ci indica Anna, anche se è sua cugina ammette, ma secondo lei è comunque la più genuina. La taverna è piena di gente e c’è  musica dal vivo. Dal menù della giornata è rimasto ben poco, dopo che sono tutti a pranzo da mezzogiorno ininterrottamente: la griglia funziona a pieno ritmo ma stasera abbiamo voglia di mangiare vegetariano. Difficile però visto che tutte le cose vegetariane sono finite. La cameriera, che anche qui parla solo greco nonostante il luogo sia alquanto turistico, alla fine ci propone un ottimo bamies (dei piccoli peperoni verdi e lunghi stufati con il pomodoro), χωριάτικη e patatine fritte con del buon vino bianco di Ikaria. I ceci al forno che ci sarebbero tanto piaciuti erano finiti.

La musica è bella, il duo canta bene e tante delle canzoni le conosco già perché fanno parte del cd che da due anni ascolto in auto senza soluzione di continuità. Molti ballano e fra questi anche quelli che mi sembrano un gruppo di studenti stranieri dell’Ikarian Language Centre di Arethousa. O forse mi piace immaginarlo.

Seduti di fianco a noi ci sono tre signori anziani che erano già seduti prima del nostro arrivo. Hanno ordinato una grigliata di carne e patatine fritte. E qui capisco finalmente come fanno i greci a stare a tavola per un tempo così lungo: mentre noi ci avventiamo sul cibo appena ce lo portano e finiamo le patatine in fretta per non farle diventare fredde, loro hanno la grigliata sul tavolo già da due ore ma non l’hanno ancora finita, anzi l’hanno appena toccata. Ogni tanto mangiano una patina (che nel frattempo sono diventate fredde), poi dopo un’altra mezz’ora un pezzo di costoletta. Con molta calma. Forse è questo il segreto dei centenari di Ikaria? Io, tuttavia, non riuscirei a mangiare le patatine fritte fredde, è un mio limite: ho ancora molta strada da fare per imparare come si fa a mangiare in Grecia. Nel frattempo noi optiamo per un altro mezzo litro di vino bianco che si sposa benissimo con la serata calda e la bella atmosfera di festa che si respira stasera a Nas. La camiera ci sprona a partecipare al ballo ma purtroppo non siamo capaci anche se ci piacerebbe molto.

 

2 MAGGIO – Erifi Plateau

Anche stamattina sveglia presto e colazione sul bel terrazzo con vista sulla spiaggia di Nas, ancora immersa nell’ombra del mattino.

Per colazione ci gustiamo la buonissima marmellata di arance della Cooperativa delle Donne di Christos Raches che abbiamo comprato ieri.

Oggi la destinanazione è Erifi Plateu. Arriviamo di nuovo in auto fino a Agios Dimistrios, poi passiamo Christos Raches e Profitis Ilias con la sua bella chiesetta e proseguiamo ancora fino al laghetto artificiale con la diga dove parcheggiamo l’auto.

Il giro di oggi non dovrebbe essere faticoso perché non prevede un grande dislivello anche se il caldo di oggi e l’assenza di vegetazione sul plateau rendono comunque impegnativa la gita. Una coppia francese che abbiamo incontrato ieri sera a Nas ci ha detto che da quassù si vede un’ottima vista su Manganitis: lo prendiamo come obiettivo della giornata

Il sentiero è facile e bello, in un paesaggio particolare, con grandi sassi di granito che rendono l’atmosfera un po’ lunare.

Erifi Plateau
 

Proseguendo nella camminata il tracciato diventa pianeggiante e scompaiono gli ultimi alberi.



Ci sono anche molte arnie e improvvisamente, in mezzo al nulla, compare un fantomatico cartello che indica che quella su cui stiamo camminando è una pista ciclabile. In effetti quassù con una mountain bike ci si può davvero sbizzarrire, ma il cartello isolato fa un po’ sorridere.

Anche oggi non abbiamo incontrato altri escursionisti. Arriviamo fino al rifugio Tis Mamis che è tutto recintato per evitare l’ingresso alle capre. Si aprono vari sentieri in varie direzioni con una cartellonistica non sempre leggibile. Non è facile orientarsi.


 
Incuriositi dai francesi, cerchiamo un punto panoramico per vedere Manganitis ma non lo troviamo. Ad ogni modo il panorama è suggestivo anche senza la vista su Manganitis e da quassù le direzioni per proseguire sono molte: si può effettivamente scendere verso Manganitis, oppure procedere verso Karkinagri o andare verso la Randi Forest. Tutte tappe che noi faremo nei prossimi giorni.

Fa molto caldo e anche oggi non tira vento. Dopo tre ore di cammino rientriamo per la stessa strada e decidiamo di fermarci per un tardo pranzo, con il solito melone, nella piazzetta di Christos Raches.

Piazzetta di Christos Raches
 Questo paesino ci piace davvero e anche oggi è pieno di gente locale e di turisti nei vari caffè. Ci fermiamo per un caffè e per una buonissima cheese cake alla fragola nella Cooperativa delle Donne: ci incuriosiscono i loro liquori e ne compriamo uno alla carruba con cui faremo i nostri prossimi aperitivi in camera. La cameriera che ci serve, la stessa che ieri ci aveva dato indicazioni per tornare agevolmente a Nas, parla solo greco, tanto per cambiare: è l’occasione per chiederle qualcosa in più sulla Cooperativa e per farle i complimenti per la loro attività. A Christos incontriamo anche la cameriera di Nas di ieri sera che ci invita a fermarci con lei e la sua amica.

La tappa di stasera è Manganitis. Scendiamo da Crhistos e torniamo verso Evdilos dove parte la strada che attraversa l’isola e che porta pertanto sulla costa sud. La strada è effettivamente un po’ impressionante, sale stretta fra le montagne e dal passo, dove c’è la chiesetta di un altro Agios Dimitrios, comincia a scendere con una vista a prova di vertigini sul mare. Per me è un po’ impegnativa, il senso di vuoto e la strada non sempre protetta dal guardrail mi agita un po’ ma per fortuna  non c’è nessuno oltre a noi e con tutta calma arriviamo al parcheggio per la spiaggia di Seychelles, subito dopo la galleria.

La discesa di circa 100 mt di dislivello è abbastanza agevole anche se la gola è molto calda. Tuttavia, arrivati quasi a livello del mare riusciamo a vedere la spiaggia ma noi non riusciamo a scendere: sarà perché non abbiamo trovato il punto giusto per scendere o sarà perché siamo stanchi, ma a noi la discesa alla spiaggia sembra troppo alpinistica. A leggere varie recensioni su Tripadvisor sembra che riescano a scendere anche i bambini, ma su questo a noi rimane il dubbio che invece tanti ci siano arrivati piuttosto via barca.
Spiaggia di Seychelles

E così, mesti mesti, delusi per non essere riusciti a scendere, risaliamo i centro metri caldi caldi e ci avviamo verso Manganitis, un paese che si può attraversare solo in prima o a piedi, tanto è ripido. Parcheggiamo l’auto e ci andiamo verso la spiaggetta che abbiamo visto sulla cartina. Il paese è deserto, incontriamo solo un paio di pescatori vicino al porto a cui chiediamo indicazioni per la spiaggia. E’ piccola piccola ma bellissima. L’acqua è calda, c’è già un po’ d’ombra per ritemprarci e il granito che ci circonda mi ricorda tanto la Sardegna.

Spiaggia di Mangianitis
Le condizioni di vita di Manganitis ci appaiono  un po’ difficili. E’ un paese lontano sia da Evdilos che da Agios Kirikos, entrambe raggiungibili da strade abbastanza impervie a cui forse loro avranno fatto l’abitudine (noi no), tutto in salita, addossato alle montagne. Di una bellezza esagerata, con le montagne alte ad abbracciarla da dietro, ma forse non facile da vivere.

 Stella, di Zacharoula Rooms, dove dormiremo stanotte, ci racconta che in inverno ci abitano 80 persone ma d’estate arrivano ad esserci circa 500 persone, soprattutto greci in vacanza o greci espatriati in America che ritornano al paese natìo per l’estate

Il paesino è un piccolo labirinto di stradine tutte strettissime e tutte ripidissime. La camera è bella, con una cucina super attrezzata e una bottiglia d’olio gentilmente a disposizione, oltre a frutta a volontà. La mattina le avevo telefonato e le avevo chiesto se c’erano taverne aperte nel paesino. Certamente, mi aveva risposto. Si offre di accompagnarci fino alla taverna Apostolis  e quando stiamo per arrivare le chiedo se è sicura che sia aperta perché è tutto buio. Mi risponde che aprirà apposta per noi, visto che i proprietari abitano proprio lì sopra e che siamo gli unici turisti.  E in effetti appena arriviamo accendono le luci e ci raccontano il menù in greco: non c’è molto ovviamente ma ci propongono tzatziki e barbounia fritti, cioè triglie appena pescate. Una delle migliori cene di Ikaria che ancora ricordiamo con l’acquolina in bocca: il tzatziki l’avevano fatto fresco fresco e le triglie erano squisite, con un ottimo vino bianco locale. La serata la concludiamo nel terrazzo di casa, è caldo, silenzio ovunque, la luna che sale e le civette come sottofondo. A noi sembra che sia un gran bel posto.

 

3 MAGGIO – Randi Forest

Sveglia alle sette e colazione sul terrazzo. Silenzio tutto intorno. Prima di partire andiamo a salutare Stella che ci regala un sasso dipinto con il mare di Ikaria e ci ricorda di fare molta attenzione nella Randi Forest perché è facilissimo perdersi, come infatti è successo anche alle nostre amiche olandesi. Ci ricorda anche che la strada verso Agios Kirikos è molto peggio di quella che abbiamo fatto ieri da Evdilos: questo non mi rincuora per nulla.

Parcheggiamo l’auto nel parcheggio della chiesina di Agios Dimitrios e ci avviamo verso il sentiero. L’obiettivo è di arrivare fino al punto panoramico e soprattutto non perdersi. Il sentiero è facile perché non ci sono grossi dislivelli ma ci appare chiaro da subito che perdersi lì è più facile che orientarsi.
Randi Forest
 

All’inizio il sentiero è segnato benissimo e questo ci fa partire con ottimismo, ma pian piano i segni si fanno sempre più piccoli, fino a scomparire del tutto e lasciare spazio solamente a omini di pietra e poi anche quelli scompaiono. Ogni tanto ci fermiamo e ci guardiamo indietro per cercare di orientarci ma il paesaggio è tutto uguale e cerchiamo di prendere dei punti di riferimento anche se non è facilissimo. Guardiamo sulla cartina il percorso circolare che ci avevano raccontato le due olandesi: sono state davvero coraggiose perché si sono inoltrare nel cuore della Foresta senza una guida e su un sentiero che nella nostra cartina escursionistica molto dettagliata non è neppure indicato. Alla fine si sono perse, nonostante il gps, ma piano piano sono riuscite a tornare all’auto.

Noi arriviamo al nostro obiettivo della giornata: il punto panoramico da cui si vede Manganitis laggiù in basso, addossato alla montagna. Dal paese dovrebbe esserci un sentiero che sale fin quassù ma da qui si intuisce quanto ripido debba essere.

Vista da Randi Forest su Mangianitis
La Foresta è comunque molto affascinante, con lecci tutti intricati e pettinati dal vento. Da qui, attraverso una rete di sentieri immagino non molto tracciati, si può arrivare a Erifi Plateau e oppure in direzione opposta seguire tutto il crinale e arrivare fino a Mavrato, che si trova sopra Agios Kirikos.

Siamo soddisfatti, oggi è il nostro ultimo giorno di trekking e ora ci aspettano un paio di giorni di mare e di riposo. Ritorniamo all’auto e partiamo con destinazione Agios Kirikos. Ventisette  km, la maggior parte dei quali a strapiombo sul mare, senza guardrail e con dei tempietti commemorativi di tanto in tanto: ventisette kilometri decisamente impegnativi, almeno per me.

 

FOTO 48

 
Inizio strada per Agios Kyrikos
Con molta molta calma e fortunamente senza nessuno che sia sopraggiunto dietro di me, arriviamo ad una spiaggia poco prima della capital e lì ci fermiamo per un bagno, un po’ di sole e per riposarci.

L’idea è quella di fermarci per la notte ad Agios Kyrikos ma arrivare in questo piccolo porto, dopo la poesia e il silenzio di Manganitis e anche di tutta la costa nord dell’isola, ci disorienta un po’. L’atmosfera non ci piace, non riconosciamo nulla di quello che abbiamo vissuto in questa settimana, ci sembra di essere arrivati in un posto che non ha niente a che fare con quello che abbiamo visto finora e nonostante la stanchezza ripartiamo dopo un giro veloce e torniamo a Evdilos. E Evdilos ci rincuora subito con la sua tranquillità, le sue casette colorate, il suo porto ad anfiteatro. Qui ci sentiamo a casa.

Torniamo all’hotel Atheras per gli ultimi due giorni di mare e la cena la facciamo di nuovo alla taverna Coralli. Κολοκυθόκεφτεδες, σουφικό e un mix di ouzo e άσπρο κρασί che, insieme alla stanchezza della giornata, ci danno il colpo di grazia e molta allegria, insieme alla cameriera che ride quando le chiedo come si dice ubriaco in greco. Lei abita  a Karavostamo che dice essere il paese più grande di Ikaria anche se non ci sono molte strutture turistiche.

 

4 MAGGIO – Relax alla spiaggia di Mesakti

Il programma di trekking che avevamo previsto si è concluso ieri e dopo una settimana di camminate, anche se non tutte impegnative, ci godiamo questi ultimi due giorni di relax. Oggi fa caldo, ci sono 27 gradi e zero vento e decidiamo di passare la giornata intera alla spiaggia di Mesakti. La signora della reception, all’Atheras Hotel, dopo averci chiesto se sulle montagne abbiamo incontrato dei serpenti (!), ci consiglia di pranzare alla taverna di pesce Χιαλάρι che si trova a Gialiskari: bisogna scendere per una stradina subito dopo l’abitato. Non l’avevamo vista questa parte del paese la sera che siamo stati a Gialiskari, non ci eravamo accorti che sottostrada ci fossero delle taverne, e invece ce ne sono ben due che affacciano sul porticciolo di Gialiskari. La stradina prosegue e arriva fino alla chiesetta di Analipsi. Il porticciolo è piccolo ma pieno di pescherecci: è il posto giusto per mangiare pesce fresco. Alla taverna c’è la proprietaria e prenotiamo un melanuori per il pranzo.

La spiaggia di Mesaktti oggi è una meraviglia: calda, tranquilla, mare piatto. L’ideale per un lungo bagno e per una chiacchierata in greco con una signora del posto che prende il sole sulla spiaggia in attesa che il marito venga a recuperarla. Infatti ,appena sente il concordato colpo di clacson  salta in piedi e in pochi minuti è già vestita per partire.

Il pranzo alla taverna Χιαλάρι è delizioso: ci siamo solo noi. Oltre al pesce ordiniamo una insalata di μαρούλι e un’insalata di patate. Sia il pesce che le insalate sono affogate in un buonissimo olio che inizialmente ci sembra un po’ troppo e invece non riusciamo a resistere e facciamo la bruschetta con il buon pane che ci portano. Quando andiamo a pagare chiedo alla signora se l’olio è di Ikaria. In teoria io avrei voluto sapere se era prodotto da loro ma non conoscendo bene la lingua l’avevo presa un po’ da lontano: ma ho notato che i greci hanno l’abitudine di rispondere solo alla domanda che viene fatta loro. E così per sapere che era proprio il suo olio, le ho dovuto fare tre domande e alla fine ci sono riuscita. Deve avere una produzione abbondante per metterne così tanto su ogni piatto!!

Prima di lasciare Gialiskari ci fermiamo a vedere un paio di studios che sono all’interno di una pinetina che dà sul mare. Incontriamo la figlia dei proprietari degli studios Anna che sta annaffiando i tanti fiori che ha nel giardino ci dice che in bassa stagione il prezzo per una camera è 25 euro: da tenere presente per la prossima volta.

Tornati a Mesakti incontriamo una coppia austriaca con un bimbo di sei mesi: lui è un musicista e suona in un’orchestra. Hanno comprato una casa a Proespera e ci vengono 4 o 5 volte all’anno. E’ un posto isolato così lui può suonare indisturbato. Il paesino poi lo cerco sulla carta: è oltre Nas, veramente piccolo e con una strada tortuosa per arrivarci.

Prima di andare a cena facciamo l’aperitivo in camera con il liquore di carruba comprato a Christos Raches nella Cooperativa di Donne: molto gustoso e profumato, peccato aver comprato la bottiglina piccola.

Cena ancora alla taverna Coralli: avremmo tanta voglia di riprovare il piatto di capretto, ma lo fanno solo domani sera. Peccato, noi domani si riparte. La cameriera ci consiglia per domani mattina di vedere ancora un ultimo paesino che secondo lei merita molto: Akamatra.

 

5 MAGGIO – Akamatra e Faros

Oggi è il nostro ultimo giorno a Ikaria e nel pomeriggio andremo a Faros, vicino all’aeroporto e vicino alla località di Therma.

Il tempo non è un granchè, avremmo volentieri passato un’altra giornata in spiaggia ma è nuvolo.

Ci avviamo verso Akamatra che dista pochi chilometri da Evdilos sulla strada che porta a Manganitis. Il paesino è molto grazioso: l’unico bar che c’è è chiuso e in giro non c’è nessuno. E’ in collina, immerso nella vegetazione.

Akamatra
 
Akamatra immersa nel verde
Ci inoltriamo per una stradina e con nostra grande sorpresa troviamo dei cartelli segnaletici per un percorso escursionistico fino al paese di Drotsoulas. I cartelli sono nuovissimi, in legno e con l’indicazione anche dei km.


Non riusciamo a crederci: dopo una settimana di puntini rossi minuscoli da cercare con la lente di ingrandimento su una roccia o su un albero, dopo cartelli scoloriti impossibili da leggere, dopo sentieri di cui i rovi si erano bellamente riappropriati, oggi che è l’ultimo giorno ci imbattiamo in un percorso perfetto e neppure programmato perché infatti se non fosse stata per la cameriera di ieri sera probabilmente ce lo saremmo persi. Tante volte le cose non programmate sono davvero le migliori.

Panorama verso Drotsoulas
Anche se non abbiamo preso né lo zaino né l’acqua e se si sentono tuoni in qua e in là, l’entusiasmo è troppo forte e alla fine arriviamo fino a Drotsoulas. Il paesaggio è bello, rocce e terrazzamenti, ma soprattutto il sentiero è eccezionale. Si vede che è stato sistemato da poco: sembra di essere in Alto Adige

Sentiero che porta da Akamatra a Drotsoula
 

 

Arriviamo a Drotsoulas nella speranza di trovare la solita piazzetta con chiesetta e fontanella. Il paese è pressochè abbandonato ma abbiamo la fortuna di incontrare Christos che ci indica la fontanella e si ferma a chiacchiera un po’ con noi. In inverno gli abitanti sono solamente 5 ma verso marzo anche lui, che in inverno abita ad Atene, ritorna al paese per aiutare il padre anziano, e la popolazione raggiunge circa quaranta persone. Ci spiega che da lì si può arrivare fino ad Arethousa, ma ci vogliono i pantaloni lunghi visto che la vegetazione è molto alta e ci sono ortiche e rovi, eventualità che già abbiamo sperimentato nei giorni scorsi.

Torre campanaria di Drotsoulas
Ritorniamo all’auto, ripercorrendo lo stesso sentiero, rinfrancati dall’acqua di Drotsoulas e ci avviamo verso Faros che raggiungiamo poco dopo più di un’ora.

I nostri studios sono sulla collinetta sopra Faros, i Drakano Rooms. La stanza è grande e il giardino che un’apoteosi di fiori, curati dalla proprietaria, che fanno dei Drakano Rooms un posto davvero molto accogliente, il meglio che si possa trovare a Faros.

Sarà il tempo grigio che non invoglia ma a noi Faros non lascia niente: la spiaggia non è un granchè, i dintorni e le case sono abbandonati e molto mal tenuti, per non parlare delle due taverne sulla spiaggia. Scegliamo Grigoridis ma sarebbe stato uguale se avessimo scelto quell’altra: ci portano l’acqua in una bottiglia con una decalcomania di Londra e dei suoi bus a due piani; le polpette di zucchine sono immangiabili e il vino pure.

Insieme a Agios Kirikos e a Therma, che visiteremo domani mattina, questa parte dell’isola è in netto contrasto con i paesini che abbiamo visitato nella costa Nord, a cui aggiungiamo anche Manganitis. E’ tutto molto abbandonato e stranamente qui incontriamo molti più turisti (inglesi) che nella costa nord.

E’ la nostra ultima sera e ogni ripartenza porta con sé un po’ di malinconia. Si torna alla routine di tutti i giorni, ma soprattutto si lascia la Grecia, sempre molto accogliente e piacevole da vivere. Ikaria, insieme a Creta, si gioca il primo posto nella graduatoria “isola in cui trasferirsi”.

 

IKARIA NEL CUORE

Ikaria ci è rimasta nel cuore. Ha alte montagne, ricche di acqua e vegetazione, percorse da bei sentieri che a volte è necessario svolare ma poi non ti deludono mai.

Le sue gole, con i fiumi, i canaletti d’irrigazione, le tartarughe e le viti nei terrazzamenti, offrono la vista di un quadro diverso ad ogni ritornante e ad ogni ansa.

Ikaria ci è piaciuta perché abbiamo incontrato tante persone, anche giovani, che l’inglese non lo parlano, e con estrema rilassatezza ti parlano in greco come se fosse la lingua più conosciuta al mondo.

A Ikaria per noi si vive bene perché ancora sanno festeggiare il primo maggio in pompa magna e con grande partecipazione di popolo. Mentre una volta, tanti anni fa, in Olanda che ci capitai per il primo maggio mi dissero che per loro non è più una festa e si va regolarmente al lavoro.

Ci siamo fatti l’idea che il motivo  per cui a  Ikaria ci sono tanti centenari non dipende né dall’aria pulita nè dal cibo genuino, ma perché riescono a farsi durare una grigliata di carne una serata intera, senza fretta, e questo ci piacerebbe davvero imparare a farlo.

E mi piacerebbe venire ad abitare a Ikaria e fare il bagno in mare come una vera greca, cappello in testa, acqua fino alle spalle e tante chiacchiere con l’amica di turno per almeno un paio d’ore. Ed anche perché al ristorante ti portano l’acqua in caraffa, del rubinetto, senza neanche chiederti se preferisci quella in bottiglia.

Se vi capiterà di venire a Ikaria, secondo noi non potete perdervi Evdilos, Christos Raches, Akamatra, la spiaggia di Mesachti e Manganitis: in media stagione di sicuro troverete qualche taverna aperta in più, ma Apostolis a Manganitis e Kialari a Gialiskari valgono una sosta.

Guardando la cartina, tanti sono ancora i posti che non abbiamo visitato. Li teniamo per la prossima volta, insieme all’Ikarian Language Centre dove perfezionare il greco.

 

2 commenti:

  1. non vedo le spiagge belle di lefkada

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  2. grazie del magnifico racconto. spero di poterci andare, appena finita questa la brutta storia che ci sta annichilendo tutti..

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